Ex territori orientali della Germania

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Atlante tedesco del 1880 che mostra la diffusione della lingua tedesca

Con l'espressione Ex territori orientali della Germania (in lingua tedesca: Ehemalige Deutsche Ostgebiete) si intendono quei territori che si trovano ad est dell'attuale confine orientale della Germania e che in passato appartenevano allo Stato tedesco. Questi territori sono stati persi dalla Germania dopo le due guerre mondiali, e includono la Posnania (persa nella prima guerra mondiale), la Prussia Orientale, la Pomerania orientale, il Brandeburgo orientale e gran parte della Slesia (perse nella seconda guerra mondiale).[1]

Territori orientali della Germania 1871-1945[modifica | modifica wikitesto]

Fondazione dell'Impero tedesco[modifica | modifica wikitesto]

La crescita del Brandeburgo-Prussia (1600-1795)
La Prussia, (in verde), suddivisa in province, all'interno dell'Impero tedesco (1871-1918)

Nel 1871, al tempo della fondazione dell'Impero tedesco la Prussia fu la parte più grande e dominante dell'Impero. Così, i territori del Brandeburgo orientale, Slesia, Pomerania e le provincie di Prussia e Poznań (Posen), furono tutte parti del territorio dell'Impero tedesco nel 1871. Successivamente questi territori furono chiamati in tedesco "Ostgebiete des Deutschen Reiches" (Territori orientali dell'Impero tedesco).

In alcune aree, come nella provincia di Posen o nella parte a sud-est dell'Alta Slesia, l'area che più tardi sarebbe diventata il corridoio polacco, la maggioranza della popolazione era polacca mentre altrove era prevalentemente tedesca. Con il trattato di Versailles nel 1919, i territori ad apparente maggioranza polacca furono ceduti alla Polonia, anche se in alcuni casi i loro abitanti, tramite referendum, si pronunciarono contro. In conseguenza a questi spostamenti di frontiera venne a crearsi una significativa minoranza di etnia tedesca in Polonia a ridosso dei confini con la Germania. Il maltrattamento di questa minoranza da parte dei governi polacchi e la politica di espansione tedesca perseguita da Adolf Hitler porterà allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Gli ex territori orientali nella politica del XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Fra le due guerre mondiali, molti tedeschi volevano che i territori ceduti dalla Germania al nuovo Stato polacco nel 1919 in forza del trattato di Versailles, fossero restituiti alla Germania. Questa tesi, sostenuta con forza dal Nazismo, fu un antefatto importante della seconda guerra mondiale. Nel 1939, dopo l'invasione della Polonia, la Germania rioccupò i territori persi. La Germania successivamente perse tutti quei territori a est della linea Oder-Neisse alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, a seguito della sconfitta. Le regioni a est della linea Oder-Neisse, ed entro i confini tedeschi del 1937, con l'eccezione dell'amministrazione sovietica della parte settentrionale della Prussia Orientale, vennero annessi alla Polonia. Almeno 12 milioni di cittadini tedeschi residenti in quelle regioni furono espulsi dal governo polacco e sostituiti da coloni polacchi, in buona parte evacuati dai territori polacchi orientali passati sotto sovranità sovietica.

Dopo la seconda guerra mondiale, la cosiddetta "questione tedesca" fu un importante fattore della storia e della politica tedesca del dopoguerra. Il dibattito riguardò le politiche della guerra fredda e la diplomazia giocò un ruolo importante nei negoziati che portarono alla riunificazione della Germania nel 1990. Nel 1990 la Germania ha ufficialmente riconosciuto l'attuale confine orientale mettendo fine a ogni rivendicazione di sovranità tedesca su qualsiasi territorio a est della linea Oder-Neisse.

Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Mappa dei Reichsgau nel 1941
Perdite territoriali della Germania (1919-1945)
Lo stesso argomento in dettaglio: Aree polacche annesse alla Germania nazista.

Con la sconfitta della Polonia nel 1939, all'inizio della seconda guerra mondiale, la Germania si annetté tutti i territori perduti a seguito dei termini del Trattato di Versailles, oltre ad altri territori orientali quasi esclusivamente abitati da polacchi. Queste modifiche territoriali non furono mai riconosciute dai governi Alleati.

Due decreti di Adolf Hitler (8 ottobre e 12 ottobre 1939) stabilirono la divisione delle regioni annesse della Polonia all'interno delle seguenti unità amministrative:

Questi territori si estendevano su una superficie di 94.000 km² e avevano una popolazione di 10.000.000 di abitanti. Il restante territorio polacco fu annesso all'Unione Sovietica (vedi patto Molotov-Ribbentrop) o passò sotto il controllo tedesco nella zona di occupazione del Governatorato Generale.

Dopo l'attacco tedesco all'Unione Sovietica nel giugno del 1941, il distretto di Białystok, che includeva: Białystok, Bielsk Podlaski, Grajewo, Łomża, Sokółka, Volkovysk, e le contee di Hrodna furono "annesse" (ma non incorporate) alla Prussia orientale, come la Galizia orientale (Distretto di Galizia), che comprendeva le città di Leopoli, Stanislawów e Tarnopol, che divenne parte del Governo generale.

Dopo la seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Fra il 1945 e il 1990, la disputa per la definizione finale di questi territori fu oggetto di dibattito internazionale.

Il governo della Germania Ovest preferì utilizzare la locuzione: "Ex territori tedeschi temporaneamente sotto l'amministrazione polacca e sovietica"[2]. Questa fu la formulazione utilizzata nell'accordo di Potsdam, ma fu usata solamente dalla Repubblica Federale Tedesca in quanto i governi polacchi e sovietici si rifiutarono di usarla, contestando l'evidente implicazione che questi territori dovessero tornare un giorno alla Germania.

Il governo polacco preferì utilizzare la frase: Territori recuperati, affermando una sorta di continuità, poiché questi territori durante il Medioevo furono governati da signorie polacche e venivano perciò "recuperati" dalla Germania nazista dopo il 1945.

Ostpolitik[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1970, mentre Willy Brandt era cancelliere della Repubblica Federale tedesca, la RFT seguì una politica di relazioni estere, nota come Ostpolitik, abbandonando tutti gli elementi della dottrina Hallstein. La RFT abbandonò, almeno per il momento, le sue pretese nei confronti dell'auto-determinazione tedesca e riunificazione, riconoscendo di fatto l'esistenza della Repubblica Democratica Tedesca (RDT) e la linea Oder-Neisse."[3] Successivamente, fra il 1970 e il 1973, la RFT concluse trattati di amicizia con: Unione Sovietica, (il trattato di Mosca), Polonia (il trattato di Varsavia), RDT (il trattato base) e Cecoslovacchia (il Trattato di Praga), in modo da accomodare l'ordine europeo esistente negli anni 1970.[3]

Partiti politici irredentisti in Germania[modifica | modifica wikitesto]

Dopo che l'NPD conquistò 6 seggi nel parlamento del Meclemburgo-Pomerania Anteriore nel settembre del 2006, il leader del partito, Udo Voigt, chiese quali fossero i "confini storici" della Germania e mise in discussione i trattati sui confini attuali[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Si veda ad esempio msn encarta Archiviato il 26 maggio 2011 in Internet Archive.:"diejenigen Gebiete des Deutschen Reiches innerhalb der deutschen Grenzen von 1937", Meyers Lexikon online Archiviato il 26 gennaio 2009 in Internet Archive.: "die Teile des ehemaligen deutschen Reichsgebietes zwischen der Oder-Neiße-Linie im Westen und der Reichsgrenze von 1937 im Osten". Archived 2009-10-31.
  2. ^ Questi "ex territori tedeschi" sono quelli corrispondenti alla frontiera della Germania orientale nel 1937
  3. ^ a b (ENFR) The Federal Republic of Germany's Ostpolitik from the CVCE
  4. ^ (PL) Szef NPD: chcemy Niemiec w historycznych granicach, 22 września 2006, gazeta.pl Archiviato il 15 luglio 2012 in Archive.is.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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