Ferrovia Bitonto-Santo Spirito

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Bitonto–Santo Spirito
Stati attraversatiBandiera dell'Italia Italia
InizioSanto Spirito Lido
FineBitonto
Attivazione1928
Soppressione1963
GestoreSAF (1928-1937)
FT (1937-1963)
Lunghezza8,2 km
Scartamento1435 mm
Elettrificazione1350 V CC
Ferrovie

La ferrovia Bitonto-Santo Spirito era una breve linea ferroviaria concessa che collegava la città di Bitonto alla sua frazione costiera di Santo Spirito, attiva dal 1928 al 1963. Dopo la sua soppressione, parte del tracciato è stato riutilizzato dalla ferrovia Bari–Barletta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il capolinea di Santo Spirito in una nota cartolina d'epoca

Il 19 giugno 1921 fu promulgato il regio decreto[1] che affidava alla Società Anonima Ferroviaria (SAF) la concessione e l'esercizio di una ferrovia elettrica a 1350 V corrente continua, da realizzarsi a semplice binario e scartamento ordinario fra le località di Bitonto e Santo Spirito[2].

La linea, della lunghezza di 8,2 km, doveva avere una stazione terminale adiacente a quella FS di Santo Spirito, lungo la ferrovia Adriatica; era inoltre previsto un tronco di diramazione verso la spiaggia per i servizi balneari.

La linea fu inaugurata il 28 ottobre 1928.

Nel 1937 la SAF in liquidazione cedette la concessione alla Ferrotramviaria Società Anonima Italiana (poi S.p.A.)[3], fondata dal conte avvocato Ugo Pasquini, la quale assunse anche l'esercizio della tranvia a vapore Bari - Barletta e la concessione per la costruzione e l'esercizio di una ferrovia che avrebbe sostituito quest'ultima integrandola con la Bitonto - Santo Spirito. Il progetto di tale opera fu approvato con convenzione del 5 dicembre 1925; il relativo progetto esecutivo fu approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nel 1927[2].

La ferrovia da Bitonto a Santo Spirito rimase dunque in esercizio fino al 1963, all'indomani di un incidente avvenuto il 23 gennaio in cui un convoglio, fortunatamente vuoto, deragliò in entrata a Santo Spirito, alle spalle dell'allora Cinema Rizzi. Nonostante i numerosi bagnanti trasportati ancora nei mesi estivi, del resto, il traffico legato alla relazione era ormai scarso a causa della crescente diffusione del trasporto privato[4].

Il servizio fu da allora completamente sostituito dalla nuova Bari - Barletta.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Lo sviluppo della linea era prevalentemente rettilineo; la stessa era armata con binari da 27,3 kg/m e presentava pendenze massime del 29 per mille e raggi minimi di curvatura, nelle tratte iniziale e finale, di 150 m.

Questi ultimi scendevano ad 80 m nel breve tronco S. Spirito FS - Marina, che non veniva percorso da treni merci.

Percorso[modifica | modifica wikitesto]

Stazioni e fermate
Unknown route-map component "exKBHFa"
0+000 Bitonto
Unknown route-map component "xABZg+l" Unknown route-map component "CONTfq"
per Barletta * 1965
Unknown route-map component "eHST"
1+048 Amely
Unknown route-map component "eHST"
3+348 Sorgente
Unknown route-map component "CONTgq" Unknown route-map component "ABZgr"
per Bari (via Bari Aeroporto) * 2013
Unknown route-map component "CONTgq" Unknown route-map component "xABZgr"
5+444 Bivio Santo Spirito / per Bari (via Macchie) * 1965
Unknown route-map component "exHST"
6+804 Catino
Unknown route-map component "dCONTgq" Unknown route-map component "STR+r" Unknown route-map component "exdSTR" Unknown route-map component "+d"
linea FS per Lecce
Unknown route-map component "eSHI3gl" Unknown route-map component "exdSHI3g+r"
raccordo FS-FT
Station on track Unknown route-map component "exdDST"
7+066 Bari Santo Spirito (FS) / Santo Spirito Scalo Merci
One way leftward Unknown route-map component "xdKRZu" Unknown route-map component "CONTfq"
linea FS per Ancona
Unknown route-map component "exBHF"
7+286 Santo Spirito Stazione
Unknown route-map component "exKBHFe"
8+200 Santo Spirito Lido

Materiale rotabile[modifica | modifica wikitesto]

Il materiale in dotazione alla SAF era costituito da 3 elettromotrici a carrelli di prima e terza classe classificate EL01-03 e dalle 4 rimorchiate classificate R21-22 (con 40 posti a sedere di sola terza classe), R23 (con 40 posti a sedere di sola prima classe) ed R24 (con 16 posti a sedere di prima classe e 24 di terza classe); tutto il parco venne fornito dalla Carminati & Toselli di Milano.

Dopo la soppressione della linea tutti i rotabili furono demoliti ad eccezione di una elettromotrice, il cui telaio e carrelli furono impiegati per la costruzione della locomotiva Diesel DE.01 della Ferrotramviaria, la società di gestione della Bari - Barletta[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ R.D. n° 966 del 19 giugno 1921, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 176 del 27 luglio 1921
  2. ^ a b FENIT 1946-1996, op. citata, pp. 179-180.
  3. ^ La cessione fu riconosciuta con Regio Decreto n° 1449 del 25 giugno 1937, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 202 del 31 agosto 1937
  4. ^ Carlo Stragapede, Amarcord: 75 estati fa. Quel trenino di bagnanti da Bitonto a Santo Spirito, su La Gazzetta del Mezzogiorno, 13 agosto 2012. URL consultato il 24 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  5. ^ Le strade ferrate URL consultata nel marzo 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Convenzione con la Società Anonima Ferroviaria "S. A. F.", concessionaria della ferrovia S. Spirito Bitonto, per regolare l'impianto e l'esercizio dell'allacciamento della stazione D'Amely della nuova ferrovia con la stazione F. S. di Bari S. Spirito, l'uso e scambio del materiale rotabile e l'eseguimento dei trasporti in servizio cumulativo, Roma, Stabilimento tipografico R. Garroni, 1932.
  • Michele De Santis, Storia di una piccola ferrovia in terra di Bari: Ferrovia S. Spirito-Bitonto della Società Anonima Ferroviaria (S.A.F.), Ed. Liantonio, Palo del Colle, 1975
  • Michele De Santis, Dalla tramvia alla ferrovia Bari-Barletta 1877-1975, Bari, 1976
  • Salvatore Rongone, Dalla Società Generale di tramways Bari-Barletta e diramazioni alla Ferrotranviaria concessionaria della ferrovia Bari - Nord", Ed. in proprio, 1990.
  • FENIT 1946 1996, FENIT, Roma, 1996.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]