Bundeswehr

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Bundeswehr
Difesa federale
Logo delle Forze armate tedesche
Descrizione generale
Attivadal 12 novembre 1955
NazioneBandiera della Germania Germania
Precedentemente:
bandiera Germania Ovest (fino al 1990)
TipoForze armate
RuoloDifesa della Germania
Missioni di pace
Dimensione509.100 unità (1990)
184.000 unità (2023)
  • 15.000 (riservisti)[1]
Stato Maggiore della DifesaBerlino e Bonn
MottoWir dienen Deutschland
(Serviamo la Germania)[2]
Sito internet www.bundeswehr.de, su bundeswehr.de.
Reparti dipendenti
Heer
Marine
Luftwaffe
Comandanti
Comandante in caso di guerraOlaf Scholz,
Cancelliere federale della Germania
Ministro della difesa (comandante in tempo di pace)Boris Pistorius
Ispettore generaleGenerale Eberhard Zorn
Simboli
Bandiera delle autorità federali
Bandiera delle forze navali
Bandiera delle truppe della Bundeswehr
Emblema nazionale della Bundeswehr
Voci su unità militari presenti su Wikipedia
Carro armato Leopard 2 dell'esercito tedesco
La fregata italiana Scirocco (F 573) e la tedesca Augsburg durante l'Operazione Enduring Freedom
Un Tornado della Luftwaffe in volo
Medaglie
Militari del Wachbataillon in parata alla Festa della Repubblica Italiana ai Fori imperiali di Roma (2 giugno 2007)

La Bundeswehr (AFI: /ˈbʊndɛsˌveːɐ̯/; lett. "difesa federale") è il nome ufficiale delle forze armate della Repubblica Federale di Germania e della loro sezione civile.

Durante gli anni della guerra fredda e della Germania divisa, la Bundeswehr era equipaggiata con migliaia di carri armati moderni e costituiva un pilastro fondamentale dello schieramento NATO in Europa, pronta ad affrontare una eventuale invasione portata dalle forze del Patto di Varsavia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Bundeswehr fino al 1990[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine della seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in due stati, Est ed Ovest, e non disponeva più di forze armate nazionali. Nel 1955, dopo un lungo dibattito, il governo federale della Germania Ovest cominciò ad approntare il proprio riarmo; 10.000 uomini furono scorporati dal Bundesgrenzschutz (Guardia federale di frontiera) per costituire il primo nucleo delle nuove forze armate tedesche. Nell'arco di 5 anni l'Esercito, la Marina e l'Aeronautica furono ricostituite fino ad arrivare poi, verso la fine degli anni '60, alla forza bilanciata complessiva di 495.000 militari prevista per il tempo di pace. La stragrande maggioranza delle unità militari furono da subito assegnate alla NATO.

Durante la Guerra fredda la Bundeswehr diventò una forza fortemente meccanizzata, equipaggiata con oltre 5.000 carri armati moderni, i Leopard 1 e Leopard 2, in gran parte di produzione nazionale. Insieme alle potenti unità dell'Esercito degli Stati Uniti in Europa (raggruppate nella 7ª Armata), le formazioni della Bundeswehr costituivano il principale baluardo a difesa da un'invasione da parte delle forze del Patto di Varsavia. L'esercito tedesco federale schierava tre corpi d'armata, di cui il I, con tre Panzer-Division (1. Panzer-Division, 3. Panzer-Division e 7. Panzer-Division) avrebbe difeso la Bassa Sassonia insieme ai britannici del BAOR, mentre il III corpo d'armata con la 5. Panzer-Division e la 12. Panzer-Division avrebbe cooperato con la 7ª Armata americana nel pericoloso settore del varco di Fulda; infine, il II corpo con la 10. Panzer-Division avrebbe protetto la Baviera.

Le forze della NATO schierate in Germania occidentale erano costantemente pronte al combattimento, e dipendevano dall'Allied Force Central Europe guidato per molti anni da ufficiali tedeschi; queste forze avrebbero dovuto difendere il Fronte centrale europeo.

Organizzazione e struttura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Gradi militari della Germania.
Organizzazione e struttura

La Bundeswehr è suddivisa nella componente militare (le forze armate, o Streitkräfte) e nella componente civile, con l'amministrazione della difesa (Wehrverwaltung), l'ufficio federale per gli armamenti (Bundesamt für Wehrtechnik und Beschaffung), e l'ufficio federale per la gestione dell'informazione e della tecnologia dell'informazione del Bundeswehr (Bundesamt für Informationsmanagement und Informationstechnik der Bundeswehr).

La componente militare della forza di difesa federale consiste nell'Esercito (Deutsches Heer), la Marina (Deutsche Marine), l'Aeronautica militare (Luftwaffe), il servizio di supporto interforze (Streitkräftebasis), e i servizi medici centrali (Zentraler Sanitätsdienst).

Le donne servono nella sanità militare dal 1975. Nel 2000, dopo una lunga controversia su un progetto di legge patrocinato da Tanja Kreil, la Corte europea di giustizia ha emanato una direttiva che permette alle donne di servire in più ruoli di quelli a cui in precedenza avevano accesso. Dal 2001 possono servire in tutti i ruoli senza restrizione, e non erano soggette alla leva obbligatoria, quando questa era in vigore in Germania.

In tempo di pace la Bundeswehr è sotto il controllo del Ministro della Difesa, mentre in caso di guerra (secondo l'art. 115 della Costituzione tedesca) il comando passa al Cancelliere federale. Il vertice militare è costituito dal cosiddetto Ispettore generale della Bundeswehr (Generalinspekteur der Bundeswehr), l'unico generale a quattro stelle in ambito nazionale, il quale assume le funzioni che in altri paesi sono di un capo di stato maggiore generale.

Il Großer Zapfenstreich è la più importante cerimonia militare dell'esercito tedesco per tributare gli onori a un civile (un'alta carica dello Stato tedesco stesso o equivalenti a livello internazionale).

Guida[modifica | modifica wikitesto]

La Bundeswehr è comandata dal Bundesminister der Verteidigung come Inhaber der Befehls- und Kommandogewalt (IBuK). Il Bundesministerium der Verteidigung (BMVg) è l'organizzazione governativa. Assieme al Ministro vi sono due sottosegretari. Il Ministro, gli Staatssekretäre e l'Ispettore generale della Bundeswehr sono nell'insieme alla guida del Ministero. Il Ministero organizza il lavoro della struttura civile e militare.

Truppe e amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Branca militare

Accanto vi sono sei servizi, sotto il controllo BMVg:[5]

Branca civile

Armamenti[modifica | modifica wikitesto]

Programma di armamento[modifica | modifica wikitesto]

Fino al 2030[7]:

Secondo le Armi[modifica | modifica wikitesto]

Al 2017:[13]

Streitkräftebasis[modifica | modifica wikitesto]

Heer[modifica | modifica wikitesto]

Leopard 2 A7

Luftwaffe[modifica | modifica wikitesto]

Eurofighter Typhoon

Marine[modifica | modifica wikitesto]

Fregatte Hessen (F 221)

Armi nucleari[modifica | modifica wikitesto]

La Germania dispone di 20 testate atomiche statunitensi presso il Luftwaffen-Fliegerhorst Büchel, nella Renania-Palatinato.[27] L'uso di tali armi è sotto il controllo degli USA. Nel 2005 sono state ritirate dal servizio ca. 130 testate atomiche presso la Ramstein Air Base.[28] La Luftwaffe dispone di tali armi solo per l'uso su piattaforma Panavia Tornado.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze ricevute dalla Bundeswehr[modifica | modifica wikitesto]

Premio Quadriga - nastrino per uniforme ordinaria
— 2010

Decorazioni al merito conferite dalla Bundeswehr[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Decorazioni d'Onore della Bundeswehr.

Le medaglie al merito delle forze armate tedesche (in tedesco: Einsatzmedaille der Bundeswehr) sono delle decorazioni della Bundeswehr.

Tali decorazioni vengono ricevute dopo aver prestato servizio in una particolare campagna militare, nonché una missione all'estero. Possono fregiarsene tutti i militari tedeschi a prescindere dal grado rivestito. È inoltre l'unico tipo di medaglia della Bundeswehr tedesca che viene ricevuta per campagna; l'unico elemento che differenzia le varie Medaglie al Merito Militare è una barra metallica sulla quale viene riportato il nome della campagna, sia sulla medaglia che sul nastrino.

Le decorazioni al Merito vengono suddivise in 3 categorie, indipendentemente dal grado o dall'incarico rivestito:

 Medaglia di bronzo al merito (30 giorni in teatro operativo)
 Medaglia d'argento al merito (360 giorni in teatro operativo)
 Medaglia d'oro al merito (690 giorni in paese)

Nel novembre 2010, Karl-Theodor zu Guttenberg, ministro della difesa tedesco, ha introdotto un grado speciale: il Gefechtsmedaille der Bundeswehr (Medaglia d'azione nel combattimento della Bundeswehr).

La medaglia è di forma circolare, sul centro è impressa su rilievo l'aquila tedesca circondata da una corona di foglie di quercia, il retro è invece privo di alcuna riproduzione. È prevista la versione da combattimento, la quale si differenzia dalla versione classica per una bordatura di colore nero e rosso e un'aquila nera, pur comunque mantenendo il colore bronzeo, argenteo o dorato.

Il nastrino è riprende i colori del nastro stesso della medaglia; esso si compone di due bande nere sui bordi esterni, di due bande rosse al lato dei bordi neri e di due bande dorate, le quali racchiudono un rettangolo centrale di colore rosso; posizionato al centro, equidistante dai bordi esterni, è affissa la barra metallica del colore spettante, sulla quale è impresso in rilievo il nome della campagna effettuata.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Germany Military Strength 2023, su globalfirepower.com.
  2. ^ Dopo la notifica del Presse- und Informationszentrum der Luftwaffe.
  3. ^ Auftrag: Cyber-Verteidigung, su Bundesministerium der Verteidigung, 26 aprile 2016. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato il 19 ottobre 2016).
  4. ^ Abschlussbericht Aufbaustab für Kommando Cyber- und Informationsraum (PDF), su bmvg.de, 26 aprile 2016. URL consultato il 27 aprile 2016 (archiviato il 26 aprile 2016).
  5. ^ Direkt unterstellte Dienststellen, su Bundesministerium der Verteidigung, 5 gennaio 2017. URL consultato l'11 aprile 2017.
  6. ^ Katholischen Militärbischofsamt, su bund.de. URL consultato il 21 maggio 2016 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2016).
  7. ^ BMVg, Materielle Ausstattung der Bundeswehr, su bmvg.de, 27 gennaio 2016. URL consultato il 31 gennaio 2016 (archiviato il 4 marzo 2018).
  8. ^ Marinehubschrauber Sea Lion: Auslieferung beginnt 2019 -..., su bundeswehr-journal.de, 10 settembre 2015. URL consultato l'11 settembre 2016 (archiviato il 16 settembre 2016).
  9. ^ Christoph Prössl, Bundeswehr setzt auf Israels Drohne „Heron TP“, su tagesschau.de, 12 gennaio 2016. URL consultato il 2 maggio 2018 (archiviato il 27 gennaio 2016).
  10. ^ Weitere 131 GTK Boxer und „ein Stück aus dem Tollhaus“ -..., su bundeswehr-journal.de, 20 dicembre 2015. URL consultato il 2 maggio 2018 (archiviato il 10 settembre 2017).
  11. ^ n-tv Nachrichtenfernsehen, Marine stellt U36 in Dienst: Bundeswehr bekommt neue U-Boote, in n-tv.de. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato il 26 ottobre 2017).
  12. ^ Bundeswehr will 31 Brückenlegepanzer Leguan – und mehr, in Welt Online, 10 giugno 2016. URL consultato il 2 maggio 2018 (archiviato il 30 novembre 2016).
  13. ^ Bericht zur materiellen Einsatzbereitschaft der Hauptwaffensysteme der Bundeswehr 2017 (PDF), su dbwv.de, 26 febbraio 2018, p. 106. URL consultato il 5 marzo 2018 (archiviato l'8 dicembre 2018).
  14. ^ (DE) Brandenburg-Klasse F123, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  15. ^ (DE) Fregatten der Sachsen-Klasse, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  16. ^ (DE) Baden-Württemberg-Klasse F125, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  17. ^ (DE) Einsatzgruppenversorger der Berlin-Klasse, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  18. ^ (DE) Braunschweig-Klasse K130, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  19. ^ (DE) Frankenthal-Klasse MJ332B/C/CL, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  20. ^ (DE) U-Boot-Klasse 212 A, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  21. ^ (DE) Tender Typ 404, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  22. ^ (DE) Betriebsstofftransporter der Rhön-Klasse, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  23. ^ (DE) Seefernaufklärer P-3C Orion, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  24. ^ (DE) NH-90 NTH Sea Lion, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  25. ^ (DE) Mehrzweckhubschrauber Sea King Mk41, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  26. ^ (DE) Bordhubschrauber Sea Lynx Mk88A, su www.bundeswehr.de. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  27. ^ Otfried Nassauer: US-Atomwaffen in Deutschland und Europa, su bits.de (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2017)..
  28. ^ „USA haben Nuklear-Arsenal in Ramstein geräumt“ – Spiegel Online vom 9. Juli 2007, su spiegel.de (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2012)..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Donald Abenheim: Bundeswehr und Tradition: die Suche nach dem gültigen Erbe des deutschen Soldaten. Oldenbourg Wissenschaftsverlag, München 1989, ISBN 3-486-55371-2.
  • Detlef Bald: Die Bundeswehr. Eine kritische Geschichte 1955–2005. C.H. Beck, München 2007, ISBN 3-406-52792-2.
  • Detlev Bald: Vom Kaiserheer zur Bundeswehr. Sozialstruktur des Militärs: Politik der Rekrutierung von Offizieren und Unteroffizieren. Europäische Hochschulschriften. Reihe XXXI. Politikwissenschaft. Bd. 28. Frankfurt am Main/Bern 1982.
  • Martin Böcker, Larsen Kempf, Felix Springer (Hrsg.): Soldatentum. Auf der Suche nach Identität und Berufung der Bundeswehr heute, Olzog, München 2013, ISBN 978-3-7892-8346-8.
  • Detlef Buch: Bundeswehr 2.0. Von der Wehrpflicht bis Afghanistan – reduziert, ignoriert, egalisiert? Peter Lang, Frankfurt am Main [u. a.] 2011, ISBN 978-3-631-61555-3.
  • Detlef Buch (Hrsg.): Die Reform der Bundeswehr. Von Menschen für Menschen. Peter Lang, Frankfurt am Main [u. a.] 2012, ISBN 978-3-631-63197-3.
  • Rolf Clement u. Paul Elmar Jöris: 50 Jahre Bundeswehr. 1955–2005. Mittler, Hamburg 2005. ISBN 3-8132-0839-7.
  • Angelika Dörfler-Dierken, Gerhard Kümmel (Hrsg.): Identität, Selbstverständnis, Berufsbild. Implikationen der neuen Einsatzrealität für die Bundeswehr. (= Schriftenreihe des Sozialwissenschaftlichen Instituts der Bundeswehr, Band 10). VS Verlag für Sozialwissenschaften, Wiesbaden 2010, ISBN 978-3-531-17518-8.
  • Entschieden für Frieden. 50 Jahre Bundeswehr. 1955 bis 2005. Im Auftrag des Militärgeschichtlichen Forschungsamtes hrsg. v. Klaus-Jürgen Bremm, Hans-Hubertus Mack u. Martin Rink. Rombach Verlag, Freiburg i. Br./ Berlin 2005. ISBN 3-7930-9438-3.
  • Agilolf Keßelring: Die Organisation Gehlen und die Neuformierung des Militärs in der Bundesrepublik, Berlin (Ch. Links) 2017. ISBN 978-3-86153-967-4
  • Paul Klein, Dieter Walz (Hrsg.): Die Bundeswehr an der Schwelle zum 21. Jahrhundert. Nomos, Baden-Baden 2000, ISBN 3-7890-7013-0.
  • Joachim Krause, Jan C. Irlenkaeuser (Hrsg.): Bundeswehr – die nächsten 50 Jahre. Anforderungen an deutsche Streitkräfte im 21. Jahrhundert. Budrich, Opladen 2006, ISBN 3-86649-006-2.
  • Loretana de Libero: Tradition in Zeiten der Transformation. Zum Traditionsverständnis der Bundeswehr im frühen 21. Jahrhundert. Schöningh Verlag, Paderborn 2006, ISBN 978-3-506-76315-0.
  • Die Bundeswehr 1955 bis 2005. Rückblenden-Einsichten-Perspektiven. Im Auftrag des Militärgeschichtlichen Forschungsamts hrsg. v. Frank Nägler. Oldenbourg Wissenschaftsverlag, München 2007. ISBN 978-3-486-57958-1.
  • Karl-Volker Neugebauer: Grundkurs deutsche Militärgeschichte 3. Die Zeit nach 1945. Armeen im Wandel. Oldenbourg Wissenschaftsverlag, München 2007, ISBN 978-3-486-58100-3.
  • Christian Raap: Bundeswehreinsatz und Grundgesetz. In: Deutsche Verwaltungspraxis [DVP] 2002, S. 282 ff. ISSN 0945-1196 (WC · ACNP)
  • Der Reibert – Das Handbuch für den deutschen Soldaten. Mittler, Berlin 2001, ISBN 3-8132-0755-2.
  • Martin Hochhuth: Militärische Bundesintervention bei inländischem Terrorakt. In: Neue Zeitschrift für Wehrrecht. (NZWehrr) 2002, S. 154 ff, ISSN 0028-3525 (WC · ACNP)
  • Dieter Hoffmann: Die Misere der Bundeswehr. Marineforum 9/2012, S. 41.
  • Franz-Josef Meiers: Die Transformation der Bundeswehr., su bmlv.at. In: Österreichische Militärische Zeitschrift. Ausgabe 6/2004.
  • Dieter Wiefelspütz: Verteidigung und Terrorismusbekämpfung durch die Streitkräfte. In: Neue Zeitschrift für Wehrrecht. (NZWehrr) 2007, S. 12 ff, ISSN 0028-3525 (WC · ACNP)
  • Reinhard Scholzen, Die Ausbildung bei der Bundeswehr. Wie viel Härte ist notwendig?, in MUT, 563ª ed., 2015-01, pp. 64-79.
  • Rolf Clement: Bundeswehr – Woran die Rüstungsbeschaffung krankt, su deutschlandfunk.de., DeutschlandfunkHintergrund vom 27. November 2014

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Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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