Giuseppe Garibaldi

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Giuseppe Garibaldi

«Obbedisco!»

«Uomo in tutta l'accezione sublime del termine»

Giuseppe Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807Isola di Caprera, 2 giugno 1882) è stato un generale, condottiero e patriota italiano. Considerato una delle figure fondamentali del Risorgimento italiano, ha personalmente condotto e combattuto in molte delle campagne militari che hanno portato alla formazione dell'Italia unita; è noto anche con l'appellativo di eroe dei due mondi, per le sue imprese militari compiute sia in Sud America che in Europa.

Adolescenza

Garibaldi nacque a Nizza quando questa città era, temporaneamente, parte del Primo Impero. Tornata al Regno di Sardegna dopo il Congresso di Vienna (1815) restò sotto il governo dei Savoia fino al 1860. Era il secondogenito di Domenico, capitano di cabotaggio immigrato da Chiavari, e Rosa Raimondi, originaria di Loano. Angelo era il nome di suo fratello maggiore, mentre dopo Giuseppe nacquero altri due maschi, Michele e Felice, e due bambine, morte in tenera età.

I genitori avrebbero voluto avviare Giuseppe alla carriera di avvocato, di medico o di prete. Ma il figlio amava poco gli studi e prediligeva gli esercizi fisici e la vita di mare essendo, come lui stesso ebbe a dire, «più amico del divertimento che dello studio». Vedendosi ostacolato dal padre nella sua vocazione marinara, tentò di fuggire per mare verso Genova con alcuni compagni, ma fu fermato e ricondotto a casa. Tuttavia si appassionò all'insegnamento dei suoi primi precettori, soprattutto del signor Arena, un reduce delle campagne napoleoniche, che gli impartì lezioni d'italiano e di storia antica. Rimarrà soprattutto affascinato dall'antica Roma.

Convinto il padre a lasciargli seguire la carriera marittima a Genova, venne iscritto nel registro dei mozzi nel 1821. A sedici anni, nel 1824, si imbarcò sulla Costanza comandata da Angelo Pesante di Sanremo, che egli avrebbe in seguito descritto come «il migliore capitano di mare». Nel suo primo viaggio si spinse a Odessa nel mar Nero e fino a Taganrog nel mar d'Azov (entrambe ex colonie genovesi). L'anno successivo, con il padre, si diresse a Roma con un carico di vino, per l'approvvigionamento dei pellegrini venuti per il Giubileo indetto da papa Leone XII.

Sui mari d'Europa

Giuseppe Garibaldi da giovane

Nel 1827 salpò da Nizza con la Cortese per il mar Nero, ma il bastimento venne assalito dai corsari turchi che depredarono la nave, rubando persino i vestiti dei marinai. Il viaggio comunque continuò e nell'agosto del 1828, egli sbarcò dalla Cortese a Costantinopoli, dove sarebbe rimasto fino al 1832 a causa della guerra turco-russa, e si integrò nella comunità italiana. Secondo le ricerche compiute dalla sua bisnipote diretta Annita Garibaldi[1], probabilmente frequentò la casa di Calosso - comandante della cavalleria del Sultano col nome di Rustem Bey - e l'ambiente dei genovesi che storicamente erano insediati nel quartiere di Galata (Pera), e si guadagnò da vivere insegnando italiano, francese e matematica.

Nel febbraio del 1832 gli fu rilasciata la patente di capitano di seconda classe e subito dopo si reimbarcò con la Clorinda per il mar Nero. Ancora una volta la nave fu presa di mira dai corsari, ma questa volta l'equipaggio accolse gli aggressori a fucilate. Garibaldi fu ferito ad una mano, e avrebbe ricordato questa scaramuccia come il suo primo combattimento [senza fonte].

Dopo 13 mesi di navigazione ritornò a Nizza, ma subito, nel marzo 1833, ripartì per Costantinopoli. All'equipaggio si aggiunsero tredici passeggeri francesi seguaci di Henri de Saint-Simon che andavano in esilio nella capitale Ottomana. Il loro capo era Emile Barrault, un professore di retorica che espose le idee sansimoniane all'equipaggio.

Garibaldi, allora ventiseienne, fu molto influenzato dalle sue parole ma Anita Garibaldi ipotizza che non appare improbabile che quelle idee non gli giungessero del tutto nuove, fin da quando aveva soggiornato nell'Impero ottomano, luogo prescelto da tanti profughi politici dell'Europa e percorso esso stesso da fremiti di autonomia e di libertà[2].

Tutto ciò contribuì a convincerlo che il mondo era percorso da un grande fremito di libertà. Lo colpì in particolare Emile Barrault quando affermò :

«Un uomo, che, facendosi cosmopolita, adotta l'umanità come patria e va ad offrire la spada ed il sangue a ogni popolo che lotta contro la tirannia, è più di un soldato: è un eroe»

Poi il bastimento sbarcò i francesi a Costantinopoli e procedette per Taganrog. Qui in una locanda, mentre si discuteva, un uomo detto il Credente[3] espose le idee mazziniane.

A Giuseppe le tesi di Giuseppe Mazzini sembravano la diretta conseguenza delle idee di Barrault, nella lotta per l'Unità d'Italia, momento iniziale della redenzione di tutti i popoli oppressi. Quel viaggio cambiò la vita di Garibaldi; nelle sue Memorie riguardo a questo evento scrisse: «Certo non provò Colombo tanta soddisfazione nella scoperta dell'America, come ne provai io al ritrovare chi s'occupasse della redenzione patria».

Da marinaio a bandito

La storia vuole che Giuseppe Garibaldi abbia incontrato Giuseppe Mazzini nel 1833 a Londra, dove quest'ultimo era in esilio protetto dalla Massoneria Inglese [senza fonte], e che si sia iscritto subito alla Giovine Italia, un'associazione politica segreta il cui scopo era di trasformare l'Italia in una repubblica democratica unitaria. Sospinto dall'impegno politico, entrò nella Marina Sabauda per fare propaganda rivoluzionaria. Come marinaio piemontese Garibaldi assunse il nome di battaglia Cleombroto, un eroe tebano, fratello gemello di Pelopida che combatté con Epaminonda contro Sparta.

Insieme all'amico Edoardo Mutru cercò a bordo e a terra di fare proseliti alla causa, esponendosi con leggerezza. I due furono segnalati alla polizia e sorvegliati, e per questo vennero trasferiti sulla fregata Conte de Geneys in partenza per il Brasile.

Nel frattempo si era stabilito che l'11 febbraio 1834 ci sarebbe stata un'insurrezione popolare in Piemonte. Garibaldi scese a terra per mettersi in contatto con i mazziniani; ma il fallimento della rivolta in Savoia e l'allerta di esercito e polizia fecero fallire tutto. Il nizzardo non ritornò a bordo della Conte de Geneys, divenendo in pratica un disertore, e questa latitanza venne considerata come un'ammissione di colpa.
Indicato come uno dei capi della cospirazione, fu condannato alla pena di morte ignominiosa in contumacia in quanto nemico della Patria e dello Stato.

Garibaldi divenne così un "bandito": si rifugiò prima a Nizza e poi varcò il confine giungendo a Marsiglia, ospite dell'amico Giuseppe Pares. Per non destare sospetti assunse il nome fittizio di Joseph Pane e a luglio si imbarcò alla volta del mar Nero, mentre nel marzo del 1835 fu in Tunisia. Il nizzardo rimase in contatto con l'associazione mazziniana tramite Luigi Cannessa e nel giugno 1835 venne iniziato alla Giovine Europa, prendendo come nome di battaglia Borrel in ricordo di Joseph Borrel, martire della causa rivoluzionaria.

Garibaldi decise quindi di partire alla volta del Sud America con l'intenzione di propagandare gli ideali mazziniani. L'8 settembre 1835 partì da Marsiglia sul brigantino Nautonnier.

Esilio in Sud America

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra dei Farrapos.

Tra il dicembre 1835 ed il 1848 Garibaldi trascorse un lungo esilio in Sud America. Prima a Rio de Janeiro, accolto dalla piccola comunità di italiani aderenti alla Giovine Italia.

Poi, il 4 maggio 1837, ottenne una 'patente di corsa' dal governo del Rio Grande do Sul, ribelle all'autorità dell'Impero del Brasile, e prese a sfidare un impero con il suo peschereccio, battezzato Mazzini.

Dopo molti episodi, inclusa una fuga in Uruguay, e poi a Gualeguay, in Argentina, prese parte alle sue prime battaglie terrestri. L'11 aprile 1838 respinse un intero battaglione dell'esercito imperiale brasiliano (battaglia del Galpon de Xarqueada). Partecipò, quindi alla campagna che portò alla presa di Laguna, capitale della attigua provincia di Santa Caterina, il 25 luglio 1839.

Il 15 novembre l'esercito imperiale riconquistò la città, e i repubblicani ripararono sugli altipiani, ove si svolsero battaglie con fortune alterne. In particolare Garibaldi fu impegnato per la prima volta in un combattimento esclusivamente terrestre, nei pressi di Forquillas: attaccò con i suoi marinai il nemico e lo costrinse alla ritirata.

Sconfitta la ribellione separatista, nel 1842 Garibaldi riparò in Uruguay, dove comandò la flotta uruguaiana in una battaglia navale contro gli argentini e partecipò quindi alla difesa di Montevideo con i suoi volontari, tutti vestiti con camicie rosse. Qui sposò nel 1842 Ana Maria de Jesus Ribeiro. Ebbe quattro figli, ma una morì nel corso di una epidemia di vaiolo.

Rientrò in Italia poco dopo lo scoppio della prima guerra di indipendenza.

Prima guerra d'indipendenza

Lo stesso argomento in dettaglio: Prima guerra di indipendenza.

Tornato in Europa nel 1848 per partecipare alla prima guerra di indipendenza contro gli austriaci, dopo essere sbarcato a Nizza con Anita, i tre figli e i compagni, Garibaldi si recò il 5 luglio a Roverbella, nei pressi di Mantova, per offrirsi volontario al re Carlo Alberto che, avvertito dai consiglieri della sua partecipazione all'insurrezione di Genova, lo respinse [senza fonte].
Partecipò comunque alla guerra come volontario al servizio del governo provvisorio di Milano. Con la Legione che aveva organizzato ottenne due piccoli successi tattici, sugli Austriaci del d'Aspre, a Luino e Morazzone.

Repubblica Romana

1849, dopo la caduta della Repubblica Romana Giuseppe Garibaldi e Anita Garibaldi in fuga, trovano rifugio a San Marino
Lo stesso argomento in dettaglio: Questione romana e Assedio di Roma (1849).

Dopo la sconfitta piemontese di Novara (22-23 marzo 1849), Garibaldi partecipò ai combattimenti in difesa della Repubblica Romana, minacciata dalle truppe francesi e napoletane che difendevano gli interessi del papa Pio IX.

Fuga da Roma e morte di Anita

Lo stesso argomento in dettaglio: Marcia di Garibaldi da Roma a Comacchio.

Con la caduta di Roma, Giuseppe Garibaldi lasciò la città con l'intenzione di raggiungere Venezia dove la Repubblica di San Marco, ancora resisteva. Inseguito, ancora una volta, dalle truppe del tenente-feldmaresciallo d'Aspre, che comandava il corpo di occupazione austriaco in Toscana, perse anche la moglie Anita che, in avanzato stato di gravidanza e spossata, morì per mancanza di cure nelle paludi di Comacchio.
Con una fuga avventurosa riuscì a sfuggire alla cattura, giungendo sino in Liguria, nel Regno di Sardegna. Qui venne invitato a non fermarsi ed imbarcato per la Tunisia, poi per Tangeri. Passati lì alcuni mesi, si trasferì a New York (1850) dove lavorò nella fabbrica di candele di Antonio Meucci. Dopodiché si portò anche in Perù per trovare un ingaggio come capitano di mare.

Rientro in Italia e seconda guerra d'indipendenza

Giuseppe Garibaldi
Lo stesso argomento in dettaglio: Cacciatori delle Alpi e Seconda guerra di indipendenza.

Garibaldi tornò in Italia nel 1854. Comprò metà dell'isola di Caprera (isola dell'arcipelago sardo di La Maddalena) con un'eredità di 35 mila lire. Partendo dalla casa di un pastore costruì, insieme a 30 amici una fattoria. Si mise a fare il contadino il fabbro e l'allevatore: possedeva un uliveto con circa 100 alberi d'ulivo, si occupava di un vigneto con cui produceva anche un buon vino e allevava 150 bovini, 400 polli, 200 capre, 50 maiali e più di 60 asini[4].

Cinque anni dopo partecipò alla seconda guerra di indipendenza guidando in una brillante campagna nella Lombardia settentrionale, i Cacciatori delle Alpi. Dopo aver sconfitto l'esercito austriaco nella battaglia di San Fermo occupò la città di Como.

Alla fine del 1859 era in Romagna per guidarvi un abortito tentativo di invasione delle Marche e dell'Umbria, per unirle alla Lega dell'Italia Centrale. L'iniziativa era prematura ed improvvida (assente il consenso di Napoleone III) e venne bloccata dal generale Manfredo Fanti.

Da Quarto al Volturno

Lo stesso argomento in dettaglio: Spedizione dei Mille.

Nel 1860 Garibaldi organizzò una spedizione per conquistare il Regno delle Due Sicilie (la Spedizione dei Mille). Raccolto un corpo di spedizione di mille uomini, le Camicie Rosse, Garibaldi raggiunse la Sicilia, sbarcando nel porto di Marsala, e si proclamò dittatore della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II, chiamandolo 're d'Italia'[5].
Il 13 maggio, rinforzato da alcune centinaia di volontari, i famosi picciotti raccolti nella marcia da Marsala, batté i borbonici a Calatafimi. Dopo una avventurosa marcia tutto attorno Palermo, il 27 maggio diede l'assalto alla città, da Porta Termini: assalì le carceri lasciate indifese e liberò i detenuti, dei quali molti si unirono a lui e con le famiglie delle borgate povere della città dettero vita ad una insurrezione popolare, tanto che i borbonici reagirono bombardando i quartieri ribelli. La guarnigione del Regno delle Due Sicilie accettò un armistizio che consentì loro di imbarcarsi e fare ritorno sul continente.

Vinta la resistenza della piazzaforte di Milazzo, Garibaldi, e soprattutto il suo luogotenente Nino Bixio, si resero protagonisti di una strage a Bronte [6]. Il 20 luglio, venne pattuita una lunga tregua con la guarnigione di Messina, che accettava di non infastidire i volontari, a condizione di mantenere il controllo della cittadella.

Il 19 agosto la truppa sbarcò in Calabria a Melito. Aggirò e sconfisse i borbonici a Reggio Calabria il 21 agosto. Cominciò una rapida marcia verso nord, che si concluse, il 7 settembre, con l'ingresso in Napoli. La capitale era stata abbandonata dal re Francesco II, che aveva portato l'esercito a nord del fiume Volturno. La battaglia del Volturno fu la più brillante tra quelle combattute da Garibaldi in questa campagna: l'1-2 ottobre le forze garibaldine respinsero brillantemente l'attacco dell'esercito borbonico, riorganizzato a nord di Napoli da Francesco II, dopo gli sbandamenti successivi a Milazzo.

Anche se Francesco II aveva perso le speranze di recuperare Napoli, Garibaldi non disponeva delle forze necessarie a condurre l'assedio delle fortezze in cui l'esercito sconfitto si era ritirato (Capua e, soprattutto, Gaeta). Fu quindi risolutivo l'arrivo dell'esercito del Regno di Sardegna, guidato da Manfredo Fanti e da Enrico Cialdini.

Garibaldi incontrò Vittorio Emanuele II il 26 ottobre 1860, nei pressi di Teano (in realtà nell'attuale Vairano Scalo, nell'attiguo comune di Vairano Patenora) e gli consegnò la sovranità sul Regno delle Due Sicilie. Garibaldi accompagnò poi il re a Napoli il 7 novembre e, il giorno seguente, si ritirò nell'isola di Caprera, rifiutando di accettare qualsiasi ricompensa per i suoi servigi. Tale atteggiamento basta da solo a confermare come egli non avesse mai immaginato di formare una repubblica garibaldina in Sicilia o a Napoli, bensì restare fedele al motto che aveva fatto proprio all'inizio del 1859: 'Italia e Vittorio Emanuele'.

Lincoln, Garibaldi e la guerra di secessione americana

Nella primavera del 1861 il colonnello Candido Augusto Vecchi, del seguito di Garibaldi, scrisse al giornalista americano Theodore Tuckermann esponendo la simpatia di Garibaldi per l'Unione. L'ambasciatore USA a Torino, P.H. Marsh, tastò il terreno per una partecipazione dell'eroe alla guerra di secessione americana in qualità di comandante di divisione.

Garibaldi non volle impegnarsi, ufficialmente poiché voleva un impegno deciso per l'emancipazione degli schiavi, o addirittura perché disponibile solo per il comando supremo. Ma, in effetti, perché assai speranzoso di una imminente iniziativa di Vittorio Emanuele su Roma o il Veneto. Con queste premesse, la trattativa si arenò. Nell'autunno del 1862 Canisius, console USA a Vienna, riprese i contatti; tuttavia Garibaldi, ferito e reduce dall'Aspromonte, si trovava detenuto a Varignano: in caso di accettazione si sarebbe prospettato un delicato caso diplomatico .

Seguirono passi da parte di Seward, segretario di stato di Lincoln, per far decadere senza esito la clamorosa proposta[7].

Per Roma libera

Lo stesso argomento in dettaglio: Giornata dell'Aspromonte e Battaglia di Mentana.
Monumento di Roma, piazzale del Gianicolo, dettaglio

Per l'intera esistenza Garibaldi colse ogni occasione per liberare Roma dal potere temporale, cacciandone, se possibile, il papa. Egli era infatti un feroce anticlericale:

«Se sorgesse una società del demonio, che combattesse despoti e preti, mi arruolerei nelle sue file»

L'odio verso il papato e il clero e, in particolare, verso Pio IX è testimoniato dal nome che Garibaldi diede al proprio asino, "Pionono", e dal fatto che egli si riferisse al pontefice usando la locuzione "un metro cubo di letame", oppure con la frase

«la più nociva fra le creature, perché egli, più nessun altro è un ostacolo al progresso umano, alla fratellanza fra gli uomini e dei popoli»

Al primo tentativo della Repubblica Romana del 1849 era legata la morte della moglie Anita. La spedizione dei Mille avrebbe avuto come obiettivo, nelle sue intenzioni, non Napoli ma Roma, ma vi fu impedito dalla resistenza dell'esercito borbonico durante l'assedio di Gaeta e dalle considerazioni politiche del governo sardo.

Garibaldi aveva, in ogni caso, ottenuto un incredibile successo, e su quell'onda, nel 1862, organizzò una nuova spedizione: imbarcatosi a Caprera, raggiunse Palermo ove venne accolto dal tripudio popolare. Attraversò indisturbato la Sicilia raccogliendo volontari e passò lo Stretto da Giardini Naxos dove aveva trascorso la notte presso la famiglia Carrozza.

Napoleone III, l'unico alleato del neonato Regno d'Italia, aveva posto Roma sotto la propria protezione ed il tentativo era, quindi, destinato a fallire. Esso mise, comunque, in grave imbarazzo il governo italiano, che stabilì di fermare Garibaldi in Calabria, schierando contro di lui l'esercito regolare.

Garibaldi, probabilmente, contava sul proprio prestigio per avanzare indisturbato, certamente cercò di evitare lo scontro, passando per una via discosta nel cuore della montagna dell'Aspromonte [senza fonte]. Venne comunque intercettato, i bersaglieri aprirono il fuoco e parimenti risposero alcune camicie rosse. Garibaldi si interpose, gridando ai suoi di non sparare, venne ferito all' anca e al piede sinistro[8]. Cadde e lo scontro a fuoco cessò. La cosiddetta giornata dell'Aspromonte frutto' al generale l' arresto. Il 2 settembre Garibaldi venne trasportato a La Spezia e rinchiuso nel carcere del Varignano. Il 20 novembre Garibaldi venne trasportato a Pisa dove fu visitato dal professor Paolo Tassinari e il 23 il professor Ferdinando Zannetti lo operò per estrarre la palla di fucile.

Che il tentativo del 1862 fosse velleitario, lo provarono i successivi eventi del 1867. Garibaldi organizzò una terza spedizione su Roma, partita questa volta da Terni, ai confini con lo Stato Pontificio: prese la piazzaforte pontificia di Monterotondo, ma non riuscì a suscitare la rivoluzione in Roma e venne sconfitto dalle truppe del papa e dai rinforzi dotati di nuovi fucili automatici inviati da Napoleone III alla battaglia di Mentana.

Terza guerra d'indipendenza

Il telegramma di Garibaldi

All'inizio della Terza guerra di indipendenza italiana venne riorganizzato il corpo volontario denominato Corpo Volontari Italiani, ancora una volta al comando del Garibaldi. Anche la missione era simile a quella condotta fra i laghi lombardi nel 1848 e nel 1859: agire in una zona di operazioni secondaria, le prealpi tra Brescia ed il Trentino, ad ovest del Lago di Garda, con l'importante obiettivo strategico di tagliare la via fra il Tirolo e la fortezza austriaca di Verona. Ciò avrebbe lasciato agli Austriaci la sola via del Tarvisio per approvvigionare le proprie forze e fortezze fra Mantova ed Udine. L'azione strategica principale era, invece, affidata ai due grandi eserciti di pianura, affidati a La Marmora ed a Cialdini.

Garibaldi operò inizialmente a copertura di Brescia, per poi passare decisamente all'offensiva a Ponte Caffaro il 25 giugno, il 3 luglio a Monte Suello costrinse al ripiegamento gli austriaci, ma riportò una ferita alla coscia per un maldestro colpo partito ad un suo volontario. Si aprì, con la vittoria nella battaglia di Bezzecca e Cimego del 21 luglio, la strada verso Riva del Garda e quindi l'imminente occupazione della città di Trento. Salvo essere fermato dalla firma dell'armistizio di Cormons. In quest'occasione, ricevuta la notizia dell'armistizio e l'ordine di abbandonare il territorio occupato, rispose telegraficamente "Obbedisco", parola che successivamente divenne motto del Risorgimento italiano e simbolo della disciplina e dedizione di Garibaldi.

In Francia

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Digione.

Durante la guerra franco-prussiana del 1870-1871, Garibaldi guidò un esercito di volontari a sostegno dell'esercito della nuova Francia repubblicana (battaglia di Digione). A seguire la resa francese, nel 1871 Garibaldi fu eletto deputato alla nuova Assemblea Nazionale francese nelle liste dei repubblicani radicali come deputato della Côte-d'Or, Paris, Algeri e, naturalmente, Nizza: questa quadruplice elezione fu, tuttavia, invalidata dall' Assemblea.

Ciò avvenne ufficialmente a causa delle sue posizioni contrarie alla annessione di Nizza alla Francia, più realisticamente per paura della sua popolarità di eroe "socialista": la stessa assemblea, d'altra parte, si sarebbe presto occupata della repressione della Comune di Parigi. L'atteggiamento della Assemblea verso Garibaldi, spinse alle dimissioni un deputato del calibro di Victor Hugo.

Morte

Nel 1880 sposò la piemontese Francesca Armosino, donna di umili origini e sua compagna da 14 anni e dalla quale ebbe tre figli; di cui una, Rosita, morta da piccola. La sua ultima campagna fu politica, e riguardò l'allargamento del diritto di voto, nella quale impegnò l'immenso prestigio e la fama mondiale conquistate con le sue incredibili vittorie.

Si era auto-esiliato nell'Italia che egli aveva costruito perché il regno d'Italia lo aveva preferito in disparte. Morì a Caprera il 2 giugno 1882, con lo sguardo rivolto intenzionalmente verso la Corsica. Nel testamento, una copia del quale è esposta nella casa-museo sull'isola di Caprera, Garibaldi chiedeva espressamente la cremazione delle proprie spoglie. Desiderio disatteso dalla famiglia, pare pressata da Francesco Crispi, che preferì, addirittura, farlo imbalsamare. Attualmente la salma giace a Caprera in un sepolcro chiuso da una massiccia pietra grezza bianca. Sembra che negli anni '30 fosse stata effettuata una ricognizione della salma, che sarebbe stata trovata in perfetto stato di conservazione [senza fonte].

L'ateo Garibaldi, nel testamento, inserì anche dei passaggi per sventare eventuali tentativi di (presunta) conversione alla religione cattolica negli ultimi attimi della vita:

«Siccome negli ultimi momenti della creatura umana, il prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il moribondo, e della confusione che sovente vi succede, s'inoltra, e mettendo in opera ogni turpe stratagemma, propaga coll'impostura in cui è maestro, che il defunto compì, pentendosi delle sue credenze passate, ai doveri di cattolico: in conseguenza io dichiaro, che trovandomi in piena ragione oggi, non voglio accettare, in nessun tempo, il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d'un prete, che considero atroce nemico del genere umano e dell'Italia in particolare. E che solo in stato di pazzia o di ben crassa ignoranza, io credo possa un individuo raccomandarsi ad un discendente di Torquemada»

Cronologia

Garibaldi in Francia era soprannominato "Il leone della libertà"
Targa dedicata a Garibaldi in Via Nomentana, angolo Via di Sant'Agnese, Roma:
S.P.Q.R
GIVSEPPE GARIBALDI
DIMORÒ IN QVESTA VILLA
NELL'INVERNO MDCCCLXXV
Catania in memoria di Garibaldi, Epigrafe di Mario Rapisardi
  • 1807 Nasce a Nizza.
  • 1821 È iscritto nei registri dei marinai.
  • 1824 Primo viaggio in mare verso il Mediterraneo Orientale.
  • 1828 Sbarca a Costantinopoli, dove vivrà fino al 1831.
  • 1833 A Taganrog entra in contatto con i mazziniani.
  • 1834 Partecipa ai moti di Genova.
  • 1835 Parte esule da Marsiglia verso il Sud America.
  • 1839 Combatte con il Rio Grande do Sul contro il Brasile centralista.
  • 1839 Incontra Anita, che sposerà nel 1842.
  • 1841 Combatte con l'Uruguay contro l'Argentina rosista.
  • 1849 Combatte per la difesa della Repubblica Romana.
  • 1852 Si reca da Lima a Canton per acquistare guano.
  • 1859 Partecipa alla Seconda guerra d'Indipendenza come generale dell'esercito piemontese, al comando dei Cacciatori delle Alpi.
  • 1860 Impresa dei Mille.
  • 1862 Nell'intento di liberare Roma, parte dalla Sicilia con 2.000 volontari, ma è fermato sull'Aspromonte.
  • 1864 Si reca a Londra, dove è accolto trionfalmente ed incontra Henry John Temple (Terzo Visconte Palmerston) e Mazzini.
  • 1866 Partecipa alla Terza guerra d'Indipendenza. Comanda un corpo di volontari che combatte in Trentino. Sconfigge gli austriaci a Bezzecca.
  • 1867
    • A settembre partecipa a Ginevra al Congresso per la pace.
    • A ottobre si mette a capo dei volontari che hanno invaso il Lazio, ma viene fermato il 3 novembre a Mentana.
  • 1870-71 Partecipa alla guerra franco-prussiana a fianco dei francesi.
  • 1874 viene eletto deputato del Regno.
  • 1879 fonda a Roma la Lega della Democrazia.
  • 1882 Muore a Caprera il 2 giugno.

Garibaldi e l'unificazione italiana

La figura di Garibaldi è assolutamente centrale nel quadro del Risorgimento Italiano, ed è stato oggetto di infinite analisi storiografiche, politiche e critiche. La popolarità di Garibaldi, la sua capacità di sollevare le folle e le sue vittorie militari diedero un contributo determinante alla riunificazione dello stato italiano. Solo a titolo di esempio si possono citare le trionfali elezioni (nel 1860, poi nel 1861) al Parlamento subalpino e poi italiano. Ovvero il trionfo che gli venne tributato a Londra nel 1864.

Numerose furono, anche, le sconfitte. Fra i quali particolarmente brucianti furono quelli dell'Aspromonte e Mentana in quanto lo opposero ad una parte rilevante dell'opinione pubblica italiana, che, in tutti gli altri episodi della sua vita, lo aveva grandemente amato.

«(Catania) A Giuseppe Garibaldi che la notte del 18 agosto 1862 pronunziava da qesta casa le storiche parole « Roma o Morte » il popolo catanese dedicava questa lapide il 2 giugno MDCCCLXXXIII primo anniversario della morte dell'Eroe, a gloriosa memoria del fatto, ad abborrimento perpetuo di usurpatori, di sacerdoti, di reggitori codardi. Epigrafe di Mario Rapisardi''»

Garibaldi e Cavour intenti a costruire lo stivale (l'Italia) in una vignetta satirica dell 1861

Garibaldi e Cavour

Garibaldi non ebbe mai rapporti sereni con Cavour. Da un lato, semplicemente non aveva fiducia nel pragmatismo e nella realpolitik di Cavour, ma provava anche risentimento personale per aver ceduto la sua città natale di Nizza alla Francia, nel 1860. D'altro canto si sentiva attratto dal monarca piemontese, che egli credeva scelto dalla Provvidenza per liberare l'Italia [senza fonte].

Certo, scrivendo all'ambasciatore sardo in Francia, Cavour prometteva all'imperatore che avrebbe fermato Garibaldi. Ma, in realtà, non ostacolò seriamente la partenza da Quarto della spedizione dei Mille. Anzi, forse, la finanziò e, comunque, permise a diversi ufficiali dell'Esercito sabaudo di raggiungere Garibaldi in Sicilia. Infine, inviò le truppe che permisero la definitiva sconfitta di Francesco II.

Curiosità

Targa commemorativa del viaggio in Inghilterra
  • Giuseppe Garibaldi è il personaggio più citato nelle piazze e vie italiane, il suo nome è presente in più di 5500 comuni su 8100, in media 6 comuni su 10. Come denominazione è secondo solo a Roma. Garibaldi è primo in Puglia e Basilicata mentre è secondo in Friuli, Toscana, Umbria, Lazio e Abruzzo.
  • Sono 1200 le lapidi in Italia che testimoniano che in quel luogo Giuseppe Garibaldi passò, dormì o parlò. Il luogo dove se ne contano di più - otto - è Marsala.
  • La carriera di Garibaldi nella massoneria culminò con la suprema carica di Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, col 33° grado del Rito Scozzese, ricevuto a Torino nel 1862, e con la suprema carica di Gran Hyerophante del Rito di Memphis e Misraim nel 1881. Il Grande Oriente di Palermo gli conferì tutti i gradi scozzesi dal 4° al 33° e a condurre il rito fu un altro massone - Francesco Crispi - accompagnato da altri cinque.[senza fonte]
  • A Garibaldi è stata conferita la cittadinanza onoraria di San Marino il 24 aprile del 1861. Precedentemente, il 30 luglio del 1849, Giuseppe Garibaldi, braccato dalle truppe austriache, trovò scampo per sé e i suoi armati nella Repubblica del Titano.
biscotti Garibaldi
  • Dopo una celebre visita in Inghilterra un produttore commercializzò i biscotti Garibaldi, prodotti tuttora. Grazie alla sua fama e al prestigio internazionale Garibaldi è stato uno dei primi testimonial pubblicitari della storia, arrivando a cedere in cambio di denaro la propria immagine per numerosi altri prodotti: Tonno, Cerini, lucido per stivali.
  • Il pesce Garibaldi prende il nome dell'Eroe in riferimento al colore delle camicie dei garibaldini. Questo pesce vive nell'America del nord ed ha un caratteristico colore arancione.
  • In italiano, la parola "garibaldino" è un aggettivo che, nato per caratterizzare i soldati che combattevano alle dipendenze del generale, ha finito per assumere sia il significato di audace ed eroico che di impresa preparata ed eseguita senza un grosso lavoro preparatorio e senza grandi infrastrutture a supporto.
  • A Città del Messico esiste una piazza Garibaldi, famosa per la musica mariachi che vi si suona.
  • A ferire Garibaldi nella Giornata dell'Aspromonte fu un bersagliere, il trisavolo dello storico Arrigo Petacco.[senza fonte]
  • L'appellativo di "duce", era stato dato dai garibaldini al loro comandante, Garibaldi. La parola deriva da "dux" condottiero o guida, della storia romana (dal verbo ducere, condurre).
  • Tra la prima e la seconda moglie ebbe una relazione da cui ebbe un figlio.
  • Il suo secondo matrimonio durò un solo giorno perché scoprì che sua moglie aspettava un figlio da un altro uomo e chiese l'annullamento per matrimonio non consumato, che ottenne solo dopo 20 anni. In questi anni conobbe la sua terza moglie, Francesca con cui aveva parecchi anni di differenza. Era la badante dei 16 figli di sua figlia Anita. Con Francesca ebbe tre figli di cui uno morì a 18 mesi.
  • Quasi tutti i figli Garibaldi, tranne Anita, morirono giovani.
  • Per la nascita di una delle sue figlie piantò un albero nel giardino della casa di Caprera. Quest'albero è ancora lì e per via delle dimensioni sono stati dovuti mettere dei supporti.
  • Affezionatissimo ad un suo cavallo, Marsala, fece una lapide per la sua morte.
  • La fabbrica di candele dove lui lavorò con Meucci è ancora esistente. Attualmente è un museo.
  • Dopo l'impresa dei Mille una delegazione inviata da Abramo Lincoln sbarcò a Caprera portando in dono delle sedie, offrendogli la carica di Generale per venire a combattere con i Nordisti nella Guerra di Secessione.
  • Presso il Museo del Risorgimento all'Interno dell'Altare della Patria, a Roma, sono conservati i pantaloni di Garibaldi, veri e propri jeans per stoffa e modello, tra i primi esempio in assoluto nella storia di questo indumento.
  • Il giorno della sua morte suo figlio bloccò l'orologio all'ora esatta della sua morte, le 6 e 21 minuti, e il calendario.

Influenza culturale

Musica

Tra le tante opere dedicate a Giuseppe Garibaldi, si riportano qui le seguenti:

  • Luigi Mercantini, Inno di Garibaldi (Canzone italiana), del 1858, composto su invito di Garibaldi stesso.
  • Luigi Canepa, Marcia Funebre in onore del prode Giuseppe Garibaldi, eseguita dalla Banda Civica di Sassari alle esequie dell'eroe
  • Ulisse Barbieri Inno di Garibaldi del 1887
  • Bruno Lauzi Garibaldi
  • Statuto È tornato Garibaldi del 1993
  • Massimo Bubola Camicie rosse
  • Stormy Six Garibaldi
  • Vincent Fernandez Soñando en Garibaldi
  • Sergio Caputo Il Garibaldi Innamorato
  • Mariachi Mexicano Mosaico Garibaldi
  • Garibaldi fu ferito... Canzoncina storico-popolare sulla melodia di "Flik Flok" (inno dei Bersaglieri) e reinterpretata recentemente da Francesco Salvi. Curiosamente - e probabilmente proprio a causa di questa filastrocca - le marce veloci tipiche dei Bersaglieri vengono spesso ed erroneamente associate con Garibaldi. Persino all'estero, quando una banda durante le prove suona con ritmo troppo sostenuto, succede che il maestro corregga pronunciando scherzosamente il nome di Garibaldi.
  • Pina Cipriani Evviva Garibaldi
  • Inno Partigiano Garibaldi Brigate d'Assalto

Filmografia

Filatelia

Le emissioni filateliche realizzate in Italia, per onorare l'eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi sono numerose. L'effigie di Garibaldi compare sui primi francobolli commemorativi italiani emessi nel 1910 per celebrare la liberazione della Sicilia e il Plebiscito dell'Italia Meridionale. Questi sono i primi francobolli italiani commemorativi a non recare solo l'effigie del re o lo stemma dei Savoia. Inoltre erano venduti soltanto in Meridione ed in Sicilia con un sovrapprezzo, non indicato sul francobollo, di 5 centesimi ed erano utilizzabili soltanto per la corrispondenza diretta all'ìnterno del regno. Nel 1932 fu dedicata la lunga serie di 17 francobolli per celebrare il cinquantenario della morte. Altri 2 fracobolli vennero emessi nel 1957 per il 150° anniversario della nascita. Il volto di Garibaldi appare anche nella serie del 1959 per il centenario della Seconda guerra di Indipendenza; nella serie del 1960 per il centenario della Spedizione dei Mille; nel 1970 per il centenario della partecipazione di Garibaldi alla guerra Franco-Prussiana e nel 1982 è stato celebrato il centenario della morte. L'ultimo francobollo che gli è stato dedicato è stato emesso il 4 luglio 2007 per il secondo centenario della nascita. Vi è rappresentato in primo piano un ritratto di Garibaldi, sullo sfondo un'immagine della casa natale a Nizza.

Oltre all'Italia anche la Repubblica di San Marino, l'Unione Sovietica, l'Uruguay, gli Stati Uniti d'America ed il Principato di Monaco hanno dedicato delle emissioni filateliche a Giuseppe Garibaldi. La Francia, nonostante sia molto legata alla figura di Garibaldi, non gli ha mai dedicato un francobollo. Nel 2007, in occasione del Bicentenario Garibaldino, un'iniziativa popolare ha indetto una petizione online per far emanare un francobollo dedicato all' Eroe dei due Mondi.

Galleria filatelica italiana

Galleria filatelica estera

Marineria

Nel tempo molte sono le imbarcazioni a lui intitolate:

Lo stesso argomento in dettaglio: Giuseppe Garibaldi (nave).
  • Tra quelle civili, degna di nota è la goletta Leone di Caprera, costruita da emigrati italiani, che, nel 1880, con tre uomini di equipaggio, compì la traversata atlantica dall'Uruguay all’Italia.

Monumenti a Garibaldi

In gran parte delle città italiane esiste almeno una statua di Garibaldi, quasi tutte queste statue hanno una caratteristica comune, in esse lo sguardo di Garibaldi è sempre rivolto verso Roma, città che non riuscì mai a conquistare. La statua presente sull'isola di Caprera invece guarda verso le bocche di Bonifacio in direzione della sua nativa Nizza.

Galleria di Monumenti italiani

Galleria di Monumenti esteri

I figli di Garibaldi

Garibaldi dalla prima moglie Anita Garibaldi, morta nel 1849 presso Ravenna ebbe 4 figli:

Non ebbe figli da Giuseppina Raimondi, che sposò a Fino Mornasco il 16 gennaio 1860 (11 anni dopo la morte della prima moglie Anita), salvo lasciarla poco dopo la cerimonia.

Dalla domestica Battistina Ravello, invece, Garibaldi ebbe:

  • Anita Garibaldi che morì a 16 anni di meningite.

Ebbe tre figli invece dalla seconda moglie Francesca Armosino:

Genealogia di Giuseppe Garibaldi

─> Angelo Garibaldi (ca.1670-1749)
      Sposa Maria Riceto
      │
      └──>Domenico Garibaldi (1709-1747) 
                sposa Giulia 
                │ 
                └─>Angelo Garibaldi (Val Garibaldo 1741-1811) 
                      sposa 1765 Isabella Puccio di Chiavari
                        │
                        │
                        │
           Domenico Garibaldi (1766-1841) 
               sposa Rosa Raimondi (1776-1852)
               ├──>  Maria Elisabetta Garibaldi (1798-1799)
               ├──>  Angelo Garibaldi (1804 - 1853)
               ├──>  Giuseppe Garibaldi (1807-1882) 
               │        * sposa  Anita Garibaldi, (1849) presso Ravenna 
               │           ├──> Domenico "Menotti" Garibaldi (1840-1903)
               │           │   * sposa Francesca Italia Bidischini dall'Oglio (1852-1927) e ne ebbe sei figli
               │           │      ├──>Anita Garibaldi (1875 - 1961)
               │           │      │  * adottò i nipoti della sorella Rosa, figli del figlio di lei, Giulio Ravizza, che pertanto portano il cognome di Ravizza Garibaldi.  
               │           │      ├──>Rosita Garibaldi (1877 - 1964)
               │           │      │  * sposa nel 1897 il conte Vittorio Ravizza d'Orvieto (1874 -1947)
               │           │      │     ├──> Giulio Ravizza  (1898-1950)
               │           │      │     │  * sposa Gabriella Barluzzi
               │           │      │     │    ├──>Maria Stefania Ravizza Garibaldi (1927)
               │           │      │     │    ├──>Giuseppe Filippo Ravizza Garibaldi (1928)
               │           │      │     │    └──>Francesco Ravizza Garibaldi (1933)
               │           │      │     └──> Odoardo Ravizza (1901-1967)
               │           │      ├──>Giuseppe "Peppinello" Garibaldi (1887 1969)
               │           │      │   * sposa Gabriella Maria-Antonietta Rassauw(1887 -)
               │           │      │         └──>Teresa Garibaldi(1925 2002)
               │           │      │                └──>Stefano Garibaldi(1964)
               │           │      │                    Walter Garibaldi (1969) 
               │           │      ├──>Gemma Garibaldi (1878 - 1951)  
               │           │      ├──>Giuseppina Garibaldi (1883 - 1910)
               │           │      └──>Giuseppe Garibaldi (1884 - 1886)
               │           ├──> Teresa Garibaldi (1845-1903), detta Teresita, 
               │           │   * sposa Stefano Canzio (1837-1909)ed ebbe 12 figli.
               │           │      ├──> Mameli Canzio (1862 - 1912/1929)
               │           │      │  * sposa  Clorinda Petito (1876-1959)
               │           │      │     ├──>Giuseppe Canzio ( 1900 -1986) 
               │           │      │     │  *Caterina Tarantola
               │           │      │     ├──>Rosina Canzio (1906 -1988) 
               │           │      │     │ sposa nel 1929 Giuseppe Lo Bianco
               │           │      │     │  ├──>Carla Lo Bianco
               │           │      │     │  └──>Giuseppe Lo Bianco
               │           │      │     ├──>Stefania  Elvira Canzio (1908 - 1990)) 
               │           │      │     │  ├──>Clorinda Canzio
               │           │      │     │  ├──>Davide Campione
               │           │      │     │  └──>Rosetta Caruso                                  
               │           │      │     ├──>Pasquale Canzio (1909 - 1993) 
               │           │      │     │  * sposa nel 1925 Margherita Iole Gravina.
               │           │      │     │     ├──>Mameli Elio Canzio
               │           │      │     │     └──>Giovanni Canzio            
               │           │      │     └──>Stefano Canzio (1910) 
               │           │      │       * sposa nel 1925 Rosa Gravina 
               │           │      │          ├──>Clorinda Lidia Canzio (1942)
               │           │      │          └──>Mameli Elio Canzio  (1947)
               │           │      ├──> Anzani Canzio (1864 -1926)
               │           │      │     └──>Manlio Anzani Canzio (1916 -2002)
               │           │      │       * sposa Rosa Elena Alvarez
               │           │      │          ├──>Maria Antonieta Canzio (1945)
               │           │      │          │  * sposa Zoilo Medina Bastidas(1941)
               │           │      │          │     ├──>Miguel Medina Canzio (1973)
               │           │      │          │     │     ├──>Francisco Miguel Medina 
               │           │      │          │     │     └──>Vanesa Natalia Medina
               │           │      │          │     ├──>Janet Nadia Medina  (1977)
               │           │      │          │     ├──>Cinthya Giovanna Medina (1983)
               │           │      │          │     └──>Susan Mery Medina (1985)
               │           │      │          ├──>Jose Anzani Canzio (1947)
               │           │      │          ├──>Carlos Alberto Canzio (1950)
               │           │      │          │  * sposa Doris Bertha Ildefonso (1952)
               │           │      │          │     ├──>Claudia Patricia Canzio (1972)
               │           │      │          │     │     ├──>Nicole Argelis Suematzu 
               │           │      │          │     │     └──>Mishelle Vaness Suematzu                
               │           │      │          │     └──>Carlos Anzani Canzio (1978)
               │           │      │          ├──>Mario José Canzio (1956)
               │           │      │          │  * sposa Elena Leonor Julca Patiño(1958)
               │           │      │          │     ├──>Jacqeline Angela Canzio (1988)
               │           │      │          │     └──>Stefani Elena Canzio  (1986)
               │           │      │          └──>Luis Arturo Canzio (1958)
               │           │      │             * sposa María Eugenia Murias(1962)
               │           │      │                └──>Renzo Anzani Canzio(1989) 
               │           │      ├──> Lincoln Canzio (1865 - 1870)
               │           │      ├──> Annita Canzio  (1866 - 1878)
               │           │      ├──> Brown Canzio   (1867 - [[]])
               │           │      ├──> Leo Canzio (1869 - [[]])
               │           │      │  * sposa  Jole Rossi
               │           │      ├──> Decio Canzio (1870 - 1955)
               │           │      │  * sposa  Luigia Lenci  
               │           │      │     ├──>Stefano Canzio (1898-1976) 
               │           │      │     │  * sposa  Paola Confalonieri 
               │           │      │     │     └──>Decio Canzio (1930)
               │           │      │     │        * sposa Silviana Vercelli 
               │           │      │     │           └──>Stefano Canzio (1966)
               │           │      │     ├──>Michele Canzio (1901)
               │           │      │     │  * sposa Maria Canzio
               │           │      │     │     ├──>Giuseppe Canzio 
               │           │      │     │     └──>Maria Luisa Canzio 
               │           │      │     └──>Giovanni Canzio  (1902) 
               │           │      │        * sposa  Pina Pastori 
               │           │      │           ├──>Stefania Canzio 
               │           │      │           └──>Luigia Canzio  (1930)
               │           │      ├──> Cairoli Canzio(1872)
               │           │      │  * sposa  Elsa Fazzari
               │           │      │     ├──>Stefania Canzio  (1912- 1968)
               │           │      │     │  * sposa  Mario Sabatini 
               │           │      │     │     └──>Andrea Sabatini 
               │           │      │     │           └──>Mario Sabatini 
               │           │      │     ├──>Stefano Canzio (1915 - 1991)
               │           │      │     │  * sposa nel 1946 Velia Ricciotti, discendente di Nicola Ricciotti 
               │           │      │     │     ├──>Elsa Canzio 1946
               │           │      │     │     ├──>Corrado Canzio (1948 - 2002)
               │           │      │     │     │ * sposa nel 1972 Eva Kallinger
               │           │      │     │     │    ├──>Stefano Canzio 1972
               │           │      │     │     │    └──>Walter Canzio 1975
               │           │      │     │     └──>Alessandro Canzio detto Cino 1954
               │           │      │     │       * sposa Morlupo Francesca Pintus 
               │           │      │     │          └──>Stefano Canzio 1992
               │           │      │     └──>Anna Francesca  Canzio  (1908 o 1918 - 1998) 
               │           │      │        * sposa  Giacomo Chiesa 
               │           │      │           ├──>Luciana Chiesa  ( -2002)
               │           │      │           │  * sposa  Lombardo
               │           │      │           ├──>Marisa Chiesa 
               │           │      │           │  * sposa  Gianni Pieragostini
               │           │      │           └──>Viviana Chiesa  
               │           │      │             * sposa  Mimmo Quagliero
               │           │      ├──> Foscolo Canzio (1873 - 1906)
               │           │      │  * sposa  Elsa Fazzari
               │           │      │     └──>Teresita Canzio (1905) 
               │           │      │        * sposa  Eugenio Tolva 
               │           │      │           └──>Maria Grazia Tolva (1927-1984)
               │           │      │              * sposa  Oscar Guglielmelli
               │           │      │                ├──>Barbara Guglielmelli (1955)
               │           │      │                └──>Paolo Guglielmelli (1958) 
               │           │      ├──> Giuseppe Canzio(1875 - 1875)
               │           │      ├──> Giuseppe Canzio(1876 - 1876)
               │           │      ├──> Rosa Carlotta Canzio(1877 - )
               │           │      ├──> Annita Canzio(1879 - )
               │           │      │        * sposa  Riccardo Camerini
               │           │      ├──> Francesca Carlotta Canzio(1881 - 1961)
               │           │      │        * sposa  Sabato Angrisani
               │           │      ├──> Giuseppe Garibaldi Canzio (1883 - 1949)
               │           │      │  * sposa  nel 1905 Maria Teresa Ceretti
               │           │      │     ├──>Garibalda Teresita Concetta Canzio (1907) 
               │           │      │     ├──>Garibalda Canzio (1908 -1908) 
               │           │      │     └──>Stefania Canzio (1910) 
               │           │      └──> Garibalda Canzio (1886-1969)
               │           │        * sposa Riccardo Camerini
               │           ├──> Rosa Garibaldi, detta Rosita, morta all'età di 2 anni a Montevideo (1843 - 1845)
               │           └──> Ricciotti Garibaldi (1847-1924)
               │              * sposa Costance Hopcraft (1853-1941)
               │                 ├──>Giuseppe Garibaldi (1875 - 875)
               │                 ├──>Costance Rosa Garibaldi (1876-1958)      
               │                 ├──>Anita Italia (1878-1962)
               │                 ├──>Peppino Garibaldi (1879 - 1950)
               │                 │  * sposa Maddalyn Nichols
               │                 ├──>Irene Teresa Garibaldi (1880-1880]])
               │                 ├──>Ricciotti Garibaldi jr (Roma 1881 - ivi, 1951) 
               │                 ├──>Menotti Garibaldi jr (1884 - Sri Lanka 1934)
               │                 ├──>Sante Garibaldi (1885-1946)
               │                 │  * sposa Beatrice Borzatti
               │                 │     └──>Annita Garibaldi (1942)
               │                 ├──>Arnaldo Garibaldi (1887-1888)
               │                 ├──>Bruno Garibaldi (1889 - m. nellle Argonne, 1914)
               │                 ├──>Costante Garibaldi (Roma 1892 - Argonne 1915)
               │                 ├──>Ezio Garibaldi (1894 - 1969)
               │                 │  * sposa Hope  Mac Michael
               │                 │    └──>Anita Garibaldi (1931)
               │                 │     * sposa 
               │                 │        └──>Francesco Garibaldi-Hibbert
               │                 │        * sposa Cristina Frigerio
               │                 │           └──>Jousè Lorenzo Garibaldi (2006)
               │                 │  * sposa Erika Knopp
               │                 │     ├──>Giuseppe Garibaldi (1947) 
               │                 │     └──>Vittoria Garibaldi (1950)
               │                 └──>Giuseppina 'Josephine' Garibaldi (1895-1971)
               │        * sposa  1860 Giuseppina Raimondi ma la lascia poco dopo la cerimonia
               │        * con domestica Battistina Ravello
               │           └──>Anita Garibaldi che morì a 16 anni di meningite.
               │        * sposa 1880 Francesca Armosino
               │           ├──>Clelia Garibaldi (1867 - 1959)
               │           ├──>Rosita, morta piccola (1869 - 1869)
               │           └──>'Manlio Garibaldi (1873 - 1900)
               ├──>  Michele Garibaldi (1810 - 1866)
               └──>  Felice Garibaldi (1813 - 1855)

Il nome Garibaldi

In Islanda ancora oggi si usa dare il nome Garibaldi come primo o secondo nome di battesimo.[senza fonte]

Voci correlate

Note

  1. ^ Conferenza svolta nella primavera del 2007 presso l'Istituto per l'Oriente di Roma.
  2. ^ Alcune sue province, come l'Egitto, s'erano di fatto già rese autonome fin dal 1805, con Mehmet Ali, mentre altre, come la Grecia, ambivano alla più totale indipendenza.
  3. ^ Non è però del tutto escluso che tale definizione potesse avere a che fare anche con gli ideali della Massoneria che, del resto, Garibaldi abbracciò più tardi con forte convinzione.
  4. ^ Leggendo qua e là, «La Settimana Enigmistica», 2007, 3924, ISSN 1125-5226
  5. ^ L'appellativo di "dittatore" è da riferirsi alla figura del dictator, una magistratura dell'antica Repubblica Romana cui erano assegnati pieni poteri per risolvere emergenze.
  6. ^ Fa riferimento a tali fatti la voce Strage di Bronte, lo scrittore e volontario garibaldino Cesare Abba, La "Storia della Sicilia" di editoriale Agorà e Bronteinsieme.it
  7. ^ Fonte: Herbert Mitgang, storico e editorialista del New York Times, al quale si deve una ricostruzione dettagliata della vicenda
  8. ^ Questo fatto venne celebrato in una ballata popolare su un ritmo di una marcia dei bersaglieri

Bibliografia

Scritti di Garibaldi

  • Memorie, pubblicate da A. Dumas; prima versione di L. E. Tettoni, Milano, 1860.
  • Le memorie, Nella redazione definitiva del 1872, a cura della reale commissione, Bologna-Rocca S. Casciano, 1932.
  • I mille, Torino, 1874.
  • Cantoni il volontario, romanzo storico, Milano, 1909, che ha come protagonista il garibaldino forlivese Achille Cantoni, eroicamente caduto a Mentana
  • Elisabetta d'Ungheria: dramma storico in cinque atti, Roma, 1879.
  • Manlio: romanzo contemporaneo; a cura di Maria Grazia Miotto; introduzione di Graziano Gug, Napoli, 1982.

Nell’ Edizione nazionale degli scritti di Giuseppe Garibaldi sono stati pubblicati 6 volumi a Bologna dall’editore Cappelli negli anni 1936-1937. La pubblicazione è ripresa a cura dell’ Istituto per la storia del Risorgimento italiano, che negli anni 1973-1997 ha pubblicato 10 volumi dell’ Epistolario (volumi 7-16 dell’edizione nazionale).

Scritti su Garibaldi

  • C. Agrati, I Mille nella storia e nella leggenda, Milano, A. Mondadori, 1933;
  • Alexandre Dumas, GARIBALDI IN SUD AMERICA ,Milano, L.E. Tettoni, 1860;
  • Felix Mornard, Garibaldi, Parigi, Faure, 1866;
  • Jesse White Mario, "Vita di Giuseppe Garibaldi" , Milano, 1882;
  • Dennis Mack Smith, Cavour and Garibaldi, 1860. A Study in political Conflict, Cambridge;
  • C.U. Press, 1954 (trad. ital.: Garibaldi e Cavour nel 1860, Torino, Einaudi, 1958).
  • Candido, Salvatore, Giuseppe Garibaldi, corsaro Rio-grandense (1837-1838), Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, 1964
  • Milani Mino, Giuseppe Garibaldi: biografia critica, Milano, Mursia, 1982
  • Monsagrati, Giuseppe, Garibaldi Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. CII, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1999, pp. 315-331
  • Scirocco, Alfonso, Garibaldi: battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, Roma-Bari, Laterza, 2001
  • Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, Torino, Einaudi, 1962.
  • Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, Scritti sul 1860 nel centenario, Roma, Tip. Regionale, 1960.
  • Ufficio Storico - Stato Maggiore Esercito. Cesari Cesare. La campagna di Garibaldi nell'Italia Meridionale. (1860). 1928, Roma;
  • Ufficio Storico - Stato Maggiore Esercito. Autori Vari. Garibaldi condottiero. 1957, Roma;
  • Ufficio Storico - Stato Maggiore Esercito. Autori Vari. Il generale Giuseppe Garibaldi, 1982, Roma;
  • Ufficio Storico - Stato Maggiore Esercito. Tamborra Angelo. Garibaldi e l'Europa. 1983, Roma;
  • Ufficio Storico - Stato Maggiore Esercito. Mola Alessandro Aldo. Garibaldi Generale della Libertà. Atti del convegno Internazionale. 1984, Stabilimento Grafico, Gaeta;
  • Ufficio Storico - Stato Maggiore Esercito. Brancaccio Nicola. Garibaldi a Talamone. (1860). In: Memorie Storiche Militari. 1909. 1909, Roma, pp. 7-35;
  • Del Boca Lorenzo, Indietro Savoia! Storia controcorrente del Risorgimento italiano, Piemme,
  • Del Boca Lorenzo, Maledetti Savoia, Piemme,
  • Oneto Gilberto, L'Iperitaliano. Eroe o cialtrone? Biografia senza censure di Giuseppe Garibaldi, Il Cerchio, Rimini 2006;
  • Sauro Mattarelli, Claudia Foschini, Memoria e attualità dell'epopea garibaldina, Longo, Ravenna 2002;
  • Alfredo Oriani, Don Giovanni Verità e altri scritti sul 1848-49, a cura di Ennio Dirani, Longo, Ravenna 1999;
  • Anton Giulio Barrili, Con Garibaldi alle porte di Roma, a cura di Francesco De Nicola e Vincenzo Gueglio, Gammarò Editori, 2007

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Collegamenti esterni

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Moneta commemorativa sanmarinese per il bicentenario della nascita
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