Giulio Caradonna

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giulio Caradonna

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato12 giugno 1958 –
14 aprile 1994
LegislaturaIII, IV, V, VI, VIII, IX, X, XI
Gruppo
parlamentare
Movimento Sociale Italiano (III, IV, V, VI); Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale (VIII, IX, X, XI)
CollegioRoma (III, IV, V, VI, VIII, IX, X e XI)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoMSI
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza e scienze politiche
ProfessioneAvvocato

Giulio Caradonna (Roma, 5 febbraio 1927Roma, 18 novembre 2009) è stato un politico italiano, del Movimento Sociale Italiano, fu deputato per otto legislature, dal 1958 al 1976 e dal 1979 al 1994.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del dirigente fascista Giuseppe Caradonna[1] (18911963), a 16 anni aderì alla Repubblica Sociale Italiana.[2] Nel 1958 è stato eletto alla Camera dei deputati, nel collegio di Roma-Viterbo-Frosinone-Latina, con il MSI. Presidente del "FUAN" fino al 1955, poi segretario del Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori fino al 1967, il 16 marzo 1968 guidò, insieme a Giorgio Almirante, Massimo Anderson e Luigi Turchi, i circa 200 militanti di MSI e di Volontari Nazionali che attaccarono la facoltà di Lettere dell'Università di Roma "La Sapienza" per fermare l'occupazione del Movimento Studentesco.[3][4]

Nel 1973, dopo la guerra del Kippur, si recò al Museo dell'Olocausto di Gerusalemme per deporre una corona di fiori.[5] Non venne eletto nel 1976, ma tornò poi in Parlamento nel 1979, dove restò fino al 1994[6]. Sua cugina Silvana, con cui aveva dei dissapori, fu la leader del coordinamento femminile di tale partito e, per indicarne le militanti coniò il neologismo "Donniste". Massone, nel 1981 si scoprì che era iscritto alla P2 e per questo fu espulso dal partito, salvo poi essere successivamente riammesso.[7][8]

Nel 1992 ricevette due voti al decimo scrutinio delle elezioni del Presidente della Repubblica. Non fu ricandidato alle elezioni politiche del 1994[2] e non ha aderito ad Alleanza Nazionale, visto le forti divergenze ideologiche con il segretario Gianfranco Fini.

Nel 1995 sulle pagine del Corriere della Sera Dario Fertilio lo ha definito l'"ex picchiatore per antonomasia".[9] Pochi giorni dopo, in una lettera al quotidiano, ha negato di avere "mai svolto la funzione di picchiatore", ricordando invece di essere invalido agli arti inferiori.[10] Nel 2000 ha fatto causa all'associazione Isole nella Rete riguardo ad un dossier[11] sul suo passato politico e di picchiatore ospitato sul sito, sostenendo che tali contenuti fossero diffamatori nei suoi confronti e chiedendo un risarcimento. Nel 2004 la domanda è stata rigettata perché infondata.[12]

Ha lavorato con Giuseppe Ciarrapico. Nel 2006 è diventato amministratore unico della sua società "Partecipazioni e Consulenze".[13] Si è dichiarato vicino a Forza Nuova,[13] ma per le elezioni del 2008 ha esortato a votare Il Popolo della Libertà.[14]

Muore a Roma il 18 novembre 2009 all'età di ottantadue anni.[15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Franco Cardini, Padre Pio, una cosa è la storia, un'altra la fede, su toscanaoggi.it, Toscana Oggi, 7 novembre 2007. URL consultato l'8 aprile 2008.
  2. ^ a b Guido Credazzi, Caradonna querela Fini: ingiuria me e tollera i nazimaoisti, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 20 febbraio 1994. URL consultato il 31 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2015).
  3. ^ Morire di politica, su lastoriasiamonoi.rai.it, La Storia siamo noi. URL consultato il 31 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2007).
  4. ^ 16 marzo, assalto a giurisprudenza, ferito Scalzone, su ansa.it, ANSA. URL consultato il 31 marzo 2008.
  5. ^ Giovanni Belardelli, Le scelte del Msi e quella missione a Gerusalemme nel '73, in Corriere della Sera, 24 novembre 2003, p. 13. URL consultato il 31 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2014).
  6. ^ La Camera dei Deputati
  7. ^ Luigi Cipriani, Stay behind. Appunti sull'anticomunismo dal dopoguerra ad oggi, su fondazionecipriani.it, Fondazione Luigi Cipriani. URL consultato il 31 marzo 2008.
  8. ^ Gianni Barbacetto, Dalla P2 alla P3: il passaggio, su carmillaonline.com, Carmilla on line, 26 ottobre 2003. URL consultato il 31 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2007). Vedi anche Lista degli appartenenti alla P2.
  9. ^ Dario Fertilio, La svolta: fiamma che va, destra che viene, in Corriere della Sera, 24 gennaio 1995, p. 31. URL consultato il 31 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2014).
  10. ^ Giulio Caradonna, "non ho mai fatto il picchiatore", in Corriere della Sera, 4 febbraio 1995, p. 33. URL consultato il 31 marzo 2008.
  11. ^ < Dossier del CSOA La Strada sulla destra italiana, su isole.ecn.org. URL consultato il 16 aprile 2011.
  12. ^ Tribunale di Roma, Sentenza n. 3687, Cronologico n. 26485, Repertorio n. 2978/04, disponibile su Isole nella Rete, su isole.ecn.org. URL consultato il 31 marzo 2008.
  13. ^ a b Mario Sensini, Economia e politica, il ritorno di Ciarrapico, su corriere.it, Corriere della Sera, 24 febbraio 2006. URL consultato il 31 marzo 2008.
  14. ^ Caradonna: «Votare Pdl per fermare il bolscevismo», su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 4 aprile 2008. URL consultato il 4 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2014).
  15. ^ Filippo Ceccarelli, Addio a Caradonna un fascista da film, su roma.repubblica.it, Roma La Repubblica.it, 19 novembre 2009. URL consultato il 19 novembre 2009.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]