Galleria Parmeggiani

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Galleria Parmeggiani
Galleria Parmeggiani
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàReggio Emilia
IndirizzoCorso Benedetto Cairoli 2
Coordinate44°42′01.7″N 10°37′43.81″E / 44.700472°N 10.628836°E44.700472; 10.628836
Caratteristiche
Tipopinacoteca e collezione di arredi ottocenteschi
Visitatori7 926 (2022)
Sito web

La Galleria Anna e Luigi Parmeggiani è un museo di Reggio Emilia che contiene una collezione di mobili, dipinti e tessuti, unione di tre differenti collezioni, raccolta tra fine XIX e l'inizio del XX secolo dall'eclettico Luigi Parmeggiani (18601945) e conservata nel fantasioso edificio gotico-rinascimentale, di stile francese e spagnolo, fatto appositamente costruire dal Parmeggiani nel 1924 per contenere la sua galleria d'arte.

Attualmente la Galleria Parmeggiani fa parte del circuito dei Musei Civici di Reggio Emilia, e si può interpretare come un esempio di casa-museo dell'Ottocento.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Luigi Parmeggiani tornò a Reggio Emilia, la sua città natale, nel 1924, con l’intenzione di stabilirsi con la moglie a seguito di alcuni problemi economici a Parigi.
Parmeggiani comprò l’edificio ad angolo di Piazza della Vittoria nello stesso anno; l’idea originale prevedeva anche l’acquisto dell’intero isolato con l’intenzione di costruire un circuito museale in grado di ospitare i coniugi e la loro collezione. Il cantiere iniziò immediatamente sul progetto dell’ingegnere reggiano Ascanio Ferrari.
La forma del palazzo è liberamente ispirata al reliquario Marcy presente nella collezione dei gioielli. Già nel 1926, quattro sale del palazzo erano state aperte al pubblico non solo come museo privato ma anche come centro multiculturale; infatti al loro interno i coniugi ospitavano raccolte di artigianato, conferenze sull’arte e concerti.
Nel 1932 Luigi Parmeggiani ha un tracollo economico che lo costringe a rinunciare al suo obiettivo di ristrutturare l’intero isolato e a regalare l’edificio al comune, in cambio di uno stipendio mensile per sé e la moglie.[1] Il museo diventa quindi proprietà del Comune di Reggio Emilia e viene aperto al pubblico come tale il 18 giugno 1933. Parmeggiani cura l’esposizione personalmente fino al 1945, anno della sua morte; gli succede la moglie Anne che gestisce la Galleria fino alla sua scomparsa nel 1954.
Al 1968 la Galleria è ormai stata dimenticata e in un evidente stato di declino, avendo anche subito qualche furto negli anni. L’anno stesso il nuovo direttore dei Musei Civici di Reggio Emilia, Giancarlo Ambrosetti, fa iniziare la ristrutturazione dell’edificio. Nel giugno del 1988, la Galleria Parmeggiani è riaperta al pubblico.[2] Il secondo piano, che in passato fungeva da appartamento ad Anne e Luigi Parmeggiani, adesso è adibito a spazio espositivo per mostre temporanee.

L’edificio[modifica | modifica wikitesto]

Dettaglio dei gargoyle pseudo-gotici della Galleria Parmeggiani

Il palazzo presenta una particolare architettura di ispirazione neomedievale, con guglia e decorazioni gotiche, frutto del gusto eclettico dell’epoca. La facciata del palazzo si caratterizza per la presenza di 7 mostri, alcuni di questi veri e propri gargoyle, che pendono dagli spalti. Negli scudetti che decorano le finestre si trovano rappresentati con bassorilievi alcuni oggetti della collezione. Quattro busti di artisti fungono da guardiani all’edificio: Raffaello, Michelangelo, Leonardo e Cellini. Interessante il dettaglio del para angolo con l’aspetto di Invidia, composto da corpo in marmo e testa in bronzo. Il portone legnoso rosso presenta un portale recante la scritta “lo que tenemos fallece y el bien obrar no perece” che proviene dal palazzo del XV secolo Mosén Sorell di Valencia.

Le collezioni[modifica | modifica wikitesto]

La collezione Marcy[modifica | modifica wikitesto]

La collezione Marcy è composta da due sale al cui interno sono conservate rispettivamente le armi e i gioielli realizzati dalla bottega Marcy. Molti dei manufatti custoditi all’interno di ambedue le sale sono pastiches o creazioni originali del XIX secolo. Un esempio di pastiche è l’archibuso a ruota, composto di elementi di secoli e provenienza diversi con l’aggiunta di interventi della bottega Marcy.[3] Tra i gioielli invece si ricorda un busto reliquiario in forme francesi del XV secolo, creazione interamente originale della bottega Marcy, con applicazioni a niello. Il personaggio ritratto, identificato come Santa Elisabetta, mostra un’espressione già presente in altre oreficerie della collezione. Tuttavia, presenta alcuni errori storici che permettono di ricondurre alla non autenticità dell’opera.

La Collezione Escosura[modifica | modifica wikitesto]

Il Salvatore benedicente di El Greco

La collezione personale del pittore e antiquario Ignacio Leon y Escosura. Comprende una raccolta di tessuti, abiti, arredi e dipinti di scuola spagnola, fiamminga e francese; sono anche conservate le opere storiche di Escosura stesso.[4] Molti dei tessuti e degli abiti hanno subito pesanti modificazioni proprio dalle mani di quest'ultimo, che li usava come ambientazione per i suoi dipinti storici.[5] Il quadro più degno di nota è sicuramente Il Salvatore benedicente, attribuito ad El Greco[6]. Il salone centrale, dove Parmeggiani esponeva i lavori da lui considerati più pregiati, presenta ad esempio il trittico Madonna in trono con bambino della Scuola di Bruges, forse riconducibile ad un seguace di Hans Memling e attribuito a Jan Van Eyck da Parmeggiani[7]; Ritratto del principe Baltasar Carlos di Sebastián Herrera Barnuevo, spacciato per un quadro di Velázquez. Parmeggiani era infatti noto per falsificare le origini di molte opere.

La Collezione Detti[modifica | modifica wikitesto]

La collezione Detti comprende i dipinti di Cesare Detti. Parmeggiani è entrato in possesso delle opere sposando la figlia di quest’ultimo, Blanche Leontine Detti detta Anne nel 1918. Si tratta di ventitré opere, tra cui molti ritratti dell’artista e della sua famiglia e varie ricostruzioni storiche, che si rifanno a Van Dyck e Rembrandt.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elisabetta Farioli, pp. 40-41.
  2. ^ Elisabetta Farioli 2002, p. 19.
  3. ^ Archibuso a ruota, Galleria Parmeggiani, su musei.re.it.
    «(...)L’arma originale era un buon pezzo databile negli anni tra il 1720 e il 1730(...). La ruota, coeva, è stata probabilmente commissionata a Vienna o a Praga, ma il cane originale è stato sostituito con un altro più vecchio di una cinquantina d’anni.(...)»
  4. ^ Sale Escosura, su musei.re.it.
  5. ^ Sala dei Costumi- Galleria Parmeggiani, su musei.re.it.
    «(...)La raccolta è stata studiata da Marta Cuoghi Costantini che nel 1994 ha pubblicato il volume Tessuti e costumi della Galleria Parmeggiani. Accertata la provenienza dalla collezione Escosura, la studiosa ipotizza la derivazione spagnola di gran parte dei manufatti, ma anche il mercato antiquariale parigino, in particolare per l’acquisto dei costumi francesi del XVIII secolo, nonché lo scambio con altri collezionisti per la presenza di alcuni rari frammenti di tessuti. Alla personale interpretazione della pittura di storia da parte di Escosura si collegano gli interventi che l’artista ha effettuato su tessuti e costumi, spesso pesantemente manomessi e addirittura falsificati in particolare per quanto riguarda i ricami e la forma dei reperti.(...)»
  6. ^ Elisabetta Farioli 2002, p. 118.
  7. ^ Elisabetta Farioli 2002, p. 109.
  8. ^ Elisabetta Farioli 2002, pp. 154-159.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Boccia Lionello Giorgio, Armi antiche delle raccolte civiche reggiane : Galleria Fontanesi, Galleria Anna e Luigi Parmiggiani, Museo del Risorgimento e della Resistenza,, Reggio Emilia, Musei di Reggio nell'Emilia, 1984.
  • Elisabetta Farioli e Ambrosetti G., GUIDA introduttiva alla Civica Galleria Anna e Luigi Parmeggiani, Reggio Emilia, Musei Civici di Reggio Emilia, 1988.
  • Marta Cuoghi Costantini (a cura di), Tessuti e costumi della Galleria Parmiggiani, Grafis, 1994.
  • Elisabetta Farioli (a cura di), La Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia : guida alla collezione, Comune di Reggio Emilia, Reggio Emilia : Musei Civici, 2002.
  • Claude Blair e Campbell Marian, Louis Marcy : oggetti d'arte della Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia, U. Allemandi & C., 2008.
  • Iolanda Silvestri, Moda al museo : la raccolta di abiti antichi della Galleria D'Arte Parmeggiani di Reggio Emilia, in Taccuini d'arte : rivista di arte e storia del territorio di Modena e Reggio Emila, vol. 9, Agenzia NFC, 2016.
  • Attilio Marchesini, 100+1 brevi di cronaca dai Musei civici di Reggio Emilia, Reggio Emilia, Corsiero editore, 2016.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN154297330 · ISNI (EN0000 0001 0728 3339 · LCCN (ENnr88008384 · BNF (FRcb16274430s (data) · WorldCat Identities (ENlccn-nr88008384