Giudizio universale (De Veris)

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Giudizio universale
AutoreFranco e Filippolo de Veris
Data1400
Tecnicaaffresco
UbicazioneChiesa di Santa Maria dei Ghirli, Campione d'Italia
Coordinate45°57′47.37″N 8°58′07.97″E / 45.963157°N 8.968881°E45.963157; 8.968881

Il Giudizio universale di Franco e Filippolo de Veris è un grande affresco conservato nel lato meridionale esterno della chiesa di Santa Maria dei Ghirli di Campione d'Italia.[1] Risale al 1400 ed è una delle opere più interessanti pervenuteci del gotico internazionale lombardo, nel filone espressivo-grottesco, lo stesso di Belbello da Pavia.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Considerato il capolavoro della bottega di padre e figlio De Veris, è ricordato nell'attribuzione e nella datazione (completato il 23 giugno 1400 sulla base di un precedente affresco del secolo precedente[2]) da un'iscrizione, oggi illeggibile, ma trascritta da Gerspach e Toesca (una copia antica della stessa scritta, incisa in marmo, si trova murata nel primo pilastro del portico). La scoperta degli autori dell'opera avvenne solo nel 1912[1].

L'opera è composta di due zone: una superiore, di dimensioni maggiori e di qualità superiore, forse opera del padre Franco, e una inferiore, con le torture dell'Inferno.

Nella parte superiore Cristo giudice siede su un trono d'impianto architettonico gotico, dominato dalle figure di Adamo ed Eva[2] e contornato da angeli riccamente abbigliati, i quali recano gli strumenti della Passione; ai lati, gruppi di dannati e di beati dipinti con particolare realismo. Alla destra di Cristo si possono osservare, tra i vari soggetti, un frate attaccato da un angelo e una monaca nel procinto di scoprirsi il seno, simboli di corruzione interna alle comunità di religiosi[2].

L'inferno, su sfondo rosso cupo, è rappresentato con crudo realismo, con i vari tormenti inflitti ai peccatori. Tra di essi, si identificano Giuda Iscariota, una donna che uccide un bambino, alcuni serpenti e un'altra donna su una graticola.[2]

All'estrema destra si trova una scena cortese, dove un giovane aristocratico, riccamente abbigliato, sta in piedi davanti a una donna e le dedica una canzone,[2] mentre alla sua sinistra un servo grottesco suona un rabel, una sorta di viola, e sembra battere il tempo col piede destro. Alle spalle del suonatore, una suora inginocchiata sotto a un minaccioso cappio.[2] Il carattere trascendentale dell'affresco viene indicato in alto dal Sole, dalla Luna e dalle figure allegoriche dei quattro elementi (aria, terra, fuoco, acqua).

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bartolini, p. 175.
  2. ^ a b c d e f Bartolini, p. 176.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franco Bartolini, I segreti del Lago di Como e del suo territorio, Cermenate, New Press Edizioni, 2016 [2006].

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