Funicolare di Certaldo

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Coordinate: 43°32′54.72″N 11°02′31.51″E / 43.548533°N 11.042086°E43.548533; 11.042086
Funicolare di Certaldo
Arrivo della funicolare a Certaldo Alto
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàCertaldo
Dati tecnici
Tipoascensore inclinato
Stato attualeIn uso
Apertura1999
Portata120 passeggeri/ora
GestoreAutolinee Toscane
Percorso
Stazione a valleCertaldo Basso
Stazione a monteCertaldo Alto
Numero di stazioni e fermate2
Tempo di percorrenzaminuto
Lunghezza128,5 m
Dislivello48,44 m
Pendenza max40,28%
DintorniStazione RFI
Trasporto a fune

La funicolare di Certaldo è una linea di trasporto funicolare situata a Certaldo, collegante Certaldo Basso (piazza Boccaccio) all'altura di Certaldo Alto (porta Alberti).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La funicolare di Certaldo fu inaugurata il 20 luglio 1999[1], sebbene i lavori fossero stati avviati nel 1985[2]: dopo una lunga interruzione, infatti, gli stessi vennero ripresi nel 1997[3]. Il costo complessivo dell'opera ammontò a circa cinque miliardi di lire[4].

Il numero dei passeggeri trasportati crebbe rapidamente e nei primi sette mesi del 2014 salì del 7,86% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente[5].

La gestione è affidata ad Autolinee Toscane.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Panorama dall'alto

L'impianto, progettato dall'ingegnere romano Achille Bonini[4], è realizzato con la tecnologia dell'ascensore inclinato, e presenta dunque un'unica cabina che scorre su una via di corsa metallica controbilanciata da un contrappeso che scorre fra le rotaie, di tipo ferroviario; l'unico agente responsabile del servizio presente per ciascun turno è adibito anche alla riscossione della sosta.[6]. La frequenza del servizio è pari a una corsa ogni 15 minuti[3] ma in caso di sovraffollamento le corse sono intensificate.

L'impianto venne fornito dalla Cruciani Impianti con parte elettrica EEI[1]. La pendenza risulta pari al 40,28%[4] con un dislivello di 48,44 metri, su una lunghezza totale di 128,5 metri[7] che la cabina da 30 posti[4], di costruzione Chinetti[1], copre in meno di un minuto.

Dettaglio del contrappeso

La stazione inferiore, ricavata da un edificio preesistente[1] e dunque ben inserita nel tessuto storico del borgo, è dotata di biglietteria tradizionale e automatica; a duecento metri dalla stessa è possibile l'interscambio con la stazione ferroviaria di Certaldo. Quella superiore di sola biglietteria automatica e di servizi igienici pubblici.

In considerazione del contesto ambientale in cui si inserisce, all'atto della costruzione dell'impianto fu posta particolare attenzione all'impatto visivo, con l'imposizione di parametri urbanistici di estrema severità nella scelta dei materiali di costruzione impiegati e alla disposizione delle strutture, per non compromettere il caratteristico profilo del borgo[6]; per tale motivo sotto l'impalcato dei binari venne appositamente realizzato un terrapieno[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Notizia su I Treni, n. 207, settembre 1999, p. 8.
  2. ^ Notizia su I Treni, n. 140, settembre 1993, p. 8.
  3. ^ a b c Notizia su I Treni, n. 185, settembre 1997, p. 11.
  4. ^ a b c d C. Migliorini, La funicolare di Certaldo, op. cit.
  5. ^ Comunicato stampa del Comune di Certaldo, pubblicato su Gonews.it, 27 agosto 2014. URL consultato nel febbraio 2016.
  6. ^ a b C. Carnevali, R. Genova e A. Sasso, Studio di fattibilità per l'attivazione di un sistema di trasporto ettometrico di collegamento con l'area di Castel S. Pietro, Enterprise, documento elaborato per il Comune di Verona, 2003, p. 21.
  7. ^ Funicolare di Certaldo Archiviato il 5 febbraio 2015 in Internet Archive., sito Tiemme Spa. URL consultato nel febbraio 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Claudio Migliorini, La funicolare di Certaldo, in Mondo Ferroviario, n. 161, novembre 1999, pp. 60–63.
  • Giovanni Cornolò e Francesco Ogliari, La funicolare di Certaldo, in Si viaggia... anche all'insù. Le funicolari e gli ascensori pubblici d'Italia. Volume terzo (1946-oggi), Arcipelago edizioni, Milano, 2007, pp. 839–844. ISBN 978-88-7695-352-1.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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