François Cacault

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François Cacault

François Cacault (Nantes, 17 febbraio 1743Clisson, 10 ottobre 1805) è stato un diplomatico, politico e collezionista d'arte francese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Prime esperienze[modifica | modifica wikitesto]

C'è qualche dubbio sulla data di nascita di François Cacault. Sebbene le biografie dei contemporanei riportino come anno di nascita il 1742, Henri de Saint-Georges, che ha esaminato l'atto di nascita originale, ha trascritto la data del 17 febbraio 1743[1]. Lo stesso atto di nascita inoltre conteneva un errore: certificava infatti la nascita di una bambina di nome Françoise; l'errore fu corretto molti anni dopo[1]. Figlio di un ingegnere che aveva disegnato il piano urbanistico di Nantes ed era proprietario di una fabbrica di laterizi, François Cacault fece ottimi studi a Parigi. Nel 1764 fu nominato professore di fortificazioni all'École militaire di Parigi e nel 1766 fu nominato ispettore scolastico. Nel 1769 dovette tuttavia dimettersi e lasciare il paese a causa di un duello. Iniziò un periodo di viaggi che gli dettero comunque l'opportunità di frequentato gli ambienti artistici e letterari in numerosi paesi europei. Nel 1775 divenne segretario del maresciallo di Aubeterre, governatore della Bretagna, e lo segui in Italia nel 1785.

Il diplomatico[modifica | modifica wikitesto]

Firma del Trattato di Tolentino

Nel luglio 1788 entrò in diplomazia prestando servizio come incaricato d'affari ad interim a Napoli, presso la Corte borbonica, per l'assenza temporanea dell'ambasciatore francese Louis-Marie-Anne de Talleyrand[2]. Nel 1791 fu richiamato in Francia, accusato di aver protetto in Italia gli émigré, ma due anni dopo fu inviato nuovamente in missione diplomatica presso lo Stato della Chiesa in sostituzione di Ugo di Basseville, che era stato assassinato. In seguito ai disordini antifrancesi avvenuti a Roma nel 1793, non poté giungere nella capitale pontificia e si fermò a Firenze. Dalla Toscana Cacault si adoperò per vendere il patrimonio delle istituzioni francesi a Roma, gestendo la chiusura dell'Académie de France e il rimpatrio degli artisti francesi. Si adoperò inoltre con successo per staccare il Granducato di Toscana dalla coalizione antifrancese[2]. Ministro di Francia a Genova, Cacault fece parte della delegazione diplomatica con l'incarico di trattare la resa dello Stato pontificio e fu il secondo firmatario francese, dopo Napoleone Bonaparte, del Trattato di Tolentino (19 febbraio 1797)[3]; nel febbraio 1798 fu nominato ambasciatore francese nella neonata Repubblica Romana[2].

Il politico[modifica | modifica wikitesto]

Il 27 germile dell'anno VI (16 aprile 1798) Cacault fu eletto al Consiglio dei Cinquecento per la Loire-Inférieure. Il 18 brumaio (9 novembre 1799) Cacault fu vicino a Napoleone e il 4 nevoso dell'anno VIII (25 dicembre 1799) entrò nel Corpo legislativo come rappresentante del collegio della Loire-Inférieure. In seguito fu uno dei negoziatori a Roma del Concordato del 1801. Fu ancora ministro plenipotenziario a Roma dal 1802 al 1803, quando fu sostituito dal Fesch. Ritornò in Francia ritirandosi nella cittadina di Clisson la quale peraltro era rimasta pressoché distrutta nel XVIII secolo da alcune catastrofi naturali e dalle guerre di Vandea. Dietro commissione di Cacault, e secondo il piano regolatore predisposto dall'architetto Mathurin Crucy[4], la cittadina di Clisson venne ricostruita secondo lo stile architettonico degli edifici costruiti in Toscana nel XIV e XV secolo; la somiglianza con le cittadine dell'Italia centrale hanno fatto attribuire a Clisson l'epiteto di Italienne[5]. Il 27 marzo 1804 François Cacault entrò nel Sénat conservateur.

Il collezionista[modifica | modifica wikitesto]

Georges de La Tour, L'Apparition de l'ange à Joseph, Musée des Beaux-Arts de Nantes

Amante delle arti e delle lettere (tradusse in francese diverse opere tedesche) Cacault acquistò in Italia oltre un migliaio di dipinti, più di 5.000 stampe, e una sessantina di sculture italiane dal XIV al XIX secolo. Come la maggior parte dei collezionisti contemporanei (Fesch, Fabre, Wicar) l'acquisto di molte opere in Italia fu reso possibile dalla loro disponibilità sul mercato dopo la soppressione di chiese e conventi da parte degli occupanti francesi. La maggior parte delle opere raccolte da Cacault furono acquistate dal mercante Corazzetto in piazza Navona, per lo più con la consulenza del fratello Pierre o di Jean-Baptiste Wicar[6]; furono poi trasportate in Francia e custodite a Clisson in un museo aperto al pubblico fatto costruire dai due fratelli Cacault. Merito di Cacault fu quello di aver fatto conoscere i primitivi toscani del XIV secolo[7]. Ritrovò fra gli altri anche tre quadri di Georges de La Tour (Le Vielleur, Le Reniement de Saint Pierre e L'Apparition de l'ange à Joseph) conservati attualmente, come gli altri, a Nantes[8].

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Clisson, Temple de l'Amitié

Dopo la morte di François, il fratello Pierre si trasferì a Nantes, nel cui museo finì anche la collezione di Clisson[9][10]. Il figlio di François, Jean-Baptiste, generale di brigata e barone dell'Impero, morì in combattimento il 30 settembre 1813 a Torgau[11]. Lo scultore François-Frédéric Lemot fece costruire a Clisson un edificio di stile greco («Temple de l'Amitié») nel quale avrebbero dovuto essere sepolti i due fratelli Cacault. I discendenti dei Cacault tuttavia si opposero; i fratelli Cacault sono seppelliti a Nantes, mentre le Temple de l'Amitié, dichiarato in Francia Monument historique, ospita le ceneri dello stesso Lemot[12].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Henri de Saint-Georges, Notice historique sur le musée de peinture de Nantes d'après des documents officiels et inédits, Nantes: Guéraud, 1858, p. 35 nota (Google libri)
  2. ^ a b c Pasquale Villari, «François Cacault decano dei diplomatici francesi in Italia durante la rivoluzione», Studi Storici anno 42, No. 2(aprile-giugno), pp. 461-501, 2001 (jstor, anteprima)
  3. ^ Giustino Filippone-Thaulero, Le relazioni tra lo Stato pontificio e la Francia rivoluzionaria. Storia politica del trattato di Tolentino, Milano: Giuffré, 1967
  4. ^ Claude Cosneau, Mathurin Crucy, 1749-1826, architecte nantais néoclassique, Catalogue de l'exposition, Musée Dobrée, Nantes, 1986 (file pdf dalla Revue de l'art n. 74, 1986[collegamento interrotto])
  5. ^ Jeaninne Guérin Dalle Mese (a cura di), Les paysages de la mémoire, autres Italies, Paris: Licorne Eds, 1998, ad indicem, ISBN 2911044215 (Google libri parziale)
  6. ^ Alexis François Artaud de Montor, Storia di Pio VII; tradotta dall'abate Cesare Rovida, Edizione II con correzioni ed aggiunte, Milano: G. Resnati, 1838, Vol. I, p. 311n (Google libri). Cfr. B. Chavanne, C. Georgel, H. Rousteau-Chambon (a cura di), La Collection Cacault Italie-Nantes, 1810-2010, https://books.openedition.org/inha/6957 Archiviato il 27 giugno 2020 in Internet Archive.
  7. ^ Béatrice Sarrazin, «François Cacault (1743 - 1805): collectionneur privé et négociateur de biens culturels publics». In: Ideologie e patrimonio storico-culturale nell'età rivoluzionaria e Napoleonica: a proposito del trattato di Tolentino, Atti del convegno svolto a Tolentino nei gg. 18–21 sett. 1997, pubblicati a Roma: Ministero per i beni e le attività culturali, 2000, pp. 296-303
  8. ^ Musée des Beaux-Arts de Nantes, La collection Cacault 1810-2010 et le Musée des Beaux-Arts de Nantes, Nantes: Burozoique, 2010, ISBN 9782917130339
  9. ^ Historique du Musée des Beaux-arts de Nantes, su nantes.fr. URL consultato il 13 ottobre 2011 (archiviato il 12 ottobre 2011).
  10. ^ Storia dell'Arte Einaudi, voce «Nantes, Musée des Beaux-Arts» Archiviato il 12 marzo 2016 in Internet Archive.
  11. ^ Georges Six, Dictionnaire des généraux et amiraux francais de la Revolution et de l'Empire (1792-1814), Paris: Georges Saffroy editeur, 1934, tome I, p. 177
  12. ^ Clisson, le Temple de l'Amitié, su mairie-clisson.com. URL consultato il 14 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2010).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • «Cacault ‹kakó›, François». In: Enciclopedia Biografica Universale, Vol. IV, Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2007
  • Jacques Perot, «Antonio Canova et les diplomates français à Rome. François Cacault et Alexis-François Artaud de Montor», Bulletin de la société de l'Histoire de l'Art français, Paris, année 1982, pp. 219-233.
  • «Cacault (Francesco)». In: Dizionario delle date, dei fatti, luoghi ed uomini storici o repertorio alfabetico di cronologia universale contenente, pubblicato a Parigi da una Società di dotti e letterati sotto la direzione di A.-L. d'Harmonville, Vol. II Bel-Die, Venezia: G. Antonelli, 1844, pp. 254-255 (Google libri)
  • «Cacault (François)». In: Philippe Le Bas, L'univers: histoire et description de tous les peuples, de leurs religions, moeurs, coutumes, industries, etc France: dictionnaire encyclopedique, Vol. 3: BIL-CAI, Paris: Didot, 1840, p. 522 (Google libri)
  • Blandine Chavanne, Chantal Georgel et Hélène Rousteau-Chambon (a cura di) La Collection Cacault. Italie-Nantes, 1810-2010, https://books.openedition.org/inha/6957

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