Ernesto Calindri

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Ernesto Calindri in una scena del film Il momento più bello.

Ernesto Calindri (Certaldo, 5 febbraio 1909Milano, 9 giugno 1999) è stato un attore italiano.

È considerato fra i più grandi attori del teatro italiano.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Luigi Cimara, Evi Maltagliati ed Ernesto Calindri in Come tu mi vuoi di Pirandello negli studi radio EIAR nel 1941

Di origine umbra ma nato in Toscana (Certaldo è parte della città metropolitana di Firenze), è figlio d'arte: entrambi i genitori, Manlio Calindri[2] ed Egloge Felletti, erano attori, come pure la sorella Dora.

Pur avendo iniziato a studiare ingegneria, come era tradizione nella sua famiglia, fa il suo esordio non ancora ventenne quasi per caso nel 1928-29 nella compagnia di Luigi Carini, mettendosi subito in luce grazie alla figura slanciata ed all'impeccabile dizione, che gli conferiscono una rilevante presenza sulla scena. Nell'estate del 1937 viene chiamato da Renato Simoni a Venezia per sostenere la parte di Florindo ne Il bugiardo di Carlo Goldoni e da quel momento ha inizio la sua brillante carriera, in ruoli di primo piano e in un repertorio quanto mai vario, accanto a nomi importanti come quelli di Sergio Tofano, Luigi Cimara, Antonio Gandusio, Emma Gramatica, Laura Adani e Evi Maltagliati. Nel 1939 sposa l'attrice Roberta Mari, apparsa spesso in scena con lui. Ha avuto quattro figli, tra cui l'attore e doppiatore Gabriele Calindri.

L'esordio nel cinema[modifica | modifica wikitesto]

Ernesto Calindri approda al cinema nel 1935 con una parte nel film La sposa dei Re di Duilio Coletti. Per lo più ottiene parti di comprimario nei tipici film dell'epoca cosiddetta dei telefoni bianchi. Forse la sua interpretazione più degna di nota di questo periodo è nel film I bambini ci guardano, diretto nel 1943 da Vittorio De Sica.

Il successo in teatro e in televisione[modifica | modifica wikitesto]

Ernesto Calindri in compagnia di Daniele Piombi a Salsomaggiore Terme negli anni sessanta.

Nel dopoguerra Calindri continua a calcare le scene, riscuotendo consensi sempre più ampi grazie all'innata eleganza, all'ironia e a quel suo fare sorridente e argutamente salottiero che ne fanno l'interprete ideale della commedia borghese leggera. La sua prima grande affermazione sul palcoscenico avvenne al Teatro Odeon di Milano. Fa compagnia teatrale insieme a Laura Adani, Tino Carraro e al giovane Vittorio Gassman e nel 1945, per la regia di Luchino Visconti, interpreta lavori di Schiller, Achard e Cocteau. Nel 1950 crea la sua prima vera compagnia che comprende, fra gli altri, anche Lia Zoppelli, Valeria Valeri, Lauretta Masiero, Franco Volpi e Alberto Lionello.

Spesso recita insieme alla moglie, l'attrice Roberta Mari.

In 70 anni ininterrotti di carriera, Calindri scelse sempre Milano come piazza preferita e come città dove vivere (abitava in zona Brera), diventando uno dei personaggi simbolo del capoluogo lombardo, pur essendo egli un toscano. Calindri prese parte alla nascita degli Stabili di Milano e di Genova. Dal 1969 al 1975 diresse inoltre con Fantasio Piccoli il Teatro San Babila di Milano, dove, non a caso, si svolsero i suoi funerali proprio nella chiesa vicino al teatro.[3]

Il nuovo mezzo televisivo consente ad Ernesto Calindri di raggiungere il grande pubblico, che si affeziona ben presto al suo personaggio. Vi esordisce nel 1958 apparendo sul piccolo schermo ne La spada di Damocle, commedia diretta da Vittorio Cottafavi e tratta dall'originale testo teatrale di Alfredo Testoni, a cui seguiranno altre parti in originali televisivi tra cui Sole d'autunno, diretto da Giacomo Colli nel 1963, e sceneggiati quali Paura per Janet, da un racconto di Francis Durbridge e diretto da Daniele D'Anza. Si mette inoltre in luce come presentatore nel programma d'intrattenimento Il signore delle 21, andato in onda nel maggio del 1962.

Sempre del 1962 è la sua interpretazione cinematografica più conosciuta, nel film Totòtruffa 62, dove nella parte del commissario Malvasia è la nemesi della coppia di ingegnosi truffatori composta da Totò e Nino Taranto.

La pubblicità[modifica | modifica wikitesto]

Calindri e Volpi nel famoso sketch di Carosello, Düra minga! Al centro, Camillo Milli

Con il diffondersi del cinema e della televisione, il numero degli spettatori a teatro calò drasticamente in Italia. Come molti valenti attori prima di lui, a Ernesto Calindri venne proposto di interpretare dei brevi filmati pubblicitari che andavano in onda nel popolare programma Carosello. Dapprima fu la volta della China Martini, per la quale interpretò delle scenette assieme all'amico e collega Franco Volpi, nei panni rispettivamente di un ricco borghese e di un ufficiale dell'Ottocento che commentavano gli avvenimenti e le novità finendo sempre col dire Düra minga, düra no!, cioè "non dura" in dialetto milanese.[4] In seguito nel 1966 ebbe inizio la serie di filmati pubblicitari per il Cynar, noto aperitivo/digestivo a base di carciofo, che legò indissolubilmente il nome di Calindri al liquore fino al 1984, rendendo lo slogan: "contro il logorio della vita moderna", un'espressione poi diventata di uso corrente. Famosissima, nel relativo spot pubblicitario del Cynar, l'inquadratura di Calindri intento a sorseggiare un bicchierino di liquore e a leggere un giornale tranquillamente seduto davanti a un tavolino sistemato proprio al centro di una strada di città mentre vi scorre un traffico intenso.

Gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni settanta ed ottanta, pur essendo ormai popolarissimo come personaggio televisivo, Ernesto Calindri non smette di calcare le tavole del palcoscenico. Alla sua attività di infaticabile interprete, il cui repertorio spazia da Feydeau a Rattigan, da Ionesco a Pirandello, alterna quella di insegnante di teatro che dal 1975 esercita per un decennio presso l'Accademia dei Filodrammatici di Milano. Interpreta inoltre un generale in pensione nello spettacolo televisivo Villa Arzilla. Nell'estate del 1990 il produttore Natale Barbone lo chiama per interpretare con Lauretta Masiero lo spettacolo Casina di Tito Maccio Plauto, per la regia di Mario Morini. Nel 1992 rifiuta il titolo di Cavaliere di Gran Croce per i suoi 65 anni di teatro conferitogli dal presidente della Repubblica Italiana.

L'avanzare dell'età non sembra intaccare minimamente l'energia e la brillantezza di Calindri che anzi, ad ottant'anni suonati, sorprende tutti interpretando in teatro la commedia musicale Gigi di Colette, dove si esibisce addirittura come cantante e ballerino.

Muore nel sonno a 90 anni all'Istituto dei Tumori di Milano la notte del 9 giugno 1999, il giorno dopo la morte di Corrado. Solo poche ore prima aveva cenato con gli attori della sua compagnia teatrale con la quale aveva da poco tempo iniziato a rappresentare Il borghese gentiluomo di Molière. Il funerale viene celebrato il 12 giugno nella basilica di San Babila a Milano, alla presenza di vari esponenti del mondo dello spettacolo e della cultura, ma anche di tanta gente comune e autorità civili sia di Milano che di Certaldo. Dopo una prima tumulazione nel cimitero di Lambrate, la sindaca di Certaldo Rosalba Spini propone di traslare i resti di Ernesto Calindri nel suo paese natale; la famiglia accetta e nell'aprile 2004 la salma viene ritumulata, insieme alle ceneri della moglie Roberta Mari, nel cimitero comunale del paese toscano.[5]

Omaggi[modifica | modifica wikitesto]

In suo ricordo è stato creato il Concorso per il Teatro e la Drammaturgia Tragos, realizzato con il Patrocinio del Comune di Milano da Pro(getto)scena, realtà che nel tempo ha indetto le varie edizioni del Premio con l'obiettivo iniziale di avvicinare i giovani alla drammaturgia, proseguendo nel tempo alla ricerca e valorizzazione di drammaturghi e registi contemporanei. Inoltre il suo paese natale, Certaldo, ha intitolato a suo nome un premio teatrale. Il comune di Milano, su specifica richiesta di Pro(getto)scena gli ha intitolato una strada nelle vicinanze dell'Università IULM. Il III Municipio della Capitale gli ha dedicato una strada nel quartiere Porta di Roma.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Doppiaggio[modifica | modifica wikitesto]

Prosa radiofonica EIAR[modifica | modifica wikitesto]

Prosa radiofonica Rai[modifica | modifica wikitesto]

Prosa televisiva Rai[modifica | modifica wikitesto]

Ernesto Calindri e Isa Pola

Programmi televisivi[modifica | modifica wikitesto]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Album[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Il 7 dicembre 1986 il sindaco di Milano Carlo Tognoli gli conferisce la benemerenza civica (Medaglia d'oro) del comune di Milano.
  • Premio Flaiano sezione teatro[9]
    • 1995 - alla carriera

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
— 16 febbraio 1993[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Storia Radiotv Ernesto Calindri, su storiaradiotv.it. URL consultato il 18 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2013).
  2. ^ [1]
  3. ^ Redazione, Ernesto Calindri indipendente -mens.it, in Indipendente -mens.it.
  4. ^ Marco Giusti, Il grande libro di Carosello, Sperling e Kupfer, II edizione, Milano, ISBN 88 200 2080 7, p. 350.
  5. ^ Redazione, Calindri: domani ricorrono 10 anni dalla morte, in Nove da Firenze, 8 giugno 2009.
  6. ^ Le ombre e la voce. Ovvero: i misteri del doppiato svelati al pubblico (PDF), in Cinema Illustrazione, n. 15, 1935, p. 10.
  7. ^ 1959 La foresta pietrificata, su teche.rai.it.
  8. ^ Teatro 1968-1969, su teche.rai.it.
  9. ^ Albo d'oro dei premiati, su premiflaiano.com. URL consultato il 18 maggio 2022.
  10. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  11. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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