Giorgio di Grecia

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Giorgio
Principe di Candia
Principe di Grecia e Danimarca
Stemma
Stemma
In carica24 giugno 1869 –
25 novembre 1957
Predecessoretitolo creato
TrattamentoSua Altezza Reale
NascitaCorfù, 24 giugno 1869
MorteSaint-Cloud, 25 novembre 1957 (88 anni)
Luogo di sepolturaTatoi
DinastiaSchleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg (Grecia)
PadreGiorgio I
MadreOlga Konstantinovna di Russia
ConsorteMarie Bonaparte
FigliPietro
Eugenia
ReligioneGreco-ortodossa
Firma

Giorgio di Grecia e Danimarca, (in greco moderno: Γεώργιος της Ελλάδας) (Corfù, 24 giugno 1869Saint-Cloud, 25 novembre 1957), era il secondo figlio del re Giorgio I di Grecia e della granduchessa Ol'ga Konstantinovna Romanova; è ricordato soprattutto per aver salvato la vita del futuro imperatore di Russia, Nicola II. Ricoprì la carica di alto commissario di Creta durante la transizione dell'isola verso l'indipendenza dal governo ottomano e l'unione con la Grecia. In famiglia era colloquialmente soprannominato Uncle Goggy (Zio Goggy).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 1883 Giorgio visse a Palazzo Bernstorff, vicino a Copenaghen, assieme al principe Valdemaro di Danimarca, fratello minore di suo padre; il Re aveva infatti condotto il giovane in Danimarca per arruolarlo nella marina reale danese e lo consegnò alle cure di Valdemaro, che era ammiraglio nella flotta danese. Sentendosi abbandonato dal padre in questa occasione, in seguito Giorgio avrebbe descritto alla sua fidanzata il profondo attaccamento che sviluppò per lo zio a partire da quel momento: «Da quel giorno, da quel momento in poi, io lo amai e non ebbi alcun altro amico a parte lui [...] Lo amerai anche tu, quando lo incontrerai».[1]

Nel 1891 Giorgio accompagnò il cugino zarevic di Russia, il futuro Nicola II, nel suo viaggio in Asia, e lo salvò da un tentativo di attentato avvenuto in Giappone, quello che venne poi definito l'Incidente di Ōtsu.

Incarichi in Grecia[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto del principe Giorgio di Grecia.

Giorgio, assieme ai fratelli Costantino e Nicola, venne coinvolto nell'organizzazione dei Giochi della I Olimpiade del 1896 ad Atene; egli in particolare prestò servizio come presidente della sub-commissione per gli sport nautici.

Benché la maggior parte della Grecia moderna si fosse resa indipendente già a partire dagli anni 1820, Creta rimase in mani ottomane; per tutto il resto del XIX secolo ci furono numerose ribellione e proteste sull'isola. Un'armata greca giunse nel 1897 sull'isola per annetterla ed intervennero anche le grandi potenze, occupando l'isola e dividendola in quattro aree d'influenza: britannica, francese, russa ed italiana.

Nel 1898 le truppe turche vennero espulse e venne organizzato un governo nazionale, ancora nominalmente sotto la sovranità ottomana; il principe Giorgio, non ancora trentenne, venne creato alto commissario ed un'assemblea parlamentare islamico-cristiana venne in parte eletta ed in parte nominata. Questo non fu comunque sufficiente per soddisfare le richieste dei nazionalisti cretesi.

Eleutherios Venizelos fu il leader del movimento che propugnava di riunire Creta alla Grecia; aveva combattuto nelle prime rivolte ed era ora un membro dell'assemblea, fungendo tra l'altro da Ministro della giustizia per il principe Giorgio. Ben presto si trovarono però in disaccordo perché Giorgio, un convinto monarchico, assunse potere assoluto, mentre Venizelos si opponeva duramente a questo. Nel 1905 Venizelos convocò quindi un'assemblea rivoluzionaria illegale a Theriso, sulle colline vicino alla Canea, allora capitale dell'isola. Durante la rivolta la neo-creata Gendarmeria Cretese rimase fedele al Principe; così non si poteva dire degli isolani che alle elezioni del 1906 votarono in 38 127 per il partito a favore di Giorgio di Grecia ed in 33 279 supportarono il partito pro-Venizelos. Infine i diplomatici britannici negoziarono un compromesso e nel settembre 1906 Giorgio venne rimpiazzato dal precedente premier greco, Alexandros Zaimīs, e lasciò Creta. Nel 1908 l'Assemblea Cretese dichiarò unilateralmente l'enōsis con la Grecia.

Nell'ottobre 1912 Giorgio ritornò ad Atene da Parigi, in modo da poter affiancare il ministero della marina dato che la Grecia si stava preparando ad una guerra contro i turchi; in seguito prestò quindi servizio come aiutante di campo di re Giorgio I che, però, venne assassinato nel marzo 1913. Il principe Giorgio si recò quindi a Copenaghen per sistemare gli affari finanziari del padre in quanto egli non aveva mai cessato di essere un principe di Danimarca.[2]

Fidanzamento e matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Nel settembre del 1906 re Giorgio ed il principe Rolando Napoleone Bonaparte si incontrarono per un pranzo a Parigi ed entrambi si accordarono circa la prospettiva di un matrimonio tra i loro figli; in seguito Giorgio di Grecia poté vedere la figlia di Rolando, la principessa Maria (2 luglio 1882 – 21 settembre 1962), ed il 19 luglio 1907 egli la incontrò nella residenza parigina dei Bonaparte.[3] Benché non appartenesse al ramo imperiale della dinastia Bonaparte, ella era però l'erede, per parte di madre, della fortuna dei Blanc, proprietari del casinò di Montecarlo.[4]

Giorgio la corteggiò per ventotto giorni, confidando nel fatto che aveva affrontato delusioni ben maggiori quando i suoi ruoli nell'Incidente di Otsu e nel governatorato cretese vennero fraintesi e poco apprezzati, sia da personaggi che da governi che riteneva avrebbero dovuto conoscerlo meglio.[5] Ammise inoltre, contrariamente a quelli che sapeva essere i desideri della fidanzata, che non poteva permettersi di vivere in Francia permanentemente dal momento che doveva essere sempre pronto a ricoprire incarichi reali in Grecia o a Creta se fosse stato chiamato a svolgerli. Una volta che la proposta di matrimonio venne, timidamente, accettata, il futuro suocero si stupì della decisione di Giorgio di rinunciare a qualsiasi clausola contrattuale che gli garantisse indennità o eredità da Maria; ella avrebbe mantenuto e gestito la sua propria fortuna (un fondo fiduciario del valore di 800 000 franchi l'anno), e solo i loro futuri figli avrebbero ricevuto in eredità tale patrimonio.[6]

Giorgio sposò civilmente Maria a Parigi il 21 novembre 1907 e nel dicembre dello stesso anno seguì la cerimonia greco-ortodossa, durante la quale Valdemaro di Danimarca fece il koumbaros (testimone). In marzo Maria era già incinta e, come concordato, la coppia fece ritorno in Francia per risiedervi. Quando Giorgio di Grecia accompagnò la moglie a Bernstorff per la prima visita in famiglia, la moglie di Valdemaro, Maria d'Orléans, si trovò in difficoltà nel tentare di spiegare alla nipote acquisita il legame che univa zio e nipote. Questa intimità era tanto profonda che al termine di ognuna delle molte visite di Giorgio in Danimarca quest'ultimo scoppiava in lacrime ed il principe Valdemaro si ammalava; le due donne impararono perciò a pazientare e a non intromettersi nei momenti di incontro dei mariti.[7]

Durante la prima di queste visite, Maria Bonaparte e Valdemaro andarono immediatamente d'accordo ed iniziarono un rapporto molto stretto che lei desiderava di poter avere anche con il marito, il quale stava ad osservarli, seduto o sdraiato accanto ai due; in una delle visite successive Maria iniziò anche un appassionato flirt con il principe Aage, il figlio maggiore di Valdemaro. In nessuno dei casi Giorgio mostrò di avere obiezioni circa il comportamento della moglie o si sentì obbligato a dare peso alla questione.[8] Ciononostante Giorgio trovò il modo di esprimere alla moglie le proprie critiche sul comportamento della zia, la quale, secondo le sue accuse, beveva troppo ed aveva una relazione con lo stalliere del marito; Maria, d'altronde, non trovò nessuna colpa in Maria d'Orléans, anzi ne ammirò la pazienza e l'indipendenza in circostanze che, nel suo caso, le causavano sentimenti di smarrimento e straniamento dal marito.[9]

Dal 1913 ai primi mesi del 1916 la moglie di Giorgio portò avanti una amicizia, che poi si trasformò in una relazione extraconiugale fino al maggio 1919, con il primo ministro francese Aristide Briand; nel 1915 egli scrisse a Maria che, avendo conosciuto il principe Giorgio ed avendolo ritenuto simpatico, si riteneva colpevole per la loro segreta passione. Giorgio di Grecia tentò di persuaderlo che la sua nazione, ufficialmente neutrale durante la prima guerra mondiale (ma sospettata di nutrire simpatie per le potenze centrali), sperava in realtà in una vittoria degli alleati; si ritiene che egli avrebbe potuto influenzare Briand a supportare la disastrose spedizione alleata contro i turchi a Salonicco.[10]

Quando, nel luglio 1915, il Principe e la Principessa fecero ritorno in Francia dopo una visita al malato Costantino I in Grecia, la relazione di Maria con Briand divenne nota e Giorgio dimostrò una gelosia contenuta. Nel dicembre 1916 la flotta francese stava bombardando Atene ed a Parigi si sospettava Briand alternativamente di aver sedotto Maria in un futile tentativo di portare la Grecia dalla parte degli Alleati, oppure di essere stato sedotto per ottenere aiuto a deporre Costantino ed installare Giorgio sul trono greco.[11]

Benché fosse in termini di amicizia con il mentore della moglie, Sigmund Freud, nel 1925 Giorgio chiese a Maria di abbandonare il suo lavoro di psicanalista e di dedicarsi interamente alla vita famigliare, ma ella non accettò.[12]

Nel 1938, quando Giorgio apprese dai quotidiani che il proprio unico figlio maschio aveva sposato una donna non nobile, Giorgio gli proibì di far ritorno a casa e si rifiutò di incontrarne la moglie.[13]

Ultimi tempi e morte[modifica | modifica wikitesto]

Il 21 febbraio 1957 i principi Giorgio e Maria celebrarono le nozze d'oro; il 25 novembre dello stesso anno morì all'età di 88, divenendo così il membro del Casato degli Oldenburg della sua generazione a morire in età più avanzata. Venne sepolto nel cimitero reale di Tatoi con le bandiere danese e greca, la fede nuziale, un ricciolo dei capelli ed una foto del principe Valdemaro e della terra di Bernstorff.[14]

In suo onore venne battezzata Georgioupoli una località costiera tra La Canea e Retimo.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Giorgio di Grecia e Maria Bonaparte ebbero due figli:

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Federico Guglielmo di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg Federico Carlo di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Beck  
 
Federica di Schlieben  
Cristiano IX di Danimarca  
Luisa Carolina d'Assia-Kassel Carlo d'Assia-Kassel  
 
Luisa di Danimarca  
Giorgio I di Grecia  
Guglielmo d'Assia-Kassel Federico d'Assia-Kassel  
 
Carolina di Nassau-Usingen  
Luisa d'Assia-Kassel  
Luisa Carlotta di Danimarca Cristiano VIII di Danimarca  
 
Carlotta Federica di Meclemburgo-Schwerin  
Giorgio di Grecia  
Nicola I di Russia Paolo I di Russia  
 
Sofia Dorotea di Württemberg  
Konstantin Nikolaevič Romanov  
Aleksandra Fёdorovna Federico Guglielmo III di Prussia  
 
Luisa di Meclemburgo-Strelitz  
Ol'ga Konstantinovna Romanova  
Giuseppe di Sassonia-Altenburg Federico di Sassonia-Hildburghausen  
 
Carlotta Georgina di Meclemburgo-Strelitz  
Alessandra di Sassonia-Altenburg  
Amalia di Württemberg Ludovico Federico Alessandro di Württemberg  
 
Enrichetta di Nassau-Weilburg  
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Salvatore - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Collare dell'Ordine di San Giorgio e San Costantino - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Commendatore dell'Ordine del Dannebrog (Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dei Serafini (Svezia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Bagno (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine reale vittoriano (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila Nera (Prussia) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bertin, Celia (1982), "A False Happiness", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 85–86. ISBN 0-15-157252-6.
  2. ^ Bertin, Celia (1982), "A False Happiness", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 109–112, ISBN 0-15-157252-6.
  3. ^ Bertin, Celia (1982), "A False Happiness", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 82–84, ISBN 0-15-157252-6.
  4. ^ Bertin, Celia (1982), Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 16,25,68, ISBN 0-15-157252-6.
  5. ^ Bertin, Celia (1982), "A False Happiness", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 83–88, ISBN 0-15-157252-6.
  6. ^ Bertin, Celia (1982), "A False Happiness", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 88,91, ISBN 0-15-157252-6.
  7. ^ Bertin, Celia (1982), "A False Happiness", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 96–98, ISBN 0-15-157252-6.
  8. ^ Bertin, Celia (1982), "A False Happiness", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 96–97, 101, ISBN 0-15-157252-6.
  9. ^ Bertin, Celia (1982), "A False Happiness", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, p. 97, ISBN 0-15-157252-6.
  10. ^ Bertin, Celia (1982), "Love, War and Another Love", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, p. 120, ISBN 0-15-157252-6.
  11. ^ Bertin, Celia (1982), "Love, War and Another Love", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 122–128, ISBN 0-15-157252-6.
  12. ^ Bertin, Celia (1982), "A False Happiness", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 194,163, ISBN 0-15-157252-6.
  13. ^ Bertin, Celia (1982), "Persecution, War, Exile", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 208,234,237,242, ISBN 0-15-157252-6.
  14. ^ Bertin, Celia (1982), "Unattainable Peace", Marie Bonaparte: A Life, New York: Harcourt Brace Jovanovich, pp. 253–255, ISBN 0-15-157252-6.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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