Gens Iulia

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La gens Iulia (talvolta italianizzato in gens Giulia) fu un'antichissima gens romana, di cui fanno parte alcuni tra i personaggi più influenti dello Stato, e di cui viene esaltata leggendariamente a più riprese la discendenza divina (attraverso l'asse Venere-Enea-Iulo).

Busto di Gaio Giulio Cesare realizzato quando il dittatore era ancora in vita (Museo di Arles)

Origini e discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Fuga di Enea da Troia, Federico Barocci - 1598 - Galleria Borghese - Roma

Secondo una tradizione leggendaria (consolidata, fra l'altro, dalla vasta risonanza dell'opera di Virgilio) la gens Iulia discendeva da Enea, semidio troiano, figlio di Afrodite (dea della bellezza, dell'amore e del desiderio) e di Anchise, cugino di Priamo (re di Troia) e quindi discendente di Dardano (primo re di Troia, figlio di Zeus, re degli dei e dio dei fulmini e dei tuoni, e della ninfa pleiade Elettra) e, quindi, anche di Assarco (figlio di Troo, re di Troia, e della ninfa naiade Calliroe, figlia di Scamandro, dio del fiume Scamandro); che sposa Creusa, figlia di Priamo (quindi anche lei discendente dai personaggi prima citati, ma che discende da Ilo, fratello di Assarco) e generano il figlio Ascanio. Ascanio detto anche Julo, in Italia, una volta cresciuto, fonderà e diventerà il primo re di Alba Longa. Da Bruto di Troia, figlio di Ascanio (oppure da Prima, figlia di Romolo e da suo marito Proculo Giulio) si genera la gens Iulia storica. Silvio è considerato in alcune versioni il figlio di Ascanio quindi nipote di Enea, in altre il figlio secondogenito di Enea. Da Silvio lui discendono i re di Alba, quindi Rea Silvia, figlia di Numitore (re di Alba Longa), che partorisce Romolo e Remo, figli di Marte (dio della guerra violenta); Romolo poi fonderà e diventerà il primo re di Roma e, quando verrà assunto al cielo come un dio, sarà Proculo Giulio, marito di Prima (figlia di Romolo), che proclamerà la deificazione di Romolo davanti al Senato; da qui discenderanno personaggi di spicco come Gaio Giulio Cesare e Ottaviano Augusto, che discendeva da questa gens da parte di madre, e che, secondo la leggenda, sarebbe figlio di Apollo (dio del Sole, delle arti, della musica, della profezia, della poesia, delle arti mediche, delle pestilenze e della scienza).[senza fonte]

Benché la gens fosse patrizia, economicamente dovette subire alterne vicende, dato che la famiglia del suo membro più famoso, Gaio Giulio Cesare, aveva residenza nella Suburra, quartiere molto popolare. Ciò non impedì a Cesare di ricordare orgogliosamente le proprie nobili origini in molte occasioni pubbliche, quasi a voler legittimare anche moralmente il potere assoluto che avrebbe poi conquistato.

Comunque la gens Giulia fu certamente una delle famiglie più illustri dalla repubblica; i suoi membri ricoprirono la più alta magistratura, il consolato, per ben 29 volte, fino all'avvento di Cesare. Un Sesto Giulio Cesare, pretore nel 208 a.C., è il primo personaggio noto della gens Giulia a portare il cognome di Cesare. Suoi omonimi furono Sesto Giulio Cesare, console del 157 a.C. e un pretore del 123 a.C.

Parenti del padre di Cesare erano i fratelli Lucio Giulio Cesare (nato nel 135 a.C. circa), console nel 90 a.C. e autore della lex Iulia de civitate, e Gaio Giulio Cesare Strabone Vopisco (nato nel 130 a.C. circa), entrambi uccisi nell'87 a.C., in occasione dei tumulti a cui seguì la prima cacciata di Gaio Mario. Figli del console del 90 a.C. furono Lucio Giulio Cesare (110/108 - 43 a.C.), console nel 64 a.C. e Giulia, moglie di Marco Antonio Cretico e madre del triumviro Marco Antonio. Il padre di Cesare ebbe probabilmente come fratello il Sesto Giulio Cesare che fu console nel 91 a.C. e come sorella Giulia, moglie di Gaio Mario.

Dopo la morte di Cesare e con il definitivo passaggio dalla repubblica al principato, la gens Giulia continuò a dominare la scena politica di Roma dando vita alla dinastia giulio-claudia con gli imperatori Augusto, che adottò poi Tiberio (appartenente alla gens Claudia, famiglia di antichissima origine sabina) e quindi con il pronipote Caligola, discendente anche da Augusto. Dopo la soppressione di Caligola i pretoriani sostennero l'ascesa al potere dello zio Claudio, nipote di Tiberio (appartenente ufficiale alla gens Claudia ma probabilmente nipote illegittimo di Augusto tramite Druso Maggiore (ritenuto da molti figlio biologico di Augusto e della sua futura moglie Livia Drusilla (al tempo sposata in prime nozze e già madre di Tiberio. La dinastia giulio-claudia, destinata a concludersi con Nerone (definito con riferimento alle origini troiane della gens Giulia come "l'ultimo degli Eneadi"), discendente sia di Augusto che dei Claudiii, presenta intrecci familiari di notevole complessità (vedi l'albero genealogico giulio-claudio).

La gens Giulia continuò invece a esistere dopo l'estinzione del ramo giulio-claudio, ma non occupò più posti di rilievo, fino fondersi per via femminile alla potente Gens Anicia, protagonista dell'età tardo-imperiale (vi appartennero San Benedetto, papa Gregorio Magno e il filosofo Severino Boezio, oltre all'imperatore d'Occidente Anicio Olibrio), poi anche Papa Adriano I. Teofilatto, patrizio romano e potente Senatore di Roma di epoca alto-medievale, da cui discesero i conti di Tuscolo, quindi i Colonna e i Tolomei, si riteneva erede dal ramo degli Anicii della gens Iulia. La famiglia Colonna si riteneva anche durante il Rinascimento, l'erede diretta della gens Iulia, ed ebbe diversi papi, principi e governatori nello Stato Pontificio.

Onori[modifica | modifica wikitesto]

La gens Giulia diede anche il proprio nome alla via Giulia Augusta, costruita da Augusto nel 13 a.C.; la strada partiva da Piacenza e passando per Tortona e Vado Ligure percorreva la riviera ligure di ponente verso la Gallia, giungendo ad Arelate (l'odierna Arles), dove si congiungeva con la via Domizia.

Il portico dei Saepta Iulia, a Roma, prendeva il nome dalla gens.

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