Giuseppe Beleno

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Giuseppe Beleno
Lapide commemorativa sulla Strada degli Artiglieri a Rovereto
NascitaFossato di Vico, 31 ottobre 1863
MorteGorizia, 1º novembre 1916
Cause della morteferite riportate in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata esercito
ArmaArtiglieria
Gradomaggiore
Decorazionimedaglia d'oro al valor militare
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Giuseppe Beleno (Fossato di Vico, 31 ottobre 1863Gorizia, 1º novembre 1916) è stato un militare italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Arruolato nel Regio esercito, combatté in Libia e il 28 settembre 1912 fu decorato con una medaglia di bronzo.[1] Nella prima guerra mondiale, in servizio nel 28º Reggimento "Pavia", partecipò alla nona battaglia dell'Isonzo, come maggiore ausiliario nel 5º Reggimento artiglieria da fortezza, distinguendosi per il coraggio nell'affrontare gli avversari. Andato in avanscoperta fin oltre la prima linea per preparare l'avanzata delle truppe italiane, rimase per due giorni sotto il fuoco austriaco, fino ad essere ferito a morte.

Sem Benelli nel 1918 gli dedicò il volume di discorsi patriottici intitolato Parole di battaglia.

Il 7 agosto 1919 gli fu conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Ad Alessandria gli fu intitolata una caserma, dichiarata monumento nazionale il 17 maggio 1943 (il provvedimento in seguito è stato abrogato con DPR n. 248 del 13 dicembre 2010).

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Fulgida figura di comandante e di combattente, sul Grafemberg, sul Sabotino, a Santa Caterina, a Castagnevizza, diresse impavido il fuoco delle proprie batterie sempre sulle primissime linee, che egli spesse volte oltrepassò per spingersi ad immediato contatto dell’avversario e scrutarne le mosse e gli intendimenti, destando ovunque ammirazione per il suo eroismo divenuto quasi leggendario fra le truppe. Per assicurarsi personalmente di aver ben preparato l’attacco delle nostre fanterie e per poterle meglio accompagnare nei loro sbalzi, si portò in un punto avanzatissimo e, splendido esempio di valore e delle più elette virtù militari, vi rimase per circa due giorni, intrepido e sereno, sotto violento bombardamento avversario di ogni calibro fino a che, colpito in pieno da una granata nemica, vi lasciò eroicamente la vita. Gorizia, 1º novembre 1916.[3]»
— .

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Renzo Catellani e Gian Carlo Stella, Soldati d'Africa: 1897-1913, su books.google.it, p. 146. URL consultato il 3 maggio 2014.
  2. ^ Archivio storico dell'Associazione storica Cimeetrincee
  3. ^ Scheda nel sito ufficiale del Quirinale