Folgore (cacciatorpediniere)

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Folgore
Il cacciatorpediniere Folgore alla sua entrata in servizio, nel 1931
Descrizione generale
Tipocacciatorpediniere
ClasseFolgore
In servizio con Regia Marina
IdentificazioneFG
CostruttoriBacini & Scali Napoletani, Napoli
Varo26 aprile 1931
Entrata in servizio1º luglio 1932
Destino finaleaffondato in combattimento il 2 dicembre 1942
Caratteristiche generali
Dislocamentostandard 1540 t
pieno carico 2100 t
Lunghezza96,23 m
Larghezza9,28 m
Pescaggio4,5 m
Propulsione3 caldaie
2 gruppi di turbine a vapore su 2 assi
potenza 44.000 hp
Velocità38,8 (in realtà 30) nodi
Autonomia3693 mn a ? nodi
Equipaggio6 ufficiali, 159 sottufficiali e marinai
Armamento
Armamento
Note
dati riferiti al 1940
dati presi da [1] e [2]
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Il Folgore è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Una volta in servizio divenne capoclasse della VIII Squadriglia Cacciatorpediniere, insieme ai gemelli Fulmine, Lampo e Baleno.

Alle 14.10 del 7 luglio 1940 salpò da Taranto unitamente ai gemelli, alle corazzate Giulio Cesare e Conte di Cavour ed alla VII Squadriglia Cacciatorpediniere (Freccia, Dardo, Saetta, Strale) in appoggio ad un convoglio per la Libia (formato dai trasporti truppe Esperia e Calitea e dalle motonavi Marco Foscarini, Francesco Barbaro e Vettor Pisani, che fruivano la scorta delle torpediniere Orsa, Procione, Orione, Pegaso, Abba e Pilo)[1].

Questa formazione si riunì poi con la I e II Squadra Navale, prendendo parte alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio[2][3].

All'inizio del 1941 subì alcuni lavori di modifica, che comportarono lo sbarco di tutte le mitragliere preesistenti e la loro sostituzione con 6 mitragliere da 20 mm[4].

Il 9 gennaio bombardò, unitamente ai cacciatorpediniere Ascari, Fulmine e Carabiniere, le posizioni greche a Porto Palermo[5].

Il 5 marzo salpò da Napoli scortando, insieme ai cacciatorpediniere Lampo, da Noli, Vivaldi e Malocello, i trasporti tedeschi Ankara, Reichenfels, Marburg e Kybfels; dopo una tappa a Palermo l'8, l'indomani il convoglio proseguì per la Libia[6].

Il 28 marzo scortò verso Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere Dardo e Strale, un convoglio composto dai mercantili Galilea, Heraklea, Ruhr, Samos ed Adana: le navi furono attaccate dal sommergibile britannico Utmost, che affondò l'Heraklea e danneggiò la Ruhr[3][7].

Dal 21 al 24 aprile scortò (insieme ai cacciatorpediniere Turbine, Saetta e Strale) un convoglio formato dai trasporti Giulia, Castellon, Arcturus e Leverkusen sulla rotta Napoli-Tripoli[8].

Il 1º maggio fece parte (insieme ad altri tre cacciatorpediniere) di un convoglio di cinque mercantili che fu attaccato dal sommergibile HMS Upholder: in un primo attacco fu colpita a morte la motonave Arcturus e seriamente danneggiata un'altra, la Leverkusen, affondata più tardi con il lancio di altri siluri[3][9].

Il 16 maggio lasciò Napoli per scortare, insieme ai cacciatorpediniere Turbine, Euro, Fulmine e Strale, un convoglio formato dai piroscafi Preussen, Sparta, Capo Orso, Motia e Castelverde e dalla nave cisterna Panuco (cui si aggregò poi la nave cisterna Superga): le navi arrivarono in porto il 21, nonostante una collisione tra il Preussen e la Panuco ed un infruttuoso attacco del sommergibile HMS Urge al Capo Orso ed alla Superga[10].

Il 21 luglio fu caposcorta di un convoglio (della cui scorta facevano parte anche i cacciatorpediniere Fulmine, Saetta ed Euro) composto dai piroscafi Maddalena Odero, Nicolò Odero, Caffaro e Preussen in rotta Napoli-Tripoli, cui poi si aggiunsero la nave cisterna Brarena, il cacciatorpediniere Fuciliere e la torpediniera Pallade: aerosiluranti Fairey Swordfish dell'830° Squadron britannico attaccarono le navi l'indomani al largo di Pantelleria, affondando il Preussen e la Brarena[3][11].

Il 13 agosto salpò da Napoli per scortare a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere Vivaldi, Malocello, Strale e Fulmine ed alla torpediniera Orsa, un convoglio composto dai trasporti Andrea Gritti, Rialto, Vettor Pisani, Francesco Barbaro e Sebastiano Venier; tale convoglio giunse indenne il 15 nonostante attacchi aerei (durante i quali esplose accidentalmente un cannone del Vivaldi) e subacquei[12].

Il 1º settembre salpò da Napoli per scortare, insieme ai cacciatorpediniere da Recco, Dardo e Strale, le motonavi Andrea Gritti, Rialto, Vettor Pisani, Sebastiano Venier e Francesco Barbaro; il 3 il convoglio fu attaccato da aerei e l'Andrea Gritti, incendiata da aerei, saltò in aria con la morte di 347 uomini, mentre la Francesco Barbaro, danneggiata, dovette essere rimorchiata a Messina dal Dardo con l'assistenza dei cacciatorpediniere Ascari e Lanciere; il resto del convoglio giunse a Tripoli l'indomani[13][14].

Il 5 settembre salpò da Tripoli per scortare a Napoli, insieme ai cacciatorpediniere Da Recco, Freccia e Strale cui poi si aggiunse la torpediniera Circe, il piroscafo Ernesto, la motonave Col di Lana e la nave cisterna Pozarica; il 7 settembre l'Ernesto fu silurato e danneggiato dal sommergibile olandese O 21 al largo di Pantelleria fu condotto a Trapani da Strale e Circe (arrivandovi l'8), mentre il resto del convoglio proseguiva per Napoli (ove giunse l'indomani)[13].

Il 24 settembre, inquadrato nella XIV Squadriglia Cacciatorpediniere (Da Recco e Pessagno) lasciò Napoli insieme al resto della XIV Squadriglia, alle corazzate Vittorio Veneto e Littorio ed alla XIII Squadriglia Cacciatorpediniere (Granatiere, Fuciliere, Bersagliere, Gioberti) per intercettare un convoglio britannico, ma non vi riuscì[15].

Dal 16 al 19 ottobre fece parte della scorta (cacciatorpediniere Gioberti, Fulmine, Usodimare, da Recco, Sebenico) di un convoglio in navigazione da Napoli a Tripoli (trasporti Beppe, Marin Sanudo, Probitas, Paolina e Caterina), cui si aggregarono poi il motopeschereccio Amba Aradam e la torpediniera Cascino; il Beppe fu silurato il 18 dal sommergibile HMS Ursula, dovendo essere preso a rimorchio dal rimorchiatore Max Barendt ed assistito dal Da Recco e dalla torpediniera Calliope (giunse a Tripoli il 21), mentre il Caterina affondò nel punto a 62 miglia per 350° da Tripoli in seguito ai danni riportati in un attacco aereo; il resto del convoglio giunse a Tripoli il 19[3][16].

Il 3 marzo 1942 si trovava a Palermo quando fu colpito nel corso di un bombardamento aereo; i danni furono comunque lievi[3].

Il 14 giugno lasciò Taranto unendosi alla squadra navale (corazzate Littorio e Vittorio Veneto, incrociatori pesanti Trento e Gorizia, incrociatori leggeri Garibaldi e Duca d'Aosta, 12 cacciatorpediniere) che avrebbe dovuto attaccare il convoglio britannico «Vigorous» nel corso della Battaglia di mezzo giugno; le due formazioni non vennero in contatto ma quella inglese, per via della superiorità navale italiana e dei continui attacchi aerei, si ritirò rinunciando all'obiettivo di rifornire Malta[3][17].

Scortò vari convogli, tra i quali il «Monviso»[3].

Nel corso dell'anno ricevette, in seguito a lavori di modifica, un altro impianto binato di mitragliere da 20 mm[4] e soprattutto un apparato «Metox» che permetteva di rilevare la presenza di altre unità dotate di radar[18].

Un'altra immagine del Folgore

Tra il 3 ed il 5 agosto scortò un convoglio composto dalle motonavi Ankara, Nino Bixio e Sestriere (con destinazione Tobruk per la prima e Bengasi per le altre due; il carico era costituito da 92 carri armati, 340 automezzi, 3 locomotive, una gru, 292 militari, 4381 t di combustibili ed olii lubrificanti, 5256 t di altri rifornimenti), insieme ai cacciatorpediniere Corsaro, Legionario, Freccia, Grecale e Turbine, nonché le torpediniere Partenope e Calliope; le navi giunsero a destinazione nonostante numerosi attacchi aerei; in quell'occasione si verificò peraltro il primo attacco condotto da velivoli statunitensi contro unità italiane (si trattò di un attacco di bombardieri Consolidated B-24 Liberator)[3][18].

Il 27 agosto fu nuovamente colpito da aerei e danneggiato[3].

Il 4 ottobre, a mezzanotte, salpò da Brindisi per scortare – insieme al cacciatorpediniere Zeno ed alla torpediniera Antares, cui poi si aggiunsero i cacciatorpediniere Saetta e Camicia Nera – la motonave Sestriere, diretta a Bengasi con un importante carico (3030 t di combustibili, 70 di munizioni, 28 carri armati, 144 veicoli, 1060 t di altri materiali). Nonostante continui attacchi di bombardieri statunitensi, le unità giunsero in porto indenni alle 11.30 del 7 ottobre[19].

Alle otto di sera del 12 ottobre salpò da Brindisi di scorta, insieme al cacciatorpediniere Da Recco ed alle torpediniere Ardito e Clio, alla moderna motonave D'Annunzio; il convoglio si congiunse poi con un altro proveniente da Corfù (torpediniera Partenope e cacciatorpediniere Lampo di scorta alla motonave Foscolo); e giunse indenne in porto il 14, nonostante continui attacchi aerei che vennero respinti con il fuoco delle armi di bordo[19]. Il Folgore (che negli attacchi aerei aveva avuto alcuni feriti a bordo[3]) e le altre unità della scorta ripartirono in giornata e scortarono poi le motonavi Sestriere e Ruhr in rotta di rientro, senza venire attaccati[19].

Il 4 novembre scortò indenne a Tripoli (insieme al cacciatorpediniere tedesco Hermes ed alle torpediniere Ardito ed Uragano), nonostante ripetuti attacchi aerei britannici, un convoglio composto dalla nave cisterna Portofino e dai trasporti Col di Lana ed Anna Maria Gualdi[20].

Il 26 novembre, mentre stava scortando un convoglio per Biserta, fu distaccato a recuperare i superstiti della torpediniera Circe, accidentalmente speronata ed affondata dal mercantile Città di Tunisi[3].

Il 28 novembre, di pomeriggio, salpò da Biserta di scorta, insieme al cacciatorpediniere Maestrale ed all'Animoso, all'incrociatore ausiliario Città di Napoli: quest'ultimo fu scosso, alle 22.40, da un'esplosione a prua ed affondò dopo una cinquantina di minuti, al largo di Capo San Vito Siculo; il Folgore e le altre unità svolsero caccia antisommergibile ma, non avendo individuato bersagli, si ritenne che l'affondamento del Città di Napoli fosse dovuto ad una mina[21]. Folgore e Maestrale provvidero a recuperare l'equipaggio della nave affondata[3].

Alla mezzanotte del 2 dicembre salpò da Palermo al comando del capitano di corvetta Ener Bettica per scortare a Palermo, insieme ai cacciatorpediniere Da Recco e Camicia Nera ed alle torpediniere Procione e Clio, il convoglio «H» (trasporti truppe Aventino e Puccini, trasporto militare tedesco KT 1, traghetto Aspromonte, con a bordo in tutto 1766 militari, 698 t di materiali, soprattutto munizioni, 32 automezzi, 4 carri armati, 12 pezzi d'artiglieria)[22]. Mediante l'organizzazione Ultra la Royal Navy venne a sapere del convoglio e inviò contro di esso la Forza Q (incrociatori leggeri HMS Aurora, HMS Sirius ed HMS Argonaut, cacciatorpediniere HMS Quentin e HMAS Quiberon). Alle 00.37 le navi britanniche intercettarono il convoglio «H» e lo attaccarono presso il banco di Skerki (costa tunisina): nel violento scontro, che si protrasse per un'ora, furono affondati tutti i trasporti (tranne il Puccini, irrimediabilmente danneggiato ed autoaffondato in un secondo tempo) e gravemente danneggiati Da Recco e Procione[22]. Il Folgore, che si trovava di poppa al convoglio, rilevò la presenza delle navi nemiche con il «Metox»[23] e, all'ordine di contrattacco lanciato dal caposcorta (capitano di vascello Aldo Cocchia del Da Recco) fu la prima unità ad eseguirlo: si portò a soli 1000 metri dall'Aurora e gli lanciò tre siluri, poi ne lanciò altri contro il Sirius, tutti a vuoto (anche se si ritenne che quest'ultimo fosse stato colpito da due siluri) e, mentre ripiegava, aprì il fuoco con le artiglierie: le vampe dei cannoni permisero però alle unità inglesi di individuarlo e centrarlo ripetutamente con il loro tiro[3][22]. Colpito da almeno nove proiettili (specialmente dal Sirius), in fiamme ed immobilizzato, in corso di allagamento, il Folgore continuò a sparare sino ad esaurire tutte le munizioni delle riservette del calibro principale, poi, all'1.16, si capovolse ed affondò nel punto 37°43' N e 11°16' E[24], portando con sé oltre metà dell'equipaggio[3][22].

Scomparvero in mare il comandante Bettica (volontariamente inabissatosi con la sua unità), altri 3 ufficiali, 13 sottufficiali e 107 tra sottocapi e marinai[23]. Alla memoria del comandante Bettica fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare[25].

Il Folgore aveva effettuato complessivamente 155 missioni di guerra (4 con le forze navali, 8 di caccia antisommergibile, una di bombardamento controcosta, 77 di scorta convogli, 14 addestrative e 51 di trasferimento o di altro tipo), percorrendo 56.578 miglia e trascorrendo 33 giorni ai lavori[4].


Comandanti[modifica | modifica wikitesto]

Capitano di fregata Luigi Liannazza (nato a Brescia il 10 agosto 1902) (10 giugno 1940 - febbraio 1941)

Capitano di fregata Ernesto Giuriati (nato a Parma l'8 ottobre 1902) (febbraio 1941 - 9 febbraio 1942)

Capitano di corvetta Renato D'Elia (nato a Massa Carrara il 23 febbraio 1906) (10 febbraio - 30 novembre 1942)

Capitano di corvetta Ener Bettica (nato a Castagnole Lanze il 5 febbraio 1907) (+) (1 e 2 dicembre 1942)

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta, 1940-1943, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Elenco dei caduti nell'affondamento

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