Hurrà Juventus

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Hurrà Juventus
StatoBandiera dell'Italia Italia
Linguaitaliana, inglese
Periodicitàannuale
Generesportivo, societario
FondatoreGioacchino Armano, Sandro Zambelli, Fernando Nizza
Fondazione10 giugno 1915
ISSN1594-5189 (WC · ACNP)
Sito webwww.juventus.com/site/eng/JAY_hurrajuventus.asp
 

«La vittoria è del forte che ha fede.»

Hurrà Juventus è un annuario calcistico italiano, pubblicazione ufficiale della Juventus Football Club.[2] Nato nel 1915 come Hurrà! e poi rifondato nel 1963 con il nome attuale (nonché brevemente noto negli anni 2010 anche come HJ Magazine o J), rappresenta il più antico periodico d'Italia dedicato a un club sportivo.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini: Hurrà![modifica | modifica wikitesto]

Il primo numero dell'Hurrà! del 10 giugno 1915

Pur se resta traccia di un precedente bollettino dall'incerta durata, Juventin Guerino,[4] il primo notiziario ufficiale della società bianconera venne stampato per la prima volta il 10 giugno 1915[5] grazie all'iniziativa del Comitato Presidenziale di Guerra al fronte della Juventus, un triumvirato composto dal pioniere Gioacchino Armano, il dirigente Sandro Zambelli e l'ex calciatore Fernando Nizza.[6] Si trattava in principio di un mensile composto da sole sei pagine,[7] stampato in bianco e nero e senza immagini.[8]

L'intento dell'iniziativa, esplicitato dalla frase inizialmente riportata a fianco della testata, «Omaggio degli juventini rimasti a Torino ai loro consoci sotto le armi»,[7] era quello di fornire un bollettino che permettesse di tenere i collegamenti tra la società e i suoi soci e tifosi sparsi sui vari fronti di battaglia della prima guerra mondiale. Inizialmente, i soci al fronte furono sei soldati semplici e diciotto allievi ufficiali, che diventarono centosettanta un anno dopo.[5] Il suo primo direttore fu il dirigente bianconero Corrado Corradino, poi presidente della società.[9] Corradino formulò anche il primo motto del periodico: «La vittoria è del forte che ha fede».[10]

Il nome originale della pubblicazione, Hurrà!,[11] riprendeva sia lo storico slancio bellicista «Gu-rai!» dei Cosacchi, traducibile in lingua italiana come «verso la beatitudine celeste!»,[12] sia un grido sportivo «di gioia e di speranza» usato come motto d'incitamento dai soldati italiani della Grande Guerra durante gli assalti alle trincee nemiche.[5]

«Gli juventini sono fratelli, non avvertono l'affetto che nel distacco. Sbandati da turbine, cercano ora di tessere una trama, sia pure sottile, che li leghi e li renda presenti gli uni agli altri. Vi riusciranno, perché tutto riesce nella Juventus! Detto fatto. Si fonda un Bollettino, un passe-par-tout, che dovrà raggiungere il fronte, insinuarsi nelle trincee e, richiedendolo il bisogno, finire nelle retrovie...»

Copertina di Hurrà! del settembre 1923 dedicata a Edoardo Agnelli, appena eletto presidente del club.

La prima serie di pubblicazioni dell'Hurrà! seguì passo passo le vicende del club torinese, dei suoi protagonisti e anche della sua stessa tifoseria; oltre a riportare la corrispondenza di guerra tra i soci bianconeri al fronte e quelli rimasti a Torino, nel mensile trovava posto la cronaca prettamente sportiva e alcune rubriche di maniera, come una particolare e scherzosa rassegna dedicata agli svarioni della stampa inerenti alla sfera juventina.[7] Tra le altre cose, il 26 dicembre 1915 sulla neonata rivista verrà pubblicata la memoria autografa di Enrico Canfari scritta l'anno precedente, uno dei fondatori della società bianconera, caduto insieme a Giuseppe Hess e molti altri componenti della Juventus tre giorni prima nella terza battaglia dell'Isonzo: questo testo rappresenta tutt'oggi, nella storia bianconera, l'unica testimonianza scritta delle sue origini.[13]

Il bollettino societario venne interrotto nell'ottobre 1916, a causa della scarsità di materie prime dovute al conflitto. Le stampe ripresero nel 1919, avendo fra i suoi collaboratori occasionali anche Vittorio Pozzo,[14] per protrarsi fino al 1925 quando la pubblicazione cessò nuovamente.[5]

Dal secondo dopoguerra al XXI secolo: Hurrà Juventus[modifica | modifica wikitesto]

Nel gennaio 1963, dopo trentotto anni, vide la luce un nuovo numero della rivista bianconera, sotto il nome di Hurrà Juventus, con la copertina dedicata al calciatore argentino Omar Sívori,[14] e al prezzo di 100 lire. Il direttore responsabile della pubblicazione era un ex simbolo del passato bianconero, Felice Borel.[14] Fino al settembre successivo il mensile continuò a essere stampato esclusivamente in bianco e nero, poi iniziò gradualmente a comparire il colore, dapprima riservato alla sola copertina.[5] Da quell'anno la pubblicazione ha avuto un'attività ininterrotta fino a oggi come organo ufficiale della società torinese.

Il calciatore Pietro Anastasi mostra una copertina di Hurrà Juventus a lui dedicata nell'estate 1968.

Al suo interno si possono trovare pagine di informazione sull'attività della prima squadra, del settore giovanile e anche dei fan club ufficiali in Italia e all'estero. Ogni mese propone interviste ai calciatori juventini del presente e passato e a personaggi famosi di fede bianconera, informa sugli impegni futuri della società e fornisce commenti e resoconti dettagliati di tutte le partite disputate. Tra i collaboratori della rivista hanno figurato i giornalisti Vladimiro Caminiti, Gianni Giacone, Massimo Carboni e Maurizio Ternavasio. Dal 2006, anno di nascita di Juventus TV, anche i giornalisti del canale tematico hanno alcune rubriche fisse all'interno del mensile.

La rivista è stata inoltre affiancata, durante gli anni 1990 e 2000, da altre testate ufficiali del club quali il magazine giovanile Forza Juve,[15] il giornale Tutto Juve, le pubblicazioni patinate Juventus, immagini e storie (poi Juve Story) e Juve senza frontiere,[11] la collana di VHS Video Juve (poi Video Hurrà). La rivista è al tempo il primo bollettino sportivo a livello societario per diffusione e lettura sul territorio nazionale,[16] iscritta alla Federazione Italiana Editori Giornali.[17]

Ultimi anni: da rivista ad annuario[modifica | modifica wikitesto]

Nell'estate 2011 Hurrà Juventus è stato oggetto di un profondo restyling grafico che ha avuto il suo culmine nell'abbandono del tradizionale formato rivista degli ultimi decenni, per adottare quello tabloid più affine ai quotidiani;[18] dal 21 marzo 2012 è inoltre disponibile anche in edizione digitale con un'apposita applicazione.[19]

Nell'ottobre 2013 è avvenuta una svolta importante per la pubblicazione societaria della Juventus, che a cinquant'anni esatti dalla rifondazione cambia nome in HJ Magazine (acronimo di Hurrà Juventus Magazine), rinnovandosi radicalmente sotto l'aspetto grafico e nei contenuti editoriali: la periodicità passa da mensile a trimestrale, aumentando al contempo la fogliazione. La nuova veste, più patinata, vede tra i contenuti una maggiore attenzione alla fotografia e alla sfera privata dei calciatori juventini, avvalendosi inoltre di nuove firme e collaboratori nella scrittura, tra cui giornalisti, scrittori e opinionisti di fede bianconera.[20]

La formula muta nuovamente sul finire del 2015, quando la pubblicazione si trasforma in un annuario: un vero e proprio libro in versione bilingue (italiano e inglese), che ogni dodici mesi riassume l'anno solare appena trascorso in casa juventina.[2] Inizialmente appellato semplicemente come J,[2] dall'edizione 2017 riprende la storica denominazione di Hurrà Juventus.[21]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Caminiti, p. 100.
  2. ^ a b c Un anno di Juve, pagina dopo pagina, su juventus.com, 15 dicembre 2015. URL consultato il 23 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2017).
  3. ^ Hurrà Juventus, su centoannigrandeguerra.it, Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, 23 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  4. ^ Maurizio Assalto, "Hurrà!", così si dribblano le granate di Cecco Beppe, su lastampa.it, 11 giugno 2015. URL consultato il 24 novembre 2015 (archiviato il 24 novembre 2015).
  5. ^ a b c d e Hurrà Juventus, su juventus.com (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2013).
  6. ^ La storia della Juventus - Stagione 1914-15: scoppia la Prima Guerra Mondiale. Nasce Hurrà Juventus, su juventusstory.it (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2004).
  7. ^ a b c Bruno Colombero, «Hurrà!» pubblica le lettere dal fronte, in TorinoSette, La Stampa, 22 novembre 1996, p. III. URL consultato il 7 luglio 2015 (archiviato l'8 luglio 2015).
  8. ^ Fabio Vergnano, Hurrà Story, in Hurrà Juventus, luglio-agosto 2013, pp. 4-5.
  9. ^ Juventus Football Club: la storia – Capitolo 3: prima e dopo la Grande Guerra (1906-1923), su juventus.it (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2009).
  10. ^ Bertoni.
  11. ^ a b c Il primo numero di Hurrà Juventus, su juveclubsantagata.it, maggio 2006. URL consultato il 26 dicembre 2008 (archiviato il 26 giugno 2013).
  12. ^ Non tutti sanno che..., su azionetradizionale.com. URL consultato il 4 luglio 2008 (archiviato il 29 agosto 2008).
  13. ^ La lettera di Enrico Canfari [collegamento interrotto], su cuoribianconeri.it. URL consultato il 4 gennaio 2009.
  14. ^ a b c Vittorio Pozzo, Rotocalco moderno e spirito dei pionieri, in La Stampa, 16 gennaio 1963, p. 6. URL consultato il 24 novembre 2015 (archiviato il 24 novembre 2015).
  15. ^ «Forza Juve» prima rivista per i giovani, in La Stampa, 30 maggio 1995, p. 33. URL consultato il 24 novembre 2015 (archiviato il 24 novembre 2015).
  16. ^ Hurrà Juventus [collegamento interrotto], su cantellieditore.it. URL consultato il 5 gennaio 2009.
  17. ^ Secondo il certificato FIEG n.1903 del 20 dicembre 1990.
  18. ^ In edicola il nuovo "Hurrà Juventus", su lastampa.it, 5 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2014).
  19. ^ Hurrà Juventus sbarca su smartphone e tablet, su juventus.com, 21 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2012).
  20. ^ Calcio: Juventus, esce HJ Magazine, su ansa.it, 3 ottobre 2013. URL consultato il 24 novembre 2015 (archiviato il 24 novembre 2015).
  21. ^ Hurrà Juventus 2017, per rivivere un anno in bianconero!, su juventus.com, 1º dicembre 2017. URL consultato il 10 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2018).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]