Hepatica

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Erba trinità
Hepatica nobilis (Erba trinità)
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni basali
Ordine Ranunculales
Famiglia Ranunculaceae
Sottofamiglia Ranunculoideae
Tribù Anemoneae
Genere Hepatica
Miller, 1754
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Magnoliidae
Ordine Ranunculales
Famiglia Ranunculaceae
Sottofamiglia Ranunculoideae
Tribù Anemoneae
Genere Hepatica
Sinonimi

Isopyrum
Adans.

Specie

Hepatica (Miller, 1754) è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, dall'aspetto di piccole erbacee perenni dai delicati fiori primaverili, diffuso in Eurasia e America settentrionale[1].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Il genere Hepatica è un piccolo gruppo di piante comprendente 7 specie, una sola delle quali (Hepatica nobilis) appartenente alla flora spontanea italiana. La famiglia delle Ranunculaceae invece comprende oltre 2500 specie distribuite su 58 generi[2].

La collocazione tassonomica delle specie di questo genere nel corso del tempo ha subito più di una variazione. Linneo inizialmente le aveva collocate nel genere Polyandria; probabilmente pensando al concetto di “poliandria primaria”[3], ossia una struttura primitiva (dal punto di vista evolutivo) caratterizzata da numerosi stami in disposizione spiralata, tipica dell'androceo delle piante di questo genere. Ma dopo vent'anni lo stesso Linneo, le trasferì al genere Anemone. Qui rimasero in questa collocazione finché non vennero trasferite in un nuovo genere di nome Hepatica[4].

Elenco delle specie[modifica | modifica wikitesto]

All'interno del genere Hepatica sono attualmente incluse 7 specie[1]:

Ibridi[modifica | modifica wikitesto]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (Hepatica) venne introdotto dal botanico scozzese Philip Miller (Chelsea,1691 – Chelsea, 1771) in una pubblicazione del 1754 e deriva dal greco “hèpar” oppure ”hèpatos” (= fegato), nome derivato dalla forma particolare delle foglie ma anche dal colore della pagina inferiore della foglie stesse[4].
Il nome comune (“Erba trinità”) deriva dal Medioevo in quanto negli affreschi di carattere religioso spesso le foglie (a forma triloba) delle piante della specie più nota in Europa (Hepatica nobilis) servivano a simboleggiare uno dei dogmi cristiano-cattolici relativi alla natura di Dio.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento (Hepatica nobilis)

Non sono piante molto alte in quanto sia le foglie che gli scapi fiorali si diramano con brevi fusticini dall'apparato radicale rizomatoso. La forma biologica prevalente (almeno per le specie europee) è geofita rizomatosa (G rhiz), ossia sono piante con organi sotterranei portanti gemme, dotate di rizoma, un fusto sotterraneo dal quale, ogni anno, si dipartono radici, foglie e scapi fioriferi. Queste piante contengono diversi alcaloidi della benzilisochinolina[2].

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono secondarie da rizoma; sono inoltre molto fitte.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte ipogea: la parte sotterranea dei fusti consiste in brevi rizomi fusiformi.
  • Parte epigea: la parte aerea dei fusti è praticamente assente in quanto sia la rosetta basale (e quindi le foglie) che gli scapi fioriferi partono direttamente dalla parte emergente del rizoma.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie (Hepatica nobilis)

Le foglie (unicamente basali o radicali) sono lobate (a 3 lobi o 5 lobi). Le insenature dei lobi raggiungono quasi la parte centrale della foglia. Generalmente sono carnose e il picciolo è riccamente pubescente. Il margine può essere sia intero che dentato. Normalmente appaiono dopo la fioritura e sono persistenti.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza (Hepatica transsilvanica)

L'infiorescenza è composta da scapi fiorali uniflori inseriti direttamente sul rizoma (all'ascella di squame ellittiche). Questi sono interamente afilli e pubescenti (quasi lanosi).

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

Il fiore (Hepatica transsilvanica)

I fiori di questo genere sono considerati di tipo arcaico e sono più o meno “aciclici” (non hanno una struttura ben definita in calice, corolla e parte riproduttiva). Il perianzio[5](o anche più esattamente il perigonio[2]) di questi fiori è derivato dal perianzio di tipo “diploclamidato”, formato cioè da due verticilli: i tepali e i nettari (che in questo caso specifico sono assenti). I fiori sono inoltre attinomorfi e ermafroditi.

* K 3, C 6-10, A molti, G 1-molti (supero)[6]

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I frutti (degli acheni non piumosi) sono degli aggregati di follicoli oblunghi pubescenti e rostrati (= stilo persistente terminale). I semi sono piccoli (con un minuto embrione) ma con abbondante endosperma.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Quelle di questo genere sono piante abbastanza comuni. In preferenza crescono su substrato calcareo, in zone ombreggiate dei sottoboschi (soprattutto faggio), ma anche macchie e pascoli in pieno sole, ma a quote più elevate. In inverno tollerano molto bene una lettiera o uno strato di neve.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Farmacia[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Nelle piante di questo genere sono presenti diverse sostanze come “anemonina”, “epatotrilobina” e saponina[7] che nel passato sono state utilizzate nella medicina popolare. Comunque in genere risultano piante velenose in quanto contengono sostante tossiche per l'uomo.[8].

Giardinaggio[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente l'unico impiego delle specie di questo genere è nel giardinaggio[9]. In Giappone ad esempio esiste una lunga tradizione orticola già dal XVIII secolo durante la quale sono stati prodotti diversi cultivar a fiori doppi e svariati colori dalle specie più interessanti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Hepatica Mill. | Plants of the World Online | Kew Science, su Plants of the World Online. URL consultato il 6 febbraio 2021.
  2. ^ a b c Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Vol.2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 817, ISBN 88-7287-344-4.
  3. ^ Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Vol.2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 757, ISBN 88-7287-344-4.
  4. ^ a b Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Vol. 2, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 432.
  5. ^ Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume primo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 277, ISBN 88-506-2449-2.
  6. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 15 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2008).
  7. ^ Roberto Chej, Piante medicinali, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1982.
  8. ^ Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 17 agosto 2009.
  9. ^ Hepatica: Informazioni & Coltivazione, su edendeifiori.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 432.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume primo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 296, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 144.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 817, ISBN 88-7287-344-4.

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