Germana Marucelli

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Germana Marucelli colloquia con Ettore Sottsass, foto di Federico Patellani, 1949

Germana Marucelli (Settignano, 13 ottobre 1905Milano, 23 febbraio 1983) è stata una stilista italiana.

Linea "Alluminio". 1968
1961. Abiti dipinti a mano da Paolo Scheggi

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata a Settignano (Firenze) da una famiglia di artigiani, dopo le elementari a 11 anni cominciò a lavorare come apprendista nella sartoria degli zii, Chiostri[1]. Nel 1925 lasciò la famiglia Chiostri per lavorare in un altro atelier fiorentino; nel 1932 fu nominata direttrice della sartoria Gastaldi di Genova.

Nel 1938 si trasferì a Milano, dove in via Borgospesso aprì il suo primo atelier. Durante la guerra fu costretta ad abbandonare Milano e a trasferirsi a Stresa, ospite dell'amica e affezionata cliente Flora d’Elys. Durante gli anni della guerra elaborò una nuova concezione della moda, caratterizzata dalla silhouette a clessidra, anticipando così Christian Dior.

In 1948 collaborò con il pittore e scenografo Piero Zuffi per una collezione ispirata al surrealismo e lo stesso anno fu nominata responsabile di produzione e comunicazione dell'azienda tessile SNIA Viscosa.

Grazie a questo ruolo fu in grado di rilevare l'attività dell'atelier "Ventura" in Corso Venezia, dove avviò un laboratorio e i cosiddetti "giovedì di Germana Marucelli", incontri culturali settimanali a cui partecipavano artisti e intellettuali. Nel 1950 fondò e finanziò un premio alla poesia, il Premio San Babila.

Fece parte nel 1952, del gruppo di famosi stilisti dell'epoca quali Vincenzo Ferdinandi, Roberto Capucci, la Sartoria Antonelli, l'atelier Carosa, Giovannelli-Sciarra, Polinober, la Sartoria Vanna, Jole Veneziani e sedici ditte di sportswear e boutique che parteciparono alla prima storica sfilata organizzata dal fondatore dell'alta moda italiana, Giovanni Battista Giorgini presso la Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze. Una giovanissima Oriana Fallaci inviata dal settimanale Epoca ne raccontò la cronaca[2][3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marta Boneschi (2008)
  2. ^ Epoca n.95/1952 (PDF), su petitesondes.net.
  3. ^ Dizionario della moda - Oriana Fallaci, su moda.mam-e.it.</ref

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • I. Brin, Dodici mesi di paura per i grandi sarti francesi, in L’anno 1951, Milano-Roma 1952
  • Germana Marucelli, Le favole del ferro da stiro, ricordi di Germana Marucelli scritti da Fernanda Pivano, Milano, East, 1964.
  • I. Brin, È suonata l’ora della op-art, in Corriere d’informazione, 19-20 gennaio 2015
  • Germana Marucelli, , Le presenze, introduzione di Gillo Dorfles, Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1974.
  • Grazietta Butazzi, Moda, arte, storia, societa, ricerca iconografica di Marilea Somare, Milano, Gruppo Editoriale Fabbri, 1981.
  • A. Fiorentini Capitani, Moda italiana anni Cinquanta e Sessanta, Firenze 1991
  • V. Steele, Italian fashion and America. The Italian metamorphosis 1943-1968 (catal., New York… 1994-95), Roma 1994
  • G. Vergani, Maria Pezzi, una vita dentro la moda, Milano 1998
  • V. Dolci, G. M., tesi di laurea, Libera Università di lingue e comunicazione IULM (Milano), a.a. 2001-02
  • E. Merlo, Moda italiana: storia di un’industria dall’Ottocento a oggi, Venezia 2003, ad ind.
  • D. Davanzo Poli, I sarti, in Storia d’Italia (Einaudi), Annali 19, La moda, a cura di C.M. Belfanti - F. Giusberti, Torino 2003
  • E. Morini, La semplice, meravigliosa moda italiana, in Anni Cinquanta, la nascita della creatività italiana, Milano 2005,
  • Dizionario. biografico donne lombarde, a cura di R. Farina, Milano 1995, s.v.
  • Dizionario della moda, a cura di G. Vergani, Milano 2003

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