Filippo Teodoro di Liagno

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Incendio di Troia (Fondazione Cariplo)

Filippo Teodoro di Liagno, detto Filippo d'Angeli o Filippo Napoletano (Roma, 1589Roma, 1629), è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Piazza del mercato vecchio a firenze, Collezione d'Arte dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Nato a Roma, si trasferì da bambino con la famiglia a Napoli, dove iniziò la sua carriera (1600–1613) e dove crebbe nella congerie culturale che dava spazio ad una costruzione visionaria della scena, secondo modelli proposti da un gruppo di artisti fiamminghi, tedeschi e francesi operanti tra Roma e Napoli. Fu influenzato in particolare da pittori paesaggisti fiamminghi di successo in Italia come Paul Bril, Gottfried Wals e Adam Elsheimer. Nel 1614 si trasferì a Roma, dove entrò a far parte del gruppo di artisti protetti dal cardinale Del Monte.

Nel 1617 Cosimo II de' Medici lo chiamò a Firenze, dove lavorò a stretto contatto con Jacques Callot. Ricoprì la carica di pittore di corte della famiglia Medici venendo molto apprezzato per la sua pittura originale, ricca di scene notturne e drammatiche. Dai taccuini, Filippo è noto per aver realizzato centinaia di schizzi di paesaggi e città toscane. Dopo il suo ritorno a Roma nel 1621, fu attivo sia nella produzione di dipinti da cavalletto sia in decorazioni ad affresco in cui interpretava il paesaggio laziale, contrassegnato dalle vestigia delle antiche costruzioni romane.

È descritto da Giovanni Baglione come possessore di una collezione, una wunderkammer di bellissime bizzarrie ("bellissimi oggetti bizzarri"),[1] come armi esotiche; piante fossilizzate; teschi di tigre, leone e tartaruga; porcellana orientale e stoviglie scolpite; un giubbotto di pelle umana; un'imbracatura per trascinare le balene sul ghiaccio; una pulce a tre zampe, uniformi persiane e antichità come monete romane, lampade di bronzo e alcune statuette. Dopo la morte di Napoletano a Roma nel 1628, tale materiale fu oggetto di offerte da parte di collezionisti come Francesco Angeloni[2] e Cassiano dal Pozzo.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giovanni Baglione, Le Vite de' Pittori, Scultori, Architetti, ed Intagliatori dal Pontificato di Gregorio XII del 1572. fino a' tempi de Papa Urbano VIII. nel 1642, Napoli, Giovanni Battista Passari, 1641, p. 220.
  2. ^ Veronica Carpita, Tra Tasso e Galileo: l’idea bifronte del museo di Francesco Angeloni, 2009.
  3. ^ Jennifer Fletcher, Filippo Napoletano's Museum, 1979.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Controllo di autoritàVIAF (EN73711623 · ISNI (EN0000 0001 1671 900X · BAV 495/52316 · CERL cnp00564876 · Europeana agent/base/7687 · ULAN (EN500010734 · LCCN (ENnr91030690 · GND (DE121461335 · BNE (ESXX4716740 (data) · BNF (FRcb15709498w (data) · WorldCat Identities (ENviaf-73711623