Pierio Valeriano

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Pierio Valeriano

Giovanni Pietro Bolzani Dalle Fosse meglio noto con gli pseudonimi di Pierio Valeriano, Bolzanio Pierio o, semplicemente, Valeriano (Belluno, 3 febbraio 1477Padova, 1558) è stato un umanista, teologo e scrittore italiano. Fu allievo di Andrea Giovanni Lascaris.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato da Lorenzo Dalle Fosse, fabbro, e da Domenica Ballerini, proveniva da una famiglia di artigiani originari di Bolzano, villaggio nei pressi di Belluno (da cui l'epiteto "Bolzanio"). Non erano dunque nobili le sue origini, sebbene con lo pseudonimo di Pierio Valeriano, adottato nel 1523 su consiglio di Marcantonio Sabellico, volesse sostenere una discendenza illustre dai romani Valeriani, citati su alcune epigrafi da lui scoperte.

Dopo la morte del padre, nel 1486, la famiglia si trovò in gravi condizioni economiche e il giovane Valeriano poté proseguire gli studi al prezzo di grandi sacrifici. Dapprima fu allievo di Giosippo Faustino, ma fondamentale fu l'interessamento dello zio Urbano Dalle Fosse, che lo volle con sé a Venezia (1493); qui gestiva una scuola di lingua greca e collaborava con l'editore Aldo Manuzio.

Giunto in seguito a Roma, Bolzanio fu assunto nella corte papale e ottenne la cattedra d'eloquenza al Collegio Romano, l'Università del Pontefice. Ordinato in seguito presbitero ottenne una missio canonica a Belluno. Nel 1527 lasciò tuttavia per sempre la città natale per recarsi a Bologna, poi a Ferrara e infine a Padova dove visse fino alla morte.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

L'opera principale di Bolzanio sono gli Hieroglyphica, sive de sacris Aegyptiorum aliarumque gentium litteris commentariorum libri LVIII, composti da ben 60 libri ognuno dei quali si occupa della descrizione di un animale di una pianta o di una parte del corpo. In quest'opera Valeriano interpreta i geroglifici egiziani come esprimenti una lingua sapienziale.

Importante anche il suo intervento nell'ambito della questione della lingua con il Dialogo della volgar lingua, legato alla divulgazione delle idee trissiniane. Realizzato non prima del 1524, fu pubblicato postumo nel 1620. Si segnala per la particolare attenzione ai fenomeni dell'oralità. Nello stesso anno sempre postumi furono stampati l'opuscolo L'infelicità dei letterati (De litteratorum infelicitate), scritto nel 1528, e gli Antiquitatum Bellunensium sermones quattuor.

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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