Nell'estate 1960 giunse a Milano il tecnico Helenio Herrera[3], reduce da positive esperienze in terra iberica con Atlético Madrid e Barcellona[3][4]: all'allenatore — soprannominato Mago e con cui il giornalista Alfredo Giorgi e il segretario Alberto Valentini intrapresero accordi nei mesi passati —[3][4] fu corrisposto un ingaggio pari a 100 milioni di lire[5], con premi-partita doppi rispetto agli altri tesserati.[4] I quadri dirigenziali accolsero inoltre Italo Allodi[4][6], ritenuto il primo manager nella storia del calcio italiano.[7]
Dal punto di vista tattico Herrera fu inizialmente chiamato al risanare l'equilibrio collettivo[8][9], stante la prolificità dell'attacco — nel quale spiccavano i nomi dei terminali offensivi Angelillo e Firmani —[10][11] mitigata da una «difesa colabrodo»[12]: per ricomporre il pacchetto arretrato, il laterale Guarneri venne accentrato al ruolo di stopper col terzino destro Picchi schierato obtorto collo a causa delle divergenze caratteriali insorte con il tecnico.[13]
Bolchi costituiva il sostegno in mediana[14], mentre il fantasioso Corso (anch'egli entrato ben presto in conflitto con l'argentino[15]) ricopriva la posizione di ala sinistra pur svariando lungo la trequarti[4][16]; le ferree regole di comportamento imposte dal Mago nello spogliatoio incontrarono anche il disappunto di Angelillo[17], del quale venne in particolare criticata la vita fuori dal campo.[18]
Durante il campionato 1960-61 l'Inter tentò di scucire il tricolore dalle maglie della Juventus[19][20], impresa del quale il primo mattone sembrò venire posto con la conquista del titolo d'inverno[21][22]: nella tornata conclusiva i meneghini non riuscirono però a difendere il primato[23][24], favorendo il ritorno in vetta degli avversari.[25][26] Sulla classifica della Beneamata — che nel corso della stagione raggiunse poi la semifinale di Coppa delle Fiere e i quarti di finale in Coppa Italia —[27] pesò tra l'altro una doppia sconfitta riportata contro il Padova di Nereo Rocco[28][29], primo opponente col quale Herrera riportò una sconfitta in Serie A.[28]
Il 16 aprile 1961 i nerazzurri si presentarono a Torino con 36 punti[30], dovendo recuperare 4 lunghezze dalla capolista[20][21]: la gara fu tuttavia sospesa al 31' per la folta presenza di spettatori ai margini del rettangolo verde[19], fatto configuratosi quale invasione di campo.[31] La Commissione Disciplinare assegnò in prima istanza il 2-0 a tavolino alla compagine lombarda[19], imputando una responsabilità oggettiva ai padroni di casa[32]: il 3 giugno tale sentenza fu però ribaltata dalla Commissione d'Appello Federale[33], disponendo la ripetizione dell'incontro e un'ammenda di 4 milioni alla società piemontese per la mancata vigilanza del proprio impianto.[33] Il provvedimento ingenerò attriti tra il presidente Angelo Moratti e Umberto Agnelli[34][35], contemporaneamente numero uno del club sabaudo e posto al vertice dirigenziale della Federcalcio.[19]
Nell'ultima giornata di campionato l'Inter perse 2-0 sul terreno del Catania[19], risultato passato agli annali col nome di Clamoroso al Cibali! e che consegnò aritmeticamente il titolo alla Juventus (fermata sul pareggio dal Bari[36][37]): la sfida in programma il 10 giugno 1961 divenne pertanto ininfluente ai fini della classifica[19], con Moratti che ordinò a Herrera di schierare la formazione «Ragazzi» in segno di protesta verso la ripetizione della partita.[19] In quella che rappresentò l'ultima apparizione ufficiale di Giampiero Boniperti[38], fece invece il proprio debutto in Serie A il diciottenne Sandro Mazzola (figlio di Valentino[20]): il giovane mise a segno su rigore il punto della bandiera[39], con una sestina marcata da Sivori sui 9 gol totali dei bianconeri.[40]
Archiviato dunque il torneo d'esordio col gradino più basso del podio a −5 dai torinesi e con un punto di ritardo dal Milan[19], Herrera iscrisse comunque negli annali una vittoria per 6-0 sul campo dell'Udinese il 9 ottobre 1960[41]: benché eguagliato a Bologna il 21 maggio 1989[41], il record della più ampia affermazione esterna verrà migliorato solamente il 22 settembre 2013 dal 7-0 di Reggio Emilia contro il Sassuolo.[41] Degno di nota anche l'esordio in prima squadra del difensore Giacinto Facchetti, sceso in campo a 18 anni nella partita con la Roma del 21 maggio 1961.[42]
^abAcquistato durante la sessione invernale di calciomercato.
^abcdefghijAggregato alla prima squadra dalla formazione Cadetti.
^Ripetizione dell'incontro sospeso il 16 aprile 1961 al 31' per invasione di campo, sul punteggio di 0-0; cfr. Leo Cattini, Juventus-Inter si disputerà sabato, in La Stampa, 7 giugno 1961, p. 6.