Giovanni Battista Cella

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«... Il Cella, si è morto! Tredici anni dopo quel suo bel giorno, in un'ora di tedio, andò a gettare la vita al piè delle mura del Cimitero di Udine, portando seco le memorie dei giovanili ardimenti, Marsala, il Caffaro, Mentana, i suoi amori e il secreto dei dolori che lo trassero a morte. Oh poesia della morte!..»

Giovanni Battista Cella ritratto subito dopo la spedizione dei Mille

Giovanni Battista Cella detto Titta (Udine, 5 settembre 1837Udine, 16 novembre 1879) è stato un patriota italiano, volontario garibaldino nella spedizione dei Mille e nella guerra del 1866. Prese parte ai Moti di Navarons.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Laureato in legge, combatté con Garibaldi nel 1859, nel 1860, nel 1866 e nel 1867. Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille. Nel 1864 fu tra i principali promotori della fallita insurrezione del Cadore, detti i Moti di Navarons, come componente della “banda di Majano”.

Nella terza guerra di indipendenza si arruolò volontario nei Bersaglieri Milanesi e come sottotenente, fu il primo soldato italiano a passare il confine di Stato. Difatti si coprì di valore nella battaglia di Ponte Caffaro del 25 giugno ove fu ferito dopo un epico duello a sciabola con un ufficiale austriaco. Il coraggio del Cella fu anche riconosciuto per l'occasione da Garibaldi che scrisse nelle sue Memorie: “Mio caro Cella, in tutte le circostanze voi sarete sempre un valorosissimo e tale foste al Caffaro, nuova gloria per le armi italiane. Vi raccomando caldamente di aver cura della vostra salute, perché tra breve avremo bisogno di voi. Vostro per la vita. G. Garibaldi”.

Nel 1867 ebbe una parte importante nel tentativo di far insorgere Roma, infatti doveva impadronirsi di Porta San Paolo, ma all'ora fissata si trovò innanzi non i cento romani promessigli, ma cinque soltanto!

Aderì politicamente all'estrema sinistra, ma deluso moralmente e materialmente, il Cella si ferì mortalmente con due colpi di pistola, il 16 novembre 1879[1], nel cimitero di Udine. Soccorso, morì poco dopo all'ospedale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giorgio Madinelli, In Carnia con Garibaldi, Ediciclo editore, 2007 pag. 47 Google Libri

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Castellini, Eroi Garibaldini, Fratelli Treves Editori, Milano 1931.
  • Ottone Brentari, Il secondo battaglione Bersaglieri Volontari di Garibaldi nella campagna del 1866, Milano 1908.
  • Francesco Martini Crotti, La Campagna dei volontari nel 1866, Cremona, Tip. Fezzi, 1910.
  • Antonio Fappani, La Campagna garibaldina del 1866 in Valle Sabbia e nelle Giudicarie, Brescia 1970.
  • Giuseppe Garibaldi, Memorie, a cura di Alberto Burgos, Gaspari editore, Udine 2004.
  • G. Cesare Abba, Scritti garibaldini, Volume III, Morcellana, Brescia 1986, pag. 80.
  • Giorgio Madinelli, In Carnia con Garibaldi, Ediciclo editore, 2007
  • Sergio Cella, CELLA, Giovanni Battista, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 23, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1979. URL consultato il 30 agosto 2015. Modifica su Wikidata

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]