Grassano

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Grassano
comune
Grassano – Stemma
Grassano – Bandiera
Grassano – Veduta
Grassano – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Basilicata
Provincia Matera
Amministrazione
SindacoFilippo Luberto (PD) dall'11-6-2017
Data di istituzione17 marzo 1861
Territorio
Coordinate40°38′N 16°17′E / 40.633333°N 16.283333°E40.633333; 16.283333 (Grassano)
Altitudine559[1] m s.l.m.
Superficie41,63 km²
Abitanti4 649[2] (30-11-2023)
Densità111,67 ab./km²
Comuni confinantiCalciano, Garaguso, Grottole, Irsina, Salandra, Tricarico
Altre informazioni
Cod. postale75014
Prefisso0835
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT077011
Cod. catastaleE147
TargaMT
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[3]
Cl. climaticazona D, 1 837 GG[4]
Nome abitantigrassanesi
Patronosant'Innocenzo
Giorno festivo22 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Grassano
Grassano
Grassano – Mappa
Grassano – Mappa
Posizione del comune di Grassano nella provincia di Matera
Sito istituzionale

Grassano è un comune italiano di 4 649 abitanti[2] della provincia di Matera in Basilicata.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Grassano, parco letterario Carlo Levi

«...bianco in cima ad un alto colle desolato, come una piccola Gerusalemme immaginaria nella solitudine di un deserto»

Il comune è posto tra le valli del fiume Bradano e del Basento ed a poca distanza dal torrente Bilioso a 559 m s.l.m. nella parte settentrionale della provincia. La sua altitudine varia da un minimo di 150 m s.l.m. nei fondovalle ad un massimo di 576 m s.l.m. sulla sommità del centro abitato. Confina a nord con il comune di Irsina (22 km), ad est con Grottole (12 km), a sud con Garaguso (18 km) e Salandra (23 km) e ovest con Calciano (15 km) e Tricarico (18 km).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Grassano (MT)

Non è nota l'epoca precisa della fondazione del paese anche se nel 1123 viene menzionato per la prima volta tra i centri della Diocesi di Tricarico e in epoca angioina viene ricordato come "castellum quod vocatur Crassanum". Solo nel 1320 risulta essere delineato con caratteristiche di piccolo abitato vero e proprio con i suoi 12 fuochi tassati (tra i 47 e i 70 abitanti).

Un'antica "platea" del XV secolo indica Grassano quale "casale della città di Tricarico" ubicato nell'omonima contrada del territorio tricaricese. I grassanesi erano tuttavia restii a tale "dominio", soprattutto dopo l'arrivo dei Gerosolimitani, tanto che fu necessario far pronunciare sul punto il Re di Napoli, Ladislao d'Angiò-Durazzo. Il re con un atto ufficiale del 19 gennaio 1414, conosciuto come "sentenza della candela" ribadì: «...declaramus et decernimus praefatum casale Grassani fuisse, et esse de pertinentijs, territorio, et districtu dictae civitatis Tricarici...».

Brigantaggio postunitario[modifica | modifica wikitesto]

Il 10 novembre 1861 la banda capitanata da Carmine Crocco e José Borjes si scontrò con reparti di guardie nazionali e del 62º fanteria dando luogo alla battaglia di Acinello, per poi occupare Stigliano e quindi dirigersi su Garaguso. Le formazioni di Crocco il 14 novembre, inseguite e raggiunte a Grassano da una colonna di soldati del 50° e del 30º fanteria, nonché da contingenti di Guardie Nazionali, si attestarono sulle alture del paese, ove furono attaccate e costrette al combattimento fino al calar della sera, sganciandosi dal contatto la mattina seguente e dirigendosi verso San Chirico[5].

Nel combattimento si distinse il sottotenente del 50º fanteria Zanetti Demetrio decorato di Medaglia d'argento al Valor Militare con la motivazione: "Pel coraggio e sangue freddo spiegato in ogni circostanza; particolarmente nell'attacco alla baionetta contro briganti a Grassano";[6] nella stessa giornata furono concesse ad ufficiali e militari di truppa altre onorificenze e diverse menzioni onorevoli.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Dal Settecento l'emblema del comune è costituito da due cornucopie ricolme di frutti, a simboleggiare la fertilità dei terreni che costeggiano il fiume Basento. A partire dall'Ottocento nello stemma sono stati aggiunte tre colline, che raffigurano la "forma" del paese.

Lo stemma e il gonfalone attuali sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 23 giugno 1989.[7][8]

«D'azzurro, a due cornucopie, d'oro, ricolme di frutta e di spighe al naturale, con le punte all'ingiù, decussate, la punta della cornucopia posta a sinistra attraversante. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone in uso è un drappo d'azzurro, anche se nello Statuto comunale è descritto partito di giallo e di rosso.[7]

Commenda di Grassano[modifica | modifica wikitesto]

Il centro abitato di Grassano è uno degli esempi più importanti di insediamento urbano edificato dall'Ordine di Malta in Basilicata[9]. Dai cabrei dell'Ordine di Malta la "Commenda di Grassano" risulta essere la più ricca della Basilicata: da essa dipendevano infatti ben 19 grancie (erano chiamate così le fattorie appartenenti a enti o ordini religiosi) che, ad eccezione della chiesa di San Giorgio di Gravina in Puglia, erano site per la maggior parte in Basilicata.

Le grangie pertinenti alla commenda di Grassano erano:

A Grottole, Roccanova e Calciano la commenda possedeva invece solo terreni coltivati.

La scarsezza delle fonti non permette di formulare ipotesi certe circa il momento in cui a Grassano è avvenuto l'insediamento dei cavalieri di Malta. Una prima notizia relativa alla presenza dei Cavalieri si deduce da una lettera di papa Urbano V, datata 4 giugno 1368, con la quale si chiedeva di restituire la "Precettoria dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni Gerosolimitano" di Grassano al priore di Barletta. Un inedito scritto conservato presso l'archivio di Stato di Matera, dà informazioni sul nome del primo "commendatore" di Grassano, nell'anno 1365, un certo frà Trailo Sansone di Troia.

Dalla documentazione esistente, formata in larga parte dai cabrei[10] della "Commenda di Grassano" si apprende che il "commendatore" dell'ordine era anche "barone di Grassano" e possedeva "la suddetta Terra di Grassano, ... quale è capo della Commenda predetta della Sagra Religione Gerosolimitana sotto i titoli di S. Giovani Battista e S. Marco, … e tiene sotto di sé diecinove Grancie in diversi luoghi di essa Provincia di Basilicata, come altresì in quella di Bari…". Il "commendatore" deteneva inoltre sul paese e sul suo territorio "la giurisdizione civile… come altresì la mista .." ed "anche la giurisdizione spirituale" la quale "stà usurpata da' vescovi antipassati di Tricarico".

I Cavalieri di Malta furono per secoli padroni dell'abitato e del suo territorio che amministrarono dal "Castello Commendale" posto sulla cima dell'abitato sino alla promulgazione nel 1810 di una legge che sopprimeva le corporazioni "non di interesse sociale". Con la soppressione della Commenda gerosolimitana il paese decadde profondamente, per poi riprendersi nei secoli successivi.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Grassano, Chiesa Madre di San Giovanni Battista
Grassano, palazzo Ruggiero

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiesa Madre: situata nel punto più alto del paese, era in origine una cappella del ben più ampio castello di proprietà del Commendatore di Malta. Sulla fondazione di questa chiesa non si hanno notizie precise anche se si afferma della sua esistenza già nel 1588 nella Santa Visita fatta dal vescovo Santonio. La struttura della Chiesa Madre ha subito vari rimaneggiamenti e ampliamenti; il più importante è stato realizzato nel Settecento quando fu edificata la navata laterale di destra e, probabilmente venne anche invertito l'orientamento della chiesa. Al suo interno, vi sono custoditi un organo del Settecento perfettamente funzionante e il coevo meccanismo dell'orologio ("a rllocij" in dialetto locale). Quest'ultimo, in passato installato sulla torre dell'ex Palazzo Commendale (abbattuta nei primi anni settanta del Novecento), trattasi di un meccanismo che per oltre 200 anni ha scandito le ore della comunità grassanese: tornato funzionante a seguito di un delicato intervento di restauro effettuato nel 2023 dal sig. R. Eustacchio Mattia, dopo il ritrovamento a 60 anni circa dalla dismissione.
  • Chiesa Madonna della Neve: anche su questa chiesa non si hanno notizie precise della sua esistenza. Si presume che sia stata costruita intorno alla prima metà del Cinquecento. Unica notizia certa è data dalla Visita Pastorale voluta da Monsignor Santonio nel 1588, in seguito al Concilio di Trento che istituiva tale prassi come obbligatoria da parte dei vescovi titolari delle diocesi. Si presenta con due navate ed è affiancata da un caratteristico campanile con un tetto a cipolla. Tra i suoi arredi vanno segnalati un quadro del Settecento di scuola napoletana e la bella acquasantiera seicentesca posta all'entrata.
  • Convento di Santa Maria del Carmine: le prime notizie certe riguardo alla fondazione di questo convento risalgono al 1612. La chiesa si presenta con due navate ed è affiancata da un campanile costruito agli inizi del Novecento. Sono da segnalare le belle tele del Seicento e del Settecento esposte in chiesa oltre i prestigiosi affreschi settecenteschi ed una Via Crucis di Domenico Guarino, il coro ligneo settecentesco di pregevole fattura, il piccolo chiostro conventuale del Settecento e l'antico refettorio dove si trovano due affreschi settecenteschi che raffigurano le nozze di Cana e l'Ultima Cena. Nella navata sinistra conserva il presepe realizzato dall'artista grassanese Francesco Artese.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Monumenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Statua in onore dell'illustre Arcangelo Ilvento posta in P.zza A. Ilvento
  • Statua in onore di Padre Pio posta in P.zza della Repubblica
  • Statua in bronzo dedicata al seminatore posta in P.zza della Libertà
  • Scultura dedicata agli emigranti posta in P.zza Mazzini
  • Monumento ai caduti posto in P.zza del Purgatorio
  • Abside dell'ex chiesa del Purgatorio (abbattuta nei primi anni settanta dello scorso secolo)

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[11]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2021 i cittadini stranieri residenti a Grassano erano 116 rappresentando il 2,4% dei residenti. La nazionalità maggiormente rappresentata era quella rumena con 41 residenti. [12]

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Urbanistica[modifica | modifica wikitesto]

Grassano sorge a ridosso dell'imponente Chiesa Madre, dove vi è la parte più antica del paese. Infatti qui, tra il 1200 ed il 1700, edificarono le loro dimore contadini e pastori. A partire dal Settecento e fino a tutto l'Ottocento il centro abitato si espanse fino a Corso Umberto I. Successivamente, l'espansione si portò fino in via Meridionale prima e, verso Serra Martella e via Capitano Pirrone poi.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Società sportive[modifica | modifica wikitesto]

Impianti sportivi[modifica | modifica wikitesto]

  • Stadio Comunale Via Tilea
  • Palazzetto dello Sport Comunale

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Measured as Google Earth data.
  2. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ Per maggiori dettagli sul combattimento di Grassano vedi: G. Bourelly Brigantaggio nelle zone di Melfi e Lacedonia dal 1860 al 1865 – Napoli 1865. Ristampa Forni Editore. Pag 150
  6. ^ motivazione ottenuta dall'Istituto del Nastro Azzurro
  7. ^ a b Comune di Grassano, Statuto (PDF), Articolo 4 Stemma e gonfalone.
  8. ^ Grassano, su Archivio Centrale dello Stato.
  9. ^ Grassano su Enciclopedia | Sapere.it, su www.sapere.it, 4 giugno 2020. URL consultato il 4 marzo 2024.
  10. ^ Cfr. Nicola Montesano, Antonella Pellettieri, La Commenda di Grassano attraverso un inedito cabreo del 1737, in [Quaderni, 2] del Centro Studi Melitensi, Taranto 2004
  11. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  12. ^ Tavola ISTAT 31-12-2019

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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