Frescobaldi

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Frescobaldi
Troncato d'oro e di rosso, a tre rocchi di scacchiere d'argento, 2.1, nel secondo
Stemma matrimoniale: Frescobaldi (metà sinistra) e Albizi (metà destra), forse risalente alle nozze tra Angiolo Frescobaldi e Leonida degli Albizi (XIX secolo), Palazzo Frescobaldi
Stemma Frescobaldi sulla facciata di Santa Maria Novella

Quella dei Frescobaldi fu una delle maggiori famiglie di Firenze nella storia politica, economica e sociale della città.

Storia familiare[modifica | modifica wikitesto]

Giunti in città forse dalla Val di Pesa verso il XIII secolo (ma alcune fonti li indicano anche come di possibile origine urbana), si diedero con successo alla mercanzia ed alle attività bancarie, al pari di altre illustri famiglie. Le loro attività principali erano la produzione e il commercio di lana, il prestito bancario e, precocemente rispetto ad altre famiglie, l'agricoltura nelle loro vaste tenute in campagna.

Dino Frescobaldi, contemporaneo di Dante Alighieri e suo grande amico, a detta di Giovanni Boccaccio, fu un famosissimo dicitore per rima in Firenze. Il capofamiglia all'epoca era Berto Frescobaldi, spesso citato da Dino Compagni tra gli uomini più influenti dell'epoca, che si schierò apertamente contro Giano della Bella. Matteo, figlio di Dino, fu un altrettanto stimato poeta, mentre nel dopo il 1348 Leonardo Frescobaldi redasse un famoso resoconto di un viaggio in terra santa in compagnia di Simone Sigoli e Giorgio Gucci, che era stato voluto e promosso dal vescovo di Volterra, sollecitato a sua volta dal Re di Napoli (anche se alcuni storici mettono in dubbio che Lionardo sia stato mandato in missione dal Re di Napoli, e la considerano una sua millanteria)[1].

Il quartier generale dei Frescobaldi si trovava tra borgo San Jacopo, dove possedevano una casa-torre, via Santo Spirito, dove avevano varie case, e, soprattutto, quella che oggi è chiamata piazza dei Frescobaldi, dove esisteva il palazzo principale della famiglia (oggi in parte conglobato nel Palazzo della Missione), che guardava al ponte Santa Trinita, costruito grazie al finanziamento della famiglia stessa nel 1252, per facilitare il comodo transito tra le due sponde. Famiglia di solida fede guelfa e nera, ebbe il privilegio di ospitare Carlo di Valois nel proprio palazzo quando egli venne a Firenze per scacciare i guelfi bianchi su incarico di Bonifacio VIII.

Allontanatisi da Corso Donato quando le cose iniziarono a mettersi male per il suo partito, alcuni decenni dopo si comportarono similmente anche con il Duca d'Atene Gualtieri VI di Brienne, prima appoggiandone la venuta, poi schierandosi con i magnati che lo costrinsero alla fuga.

Come banchieri essi finanziarono spesso alcuni sovrani europei, come Edoardo I ed Edoardo II d'Inghilterra, inoltre furono incaricati di riscuotere le decime papali: prima indirettamente, attraverso il banco senese dei Solafico, poi direttamente con Niccolò III, che delegò loro (fusi all'epoca con il banco degli Alfani) la raccolta in area germanica, e poi Martino IV, che gli affidò operazioni finanziarie in Inghilterra e in Scozia per finanziare una crociata mai realizzata contro Pietro III d'Aragona. Furono coinvolti nel fallimento di numerose compagnie fiorentine per l'insolvenza di Re Edoardo III, ma essendosi esposti meno di altre famiglie, riuscirono grazie a questa cautela a risollevarsi dal colpo e continuare i loro affari.

Nel 1444 Stoldo di Lamberto Frescobaldi donò alcuni terreni di sua proprietà e fu tra i finanziatori per la costruzione della Basilica di Santo Spirito, ultima grandiosa opera di Filippo Brunelleschi. L'altra chiesa abbellita dalla famiglia in epoche antecedenti era stata San Jacopo Soprarno.

I rapporti con i Medici furono altalenanti: nel 1481 Battista Frescobaldi venne giustiziato per aver complottato contro Lorenzo de' Medici. Non è chiaro come si svolsero i fatti, i lacunosi documenti parlano di una volontà di assassinare il Magnifico il giorno dell'Ascensione nella chiesa del Carmine.

Nel periodo del principato invece furono sostenitori della politica granducale con alcuni membri familiari insigniti della carica onorifica di senatori, sebbene in linea di massima la famiglia si dedicò ai propri affari nelle tenute agricole in Toscana e si dedicò piuttosto limitatamente alla politica. In quell'epoca ottennero anche il titolo di marchesi.

Dopo la conversione del primitivo palazzo Frescobaldi a convento agostiniano nel Cinquecento, tra il 1621 e il 1644, su iniziativa di Matteo Frescobaldi, fu edificato un nuovo grande palazzo in via Santo Spirito, che divenne da allora il principale della famiglia, il Palazzo Frescobaldi ancora oggi esistente a Firenze.

La famiglia è ancora esistente ed è impegnata soprattutto nella produzione vinicola e olearia d'eccellenza, con il marchese e presidente Lamberto Frescobaldi.

La produzione vinicola[modifica | modifica wikitesto]

Le prime notizie dell'attività vinicola dei Frescobaldi risalgono al 1308. Una curiosità è un documento che registra uno scambio in natura (opere d'arte per vino) con Michelangelo Buonarroti[2].

Vittorio degli Albizi, cognato dei Frescobaldi per il matrimonio di sua sorella Leonia con Angiolo Frescobaldi, fu tra i primi a sperimentare nelle tenute dei Frescobaldi metodi di produzione vinicola moderni, con l'innesto nel 1855 di vitigni Chardonnay, Cabernet e Merlot in Toscana.

Lo stemma[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma dei Frescobaldi è troncato (cioè tagliato orizzontalmente), come è tipico delle famiglie guelfe: in alto campo d'oro pieno; in basso tre rocchi d'argento in campo rosso.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Franco Cardini, Giovanna Bartolini, Nel nome di Dio facemmo vela, Laterza, Roma-Bari, 1991
  2. ^ Dayton Daily News, su daytondailynews.com. URL consultato il 28 maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2015).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marcello Vannucci, Le grandi famiglie di Firenze, Newton Compton Editori, 2006 ISBN 88-8289-531-9

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