Edoardo D'Onofrio

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Edoardo D'Onofrio

Deputato dell'Assemblea Costituente
Gruppo
parlamentare
Comunista
CollegioRoma
Incarichi parlamentari
  • Vicepresidente della Prima Commissione per l'esame dei disegni di legge
  • Componente della Commissione per la Costituzione
  • Componente della Seconda Sottocommissione
Sito istituzionale

Senatore della Repubblica Italiana
LegislaturaI
Gruppo
parlamentare
Comunista
Sito istituzionale

Deputato della Repubblica Italiana
LegislaturaII, III, IV
Gruppo
parlamentare
Comunista
CollegioRoma
Incarichi parlamentari
  • Vicepresidente della Camera dei Deputati - II legislatura
  • Componente della Giunta delle elezioni - II, III e IV legislatura
  • Componente della I Commissione (Affari interni) - II legislatura
  • Componente della I Commissione (Affari costituzionali) - III e IV legislatura
  • Componente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla "Anonima banchieri" - III legislatura
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Comunista Italiano
Professionegiornalista

Edoardo D'Onofrio (Roma, 10 febbraio 1901Roma, 15 agosto 1973) è stato un politico italiano. È stato deputato all'Assemblea Costituente, senatore nella I legislatura e deputato alla Camera nella II legislatura, III e IV legislatura.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di un maniscalco romano, a soli 7 anni già lavorava come ragazzo di bottega, prima in un laboratorio di scultura e poi presso un fabbro. Scolaro di un vecchio socialista, si iscrisse tra i giovani del PSI e nel 1918, dopo aver amministrato il settimanale Avanguardia, divenendo segretario dei giovani socialisti del Lazio. Aderisce al PCd'I nel 1922, diventando delegato al IV Congresso dell'Internazionale Comunista. Con l'ascesa del fascismo, viene arrestato e imputato nel cosiddetto “Processone”, che vede imputati i maggiori esponenti comunisti.

Assolto, si trasferisce per qualche tempo a Mosca. Nel 1925, tornato in Italia, entra a far parte della segreteria della Federazione giovanile, dirige Avanguardia e diventa redattore de l'Unità clandestina. Arrestato nel 1926 e condannato a 12 anni e sei mesi di reclusione, passa dal carcere di Fossombrone a quelli di Parma e di Civitavecchia. Rilasciato verso la fine del 1934, riesce poi ad espatriare di nuovo clandestinamente. Allo scoppio della guerra di Spagna aderisce alle Brigate internazionali. Vi rimane fino al 1939, per poi spostarsi in Francia e a Mosca. È qui che organizza le trasmissioni radiofoniche di Italia libera una volta scoppiata la seconda guerra mondiale.

Dirige poi il settimanale l'Alba, redatto per i prigionieri italiani in Russia, dopo la disastrosa ritirata delle truppe dell'ARMIR . Frequenta i nostri prigionieri e insieme a un maggiore dell'esercito sovietico cerca di convincerli ad aderire all'idea comunista. La maggior parte degli ufficiali prigionieri rifiuta, e alcuni di essi vengono edportati nel campo di punizione di Elabuga (da Guido Maurilio Turla, Sette rubli per il cappellano, Milano, Longanesi 1974). Al suo ritorno in Italia nel 1945, D'Onofrio viene incaricato di organizzare il PCI in Sicilia e alla liberazione di Roma diventa segretario regionale del suo partito per il Lazio. Già dal 1945 diventa membro del Comitato Centrale del PCI e nel 1947 entra a far parte della segreteria, col compito di dirigere l'Ufficio quadri. Il suo interesse principale, nella vita di partito, sarà infatti quello della direzione e dell'organizzazione interna, tanto da aprire un vero e proprio dibattito nel 1953 su Rinascita[1].

Esponente della "destra" del partito in epoca post-zdanoviana, venne tolto dalla direzione dell'Ufficio quadri su volere di Togliatti dopo il 1956. Da quell'anno il PCI cercò infatti di rinnovare i propri quadri dirigenti per far fronte alla crisi scatenata dal XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica e dall'invasione dell'Ungheria a seguito della rivoluzione[2]. Sono uscite postume due raccolte di scritti, in parte autobiografiche: Per Roma, a cura di Giovanni Gozzini (1983) e Una vita per il partito (1975). Dopo la sua scomparsa gli è stata intitolata una via a Roma.

Note[modifica | modifica wikitesto]


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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN11013196 · ISNI (EN0000 0000 2226 4841 · SBN CFIV023336 · LCCN (ENn84059859 · GND (DE132646730 · WorldCat Identities (ENlccn-n84059859
  1. ^ Edoardo D'Onofrio, Il problema della direzione collegiale nel PCI, in Rinascita, n. 11, 1953, pp. 628-632. Consultabile in formato digitalizzato presso la Biblioteca Gino Bianco
  2. ^ Nello Ajello, Intellettuali e PCI: 1944-1958, Roma, Laterza, 1979.