Euprassio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando il nome di persona, vedi Euprassia.

Flavio Euprassio (in latino: Flavius Eupraxius; ... – ...; fl. 367-384) è stato un funzionario romano di età imperiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Euprassio era mauro e proveniva dalla Mauretania Cesariense; secondo Ammiano Marcellino, fu un uomo sempre retto e incorruttibile, anche di fronte alle pressioni dell'imperatore.[1]

Nel 367 era magister memoriae; quando Valentiniano I elevò il figlio al rango di Augusto, Euprassio fu il primo ad acclamare ad alta voce «la famiglia di Graziano merita ciò», e per questo fu immediatamente nominato quaestor sacri palatii,[1] carica che resse fino al 370. Una volta che Valentiniano I fece uccidere dei magistrati cittadini, Euprassio lo ammonì, affermando che sarebbero stati considerati martiri cristiani.[2] In un'altra occasione, in cui una commissione del Senato (composta da Pretestato, Venusto e Minervio) aveva chiesto a Valentiniano di non permettere al prefetto Massimino di sottoporre i senatori a torture e in cui l'imperatore aveva negato l'addebito, accusando i messi, Euprassio intervenne a difesa degli ambasciatori, risolvendo la situazione.[3]

Il 14 febbraio del 374 è attestato in carica come praefectus urbi di Roma; si occupò anche di costruire un nuovo foro.[4] Probabilmente era ancora in vita nel 384.[5]

Ricevette alcune lettere da Quinto Aurelio Simmaco.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Ammiano Marcellino, XXVII.6.14.
  2. ^ Ammiano Marcellino, XXVII.7.6.
  3. ^ Ammiano Marcellino, XXVIII.1.25.
  4. ^ CIL VI, 1177.
  5. ^ Quinto Aurelio Simmaco, Relazioni, 32.1.
  6. ^ Quinto Aurelio Simmaco, Lettere, IV.58-60, 62-65.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • «Flavius Eupraxius», PLRE I, pp. 299-300.
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie