Giovanni Francesco Sagredo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

«Ho preso estremo diletto nel sentire, che il Signor Niccolò Sagredo nipote del mio Idolo continui nelle curiosità del Zio...[1]»

Giovanni Francesco Sagredo ritratto da Leandro Bassano (1557-1622)

Giovanni Francesco Sagredo (Venezia, 19 giugno 1571Venezia, 5 marzo 1620) è stato un nobile italiano che, interessato alla fisica, fu sperimentatore e costruttore di strumenti scientifici. Fu grande amico di Galileo Galilei, conosciuto nel periodo padovano.

Stemma Sagredo

Biografia [2][modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Francesco Sagredo nacque a Venezia da Niccolò e Cecilia Tiepolo il 19 giugno del 1571. Conobbe Galilei probabilmente a Venezia, dove lo scienziato spesso si recava provenendo da Padova. I due forse s'incontrarono nel circolo di intellettuali (il "ridotto Morosini") presso il palazzo sul Canal Grande dei fratelli Morosini [3] o forse Sagredo aveva conosciuto Galilei seguendone le lezioni private.

Portato per la ricerca scientifica, Sagredo studiò ottica, termometria e, in particolare, ebbe grande interesse per i fenomeni legati al magnetismo. Galilei gli aveva mandato delle calamite armate [4], usate da lui stesso nei propri intensi studi sui magneti (1600-1609) che affascinavano Sagredo, tanto che riferiva in una lettera a Galilei di voler scrivere a William Gilbert (1544-1603), autore del De Magnete (Londra, 1600), per «avere la sua amicitia» [5]. Galilei stesso si attivò affinché il Granduca di Toscana Ferdinando I (1549-1609) acquistasse per una notevole somma di denaro una potente calamita per gli esperimenti di Sagredo.

Sagredo intervenne spesso a favore di Galileo: lo raccomandò ai Riformatori dello Studio di Padova affinché gli aumentassero lo stipendio, garantì i prestiti che aveva chiesto per la dote delle sorelle e l'ospitò nei suoi possedimenti in Cadore e nel suo palazzo veneziano per assistere a feste e regate e lo invitò a soggiornare nella città fortificata di Palmanova, dove aveva l'incarico di tesoriere (1605-1607).

Dopo essere rientrato dalla Siria, dove era stato inviato come console dal governo veneziano, seppe che Galilei era andato a Firenze come Primario Matematico e Filosofo del Granduca di Toscana. Sagredo, mosso da tristi presentimenti, il 13 agosto 1611 scrisse all'amico che era rimasto molto dispiaciuto che avesse rinunciato alla protezione della repubblica veneziana trasferendosi a Firenze e lo avvertiva di stare attento al «tempestoso mare della Corte» fiorentina e ai «furiosi venti della emulatione» [6]

Anche se lontani, i due amici continuarono a frequentarsi per corrispondenza discutendo di fisica, di morale, dandosi reciproci consigli e inviandosi doni sino al 1620, quando Sagredo morì.

Il grande affetto di Galilei per l'amico, che chiama «il mio Idolo», è dimostrato dall'aver attribuito, con il permesso del fratello del nobile veneziano, il nome di "Sagredo" all'acuto interlocutore delle sue più importanti opere: il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (Firenze, 1632)[7] e i Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica e ai moti locali (Leida, 1638).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lettera di Galilei del 1622 a Fulgenzio Micanzio
  2. ^ Fonte principale: Museo Galileo
  3. ^ Andrea Morosini in Dizionario Biografico – Treccani
  4. ^ Erano calamite rivestite con fasce di ferro disposte in modo tale da accrescere l'attrazione.
  5. ^ Atti e memorie dell'Accademia galileiana di scienze lettere ed arti in Padova, Volume 120,Parte 3, p.29, l'Accademia, 2007
  6. ^ Boris G. Kuznecov, Galileo, Edizioni Dedalo, 1979 p.163
  7. ^ «Molti anni fa mi si poteva incontrare nella splendida città di Venezia a discutere con signor Giovanni Francesco Sagredo, un nobile di grande acume.» (In G. Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo)

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN160550215 · ISNI (EN0000 0001 0809 4062 · SBN SBNV024717 · CERL cnp01278969 · LCCN (ENno2014039978 · GND (DE143132474 · BNF (FRcb169460344 (data) · J9U (ENHE987007601251205171 · WorldCat Identities (ENlccn-no2014039978