Epipactis muelleri

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Elleborina di Mueller
Epipactis muelleri
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
Ordine Asparagales
Famiglia Orchidaceae
Sottofamiglia Epidendroideae
Tribù Neottieae
Genere Epipactis
Specie E. muelleri
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Sottoclasse Liliidae
Ordine Orchidales
Famiglia Orchidaceae
Sottofamiglia Epidendroideae
Tribù Neottieae
Genere Epipactis
Specie E. muelleri
Nomenclatura binomiale
Epipactis muelleri
Godfery, 1921
Sinonimi

Epipactis helleborine subsp. muelleri (bas.)
Epipactis viridiflora
Helleborine muelleri

L'elleborina di Mueller (Epipactis muelleri Godfery, 1921) è una piccola pianta erbacea perenne dai delicati fiori, appartenente alla famiglia delle Orchidacee.[2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine Epipactis si trova per la prima volta negli scritti di Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa - 90 circa) che fu un medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone. L'origine di questo termine è sicuramente greca, ma l'etimologia esatta ci rimane oscura (qualche testo lo traduce con “crescere sopra”). Sembra comunque che in origine sia stato usato per alcune specie del genere Helleborus[3]. In tempi moderni il nome del genere fu creato dal botanico e anatomista germanico Johann Gottfried Zinn (1727 – 1759), membro tra l'altro dell'Accademia delle Scienze di Berlino, in una pubblicazione specifica sul genere Epipactis nel 1757.
L'epiteto specifico (muelleri) ricorda Sir Ferdinand Jacob Heinrich von Mueller (1825 – 1896); fisico, geografo e botanico di origine australiano-germanica.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Epipactis leptochila) è stato proposto dal botanico Masters John Godfery (1856-1945) in una pubblicazione del 1921.
In lingua tedesca questa pianta si chiama Müllers Sumpfwurz; in francese si chiama Épipactis de Mueller.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento

È una pianta erbacea perenne alta da 20 a 70 cm. La forma biologica di questa orchidea è geofita rizomatosa (G rizh), ossia è una piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno si rigenera con nuove radici e fusti avventizi. Queste piante, contrariamente ad altri generi delle orchidee, non sono “epifite”, ossia non vivono a spese di altri vegetali di maggiori proporzioni (hanno cioè un proprio rizoma).

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono secondarie da rizoma a consistenza carnosa.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un breve rizoma.
  • Parte epigea: la parte aerea è mediamente fogliosa, eretta e semplice a sezione cilindrica. La parte superiore può essere pubescente.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie

Le foglie (da 6 a 15 per pianta), a disposizione spiralata, sono distribuite lungo tutto il fusto, sono intere a forma lanceolata o ovato-ellittica con apice acuto; sono sessili, appena amplessicauli. La lamina è percorsa da diverse nervature longitudinali (lamina quasi scanalata) ed ha i bordi ondulati; la consistenza è coriacea. Le foglie superiori sono progressivamente più ristrette.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza

L'infiorescenza è un racemo terminale, allungato e lineare con fiori penduli e pedicellati; la disposizione è leggermente unilaterale. Alla base del pedicello sono presenti delle brattee erbacee a forma lanceolata. Queste brattee sono di tipo fogliaceo e quelle più basse sono molto simili alle foglie superiori, mentre quelle superiori sono progressivamente più piccole; tutte sono pendule come i fiori. I fiori sono resupinati, ruotati sottosopra tramite torsione del pedicello (e non dell'ovario come nel genere Cephalanthera).

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

Il fiore

I fiori sono ermafroditi ed irregolarmente zigomorfi, pentaciclici (perigonio a 2 verticilli di tepali, 2 verticilli di stami, 1 verticillo dello stilo). I fiori sono colorati di verde pallido, mentre all'interno hanno sfumature biancastre. Dimensione del fiore: 10 – 15 mm.

  • Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
P 3+3, [A 1, G (3)][4]
  • Perigonio: il perigonio è composto da 2 verticilli con 3 tepali ciascuno (3 interni e 3 esterni) di forma lanceolata, liberi e patenti; il primo verticillo (esterno) ha 3 tepali di tipo sepaloide (simili ai sepali di un calice) ed hanno l'apice acuto; nel secondo verticillo (interno) il tepalo centrale (chiamato “labello”) è notevolmente diverso rispetto agli altri due laterali che si presentano più o meno uguali ai tepali esterni ma con sfumature più biancastre. Dimensione dei tepali: 10 mm.
Descrizione delle parti del fiore
  • Labello: il labello è diviso in due sezioni; la porzione posteriore del labello (basale, chiamata ipochilo) è concava e stretta, mentre quella anteriore (apicale, chiamata epichilo) è più allargata e incurvata verso il basso con apice appuntito (ottuso). La colorazione del labello è rosa chiaro (l'epichilo nella zona centrale è quasi bianco), mentre al centro dell'ipochilo è presente una zona interna colorata di rosso carminio scuro. Nel mezzo tra l'ipochilo e l'epichilo è presente una strozzatura che collega le due parti. Il labello è inoltre privo di callosità evidenti e non è speronato come in altri generi e l'ipochilo è nattarifero.
Descrizione del ginostemio
  • Ginostemio: lo stame con la rispettiva antera biloculare è concresciuto con lo stilo e forma una specie di organo colonnare chiamato ginostemio[5]. Il colore di questo organo è fondamentalmente giallastro. L'ovario è infero, piriforme-globoso ed è formato da tre carpelli fusi insieme, sorretto da un peduncolo incurvato. Il polline è più o meno incoerente (friabile e polverulento) distribuito su masse cerose polliniche bilobe (una per ogni loculo dell'antera); queste masse sono prive di “caudicole” (filamento di aggancio all'antera). Il rostello in questa pianta è atrofizzato e quindi non funzionante.
  • Fioritura : da giugno ad agosto.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I frutti

Il frutto è una capsula obovoide (o esagonale) a più coste contenente moltissimi, minuti semi. Anche le capsule, come i fiori, sono orizzontali o pendule.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

In queste piante la riproduzione avviene tramite l'impollinazione anche se sono poco nettarifere (i vari insetti pronubi frequentano ugualmente questi fiori sperando di trovare del nettare); in effetti le E. nuelleri vengono considerate autogame.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico la specie Epipactis microphylla appartiene alla seguente comunità vegetale[6]:

Formazione: delle comunità forestali
Classe: Trifolio-Geranietea sanguinei
Ordine: Origanetalia vulgaris

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Le Orchidaceae è una delle famiglie più vaste della divisione tassonomica delle Angiosperme; comprende 788 generi e più di 18500 specie[7]. Il genere Epipactis comprende circa 70 specie diffuse in Europa, in Asia e in America, delle quali circa una decina sono spontanee della flora italiana.
Il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Orchidaceae all'ordine Orchidales mentre la moderna classificazione APG la colloca nel nuovo ordine delle Asparagales. Sempre in base alla classificazione APG sono cambiati anche i livelli superiori (vedi tabella iniziale).
Il genere Epipactis, insieme al genere Cephalanthera, appartiene (secondo la suddivisione più in uso tra i botanici) alla sottofamiglia delle Epidendroideae caratterizzata dall'avere lo stame (l'unico fertile) ripiegato sopra il ginostemio e il labello composto da due pezzi distinti: ipochilo e epichilo[8][9]; e al livello inferiore alla tribù delle Neottieae, una delle quattro tribù nelle quali si usa suddividere le orchidee (relativamente alle specie spontanee del territorio italiano)[3].
Il numero cromosomico di E. muelleri è: 2n = 38[10].

Variabilità[modifica | modifica wikitesto]

Epipactis muelleri è a capo di un “gruppo polimorfo[11]. Le altre orchidee del gruppo sono:

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Sono note le seguenti sottospecie:[2]

  • Epipactis muelleri subsp. cerritae M.P.Grasso (1994)
  • Epipactis muelleri subsp. muelleri, sottospecie nominale

Ibridi[modifica | modifica wikitesto]

Nell'elenco che segue sono indicati alcuni ibridi interspecifici:

  • Epipactis × heterogama M.Bayer (1986)
  • Epipactis × reinekei M.Bayer (1986)
  • Epipactis × barreana B.Baumann & H.Baumann (1988)

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

La specie Epipactis muelleri ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Epipactis helleborine (L.) Crantz subsp. muelleri (Godfery) O.Bolòs, Masalles & Vigo Collect. (1988) (basionimo)
  • Epipactis viridiflora (Hoffm.) H.Müll.
  • Helleborine muelleri (Godfery) Bech. (1936)

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

In genere tutte le Epipactis sono abbastanza simili nella forma del fiore. Qui ricordiamo alcune specie (tralasciando le varie sottospecie) quali:

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Come tutte le orchidee è una specie protetta e quindi ne è vietata la raccolta e il commercio ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).[12]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Rankou, H. 2011, Epipactis muelleri, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  2. ^ a b (EN) Epipactis muelleri, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  3. ^ a b Motta, vol. 2 - pag. 111.
  4. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 28 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2010).
  5. ^ Musmarra, pag. 628.
  6. ^ Flora Alpina, vol. 2 - pag. 1102.
  7. ^ Strasburger, vol. 2 - pag. 807.
  8. ^ Strasburger, vol. 2 - pag. 809.
  9. ^ Pignatti, vol. 3 - pag. 700.
  10. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 28 ottobre 2009.
  11. ^ Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee [collegamento interrotto], su giros.it. URL consultato il 28 ottobre 2009.
  12. ^ CITES - Commercio internazionale di animali e piante in pericolo, su esteri.it, 7 febbraio 2019. URL consultato il 7 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2021).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 111.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume terzo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 730, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume 2, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 1102.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume 2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 807, ISBN 88-7287-344-4.
  • GIROS, Orchidee d'Italia. Guida alle orchidee spontanee, Cornaredo (MI), Il Castello, 2009, ISBN 978-88-8039-891-2.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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