Emirato di Abd el-Kader

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Emirato di Abd el-Kader
Emirato di Abd el-Kader – Bandiera
Emirato di Abd el-Kader - Stemma
Emirato di Abd el-Kader - Localizzazione
Emirato di Abd el-Kader - Localizzazione
Dati amministrativi
Lingue ufficialiarabo
Lingue parlatearabo maghrebino, berbero
CapitaleMascara
Politica
Forma di StatoRegno, confederazione tribale
Nascita1832 con Abd el-Kader
Fine23 dicembre 1847 con Abd el-Kader
CausaConquista francese
Territorio e popolazione
Bacino geograficoAlgeria
Territorio originaleAlgeria
Economia
Commerci conImpero ottomano, Francia
Esportazionicibo
Religione e società
Religioni preminentiIslam
Religione di StatoIslam
Religioni minoritarieEbraismo
Evoluzione storica
Preceduto daReggenza di Algeri
Succeduto daBandiera della Francia Algeria francese

Il Emirato di Abd el-Kader[1], o più raramente Stato kaderiano, fu un regno indipendente formatosi nella parte centrale ed occidentale dell'Algeria durante la Conquista francese dell'Algeria. Qualificato dagli storiografi come il primo "stato algerino moderno"[2], si servì in gran parte dell'amministrazione del regime dei dey di Algeri. Venne retto dall'emiro Abd el-Kader (1832 - 1847) e le sue capitali furono in successione Mascara, Tagdemt, la Smala itinerante, e poi Deïra, in Marocco, durante il governo in esilio.

Il 23 dicembre 1847 l'emiro Abd el-Kader si arrese al generale Christophe Louis Léon Juchault de Lamoricière, ponendo così fine all'esistenza del suo dominio che entrò a far parte dell'Algeria francese.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Governo[modifica | modifica wikitesto]

Il sistema di governo presentava numerose analogie col precedente regime dei dey di Algeri, anche se esso si basò su una dottrina amministrativa maggiormente propendente a basi egualitarie[3]. L'emiro era il capo supremo dello Stato e governava tramite un proprio diwan (consiglio dei ministri). Era assistito da un majlis, un consiglio consultivo composto da sei collaboratori tra cui spiccavano saggi prescelti dall'emiro, oulemas ed i califfi rappresentanti delle province, e presieduto da un qâdî al qudât[4]. L'Algeria sottoposta all'emiro era suddivisa in otto califfati a loro volta divisi in aghalik che raggruppavano più caïdati. Questo sistema articolato permetteva ad Adb el-Kader di mantenere la propria influenza locale e sui diversi capi tribù[5] .

Il palazzo dell'emiro Abd el Kader a Médéa

Le istituzioni[modifica | modifica wikitesto]

Abd el-Kader organizzò il suo Stato su tre poli fondamentali che si presentavano nel contempo moderni ed efficaci alla corretta amministrazione dello Stato stesso: la giustizia, l'organizzazione finanziaria, l'insegnamento e l'esercito.

La giustizia era amministrata sulla base dei principi della legge islamica e si serviva del cadi, giudice, notaio e tutore della legge. Il cadi era competente sul giudizio in tutti i campi da quello personale alla proprietà. Il suo mandato era di un anno ed era rinnovabile come pure era revocabile da ciascun califfo per fatti gravi giustificati.[6].

Per le questioni di interesse nazionale (collaborazionismo coi francesi, rivolte, rifiuto dell'unità, rifiuto di pagare i tributi, complotti, ecc.) esisteva la figura specifica del hokm.

L'emiro Abd el-Kader portò un certo interesse per la cultura locale. Nello Stato incoraggiò la crescita di scuole anche nelle aree rurali dove si insegnava il Corano, l'aritmetica, la lettura e la scrittura. Questi insegnamenti erano gratuiti ed il più delle volte si tenevano presso le moschee dove pure si insegnava già storia, retorica e teologia. Gli insegnanti venivano pagati regolarmente dallo Stato. Abd el-Kader incoraggiò la conservazione dei manoscritti e dei libri giungendo a radunare una cospicua biblioteca di gran valore.

Sotto l'aspetto finanziario, lo Stato di Abd el-Kader dovette sopportare frequenti spese per il mantenimento dell'esercito e per la sua organizzazione e per questo necessitò di un sistema di tassazione accurato che però risultava così ripartito nelle sue riscossioni:

  • l'achour, una decima sui raccolti;
  • la zakat, sugli armenti (1% sui montoni, 1/30 sui bovini e 1/40 sui cammelli);
  • la ma'ouna o mu'awana[4], una contribuzione in argento decisa dall'emiro in caso di urgenza per il mantenimento dell'esercito, ripartita equamente tra i califfati;

Le imposte venivano raccolte dai caid poi riversate agli agha e poi ai califfi.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Émirat d'Algérie et les dirigeants de la Résistance Populaire (AR) (référence alternative de qualité souhaitée)
  2. ^ (FR) Le Nouvel Afrique Asie, Société d'éditions Afrasial, 1º gennaio 2000. URL consultato il 4 settembre 2016.
  3. ^ (FR) Koulakssis Ahmed e Meynier Gilbert, L'emir Khaled: premier zaʼîm? : identité algérienne et colonialisme français, L'Harmattan, 1º gennaio 1987, ISBN 978-2-85802-859-7. URL consultato il 4 settembre 2016.
  4. ^ a b (FR) Koulakssis Ahmed e Meynier Gilbert, L'emir Khaled: premier zaʼîm? : identité algérienne et colonialisme français, L'Harmattan, 1º gennaio 1987, p. 34, ISBN 978-2-85802-859-7. URL consultato il 4 settembre 2016.
  5. ^ Kaddache 2000, p. 598.
  6. ^ Kaddache 2000, p. 600.
  7. ^ Kaddache 2000, p. 601.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]