Ermanubi

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Statua del dio Ermanubi, in marmo bianco (I-II secolo d.C.). Museo gregoriano egizio (Musei Vaticani)[1].

Ermanubi (o Hermanubi; in greco: Ἑρμανοῦβις, Hermanùbis) è un dio greco-egizio nato dalla fusione di Ermes (Ἑρμῆς) e Anubi (Ἄνoυβις)[2]. Era considerato figlio di Seth e Nefti.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

La grande somiglianza fra Anubi ed Ermes (entrambi divinità psicopompe, ovvero guide delle anime nell'aldilà) portò alla formazione sincretistica, nell'immaginario religioso egizio ed ellenistico d'epoca tolemaica, del dio Ermanubi[3]. Fu popolare durante la dominazione romana dell'Egitto, epoca delle sue prime raffigurazioni[4], e nella stessa Roma fino al II secolo[3]. Benché la tradizione accomunasse Ermes a Thot (difatti, le dottrine che si credeva provenissero da Thot furono definite ermetiche[5]), la sua funzione di guida delle anime nell'aldilà incoraggiò la sua fusione con Anubi, che svolgeva la medesima funzione nell'immaginario egizio[2].

Raffigurato con corpo d'uomo e testa di sciacallo, con in mano il sacro caduceo[4] che era uno degli attributi principali del dio greco Ermes, Ermanubi rappresentava il sacerdozio egizio e la sua ricerca della verità[6][7].

Nome[modifica | modifica wikitesto]

Moneta di Antonino Pio (138 - 161), raffigurante l'imperatore e, a figura intera, Ermanubi in forma umana, recante il caduceo e un ramo di palma, e con uno sciacallo ai suoi piedi. Rinvenuta ad Alessandria d'Egitto.

Il nome Ἑρμανοῦβις compare in una manciata di fonti epigrafiche e letterarie, la maggior parte delle quali di epoca romana. Plutarco lo cita come manifestazione di Anubi nel suo aspetto funerario, mentre Porfirio si riferisce a lui come σύνθετος, composito, e μιξέλλην, mezzo greco[2][8].

Benché combinare i nomi di due dei in questo modo fosse insolito per la tradizione greca, non si trattò di un caso unico: la figura di Ermafrodito è molto più antica, risalendo al IV secolo a.C., benché costituisca l'unione dei nomi delle due divinità che l'avrebbero generato, Ermes e Afrodite, piuttosto che di una assimilazione come nel caso di Ermanubi.

Iconografia[modifica | modifica wikitesto]

Le sue rappresentazioni sono piuttosto rare. Una sua statua, rinvenuta ad Alessandria d'Egitto, lo raffigura con il tipico mantello greco, l'himation, e un cestello sul capo, simbolo di abbondanza, decorato con un fiore di loto, antichissimo simbolo egizio. Impugna un ramo di palma, simbolo di vittoria sulla morte ed eternità, e un cane, o uno sciacallo, è ai suoi piedi[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Statua del dio Anubi - Musei Vaticani. URL consultato il 26 giugno 2017.
  2. ^ a b c The Onomastic Evidence for the God Hermanubis, su quod.lib.umich.edu.
  3. ^ a b Anubis, su ancientegyptonline.co.uk.
  4. ^ a b c Anubi e Ermanubi, su summagallicana.it.
  5. ^ Budge, E.A. Wallis (1904). The Gods of the Egyptians Vol. 1. pp. 414–5.
  6. ^ Plutarco, Su Iside e Osiride, 61.
  7. ^ Diodoro Siculo, Bibliotheca historica I, 18, 87.
  8. ^ Porfirio, De Imaginibus, fr.8, p.18, 1-2 (Bidez).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ermanubis in summagallicana.it
  • Religions orientales – culti misterici (a cura di Corinne Bonnet, Jörg Rüpke, Paolo Scarpi, Nicole Hartmann, Franca Fabricius), Franz Steiner Verlag, 2006, pp.31-32

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