Forza (filosofia)

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Forza è un concetto che, inteso nel senso di causa efficiente, è connesso a quello di movimento e ai suoi effetti quantitativi e qualitativi.[1]

Il significato di forza nella concezione antica e in quella cristiana[modifica | modifica wikitesto]

Nel pensiero greco arcaico la forza è quella che agisce nell'universo animato dominato dal vuoto del caos. Con Empedocle si teorizza come forza l'azione dell'Amore e dell'Odio che aggregano o disgregano i quattro elementi terra, acqua, aria e fuoco ipotizzati dagli antichi cosmologi.

Per Anassagora[2] come per Platone[3] il "caos" è il luogo della materia informe e rozza a cui attinge un principio dinamico superiore: la "Mente" per Anassagora, il νοῦς, il Demiurgo per Platone, che intervengono organizzando la materia seminale per la formazione del mondo ordinato: il cosmo [4].

Nella filosofia aristotelica i termini energheia e dynamis erano in rapporto tra loro con differente valore: la δύναμις, cioè la capacità di compiere una determinata attività era correlata all'ἐνέργεια, all'esercizio di tale attività. La potenza infatti indicava la semplice possibilità di un ente di tradursi in un atto che poteva realizzarsi o meno. La potenza quindi come un valore di realtà solo possibile rispetto all'atto reale realizzato in virtù dell'energheia.

Nello stoicismo la forza unifica i fenomeni dell'universo esprimendosi come "simpatia", effetto del λόγος (logos) divino o «spirito vivificante» (πνεῦμα - pneuma) che attraversa e ordina ogni cosa.

Con l'avvento del Cristianesimo, che introduce una connotazione positiva al concetto di infinito (contrariamente al pensiero greco antico che considerava l'infinito, come "non finito" e quindi non compiuto ed imperfetto), vi è un capovolgimento di valori: il pensiero cristiano attribuendo a Dio l'onnipotenza, gli dà il significato di una forza creatrice inesauribile per quantità e qualità; mentre in Aristotele l'atto è considerato superiore alla potenza, nel pensiero successivo sarà la potentia, in quanto assume il senso di forza, a prevalere.

La forza intesa da Telesio[modifica | modifica wikitesto]

L'ulteriore mutamento di significato è infatti da rimandare al pensiero rinascimentale che con Bernardino Telesio, nel suo De rerum natura, oppone alle cause finali e formali di cui parlavano Aristotele e gli scolastici a proposito del rapporto materia-forma, il binomio materia-forza, intendendo la materia come quel sostrato su cui agiscono due forze, due principia agentia, una condensante, l'altra dilatante: il freddo e il caldo.

Questo nuovo concetto di forza diede luogo a discussioni tra telesiani e aristotelici come quelle che si svilupparono nella nota disputa a Venezia nel 1573. Le successive discussioni relative ai concetti di forza e movimento si avvalsero del contributo della meccanica di Galilei.

Del resto nell'età rinascimentale il concetto di forza come entità o virtus celata fu ampiamente usato nella magia e si ritrovò impiegato in vari settori delle scienze fisiche sotto l'aspetto di forze vitali, salutari, morbose ecc.

La forza in Leibniz, Newton, Kant[modifica | modifica wikitesto]

Un ulteriore approfondimento del concetto di forza si ebbe con Leibniz il quale, in polemica con i cartesiani, parla di una "forza viva", concezione già presente nel concetto di conatus già esplicitato da Hobbes e Spinoza. Leibniz, in contrasto con il meccanicismo cartesiano, delineava una nuova concezione della materia giustificandone l'estensione con l'azione effusiva, espansiva della forza.[5]

Il dibattito sul concetto di forza si complicò per la teoria di Newton il quale faceva risalire la formazione dell'universo all'azione di due forze: una repulsiva e una attrattiva, di cui però non spiegava l'origine se non attribuendole all'azione divina.

Nel 1755 Kant riportava le due forze di Newton ad un'unica forza originaria dell'etere contrapponendo al meccanicismo un dinamismo interno all'univero stesso tale da ridurre al minimo l'intervento di Dio che sparirà del tutto nella concezione di Laplace.

Con lo sviluppo della scienza moderna viene abbandonato ogni tentativo di interpretazione metafisica o teologica del concetto di forza.

Il concetto di forza nel XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni scienziati come Mayer (18141878), Helmholtz (18211894) e Hertz (18571894) decisero di togliere del tutto dall'ambito della meccanica la nozione di forza proprio perché il tentativo di definirne il concetto s'intrecciava con aspetti metafisici e teologici.

Ancora nella ottocentesca filosofia della natura di Schelling compaiono le nozioni di forza repulsiva e attrattiva come elementi dialettici spirituali dello sviluppo delle varie forme naturali.

Nell'ambito poi di un materialismo fortemente determinato come quello di Schopenhauer, la volontà di vivere appare come una forza metafisica, immateriale, noumenica che agisce all'interno della realtà fenomenica.

L'aspetto metafisico, sia pure non certamente voluto, ricompare nella dottrina di alcuni positivisti come Büchner [6] o Spencer che sostiene l'esistenza di una forza inconoscibile che agisce dall'esterno e che si aggiunge alla forza intrinseca che agisce su i fenomeni naturali [7]

Di forza tratta anche Renouvier applicandola alla morale intendendola come potere d'esercizio della libertà diretta al comportamento pratico [8]

La fisica moderna ha messo da parte del tutto la nozione di forza, così come si era teorizzato fino ad allora nelle generalizzazioni positivistiche, riservandola al significato di una convenzione linguistica relativa a certi rapporti tra grandezze fisiche determinate.

La forza nella psicologia[modifica | modifica wikitesto]

Il concetto di forza fu utilizzato anche nella psicologia a cominciare dalle facoltà di cui tratta Aristotele [9] alle idee-forza di Alfred Fouillée [10] che spiegherebbero lo sviluppo della vita psicologica e morale assieme quello della natura secondo principi spirituali e evoluzionistici.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fonte principale: Enciclopedia Garzanti di Filosofia alla voce corrispondente
  2. ^ Diels-Kranz, Frammenti dei Presocratici fr. 59, B, 1-4.
  3. ^ Platone, Timeo, 30a e sgg.
  4. ^ G. Bonafede. Caos in Enciclopedia filosofica vol.2. Milano, Bompiani, 2006, pp. 1617-8
  5. ^ Leibniz, Teodicea par. 87.
  6. ^ Ludwig Büchner, Prefazione all'edizione italiana di Forza e materia (1855) in Grande Antologia filosofica, Marzorati, Milano
  7. ^ First Principles ISBN 0898757959 (1862), pag.50
  8. ^ La scienza della morale (1869)
  9. ^ Anima, III, 432 a-b
  10. ^ in La psicologia delle idee-forza, 1893

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • E.P. Lamanna / F. Adorno, Dizionario dei termini filosofici, Le Monnier, Firenze (rist. 1982).
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