Garin lo Brun

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Stemma di Garin lo Brun e della baronia di Randon

Garin lo Brun o le Brun[1], in latino Garis Bruni, (... – 1156/1162) è stato uno dei primi trovatori alverniati.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Garin è vissuto nella Diocesi di Le Puy-en-Velay, dove la sua famiglia possedeva dei castelli. Egli stesso fu signore di Châteauneuf-de-Randon nel Limosino e vassallo di Ermengarda di Narbona e di Eleonora d'Aquitania.[2][3] Le sue origini risalgono alla Diocesi di Mende[3] o a Randon nel Gévaudan.[4] Se era di Randon, allora suo padre è stato Garin (Guérin) de Randon, un vassallo di Raimondo Berengario III, Conte di Barcellona, di cui Guérin e suo fratello Odilon tennero il castello di Randon.[5] Ciò è verosimile, poiché un certo Garin rendeva omaggio nel 1150 al conte di Barcellona per questo castello. Nel 1162, Garin lo Brun sembra che risulti morto, dato che in quest'anno suo fratello Guglielmo (Guillaume), detto Randon protecteur des troubadours ("Randon, Protettore dei Trovatori"), faceva preparare una messa di requiem[5]

Opera[modifica | modifica wikitesto]

Canso o tenso immaginaria[modifica | modifica wikitesto]

Garin compose in massima parte tenzones, ma soltanto una di queste ci è pervenuta ed ha per tema un dialogo immaginario tra Mezura (nel significato di misura, moderazione) e Leujaria (nel senso di leggerezza, frivolezza); entrambe le parti del dialogo furono scritte da Garin. Per Leujaria, la vera saggezza nell'amore è la follia: un uomo deve procedere senza perdere nessuna occasione, e mostrare audacia onde ottenere il favore di signore del più alto rango sociale possibile. Mezura, d'altra parte, raccomanda auto-controllo nell'amore, procedere senza mostrare segni di impazienza. Il consiglio che dà Mezura alle donne è non dare subito tutto quello che hanno, lasciando poi niente da offrire.[5][6] Questa tenso, come si evince dall'invio, è dedicata a Eblon de Saignes.[4]

          Noitz e jorn sui en pessamen
          d'un joi mesclat ab marrimen;
          e no sai à qual part m'apen,
          aissi m'an partit engalmen
             mezur' e leujairia.

          Mezura m ditz suau e gen
          que fassa mon afar ab sen;
          e leujairia la m desmen,
          e ditz que si trop m'i aten
             ja pros no serai dia.

          Mezura m'a essenhat tan
          qu'ie m sai alques gardar de dan,
          de fol e de datz e de fan;
          e sai be cobrir mon talan
             de so que plus volria.

          Leujairia no m pres' un guan
          s'ieu no fau so que'l cor me man;
          e tuelh' e do e l'aver s'an:
          quar qui plus n'a plus pren d'engan
             quan ven à la partia.

          [...]

          Messatgier lo vers portaras
          N Eblon de Senhas, lo m diras
          si cum Brus loil envia;
          al partir lo m saludaras
             e pueis ma douss'amia.

          E digas me quan tornaras
          quals d'aquestz dos cosselhs penras:
          qu'ieu vuelh n'aias la tria.[7]

Il medievalista Mark Johnston nota che l'opera di Garin ha somiglianza con quella di un altro poeta trovatore del XII secolo, Arnaut Guilhem de Marsan.[8][Dell'opera di Arnaut Guilhem de Marsan ci resta solo un ensenhamen (Qui comte vol apendre)]

Ensenhamen[modifica | modifica wikitesto]

L'autore della vida (biografia) di Garin afferma che "lui andava preoccupandosi di dire alle signore come avrebbero dovuto comportarsi".[9]

Garin ha scritto il più antico esempio conosciuto di ensenhamen o poema didattico sopravvissuto, intitolato E·l tremini d'estiu,[10] scritto in esametri rimati isometrici, datato al 1155.[2] Forse il testo più antico conosciuto è contenuto nel MS 819 del Pierpont Morgan Library, un manoscritto miniato del XIII secolo, in cui nei primi cinquantadue folii si trova la poesia di Garin insieme a un altro lavoro didattico simile di Arnaut de Mareuil.[11]

L'opera di Garin è costituita da oltre un centinaio di versi che hanno per tema la bellezza della natura e il deplorevole stato in cui versano i costumi (mores) contemporanei, ma il suo tema principale è il comportamento cortigianesco delle donne, talvolta chiamato Ensenhamen de la donzela ("Ensenhamen della ragazza") o L'ensegnamen alla dama ("L'ensenhamen alla donna"). Fa parte della "condotta letteraria" medievale stimolare le donne ad adattarsi ai loro mariti, ad imparare ad essere similmente allegre o tristi a seconda dell'umore allegro o triste dei loro uomini.[12] Garin consiglia anche che le donne cantino e recitino poesia per i loro ospiti.[13]

In una parte dell'Ensenhamen si legge che:

(OC)

«Joglars e chantadors,
que paraulan d'amors
e canton sons e lais,
per que l'om es plus gais,
e meton in corage
de tot prez vassallage,
retenez amoros.»

(IT)

«Giullari e cantanti,
che parlano d'amore
cantando suoni e lais,
a ché l'uom sia più gaio,
e che infondono coraggio
per ogni azione audace,
teneteveli cari.[14]»

Un altro passaggio dell'Ensenhamen talvolta citato consiglia alle donne di "dare il benvenuto agli intrattenitori (menestrelli) e poeti che chiacchierano d'amore e cantano versi e melodie. Almeno mostrare buon viso, perché se date loro un niente, essi faranno conoscere il vostro nome in lungo e in largo".[15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sia lo Brun (in occitano) che le Brun (in francese) significano "il Bruno".
  2. ^ a b (FR) Ippolito, Marguerite-Marie. (2001). Bernard de Ventadour: Troubadour Limousin du XIIe siècle, Prince de l'Amour Courtois et de la Poésie Romane (L'Harmattan, ISBN 2-74750-017-9), p. 228
  3. ^ a b (FR) Biffière, Félix. (1985). « Ce tant rude » Gévaudan, 2 vol. (SLSA Lozère: Mende), I, p. 729
  4. ^ a b (FR) Moulier, Pierre. (2001). Églises romanes de Haute-Auvergne (Editions Creer, ISBN 2-90979-757-0), p. 21
  5. ^ a b c (FR) Garin Le Brun (metà del XII secolo) online su histoire-ma.chez-alice.fr (url consultato il 5 marzo 2008)
  6. ^ Questa raccomandazione alle donne ha risonanze con il consiglio di Garin per una gran signora nel suo "Ensenhamen"
  7. ^ (FR) Les Poetes Francois, Depuis Le XII. Siecle Jusqu'a Malherbe, Avec ..., vol. 1, Paris, Imprimerie de Crapelet, 1824, pp. 273-275. URL consultato il 27 marzo 2013.
  8. ^ (EN) Johnston, Mark. "Gender as Conduct in the Courtesy Guides for Aristocratic Boys and Girls of Amanieu de Sescas." Essays in Medieval Studies, 20 (2003), pp. 75–84
  9. ^ (EN) Egan, Margarita, ed. (1984). The Vidas of the Troubadours (New York: Garland, ISBN 0-8240-9437-9), XXXVI, p. 36
  10. ^ (EN) Chambers, Frank M. (1985). An Introduction to Old Provençal Versification (Diane Publishing, ISBN 0-87169-167-1), p. 253
  11. ^ (EN) Nichols, Stephen G. and Wenzel, Siegfried. (1996). The Whole Book: Cultural Perspectives on the Medieval Miscellany (University of Michigan Press), p. 99
  12. ^ (EN) Perfetti, Lisa. (2003) Women and Laughter in Medieval Comic Literature (Ann Arbor: University of Michigan Press), Introduction online at press.umich.edu (accessed 5 March 2008)
  13. ^ (EN) Bowers, Jane M. and Tick, Judith. (1987). Women Making Music: The Western Art Tradition, 1150–1950 (University of Illinois Press), p. 41
  14. ^ (EN) Aubrey, Elizabeth. "References to Music in Old Occitan Literature." Acta Musicologica, 61:2 (May–Aug., 1989), pp. 110–149, in particular p. 144
  15. ^ (FR) Zuchetto, Gérard. Petite introduction au monde des troubadours XIIème–XIIIème siècles: A l'aube de la litterature moderne online su musicologie.org (url consultato il 5 marzo 2008)

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