Epistulae ex Ponto

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Lettere dal Ponto
Titolo originaleEpistulae ex Ponto
Eugène Delacroix, Ovidio tra gli sciti, 1862
AutorePublio Ovidio Nasone
1ª ed. originaleI secolo
Editio princepsBologna, Baldassarre Azzoguidi, 1471
GenereRaccolta di poesie
SottogenereElegia latina
Lingua originalelatino

Le Epistulae ex Ponto (in latino: Lettere dal Ponto) sono un'opera composta da Ovidio durante la sua relegatio.

Si tratta di 46 epistole in distici elegiaci suddivisi in quattro libri, di cui i primi tre furono pubblicati nel 12 d.C., mentre il quarto, che comprende epistole databili tra la fine del 14 e l'estate del 16 d.C., fu pubblicato postumo.

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

A differenza dei Tristia, elegie i cui destinatari restano anonimi, i destinatari delle Epistulae sono influenti personaggi della cerchia di Augusto, ai quali Ovidio si rivolge affinché intercedano per lui presso l'imperatore.

I temi delle lettere sono comunque vicini a quelli dei Tristia: il poeta si mostra affranto e pentito per il suo error (la colpa nei confronti di Augusto che ha motivato il suo allontanamento da Roma, forse la pubblicazione dell'Ars amatoria) e auspica di essere perdonato o, almeno, di essere trasferito in una località diversa dall'aspro e selvaggio Ponto.

Rispetto alle descrizioni implacabili e mordaci dei Geti che Ovidio fornisce nei Tristia (dove essi sono descritti come barbari pronti a farsi giustizia da soli e derisi per abbigliamento e costumi), si nota nelle Epistulae un tono più conciliante nei loro confronti: probabilmente per opportunismo, Ovidio proclama di amare gli abitanti di Tomi, e che addirittura la città gli è divenuta cara quanto Delo a Latona.

Sul piano stilistico le Epistulae mostrano un Ovidio ormai spento e ripetitivo nei temi e negli espedienti: egli stesso ha piena coscienza della scarsa varietà degli argomenti delle lettere, di cui afferma di vergognarsi. Nostalgia e malinconia sono le sfumature dominanti della parola poetica delle lettere.

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