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Gliese 581 c

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Gliese 581 c
Gliese 581 c nella rappresentazione del programma Celestia.
Stella madreGliese 581
Scoperta24 aprile 2007
ScopritoriUdry et al.[1]
CostellazioneBilancia
Distanza dal Sole20,5 anni luce
Parametri orbitali
(all'epoca JD 2451409.762[2])
Semiasse maggiore0,074 UA[3]
Periodo orbitale12,9191 ± 0,0058 giorni
Eccentricità0,087[3]
Anomalia media33 ± 19°[2]
Dati fisici
Massa
5,65+0,39
−0,24
 M
[3]

Gliese 581 c (GJ 581 c) è un pianeta extrasolare che orbita attorno alla nana rossa Gliese 581,[4] una debole stella visibile nella costellazione della Bilancia distante circa 20 anni luce; si tratta del secondo pianeta scoperto attorno alla stella[1] e del terzo in ordine di distanza da essa.[5] Con una massa minima circa 5,6 volte la massa terrestre (M),[2] il pianeta è classificato tra le super Terre, categoria in cui sono annoverati i pianeti la cui massa è compresa tra 1,9 e 10 volte la massa del nostro pianeta.[6]

Subito dopo la sua scoperta, Gliese 581 c ha suscitato l'interesse della comunità scientifica in quanto era considerato il primo esopianeta simile alla Terra ad orbitare nella zona abitabile del suo sistema planetario, con una temperatura superficiale probabilmente idonea a mantenere l'acqua allo stato liquido, il che lo avrebbe reso potenzialmente abitabile almeno da forme di vita affini a quelle estremofile presenti sul nostro pianeta.[4][7] Tuttavia una serie di studi successivi sulle caratteristiche e sui potenziali effetti delle atmosfere planetarie ha messo in dubbio l'effettiva abitabilità del pianeta;[2] in seguito, una nuova misurazione dei parametri orbitali e una rivalutazione dell'estensione della zona abitabile del sistema ha mostrato che Gliese 581 c si trova più internamente rispetto alla zona abitabile, e che dunque risulterebbe troppo caldo per permettere l'esistenza di acqua allo stato liquido sulla sua superficie.[8]

Scoperta[modifica | modifica wikitesto]

La scoperta del pianeta è stata annunciata dal gruppo di Stéphane Udry dell'Università di Ginevra il 24 aprile 2007. Il gruppo ha utilizzato lo strumento HARPS montato sul telescopio da 3,6 m dell'European Southern Observatory in Cile. L'individuazione è stata resa possibile sfruttando la tecnica dell'analisi della velocità radiale, una metodica indiretta che misura le piccole oscillazioni periodiche determinate dall'orbita del pianeta attorno al centro di massa del sistema planetario.[1] In concomitanza della scoperta del pianeta "c" si è avuta la scoperta anche di un terzo pianeta, denominato Gliese 581 d.

Caratteristiche fisiche[modifica | modifica wikitesto]

Massa[modifica | modifica wikitesto]

Gliese 581 come è visibile dal pianeta

Il metodo della misura della velocità radiale, che ha consentito la scoperta del pianeta, ha permesso di stimare anche il valore della sua massa; tuttavia tale metodica non dà una precisa stima del reale valore della massa, quanto piuttosto della "massa minima" dell'oggetto in questione. Si ritiene però che il valore effettivo della massa non possa discostarsi di molto dal valore minimo, in quanto ne risentirebbe negativamente la stabilità orbitale del sistema (principalmente a causa delle interazioni con i pianeti "e" e "b").[1] In un modello kepleriano a sei pianeti, il valore della massa minima di GJ 581 c è di 5,6 M.[2] Simulazioni dinamiche che assumono complanari le orbite indicano che le masse dei pianeti di questo sistema planetario non possono eccedere di 1,6 – 2 volte il valore della propria massa minima, pena l'insorgenza di fenomeni di instabilità; nel caso di Gliese 581 c, la sua massa non può essere superiore a 10,4 M.[5] Assumendo però un orientamento casuale dell'orbita del pianeta, è possibile che la massa vera sia molto prossima al valore minimo.[5]

Raggio e gravità superficiale[modifica | modifica wikitesto]

Il raggio di un esopianeta potrebbe essere misurato con una certa accuratezza in occasione di eventuali transiti sulla superficie della stella, percepiti dagli strumenti di misura come delle diminuzioni nella luminosità stellare; sfortunatamente, le misurazioni condotte tramite il telescopio spaziale canadese MOST indicano che GJ 581 c non è un pianeta transitante.[9]

Alcuni ipotetici diametri di Gliese 581 c raffrontati con le dimensioni della Terra e quelle di Nettuno.

Per questa ragione, dato anche il fatto che il pianeta non è stato individuato direttamente, non è conosciuto l'esatto valore del suo raggio; sono stati comunque sviluppati dei modelli fisico-matematici in grado di dedurre il valore approssimativo del raggio a partire dalla massa e dalla ipotetica composizione.[10] Ad esempio, assumendo che Gliese 581 c sia un pianeta silicatico con un grande nucleo ferroso (come la Terra), il suo raggio sarebbe circa il 50% più grande di quello del nostro pianeta (R), con un valore dell'accelerazione di gravità superficiale 2,24 volte quella riscontrabile sulla Terra (designata con la lettera g), stando ai dati forniti da Udry e colleghi.[1][11] Se invece Gliese 581 c fosse un tipico pianeta oceanico, con una larga percentuale della sua massa costituita da acqua e ghiaccio, il suo raggio sarebbe appena inferiore ai due R, anche considerando una vasta idrosfera esterna, secondo i modelli compilati da Valencia e colleghi per GJ 876 d;[6] in quest'ultimo caso, il valore della gravità superficiale ammonterebbe ad almeno 1,25 g.

Non si esclude che il valore reale del raggio possa comunque essere una via di mezzo tra questi due estremi calcolati tramite i modelli.[12]

Parametri orbitali[modifica | modifica wikitesto]

Le orbite dei pianeti di GJ 581 secondo Vogt et al, 2010;[2] l'anello azzurro indica l'estensione della zona abitabile.

Gliese 581 c ha un periodo di rivoluzione ("anno") di circa 13 giorni terrestri;[13] il raggio della sua orbita è appena il 7% di quello terrestre (0,07 unità astronomiche, UA), ovvero circa 11 milioni di km,[14] contro i 150 milioni di km (1 UA) che separano la Terra dal Sole.[15] Dal momento che Gliese 581 è una stella più piccola e fredda (e dunque meno luminosa) del Sole, il pianeta riceve un irraggiamento simile a quello ricevuto da Venere, nonostante la distanza enormemente inferiore.[8] Da questa distanza la stella primaria appare dalla superficie di GJ 581 c 14 volte più grande di come appare il Sole visto dalla superficie del nostro pianeta.

Il modello a sei pianeti formulato da Vogt e colleghi prevede che il pianeta abbia un'orbita circolare con un'eccentricità orbitale pari a 0,[2] mentre un precedente modello a quattro pianeti (esclude "g" e "f") contempla un'eccentricità compresa tra 0,022 e 0,125.[3]

Blocco mareale[modifica | modifica wikitesto]

Rappresentazione artistica del pianeta. ESO

A causa della piccola distanza che lo separa dalla sua stella, si ritiene che il pianeta le mostri sempre il medesimo emisfero, ovvero che subisca un blocco mareale che risulta in una rotazione sincrona.[16][17] A causa delle intense forze mareali che lo legano alla stella è probabile comunque che, considerando valori di eccentricità diversi da 0, il pianeta subisca degli stress molto violenti.[18] Dal momento che le forze di marea sono più forti quando il pianeta si trova al periastro, è comune opinione che i pianeti eccentrici abbiano un periodo di rotazione inferiore al loro periodo di rivoluzione, fenomeno chiamato pseudo-sincronizzazione.[19] Un esempio di questo nel nostro sistema solare è rappresentato da Venere, che compie un'orbita completa in 224,7 giorni terrestri ma una rotazione sul proprio asse in 243 giorni;[20] un caso particolare è costituito da Mercurio, bloccato in una risonanza 3:2 (ovvero compie tre rotazioni sul proprio asse ogni due orbite complete). Ad ogni modo, anche nel caso di un blocco mareale con risonanza 1:1, il pianeta andrebbe comunque incontro ad un moto di librazione.[21]

I modelli sviluppati sull'evoluzione dell'orbita di Gliese 581 c nell'arco del tempo suggeriscono che il riscaldamento mareale risultante dal blocco giocherebbe un ruolo importante nella geologia del pianeta. Tali modelli predicono che il riscaldamento mareale alimenterebbe un flusso di calore superficiale tre volte maggiore di quello che Giove esercita sul suo satellite Io, che risulterebbe in un'attività geologica importante caratterizzata forse da una tettonica a placche e da un intenso vulcanismo (si veda anche Attività geologica delle super Terre).[22]

Clima ed abitabilità[modifica | modifica wikitesto]

Studi condotti da von Bloh e colleghi[8] e da Selsis e colleghi,[17] tesi a dimostrare l'abitabilità di Gliese 581 c, hanno mostrato che il pianeta si trova al di fuori della zona abitabile del sistema, in quanto la sua orbita ricade più internamente del limite interno di questa regione.[8][23]

Temperature[modifica | modifica wikitesto]

Combinando il valore della luminosità della stella (0,013 luminosità solari) e la distanza del pianeta da essa è possibile calcolare la temperatura di equilibrio del pianeta, ovvero la sua temperatura di corpo nero.

Altra rappresentazione artistica del pianeta.

Il gruppo di Udry ha stimato la temperatura di equilibrio di GJ 581 c tra −3 °C, assumendo un'albedo simile a quella di Venere (0,64), e 40 °C, con un'albedo simile a quella terrestre (0,296).[1][13] Tuttavia, è molto probabile che la reale temperatura del pianeta differisca in maniera notevole da quella di corpo nero, a causa degli effetti sortiti da un'eventuale atmosfera: ad esempio, Venere, nonostante abbia una temperatura effettiva di 34,25 °C, possiede una temperatura reale alla superficie di 463,85 °C, dal momento che la sua atmosfera, costituita al 96,5% da anidride carbonica, esercita un imponente effetto serra.[20] Lo studio di Selsis e colleghi ha mostrato che con una certa probabilità il pianeta soffra di un pesante effetto serra, simile a quello riscontrato su Venere;[17] sempre secondo Selsis e il suo gruppo, è però possibile che tale effetto serra possa essere in una certa misura prevenuto dalla presenza sull'emisfero diurno di una coltre nuvolosa sufficientemente riflettente.[17]

Acqua liquida[modifica | modifica wikitesto]

Non vi è una diretta evidenza della presenza di acqua sul pianeta, e se anche ve ne fosse è probabile che non ve ne sia allo stato liquido.

Secondo lo studio di Selsis è assai probabile che il pianeta abbia perso la gran parte dell'acqua che doveva avere al momento della sua formazione a causa dell'emissione di raggi X e UV da parte della stella madre nei suoi primi miliardi di anni di vita.[17]

Modelli con blocco mareale[modifica | modifica wikitesto]

I modelli climatici basati sul presupposto che il pianeta sia soggetto a blocco mareale prevedono che i composti volatili, come acqua e anidride carbonica, se presenti, siano soggetti ad evaporazione a causa dell'elevato calore del lato diurno e migrino verso il lato notturno, decisamente più freddo, ove sublimerebbero per formare una vasta calotta glaciale. In alternativa, un'atmosfera sufficientemente spessa da essere stabile potrebbe favorire una migliore circolazione del calore dal lato diurno verso quello notturno.[24] Un esempio in questo senso è fornito sempre da Venere, che, nonostante abbia una rotazione più lenta rispetto al periodo orbitale (pseudo-sincronizzazione, vedi sopra) e dunque esponga alla radiazione solare un emisfero per un tempo prolungato, presenta una circolazione atmosferica tale da garantire in ogni punto della sua superficie una temperatura uniforme.[20][25]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Udry et al., The HARPS search for southern extra-solar planets, XI. Super-Earths (5 and 8 M) in a 3-planet system (PDF), in Astronomy and Astrophysics, vol. 469, n. 3, 2007, pp. L43–L47, DOI:10.1051/0004-6361:20077612.
  2. ^ a b c d e f g S. S. Vogt et al., The Lick-Carnegie Exoplanet Survey: A 3.1 MEarth Planet in the Habitable Zone of the Nearby M3V Star Gliese 581 (PDF), in Astrophysical Journal, 2010. URL consultato il 1º ottobre 2010.
  3. ^ a b c d T. Trifonov et al., The CARMENES search for exoplanets around M dwarfs (PDF), in Astronomy and Astrophysics, vol. 609, A17, febbraio 2018.
  4. ^ a b Ker Than, Major Discovery: New Planet Could Harbor Water and Life, space.com, 24 aprile 2007. URL consultato il 29 aprile 2007.
  5. ^ a b c Mayor et al., The HARPS search for southern extra-solar planets,XVIII. An Earth-mass planet in the GJ 581 planetary system (PDF), in Astronomy and Astrophysics, 10 marzo 2012 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2012).
  6. ^ a b D. Valencia, et al., Radius and structure models of the first super-earth planet, in Astrophysical Journal, vol. 656, n. 1, settembre 2006, pp. 545-551. URL consultato il 17 ottobre 2010.
  7. ^ Ker Than, Planet Hunters Edge Closer to Their Holy Grail, space.com, 24 febbraio 2007. URL consultato il 29 aprile 2007.
  8. ^ a b c d W. von Bloh, C. Bounama, M. Cuntz, S. Franck, The Habitability of Super-Earths in Gliese 581, in Astronomy and Astrophysics, vol. 476, n. 3, 2007, pp. 1365–1371, DOI:10.1051/0004-6361:20077939. URL consultato il 20 agosto 2008.
  9. ^ Boring Star May Mean Livelier Planet [collegamento interrotto], su spaceref.com. URL consultato il 15 settembre 2008.
  10. ^ B. Naeye, Scientists Model a Cornucopia of Earth-sized Planets, su nasa.gov, NASA. URL consultato il 18 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2021).
  11. ^ Astronomers Find First Earth-like Planet in Habitable Zone, ESO. URL consultato il 10 maggio 2007.
  12. ^ D. Valencia, D. D. Sasselov, R. J. O' Connell, Detailed Models of Super-Earths: How Well Can We Infer Bulk Properties?, in The Astrophysical Journal, vol. 665, n. 2, 2007, pp. 1413–1420, DOI:10.1086/519554.
  13. ^ a b New 'super-Earth' found in space, BBC News, 25 aprile 2007. URL consultato il 25 aprile 2007.
  14. ^ D. Overbye, 20 light years away, the most Earthlike planet yet, International Herald Tribune, 25 aprile 2007. URL consultato il 10 maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2008).
  15. ^ Earth Fact Sheet, su nssdc.gsfc.nasa.gov, NASA. URL consultato il 14 settembre 2015.
  16. ^ D. Vergano, Out of our world: Earthlike planet, USA Today, 24 aprile 2007. URL consultato il 10 maggio 2007.
  17. ^ a b c d e F. Selsis, J. F. Kasting, B. Levrard, J. Paillet, I. Ribas, X. Delfosse, Habitable planets around the star Gl 581?, in Astronomy and Astrophysics, vol. 476, n. 3, 2007, pp. 1373–1387, DOI:10.1051/0004-6361:20078091.
  18. ^ H. Beust, et al., Dynamical evolution of the Gliese 581 planetary system, in Astronomy and Astrophysics, vol. 479, n. 1, 2008, pp. 277–282, DOI:10.1051/0004-6361:20078794.
  19. ^ P. Hut, Tidal Evolution in Close Binary Systems, in Astronomy and Astrophysics, vol. 99, n. 1, 1981, pp. 126–140.
  20. ^ a b c D. R. Williams, Venus Fact Sheet, su nssdc.gsfc.nasa.gov, NASA, 14 aprile 2005. URL consultato il 23 dicembre 2009.
  21. ^ David Perlman, New planet found: It might hold life, San Francisco Chronicle, 24 aprile 2007. URL consultato il 24 aprile 2007.
  22. ^ B. Jackson, R. Greenberg, R. Barnes, Tidal Heating of Extra-Solar Planets, in Astrophysical Journal, vol. 681, 2008, p. 1631, DOI:10.1086/587641.
  23. ^ J. L. Bean, G. F. Benedict, M. Endl, Metallicities of M Dwarf Planet Hosts from Spectral Synthesis, in The Astrophysical Journal, vol. 653, n. 1, 2006, pp. L65–L68, DOI:10.1086/510527. URL consultato il 4 febbraio 2007.
  24. ^ Mark Alpert, Red Star Rising, su scientificamerican.com, Scientific American, 7 novembre 2005. URL consultato il 2007–04–25.
  25. ^ Ralph D. Lorenz, Jonathan I. Lunine, Paul G.Withers, Christopher P. McKay, Titan, Mars and Earth: Entropy Production by Latitudinal Heat Transport (PDF), su sirius.bu.edu, Ames Research Center, University of Arizona Lunar and Planetary Laboratory, 2001. URL consultato il 21 agosto 2007.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Paul Murdin, Encyclopedia of Astronomy and Astrophysics, Bristol, Institute of Physics Publishing, 2000, ISBN 0-12-226690-0.
  • AA.VV, L'Universo - Grande enciclopedia dell'astronomia, Novara, De Agostini, 2002.
  • J. Gribbin, Enciclopedia di astronomia e cosmologia, Milano, Garzanti, 2005, ISBN 88-11-50517-8.
  • W. Owen, et al, Atlante illustrato dell'Universo, Milano, Il Viaggiatore, 2006, ISBN 88-365-3679-4.
  • M. Rees, Universo. Dal big bang alla nascita dei pianeti. Dal sistema solare alle galassie più remote, Milano, Mondadori Electa, 2006, p. 512, ISBN 88-370-4377-5.

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