Faraone (Sant'Egidio alla Vibrata)

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Faraone Antico
frazione
Faraone Antico – Veduta
Faraone Antico – Veduta
Ingresso al paese
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Abruzzo
Provincia Teramo
Comune Sant'Egidio alla Vibrata
Territorio
Coordinate42°48′17″N 13°40′51″E / 42.804722°N 13.680833°E42.804722; 13.680833 (Faraone Antico)
Altitudine318[1] m s.l.m.
Abitanti0
Altre informazioni
Cod. postale64010
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Faraone Antico
Faraone Antico

Faraone,[2] noto anche con le denominazioni di Faraone Vecchio[3] e Faraone Antico,[4][5] è una frazione del comune di Sant'Egidio alla Vibrata in provincia di Teramo nella regione Abruzzo.

Fu possedimento di varie nobili famiglie, ma la più importante e ricca fu quella dei baroni Ranalli che governarono il territorio fino al 1950, anno del terremoto. I discendenti di questa nobile famiglia, nonostante il grave danno arrecato dal terremoto, possiedono gran parte dei territori di Faraone Nuovo e il proprio titolo baronale. Il paese rappresenta il nucleo originario più antico dal quale si sono trasferiti gli abitanti che hanno dato vita al paese di Faraone Nuovo,[6] costruito nei pressi della chiesa paleocristiana di San Vito, quando con il Decreto del Presidente della Repubblica 23 febbraio 1952, n. 424, Luigi Einaudi stabilì il dislocamento in nuova sede urbana.[7] Lo spostamento dei residenti si rese necessario sia a causa dell'evento sismico che nel settembre del 1950[8] aveva colpito il paese e sia per l'accentuarsi del movimento franoso che coinvolgeva l'area dell'abitato, rendendo insicure e inagibili le dimore di Faraone.[9]

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

L'insediamento si trova tra i paesi di Villa Lempa e Sant'Egidio alla Vibrata, a meno di 5 km dal capoluogo comunale,[10] al confine tra i territori dell'ascolano col teramano.
Il piccolo borgo sorge raccolto su una modesta altura che si eleva tra profondi fossati nei quali scorre il Salinello che si congiunge al Vibrata.[11]
È possibile raggiungere l'area dell'incasato percorrendo la Strada Provinciale 2 che conduce a Villa Lempa e proseguire per via di Faraone Antico.

Il borgo[modifica | modifica wikitesto]

Il borgo, come ricorda Luigi Ercole: «(…) era ne' tempi andati un Castello, di cui restano alcune vestigia, e dalle rovine del quale Farone è sorta.»[11] Il centro sviluppa il suo compatto impianto architettonico tra una piccola gradinata in ciottoli e stradine in terra battuta, ricoperte da folta vegetazione da cui s'intravedono le antiche abitazioni. Le dimore si presentano come antichi ruderi e rovine, complessivamente sono circa 25, databili tra il XVIII e il XIX secolo, ma alcune mostrano segni di maggiore vetustà. Un tempo era interamente circondato da mura perimetrali di difesa di cui oggi sopravvivono solo alcuni tratti. Si accede al suo interno da sud, attraverso la porta rinascimentale che immette sulla piazza principale del paese, dove si trovano la chiesa dedicata a Santa Maria della Misericordia e il cosiddetto «palazzo baronale» appartenente ai ricchi baroni Ranalli, antica famiglia nobiliare di origini neretesi.[12]
Il perimetro esterno della cinta muraria presenta un'altra porta, rivolta a est, realizzata in pietrame non lavorato legato da malta.[12]

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Il toponimo deriva dal termine longobardo «fara» che, nel tempo, ha assunto dapprima il significato militare di «spedizione» o «insediamento a scopo militare» e in seguito, quando il popolo germanico divenne stanziale, la connotazione agricola di «piccolo nucleo demografico e fondiario».[13]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini di Faraone Vecchio risalgono al periodo della dominazione longobarda del territorio abruzzese, quando lo stesso popolo germanico eresse le opere fortificate sulla sommità dell'altura.[13] La posizione strategica del sito fu sfruttata come baluardo militare di difesa del Ducato di Spoleto per il controllo della via Metella.[1]

Nel corso dei secoli il paese visse alterne vicissitudini e passò dalle perteninze dell'Abbazia di Montecassino alla proprietà della Contea e del Capitolo di Ascoli Piceno, alle competenze del Giustiziere d'Abruzzo oltre il Pescara e all'università di Civitella del Tronto.

XI secolo[modifica | modifica wikitesto]

  • 1001 - I primi documenti che citano il castello di Pharaone risalgono all'anno 1001, quando, insieme a Murro, odierna denominazione di Piane di Morro, paese in provincia di Ascoli Piceno, fu donato da Raterio, figlio di Giuseppe, all'abbazia di Montecassino come bene di sua proprietà nella Contea Ascolana.[13]

XII secolo[modifica | modifica wikitesto]

XIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

  • 1252 - Innocenzo IV riconfermò tra i possedimenti della Chiesa Ascolana il Castello di Faraone con l'obbligo per gli uomini della località di giurare fedeltà e obbedienza al vescovo di Ascoli.[13]
  • 1255 - Papa Alessandro IV, investendo Teodino vescovo di Ascoli, gli assegnò anche Pharaone.[13]
  • 1237 - Carlo I d'Angiò comprese nelle competenze del Giustizierato d'Abruzzo oltre il Pescara anche Faraonum, affidandolo a Egidio de Saint-Liè che aveva investito della nomina di Giustiziere.[13]
  • 1276 – Oltremare Melatino di Aquilano fu citato in giudizio dal Giustiziere d'Abruzzo per aver tenuto occupate parti del castello di Faraone.[13]

XIV e XV secolo[modifica | modifica wikitesto]

  • 1320 – Nell'ottobre di questo anno la Regia Curia, nella città di Napoli, fissò in 22 once e 14 grana la sovvenzione annua di Faraone.[14]
  • 1454Alfonso V d'Aragona acconsentì alla vendita di una porzione dei feudi di Faraone tra il chietino Giovanni Vagliani, venditore, e Gioacchino di Nicola Luigi e Marino di Cola Mingo di Civitella del Tronto.[14]
  • 1497 – Federico d'Aragona restituì il Castello di Faragone, allora in possesso della Chiesa, all'università di Civitella del Tronto.[14]
  • 1499 – Il Castello di Faragone fu reintegrato da Federico d'Aragona nell'università di Civitella del Tronto e affidato al sindaco Vanne di Cola.[14]

XVI e XVII secolo[modifica | modifica wikitesto]

  • 1502Luigi XII, re di Francia, sancì il possesso del Castello di Faraone all'università di Civitella del Tronto.[14]
  • 1556 – Il castello di Faraone fu occupato dalle truppe pontificie al comando di Antonio Carafa, conte di Montorio e nipote di Paolo IV, che partì da Ascoli.[15]
  • 1588Papa Sisto V emanò il motu proprio, (Nuper de certis causis), che unì le dipendenze dell'abbazia di Santa Maria in Montesanto alla diocesi di Montalto.[16]
  • 1611-1614 - Dagli atti del vescovo G.B. Visconti di Teramo risulta che a Faraone, in quegli anni, vi fu una chiesa parrocchiale.[15]
  • 1640 – Faraone fu trasferito in feudo dalla soggezione di Civitella del Tronto a Carlo Ottoni di Matelica.[15]

XVIII e XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

  • 1797 - Farone contava 1500 anime. Il Castello si trovava nella sfera dei possedimenti della famiglia nobiliare dei Ranalli.[15]
  • 1863 – Con un Decreto Reale del 23 giugno Faraone fu accorpato al comune di Sant'Egidio alla Vibrata.[1]

Epoca contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Nel biennio 1950-51, varie scosse di terremoto interessano il monte del Gran Sasso d'Italia, danneggiando vari paesi della provincia teramana, tra cui il capuluogo, i paesi di Isola del Gran Sasso d'Italia, Pietracamela, Castelli, Campli, Civitella del Tronto. Le scosse maggiori furono di Mw 5.7, questa avvenne il 5 settembre 1950, seguita da forti repliche il 18 settembre 1950, l'8 marzo 1951 e il 21 maggio 1951

Faraone subisce gravi danni, soprattutto a causa del terreno cedevole, tanto che il paese si sposta leggermente verso il fiume Tronto. Rendendosi inabitabile, nel 1952 si decide l'abbandono definitivo del paese, e la costruzione del centro di Faraone Nuovo, più a valle, in terreno più sicuro. Viene eretta la nuova parrocchia della Madonna della Misericordia, nel centro della nuova frazione.

Faraone Vecchio non viene più recuperato, benché possa essere valorizzato al livello turistico e culturale, e subisce altri danni con i terremoti del 2009 e del 2016.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Tra le dimore del borgo spicca l'edificio del «palazzo baronale», probabilmente risalente al XVII secolo.[12] Si tratta di una robusta e massiccia costruzione, speronata dopo il terremoto del 1950, che si eleva sulla destra della porta di accesso al paese. Con la sua spoglia facciata delimita il lato della piazza principale che fronteggia il prospetto della chiesa e parte della recinzione muraria.
Meritevole d'interesse è anche un palazzetto del 1844, al cui interno si aprono gradevoli sale con pareti e soffitti dipinti secondo lo stile e il gusto dell'epoca.[12]

La porta meridionale[modifica | modifica wikitesto]

Il varco meridionale d'ingresso al borgo, detto anche «Porta di Faraone», si mostra con un'architettura semplice e pulita, costituita da un arco realizzato a muratura liscia sormontato da una torre merlata. Una cornice di mattoni corre sui profili dell'arco e prosegue anche nelle facce interne delle curvature. L'opera ha beneficiato di un recente intervento di restauro e reca nel suo tessuto murario un concio di pietra con epigrafe[12] e uno stemma gentilizio rimessi in opera, oltre a un bassorilievo eseguito su lastra in terracotta, nel 1944, da Ghino Sassetti[17] Asculanus. Nella composizione del mezzo tondo compaiono la Madonna col Bambino, seduta in trono, cui san Giovannino offre il paese di Faraone. Sulla lapide sottostante l'iscrizione recita: «Maria Santissima della Misericordia. Il Parroco D. Giovanni Reali e il popolo di Faraone alla loro protettrice, perché liberati dai pericoli della guerra. A. D. 1944».
Nella porzione di muro compresa tra la chiave di volta dell'arco e l'opera dedicata alla Vergine si trova la pietra rettangolare che reca l'epigrafe formata da due croci che fiancheggiano la data 1467 e l'iscrizione «Adl 2 d / E Set(em)br(E)».[15] La data potrebbe riferirsi all'epoca dell'elevazione della struttura delle mura di cinta a pietre squadrate legate da malta.[12] In alto a sinistra è presente lo stemma gentilizio in pietra di Generoso Cornacchia di Civitella del Tronto, qui aggiunto durante la fase dell'ultimo restauro, in cui compare uno «scudo sannitico alla torre rettangolare, caricata di una cornacchia»[15] con ai lati le lettere «G» e «C» e, all'interno, la data 1511.

Chiesa di Santa Maria della Misericordia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa è stata edificata all'interno del perimetro delle mura di cinta del borgo, lungo il ciglio del dirupo meridionale dell'altura.[18] Dall'estetica semplice ed essenziale è scandita da un'unica navata. Si evidenzia, nei tratti inferiori della costruzione delle pareti, un impianto primitivo realizzato con pietre squadrate e sopraelevato con pietre non lavorate legate da malta.[12] L'austera facciata accoglie l'apertura d'ingresso, sormontata dall'architrave con epigrafe del portale, due finestre ad arco murate, una finestra ad arco aperta e un oculo. L'iscrizione dell'architrave recita: «Hoc templum / ad meliorem formam redactum est / anno 1888 / Aloisio Franchi».[15] Restaurata nel corso dei secoli, deve all'intervento conservativo, eseguito alla fine del XIX secolo, l'aggiunta della rifinitura in mattoni della porta d'ingresso e del portico esterno costruito lungo il fianco longitudinale sinistro.[12] La chiesa è una delle parrocchie delle vicarie foranee della Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto.[19] Al suo interno erano conservati pregevoli arredi, ora custoditi presso la nuova chiesa parrocchiale.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c I Comuni e la Storia - Sant'Egidio. Sito ufficiale dei Comuni della Val Vibrata: unionecomunivalvibrata.it URL consultato il 28 aprile 2014.
  2. ^ Statuto del Comune di Sant'Egidio alla Vibrata - Sito ufficiale del Comune URL consultato il 2 maggio 2014.
  3. ^ Faraone Vecchio - Scheda Borgo e Centro storico, su galappenninoteramano.it. URL consultato il 15 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2014).
  4. ^ Faraone Antico - Sito paesiteramani.it Archiviato il 5 settembre 2015 in Internet Archive. URL consultato il 28 aprile 2014.
  5. ^ Faraone Antico - Sito valvibratalife.com URL consultato il 28 aprile 2014.
  6. ^ Scheda di Faraone Nuovo - Sito: italia.indettaglio.it URL consultato il 2 maggio 2014.
  7. ^ Atto completo del DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 23 febbraio 1952, n. 424 - Sito della Gazzetta Ufficiale: gazzettaufficiale.it URL consultato il 2 maggio 2014.
  8. ^ Faraone - Sito: camminarenellastoria.it URL consultato il 2 maggio 2014.
  9. ^ https://www.habitualtourist.com/faraone_vecchia
  10. ^ Scheda della frazione di Faraone - Sito: italia.indettaglio.it URL consultato il 2 maggio 2014.
  11. ^ a b L. Ercole, p. 46.
  12. ^ a b c d e f g h i Documenti dell'Abruzzo Teramano, vol. IV, 3, p. 750.
  13. ^ a b c d e f g h i j k Documenti dell'Abruzzo Teramano, vol. IV, 3, p. 751.
  14. ^ a b c d e Documenti dell'Abruzzo Teramano, vol. IV, 3, p. 752.
  15. ^ a b c d e f g Documenti dell'Abruzzo Teramano, vol. IV, 3, p. 753.
  16. ^ C. Tempesti, p. 396

    «La Diocesi di Montalto fu istituita nel 1586, anno in cui papa Sisto V emanò la bolla pontificia Super universas orbis ecclesias, del 14 novembre, che costituì Montalto sede vescovile.»

  17. ^ Faraone antico, borgo dimenticato. Sito: valvibratalife.com URL consultato il 2 maggio 2014.
  18. ^ L. Braccilli, op. cit., p. 62.
  19. ^ Parrocchia di Santa Maria della Misericordia di Faraone Sito: webdiocesi.chiesacattolica.it Archiviato il 4 maggio 2014 in Internet Archive. URL consultato il 2 maggio 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Ercole, Dizionario topografico alfabetico della provincia di Teramo, Teramo, presso Berardo Carlucci e Compagni, 1804.
  • Casimiro Tempesti, Storia della vita e delle gesta di Sisto V Sommo Pontefice, tomo I, Roma, Monaldi, 1866, p. 396.
  • Niccola Palma, Storia ecclesiastica e civile della Regione più settentrionale del Regno di Napoli, detta dagli antichi Praetutium, ne' bassi tempi Aprutium, oggi città di Teramo e Diocesi Aprutina , vol. III, contiene gli avvenimenti dal 1530 al 1830, Teramo, presso Ubaldo Angeletti Stampatore dell'Intendenza, Teramo, 1883, p. 283;
  • Le valli della Vibrata e del Salinello. Dizionario topografico e storico, collana Documenti dell'Abruzzo Teramano, vol. IV - 3, Sant'Atto di Teramo, Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, per conto di Carsa Edizioni, Edigrafital, aprile 1996, pp. 750–754.
  • Luigi Braccilli, Città, paesi e chiese d'Abruzzo, Edigrafital S.p.A., Sant'Atto (Teramo), novembre, 2000, p. 62;

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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