Gaio Servilio Strutto Ahala (tribuno consolare 408 a.C.)

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Gaio Servilio Strutto Ahala
Tribuno consolare della Repubblica romana
GensServilia
Tribunato consolare408 a.C., 407 a.C., 402 a.C.

Gaio Servilio Strutto Ahala (Roma, ... – ...; fl. V secolo a.C.) è stato un politico e militare romano del V secolo a.C..

Primo tribunato consolare[modifica | modifica wikitesto]

Nel 408 a.C. fu eletto tribuno consolare con Publio Cornelio Cosso e Gaio Giulio Iullo[1].

Gli Equi ed i Volsci, cui era stato tolto il presidio di Verrugine e razziati i territori, organizzarono un esercito per combattere i Romani, e lo disposero davanti ad Anzio, la più attiva nell'organizzazione della campagna militare.

Dopo lunghe discussioni, con il parere contrario di Gaio Giulio e Publio Cornelio, alla fine a Roma si arrivò alla nomina di un dittatore per la conduzione della campagna militare contro Anzio.

«..il tribuno militare Servilio Aala disse di aver taciuto per tanto tempo non perché non avesse una opinione ben ferma (e infatti quale buon cittadino separava il proprio interesse privato da quello pubblico?), ma piuttosto perché avrebbe preferito che i suoi colleghi cedessero spontaneamente all'autorità del senato, invece di tollerare che si invocasse contro di loro la potestà tribunizia.»

Così Gaio Servilio, nominò dittatore Publio Cornelio Rutilo Cosso, che a sua volta, scelse Gaio Servilio come Magister Equitum.

L'esercito romano ebbe facilmente ragione dell'esercito nemico[2].

Secondo tribunato consolare[modifica | modifica wikitesto]

Nel 407 a.C. fu eletto tribuno consolare con Lucio Furio Medullino, già console due volte, Numerio Fabio Vibulano e Gaio Valerio Potito Voluso, entrambi al loro secondo tribunato consolare[3].

Scaduta la tregua con Veio Roma inviò una delegazione per ottenere soddisfazione per i torti subiti.

«..Quando questi arrivarono al confine, andò loro incontro una delegazione di Veienti. Costoro chiesero che non si andasse a Veio prima che essi si fossero presentati di fronte al senato romano. E il senato, poiché scontri intestini travagliavano i Veienti, concesse che non si richiedesse loro alcun risarcimento: tanto si era lontani dal profittare delle disgrazie altrui..»

I romani però, a causa della mancata tempestività nelle decisioni, persero la guarnigione di Verrugine, che fu massacrata dai Volsci e dagli Equi. L'esercito inviato per dare aiuto al presidio, arrivato a massacro avvenuto, non poté far altro che vendicare la guarnigione, massacrando i nemici, sorpresi mentre erano intenti a far bottino.

Terzo tribunato consolare[modifica | modifica wikitesto]

Nel 402 a.C. fu eletto tribuno consolare con Lucio Verginio Tricosto Esquilino, Quinto Servilio Fidenate, Quinto Sulpicio Camerino Cornuto, Aulo Manlio Vulsone Capitolino e Manio Sergio Fidenate[4].

Mentre Veio continuava ad essere assediata dai romani, arrivarono in loro soccorso contingenti di Capenati e Falisci, che casualmente attaccarono la zona posta sotto il comando di Sergio Fidenate, mettendolo subito in difficoltà, anche per l'arrivo sul campo di battaglia di rinforzi veienti[4].

L'astio tra Sergio Fidenate e Lucio Verginio, che comandava l'accampamento più vicino alle zone del combattimento, causò la disfatta per l'esercito romano, che vide distrutto l'accampamento dove risiedevano i soldati di Sergio Fidenate.

«L'arroganza di Verginio era pari all'ostinazione di Sergio, il quale, per non dare l'impressione di chiedere aiuto al suo avversario, preferì lasciarsi vincere dal nemico piuttosto che vincere grazie all'intervento di un concittadino. Il massacro dei soldati romani presi nel mezzo durò a lungo.»

In seguito all'accaduto il Senato decise di anticipare la nomina dei nuovi tribuni consolari alle calende di ottobre, invece che alle idi di dicembre, come d'uso, anche grazie all'appoggio alla proposta dato da Gaio Servilio.

«.., e i miei due colleghi o faranno ciò che il senato ha deciso, oppure, se continueranno testardamente a opporsi, io nominerò immediatamente un dittatore che li obblighi a dimettersi»

In quell'anno il presidio armato di Anxur fu sopraffatto dai Volsci.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, IV, 4, 56.
  2. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV, 4, 57.
  3. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV, 4, 58.
  4. ^ a b Tito Livio, "Ab Urbe Condita", V, 8.
Predecessore Fasti consulares Successore
Numerio Fabio Vibulano, Quinto Quinzio Cincinnato, Publio Cornelio Cosso e Gaio Valerio Potito Voluso (408 a.C.)
con Publio Cornelio Cosso e Gaio Giulio Iullo
Lucio Furio Medullino, Numerio Fabio Vibulano,
Gaio Valerio Potito Voluso e Gaio Servilio Strutto Ahala II
I
Publio Cornelio Cosso, Gaio Giulio Iullo e Gaio Servilio Strutto Ahala I (407 a.C.)
con Lucio Furio Medullino, Numerio Fabio Vibulano II e Gaio Valerio Potito Voluso II
Publio Cornelio Rutilo Cosso, Numerio Fabio Ambusto,
Gneo Cornelio Cosso e Lucio Valerio Potito II
II
Manio Emilio Mamercino II, Lucio Valerio Potito III,
Appio Claudio Crasso, Lucio Giulio Iullo,
Marco Furio Fuso e Marco Quintilio Varo
(402 a.C.)
con Lucio Verginio Tricosto Esquilino, Quinto Servilio Fidenate,
Quinto Sulpicio Camerino Cornuto, Aulo Manlio Vulsone Capitolino e Manio Sergio Fidenate II
Lucio Valerio Potito IV, Marco Furio Camillo,
Manio Emilio Mamercino III, Gneo Cornelio Cosso III,
Cesone Fabio Ambusto II, Lucio Giulio Iullo
III