Franz Pagliani

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Franz Pagliani

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato28 aprile 1934 –
2 marzo 1939
LegislaturaXXIX
Sito istituzionale

Consigliere nazionale del Regno d'Italia
Durata mandato23 marzo 1939 –
2 agosto 1943
LegislaturaXXX
Gruppo
parlamentare
Corporazione delle professioni e delle arti

Dati generali
Partito politicoFasci di Combattimento (1920-1921)
PNF (1921-1943)
PFR (1943-1945)
MSI (1950-1986)
Titolo di studioLaurea
UniversitàUniversità di Bologna
Professionemedico

Franz Pagliani (Concordia sulla Secchia, 5 settembre 1904Perugia, 1986) è stato un politico e medico italiano. Fu dirigente fascista di Bologna e Modena.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Concordia sulla Secchia il 5 settembre 1904. Si iscrisse ai Fasci italiani di combattimento dal 1 marzo 1920, partecipò alla Marcia su Roma e diventò poi esponente di spicco del Fascismo bolognese, entrando nel 1929 nel direttorio federale (1929-1930) e divenendo nello stesso anno presidente del comitato provinciale dell'Opera nazionale balilla. Nel 1933 fu tra i pochi dirigenti bolognesi a sopravvivere all'epurazione dei fedelissimi di Leandro Arpinati, divenendo capo della segreteria amministrativa della provincia di Bologna. Contemporaneamente proseguì la sua carriera medica e dopo essersi laureato in medicina venne nominato ordinario di patologia chirurgica all'Università di Bologna, venendo successivamente nominato direttore del relativo istituto.[1][2][3]

Nel 1934 fu eletto deputato e poi nel 1939 venne nominato consigliere nazionale nella Camera dei fasci e delle corporazioni per la corporazione delle professioni e delle arti.[4][5] Dopo un'esperienza da tenente medico di complemento nella campagna d'Etiopia, dove otterrà anche una medaglia di bronzo al valor militare, nel 1938 ritornò in Emilia, stavolta nella natia Modena, prima come responsabile delle corporazioni fasciste e poi, dal 1940, anche come federale, ricoprendo entrambe le cariche fino alla caduta del fascismo.[6][7]

Nella Repubblica Sociale Italiana[modifica | modifica wikitesto]

Nell'agosto 1943 venne arrestato e condannato a tre anni per detenzione abusiva di armi e bombe,[8] ma venne liberato dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943. Esponente dell'ala dura del fascismo repubblicano, successivamente partecipò al congresso di Verona ed organizzò il Partito Fascista Repubblicano a Bologna, venendo nominato delegato regionale per l'Emilia-Romagna, oltre che membro del direttorio nazionale del PFR.[9][1][10] Nel novembre 1943 affiancò Enrico Vezzalini e il console Riggio durante l'eccidio del Castello Estense.[11] Fece parte del collegio giudicante del Tribunale Speciale Straordinario nel Processo di Verona che giudicò i firmatari dell'Ordine del giorno Grandi del 25 luglio 1943.[12]

Alla costituzione delle Brigate Nere nel luglio 1944, ne diventò ispettore regionale e soprattutto comandante della III Brigata Nera Mobile Attilio Pappalardo di stanza a Bologna. Il reparto di Pagliani fu cacciato dal capoluogo emiliano il 28 gennaio 1945 su pressione del comandante della 14ª Armata tedesca Fridolin von Senger und Etterlin perché accusata di essere troppo violento, composto da delinquenti e di operare al di fuori di qualsiasi legalità.[13][14][1] La brigata si spostò nella bassa modenese e reggiana dove continuò la sua opera devastatrice, compiendo atrocità come l'eccidio della Righetta e di Reggiolo, rastrellamenti e saccheggi.[3][15]

Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Catturato a Cremona poco dopo la Liberazione[16] venne processato nel 1948 a Perugia. Fu condannato a 24 anni, sedici dei quali condonati,[17] la pena sarà in seguito ridotta, venendo scarcerato nel 1950 e riabilitato nel 1957.[14][15] Dopo la liberazione si stabilì a Perugia, dove svolse la professione di chirurgo e diventò un dirigente locale del Movimento Sociale Italiano.[3] Morì a Perugia nel 1986.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Elio Lodolini, Il personale dell’Amministrazione archivistica entrato in servizio dalla prima alla seconda guerra mondiale (1919-1945) e collocato a riposo sino al 1986/1988. L’età dell’«Ordinamento gerarchico delle Amministrazioni dello Stato» (PDF), in Repertorio del personale degli Archivi dello Stato (vol.II), Roma, Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione generale Archivi, 2012, p. 208. URL consultato il 17 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2021).
  2. ^ Degl'Innocenti, Pombeni, Roveri 1988, pp.283-286.
  3. ^ a b c La Brigata Nera “Pappalardo, su Istoreco.re.it.
  4. ^ Scheda sul Portale storico della Camera dei Deputati, su storia.camera.it.
  5. ^ Decreto del Duce 11 marzo 1939-XVII, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 60, 11 marzo 1939.
  6. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, Ministero della guerra, 1938.
  7. ^ Degl'Innocenti, Pombeni, Roveri 1988, p.310.
  8. ^ Gorrieri 1970, p.16.
  9. ^ Balugani, p. 121.
  10. ^ Alberto Preti, Assetto e rappresentazione del potere nella Rsi - Le province emiliane (PDF), in Italia Contemporanea, n. 191, FrancoAngeli, giugno 1993, p. 308.
  11. ^ Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia - Antonella Guarnieri, EPISODIO DI CASTELLO ESTENSE, FERRARA, 15.11.1943
  12. ^ Gorrieri 1970, p.51.
  13. ^ Frido von Senger und Etterlin, su storiedimenticate.wordpress.com.
  14. ^ a b I comandanti delle Brigate Nere sono espulsi dalla città, su bibliotecasalaborsa.it, Biblioteca Salaborsa.
  15. ^ a b Episodio di RIGHETTA di Fabbrico, 15/4/1945 (PDF), su straginazifasciste.it.
  16. ^ Balugani, p. 117.
  17. ^ Balugani, p. 176.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rolando Balugani, La Repubblica sociale italiana a Modena: i processi ai gerarchi repubblichini, Modena, Istituto storico della Resistenza e di storia contemporanea, 1990.
  • Ermanno Gorrieri, La Repubblica di Montefiorino, Bologna, Il Mulino, 1970 [1966].
  • Maurizio Degl'Innocenti, Paolo Pombeni e Alessandro Roveri, Il PNF in Emilia-Romagna (PDF), in Annale, 5 (1985-1986), Milano, FrancoAngeli, 1988. URL consultato il 17 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]