Elezioni presidenziali in Iran del 2009

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Elezioni presidenziali in Iran del 2009
Stato Bandiera dell'Iran Iran
Data
12 giugno
Mahmoud Ahmadinejad portrait 2013 2.jpg
Zahra Rahnavard, Mir Hossein Mousavi and Hamed Saber (cropped).jpg
Candidati
Partiti
Riformista Indipendente
Voti
24.527.516
63,29%
13.216.411
34,10%
Distribuzione del voto
Presidente uscente
Mahmud Ahmadinejad
2005 2013

Le elezioni presidenziali in Iran del 2009 si sono tenute il 12 giugno. Esse hanno visto la vittoria di Mahmud Ahmadinejad, che è stato confermato Presidente della Repubblica.

Le elezioni sono state contestate a livello internazionale e nazionale per la loro irregolarità, determinando un movimento di protesta contro il governo Ahmadinejad.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Candidature[modifica | modifica wikitesto]

La registrazione dei candidati è avvenuta tra il 5 e il 9 maggio 2009 presso il ministero degli Interni. Il Consiglio dei Guardiani della Costituzione ha convalidato la lista definitiva il 20 maggio 2009, dopo aver esaminato il dossier di ciascuno di essi e aver ricusato 472 altri candidati[1], come sempre accade in occasione delle varie elezioni iraniane[2]. Questo sistema ha attirato critiche all'Iran da parte di alcune organizzazioni sui diritti dell'uomo, quale la Federazione internazionale dei diritti dell'uomo, la quale ha definito ripetutamente le elezioni iraniane «pagliacciate elettorali»[3].

Candidati ammessi[modifica | modifica wikitesto]

Candidato Note
Mahmud Ahmadinejad Presidente uscente
Mehdi Karrubi Presidente del Parlamento iraniano tra il 1989 ed il 1992 e tra il 2000 ed il 2004. Giunto terzo nell'elezione presidenziale iraniana del 2005 col 17,2 % dei voti, qualificato come «riformatore pragmatico».
Mohsen Reżāi Generale, già comandante dei Guardiani della Rivoluzione islamica e segretario generale del Consiglio per il Discernimento, incluso tra i conservatori.
Mir Hosein Musavi Già Primo ministro dal 1981 al 1989, ritenuto un conservatore moderato e sostenuto dai principali partiti riformatori (fra cui il Fronte di partecipazione all'Iran islamico e la Società dei Chierici Militanti, presieduta da Mohammad Khatami).

Candidati respinti[modifica | modifica wikitesto]

Tra i candidati respinti spiccano le seguenti figure:

Campagna elettorale[modifica | modifica wikitesto]

Musavi annuncia la sua candidatura il 9 marzo 2009, dopo venti anni di assenza dalla vita politica. Ha ricevuto il sostegno di Mohammad Khatami, predecessore di Ahmadinejad alla Presidenza della Repubblica Islamica, che rinuncia per suo conto a presentarsi[4]. Durante la sua campagna elettorale, Musavi promette maggior libertà e critica il divieto d'esistenza per le catene televisive private[5]. Promette ugualmente di emendare le leggi «discriminatorie e ingiuste» che riguardano la condizione della donna e di concedere loro tutti i diritti finora negati loro[6]. Appoggia il programma nucleare iraniano, qualificandolo come «pacifico[5],[7]». D'altronde rimprovererà ad Ahmadinejad le sue affermazioni «eccessive» sulla Shoah, Israele e l'Occidente[8], anche se egli stesso assume posizioni analoghe o ambigue su tali questioni.[9].

Esito[modifica | modifica wikitesto]

I risultati ufficiali, pubblicati dal ministero degli Interni al termine della unica tornata elettorale, parlano di una percentuale di partecipanti dell'85 %, aumentata rispetto al passato,[10] di 38.755.802 voti validi (pari al 98,95 %), di 409.389 voti nulli o bianchi (pari all'1,05 %), per un totale di 39.165.191 schede consegnate agli elettori.

Lo spoglio ha attribuito a Mahmud Ahmadinejad il 62,6 % dei suffragi espressi, contro il 33,7 % conseguito dal suo principale antagonista, il "riformista"[11] Mir Hosein Musavi.

Reazioni interne[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Proteste post-elettorali in Iran del 2009-2010.

I risultati sono stati immediatamente contestati da numerosi iraniani e dagli altri candidati, in particolare da Mehdi Karrubi e da Mir Hosein Musavi, che hanno parlato di «frodi massicce» e della falsificazione dei risultati elettorali[12] e si sono conseguentemente opposti alla proclamazione dei risultati.

Fin dalla vigilia, Mir Hosein Musavi aveva espresso esplicitamente i propri dubbi sul regolare svolgimento delle elezioni e sull'assenza di brogli operati a favore del candidato ultra-conservatore[13].

Violenze a Teheran, 13 giugno 2009.

Importanti manifestazioni di piazza si sono svolte nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dei risultati elettorali,[14] represse nel sangue di decine di morti e di feriti[15]. Ad esse si calcola abbiano preso parte milioni d'iraniani, a Tehran e in tutto il resto dell'Iran. Esse sono state ampiamente documentate dai media internazionali, a partire dal momento in cui la repressione ha cominciato a causare morti. Per tale documentazione ha avuto un ruolo decisivo le moderne tecnologie informatiche (Internet in genere e Facebook, YouTube e Twitter in particolare), grazie alle quali l'opposizione ha potuto denunciare la cruenta repressione, malgrado l'immediata censura che il regime ha tentato d'imporre a tutti i livelli. La morte filmata della giovane Neda Agha-Soltan, ha dato così un volto alle vittime, altrimenti destinate a rimanere ignote[16]. I risultati ufficiali delle elezioni sono stati confermati dopo una sommaria inchiesta autorizzata dallo stesso potere religioso, per tentare di rispondere in modo credibile alla crescente domanda di verità e di giustizia espressa dall'opinione pubblica iraniana e dall'opposizione, sostenuta da massicce manifestazioni di piazza, incuranti della brutale repressione attuata dalle autorità governative e para-governative, in cui il Basij ha apportato il suo consueto contributo di informale e determinato fiancheggiamento all'opera della polizia regolare.

Si stima che questa rivolta contro il regime islamico degli Ayatollah e, di fatto, contro lo stesso Rahbar, Ali Khamenei, sponsor del Presidente uscente, abbia costituito la più imponente manifestazione di ostilità di tutta la storia della rivoluzione iraniana, riuscendo a incrinare quella che fino ad allora era stata una monolitica compattezza del fronte clericale al potere.

Reazioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]

Mentre il Venezuela[17], la Russia[18] e numerosi Paesi del Vicino Oriente si sono felicitati con Ahmadinejad per la sua rielezione, la maggior parte dei Paesi occidentali ha espresso riserve sulla validità dei risultati.

Tra essi l'Italia e l'Unione europea, gli Stati Uniti e la Russia che, al pari dell'ONU, hanno ricordato all'Iran il dovere di assicurare la correttezza dello scrutinio e di rispettare la libertà d'espressione dei propri concittadini. Ban Ki-Moon, segretario generale delle Nazioni Unite, ha lanciato un appello il 23 giugno affinché si realizzasse la fine immediata degli «arresti, minacce e ricorso alla forza» contro coloro che in Iran protestavano e manifestavano contro i brogli elettorali.

Amnesty International ha in quel medesimo giorno chiesto con decisione alle autorità iraniane l'immediata cessazione dell'impiego contro i manifestanti, che contestavano la rielezione di Mahmud Ahmadinejad[19], della milizia islamica dei Basiji, costituita da civili armati[20].

La controversia sui risultati e la tesi dei brogli[modifica | modifica wikitesto]

Manifestazione dei sostenitori di Mir Hosein Musavi durante la campagna elettorale.

I candidati sconfitti, numerosi analisti[21][22], Alì Ansari[23][24][25] ed i media occidentali in genere sostengono che i risultati elettorali sarebbero frutto di brogli diffusi. I principali argomenti a sostegno di questa tesi sono:

  • eccessiva omogeneità dei risultati da provincia a provincia
  • il successo di Ahmadinejad nelle province di origine dei suoi avversari e nel distretto di Teheran
  • i fenomeni di affluenza superiore al 100% verificatasi in alcuni luoghi
  • il forte incremento di voti ottenuti da Ahmadinejad in alcune province
  • la proclamazione dei risultati troppo rapida
  • anomalie nei risultati elettorali riscontrabili tramite analisi statistiche

Essi concludono perciò che i risultati reali sarebbero stati sovvertiti da brogli sistematici e/o dalla riscrittura dei risultati stessi.

Il Consiglio dei Guardiani e alcuni analisti, tra cui Daniele Scalea[26], hanno contro-criticato questi argomenti[27][28][29], asserendo che:

  • se brogli in misura decisiva per il risultato vi potevano essere, questi dovevano, come riportato da Liberation essere fatti presso il ministero dell'Interno nella gestione elettronica dei risultati ricevuti. Successivi riconteggi nelle città più dubbie, dovrebbero far escludere quest'ipotesi ogni ragionevole dubbio
  • l'omogeneità dei risultati è minore rispetto a quella presente nelle ultime elezioni in Italia
  • sondaggi effettuati dagli occidentali, prima e dopo le elezioni, mostrano risultati praticamente identici a quelli ufficiali sia in termini di affluenza, sia di voti
  • non essendo obbligatorio in Iran votare nello stesso luogo di residenza, è plausibile che zone a vocazione turistica abbiano avuto un numero di votanti superiore al numero di residenti

Violenza pre-elettorale[modifica | modifica wikitesto]

In data 1º giugno 2009 un ufficio del comitato elettorale di Musavi situato nella città di Qom è stato incendiato. Nello stesso momento è stato annunciato il tentato omicidio dell'ex presidente Mohammad Khatami attraverso il collocamento di bombe su un aeroplano utilizzato dallo stesso Khatami[30].

Blocco delle comunicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nel giorno delle elezioni ogni genere di comunicazione attraverso telefoni cellulari è stata bloccato e la BBC ha dichiarato che le autorità iraniane hanno impedito le comunicazioni attraverso il cosiddetto jamming[31]. Il 23 maggio è stato bloccato l'accesso a Facebook, social network particolarmente utilizzato dal candidato riformista Musavi[32]. Il 26 maggio è stato ripristinato il collegamento.

Numero di voti maggiore dei votanti[modifica | modifica wikitesto]

The Guardian[24], i candidati sconfitti ed alcuni analisti, tra cui Alì Ansari[33], hanno denunciato che in alcuni distretti e tre province il numero dei votanti sarebbe stato superiore a quello degli iscritti nelle liste elettorali. Il Consiglio dei Guardiani ha ammesso[34] che in 50 città iraniane avrebbe votato più del 100% degli aventi diritto al voto, stimando in 3 milioni di voti quelli ricadenti in tale tipologia, ma ha spiegato il fenomeno con la possibilità per gli elettori di votare in qualsiasi circoscrizione del paese, anche di altre province, ed ha ricordato che già in passato si erano verificati localmente indici di affluenza superiori al 100% dei registrati. Secondo Scalea, l'affluenza sarebbe stata maggiore del 100% in particolare in zone ad alta affluenza turistica, tale afflusso sarebbe dunque ragionevole considerato il periodo in cui si sono svolte le elezioni.

Risultati[modifica | modifica wikitesto]

Candidati Partiti Voti %
24 527 516 63,29
Indipendente
13 216 411 34,10
Indipendente
678 240 1,75
333 635 0,86
Totale
38 755 802
100
Voti non validi
409 389
1,05
Votanti
39 165 191

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Iran approves main presidential candidates
  2. ^ «Iran: quattro candidati approvati per le presidenziali, fra cui Ahmadinejad», dispaccio dell'AFP, 21 maggio 2009
  3. ^ Asie - Iran - Une nouvelle mascarade électorale - FIDH
  4. ^ «Khatami soutient Moussavi à la présidentielle iranienne»[collegamento interrotto], sul sito di L'Express, 17 marzo 2009.
  5. ^ a b (EN) «Iran's presidential candidates», BBC, 21 maggio 2009.
  6. ^ (EN) «Iran candidate Mousavi backs women's rights», BBC, 30 maggio 2009.
  7. ^ (EN) «Iranian Reformist Mousavi Would Talk To America If Elected, But Won't Bend On Nuclear Program» Archiviato il 10 aprile 2009 in Internet Archive., Huffington Post, 31 maggio 2009.
  8. ^ Duello televisivo teso in Iran tra Mahmud Ahmadinejad e Mir Husein Musavi
  9. ^ The Answer To Ahmadinejad
  10. ^ (EN) "Ahmadinejad wins Iran presidential election", BBC, 13 juin 2009
  11. ^ L'etichetta di riformista è considerata da una parte del movimento riformatore assai generosa, visto il ruolo ricoperto di Primo ministro in occasione della repressione scatenata dal regime iraniano contro i prigionieri politici.
  12. ^ «Le prove della falsificazione del regime di Tehran» Archiviato il 18 luglio 2011 in Internet Archive., Libération, 18 giugno 2009
  13. ^ Iran: Mousavi si proclama vincitore
  14. ^ Teheran: ancora scontri, decine di morti
  15. ^ Arresti delle autorità iraniane tra gli ambienti riformisti[collegamento interrotto], Teheran, nuovi scontri. «Morti e feriti»
  16. ^ Iran : les images de la mort de Neda, symbole de la répression - Le Nouvel Observateur[collegamento interrotto]
  17. ^ Chavez félicite Ahmadinejad - Libération, su liberation.fr. URL consultato il 27 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2009).
  18. ^ http://www.regards-citoyens.com/article-32744211.html[collegamento interrotto]
  19. ^ Iran: L'appel d'Amnesty International - Toute l'actu sur Lejdd.fr Archiviato il 31 agosto 2014 in Internet Archive.
  20. ^ L'intervento dei Basiji è documentato da numerosi filmati televisivi (mai opportunamente commentati dai giornalisti, per semplice ignoranza delle realtà interne del regime iraniano) che mostrano agili motociclette lanciate velocemente contro il fronte delle manifestazioni. Sul sellino posteriore è sempre possibile vedere il passeggero impugnare manganelli o armi da fuoco. In altre immagini si vedono alcune motociclette bruciare dopo essere evidentemente state date alle fiamme dalla folla esasperata. Anche in questo caso è mancato del tutto qualsiasi commento esplicativo per il telespettatore.
  21. ^ Juan Cole, Stealing the Iranian Election
  22. ^ Amir Madani, L'anima democratica dell'Iran, su oggi7.info. URL consultato il 22 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).
  23. ^ Preliminary Analysis of the Voting Figures in Iran's 2009 Presidential Election, [1] Archiviato il 2 settembre 2009 in Internet Archive.
  24. ^ a b The Guardian reported on 17 June 2009 that an Iranian news website identified at least 30 polling sites with turnout over 100% and 200 sites with turnout over 95%.
  25. ^ Elezioni iraniane (PDF), su chathamhouse.org.uk. URL consultato il 20 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2009).
  26. ^ Daniele Scalea, Elezioni iraniane: la tesi dei brogli al vaglio[collegamento interrotto]
  27. ^ 'Extraordinary Amount of Wishful Thinking' by US
  28. ^ Michelguglielmo Torri, Iran: una rivoluzione popolare?, Esam al-Amin, http://www.counterpunch.org/amin06222009.html Archiviato il 4 ottobre 2009 in Internet Archive.
  29. ^ What Actually Happened in the Iranian Presidential Election?, Copia archiviata, su counterpunch.org. URL consultato il 22 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2009)., Ken Ballen e Patrick Doherty, The Iranian People Speak,
  30. ^ Violence mars Iranian election campaign
  31. ^ Mousavi supporters call protest rally in Tehran[collegamento interrotto]
  32. ^ Iran blocks access to Facebook
  33. ^ Copia archiviata (PDF), su chathamhouse.org.uk. URL consultato il 20 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2009).
  34. ^ No Operation

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]