Giorgio di Alessandria

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Giorgio (... – Alessandria d'Egitto, 24 dicembre 361) fu il decimo Papa della Chiesa copta (massima carica del Patriarcato di Alessandria d'Egitto), dal 22 febbraio 357 alla sua morte.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ariano, è considerato dalla Chiesa cattolica, copta e ortodossa un usurpatore.

Ricoprì la carica di patriarca ariano di Alessandria per il periodo che va dal 357 al 24 dicembre 361 durante la fuga di Atanasio nel deserto egiziano, dovuta all'improvviso mutarsi dei rapporti di forza tra i cristiani fedeli al dogma niceno e i seguaci di Ario.

Nacque secondo lo storico Ammiano Marcellino a Epifaneia, in Cilicia (mentre secondo altre fonti nella Cappadocia).

Poche notizie sono giunte sul suo conto e, il più delle volte, sono probabilmente viziate da faziosità e acredine nei confronti del movimento ariano. Gregorio Nazianzeno lo descrive infatti come un parassita "che si sarebbe venduto per una torta", ex soldato scappato dall'esercito per comportamenti diffamanti, che vagò di città in città fino a stabilirsi ad Alessandria. Di fede ariana, anche se non risulta che avesse occupato ruoli all'interno della gerarchia ecclesiastica, fu posto dai seguaci di Ario, forti dell'appoggio accordato dall'imperatore Costanzo II, dai meleti e dai pagani sul soglio di Alessandria. Nelle sue opere Atanasio lo descrive come un uomo empio, probabilmente in principio pagano, che era diventato uno zelante ariano per interesse, in modo da ingraziarsi il favore dell'imperatore.

In forza della sua nomina Gregorio partecipò ai sinodi ariani di Seleuceia e di Costantinopoli (rispettivamente nel 359 e nel 360). Durante il suo patriarcato si verificarono numerose rivolte da parte della popolazione di Alessandria, rivolte sedate con l'uso della forza grazie all'appoggio militare fornito a Giorgio dallo stesso imperatore. A livello politico continuò la persecuzione contro i cristiani trinitaristi già iniziata dai suoi predecessori ariani. Molti sono i racconti pervenutici da parte dei suoi avversari sulle atrocità cui sottoponeva i fedeli al credo niceno. Si narra, ad esempio, che sotto suo ordine Sebastiano, dux Aegypti ("comandante delle truppe romane in Egitto"), abbia pubblicamente spogliato delle donne di fede ortodossa e le abbia esposte di fronte a un rogo costringendole all'abiura.

Una sollevazione popolare lo costrinse durante il suo vescovado a fuggire a Costantinopoli per chiedere aiuto all'imperatore, il quale fornì lui le truppe necessarie per sedare la rivolta e inasprire la repressione ariana. Poiché si era arricchito oltre ogni misura sfruttando la propria carica, Atanasio indica nelle sue opere che un decreto di deposizione fosse stato posto nei suoi confronti dallo stesso concilio ariano di Seleucia, non più disposto a tollerare il suo immorale comportamento.

La sua morte, il 24 dicembre 361, per linciaggio fu la conseguenza sia dei nuovi affronti alla popolazione alessandrina, essendosi inimicato anche la fazione pagana macchiandosi della distruzione dei loro templi, sia della morte del suo protettore Costanzo II, avvenuta il 3 novembre di quell'anno.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Patriarca di Alessandria d'Egitto Successore
Atanasio 357361 Atanasio