Giovanni Duca

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Giovanni Duca
Il colonnello di stato maggiore Giovanni Duca
NascitaTorino, 5 novembre 1896
MorteVerona, 28 agosto 1944
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
GradoColonnello
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
Guerra di liberazione italiana
BattaglieBattaglia di Vittorio Veneto
Comandante di7º Reggimento di fanteria
Regia Accademia Militare di Modena
Decorazionivedi qui
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Giovanni Duca (Torino, 5 novembre 1896Verona, 28 agosto 1944) è stato un militare e partigiano italiano, comandante dell'Accademia militare di Modena dal 1942 all'armistizio dell'8 settembre 1943 e successivamente decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Torino il 5 novembre 1896, figlio di Alfredo e Paola Vallerano.

Nel Regio esercito[modifica | modifica wikitesto]

Arruolato come ufficiale nel Regio Esercito combatté durante la prima guerra mondiale, dove fu ferito e decorato con la Medaglia di bronzo e la Croce di guerra al valor militare. Durante il corso degli anni trenta svolse mansioni di addetto militare presso le ambasciate italiane in Belgio, nei Paesi Bassi e in Portogallo. Tra il 1939 e il 1940 divenne responsabile della sezione "offensiva" del Servizio Informazioni Militare. Nel corso del 1941 assunse il comando del 7º Reggimento di fanteria sul fronte albanese, dove fu decorato con una seconda Medaglia di bronzo al valor militare.

Nel 1941-1942 Duca fu Comandante militare delle isole Cicladi, carica che lasciò nell'estate del 1942 quando a capo dell'amministrazione delle isole fu insediato un Commissario civile. In seguito fu nominato comandante della Regia Accademia Militare di Modena.

Dopo l'armistizio[modifica | modifica wikitesto]

L'8 settembre 1943, all'annuncio dell'armistizio il colonnello Duca si trovava con i circa 300 cadetti del corso del 1943 sulla strada di ritorno dal campo estivo presso le Piane di Mocogno in direzione di Modena. Non avendo ordini su da farsi, con una scarsissima disponibilità di munizioni ed avendo avuto notizia dell'attacco delle truppe tedesche alle caserme di Modena e al distaccamento dell'Accademia presso il Palazzo Ducale di Sassuolo, decise di portare la colonna presso il paese di Monchio, in previsione di riunirsi eventualmente agli allievi della Scuola Allievi Ufficiali di Complemento d'Artiglieria di Lucca. Degenerata rapidamente la situazione militare e la compattezza delle truppe, il 10 settembre decise infine lo scioglimento "temporaneo" del corso, divise in quattro parti la bandiera di combattimento e lasciò liberi i cadetti con l'ordine di attendere comunicazioni sulla riunione del corso che prevedeva potesse essere fatta in Italia centrale.

Il colonnello Duca s'impegnò quindi contro i tedeschi organizzando le prime resistenze nella zona Pavullo-Lama Mocogno; aveva con sé due battaglioni e uno squadrone di allievi ufficiali, attorno alle sue forze cominciarono a raggrupparsi i primi nuclei partigiani. La disponibilità di armi in gran quantità fu tra le cause che portarono alla formazione dei primi nuclei di resistenza nella Val Dragone e indirettamente alla Strage di Monchio ed alla Repubblica di Montefiorino.

Giunto in seguito fortunosamente a Roma trovò gli uffici del Ministero della guerra deserti e decise di ritornare verso Nord. Preso contatto con il comando militare del Regno del Sud, su indicazione del Servizio informazioni militare, contattò esponenti del CLN e tentò di creare una rete di informatori e fiancheggiatori fidando nei rapporti stabiliti negli anni precedenti, finendo poi probabilmente per essere tradito e denunciato.

Durante una missione, fu catturato col figlio dalle SS. I tedeschi non riuscirono ad ottenere dal colonnello nessun'informazione utile, nonostante le torture inflittegli e la disperata angoscia per l'avvenuto arresto della moglie e della figlia. Costretto per cinque mesi a vivere in una cella stretta e buia, fu ucciso dai fascisti nella stanza delle torture, quasi negli stessi giorni in cui moriva a Mauthausen il figlio, che vi era stato deportato. Fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria per il suo contributo alla formazione delle prime bande di partigiani nell'appennino modenese. Gli è stata intitolata una caserma a Montorio Veronese.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante dell’Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria organizzava con due battaglioni ed uno squadrone allievi le prime resistenze contro l’invasione tedesca nella zona Pavullo - Lama Mocogno e raggruppava intorno alle sue forze i primi partigiani iniziando con essi l’accanita lotta tra le giogaie dell’Appennino Emiliano. Dopo avere messo in salvo la gloriosa bandiera dell’Accademia, si portava, per ordine ricevuto dal Comando Supremo, nell’Italia settentrionale assolvendo con grande capacità e sprezzo del pericolo compiti organizzativi. Catturato dalle SS. unitamente al giovane figlio che gli era compagno in una pericolosa missione, manteneva il più fiero silenzio nonostante il bruciante dolore per le torture inflittegli e la disperata angoscia per l’avvenuto arresto della moglie e della figlia. Con il corpo fiaccato per il martirio, ma con l’animo sorretto dal senso dell’onore che fu luce della sua vita, dopo cinque mesi di agonia in una buia e stretta cella, che era tomba dei vivi, veniva barbaramente soppresso nella stanza delle torture riunendosi, nel cielo degli Eroi, all’amato figlio, contemporaneamente deceduto al Campo di concentramento di Mauthausen ove era stato deportato. Fulgida figura di soldato tutta dedicata al dovere e alla Patria e che ha preferito la morte al disonore. Verona, 28 agosto 1944.»
— Decreto del 1 luglio 1948[1]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un reggimento, in breve tempo organizzava con rara perizia l’attacco di munitissime posizioni nemiche in un settore particolarmente aspro e difficile. Nel corso dell’azione, mentre i suoi battaglioni erano lanciati all’assalto, si portava tra i reparti avanzati, nonostante il violento fuoco nemico, dando con la sua presenza animatrice esempio di ardimento e sprezzo del pericolo. Qafa e Gurt (fronte greco), 14-16 aprile 1941.»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una compagnia mitragliatrici, giungeva in una nuova posizione, dopo un’aspra lotta altrove sostenuta, e cooperava spontaneamente col proprio reparto all’azione condotta da truppe laterali, facendo prigionieri alcuni nemici e contribuendo al buon esito dell’operazione. Monte Asolone, 20 dicembre 1917.»
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante quattro giorni di combattimento, sotto intenso fuoco nemico, fu intelligente ed instancabile coadiutore del comandante del reggimento, spingendosi ripetutamente nelle prime linee per riconoscere la situazione e recare ordini. Piave, 26-28 ottobre 1918.»

Note Medaglia d'Argento al V.M. - Bosco Varagna 11 maggio 1916 B.U. 1917 disp. 4 pag. 152[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 28 ottobre 1948 – Presidenza registro 20, foglio 28.

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