Edingerella madagascariensis

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Edingerella
Fossile del cranio e ricostruzione cranica di Edingerella madagascariensis
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Amphibia
Ordine Temnospondyli
Sottordine Stereospondyli
Superfamiglia Capitosauroidea
Famiglia Capitosauridae
Genere Edingerella
Schoch and Milner, 2000
Specie † E. madagascariensis
Nomenclatura binomiale
Edingerella madagascariensis
(Lehman, 1961)
Sinonimi

Benthosuchus madagascariensis

L'edingerella (Edingerella madagascariensis (Lehman, 1961)) è un anfibio estinto, appartenente ai temnospondili. Visse nel Triassico inferiore (Olenekiano, circa 248 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Madagascar.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questo animale è noto soprattutto per alcuni crani e rari fossili dello scheletro postcranico (tra cui la metà anteriore di uno scheletro comprendente il cinto pettorale, parte della zampa anteriore e alcune vertebre e costole). Edingerella doveva essere lungo circa un metro, e quindi era notevolmente più piccolo rispetto alla maggior parte dei suoi stretti parenti (i capitosauri). Edingerella era caratterizzato da un muso moderatamente allungato e una parte posteriore del cranio ampia, con grandi corna tabulari divergenti.

In Edingerella l'asse maggiore dell'orbita non attraversa l'incisura otica, ma passa lateralmente ad essa. Questo animale si distingue da forme simili (come Watsonisuchus) per la presenza di zanne ectopterigoidee anche nell'adulto, solitamente presenti solo negli stadi giovanili nelle altre specie di capitosauri, e per il canale del parasfenoide ben aperto, che invece è quasi chiuso in Watsonisuchus. Le zampe di Edingerella sono insolitamente robuste, soprattutto se rapportate a quelle di altri capitosauri.

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

I capitosauri del Madagascar sono noti fin dal 1961, anno in cui Lehman pubblicò una serie di esemplari ben conservati, principalmente crani, raccolti in sedimenti del Triassico inferiore del bacino di Ankitokazo nel nord-ovest dell'isola. Il materiale fu assegnato a due nuove specie: Benthosuchus madagascariensis e Wetlugasaurus milloti. Nel 1988 venne ridescritto brevemente da Warren & Hutchinson, che proposero l'appartenenza ad un'unica specie del già esistente genere Parotosuchus, creando la nuova combinazione P. madagascariensis. Successivamente Schoch & Milner (2000) proposero il nuovo genere Edingerella (in onore della paleoneurologa Tilly Edinger) senza però effettuare una revisione del materiale, mentre Damiani (2001) considerò gli esemplari come incertae sedis. Fu Steyer (2003) a fare una prima approfondita revisione degli esemplari malgasci, dimostrando definitivamente che appartenevano ad un'unica specie. Lo studioso, ritenendo tale specie affine al genere Watsonisuchus per alcuni caratteri diagnostici tra i quali la presenza di una fossa temporale, nominò la nuova combinazione Watsonisuchus madagascariensis. Uno studio di Maganuco e colleghi (2009) ha messo in luce le effettive differenze tra questa specie e le altre appartenenti a Watsonisuchus, tali da giustificarne l'attribuzione a un genere a sé stante, Edingerella.

Cranio di Edingerella madagascariensis

Edingerella è considerato un rappresentante dei capitosauri, un gruppo di anfibi temnospondili solitamente di grandi dimensioni, comprendenti numerose forme strettamente acquatiche tipiche del Triassico. Tra questi, Edingerella è stato variamente considerato come uno dei capitosauri più basali (Maganuco et al., 2009) o come membro di un clade derivato comprendente anche Watsonisuchus, Xenotosuchus, Stanocephalosaurus, Cherninia, Eocyclotosaurus e Stenotosaurus (Fortuny et al., 2011). Di seguito è mostrato un cladogramma tratto da quest'ultimo studio (Fortuny et al., 2011):


Stereospondyli

Lydekkerina huxleyi

Rhinesuchidae

Rhineceps nyasaensis

Uranocentrodon senekalensis

Capitosauria

Wetlugasaurus angustifrons

Odenwaldia heidelbergensis

Vladlenosaurus alexeyevi

Edingerella madagascariensis

Watsonisuchus spp.

Xenotosuchus africanus

Cherninia denwai

Paracyclotosaurus crookshanki

Stanocephalosaurus pronus

Stanocephalosaurus birdi

Procyclotosaurus stantonensis

Eocyclotosaurus spp.

Quasicyclotosaurus campi

Parotosuchus orenburgensis

Calmasuchus acri

Cyclotosaurus robustus

Tatrasuchus wildi

Eryosuchus garjainovi

Mastodonsaurus giganteus

Trematosauria

Benthosuchus sushkini

Trematosauroidea

Thoosuchus yakovlevi

Angusaurus spp.

Trematosaurus brauni

Paleoecologia[modifica | modifica wikitesto]

Calchi dei fossili di Edingerella madagascariensis

Il cranio appiattito di Edingerella, con le orbite leggermente sopraelevate e dirette dorsalmente, suggerisce che questi predatori praticassero uno stile di caccia d'agguato. Edingerella poteva camminare sul fondale e rimanervi adagiato in attesa della preda, oppure nuotare sotto il pelo dell'acqua, utilizzando la coda come principale organo propulsore. Gli sviluppati canali sensoriali degli adulti indicano che questi erano più legati ad uno stile di vita anfibio di quanto non lo fossero le forme giovanili, o, più semplicemente, che cacciavano in ambienti diversi. Secondo lo studio di Maganuco e colleghi (2009), i canali erano presumibilmente utilizzati dagli adulti per localizzare la preda in acque torbide (una funzione analoga a quella dei recettori di pressione dei coccodrilli attuali) dove la sola vista poteva non essere sufficiente; inoltre le zampe, più robuste di quelle di molti capitosauri derivati e più strettamente acquatici, consentivano all'occorrenza spostamenti anche sulla terraferma.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lehman J. P., 1961. Les Stégocéphales de Madagascar. Annales de Paléontologie, 47: 42-46.
  • Warren A. A. & Hutchinson M. N., 1988. The Madagascan Capitosaurs. Bulletin du Muséum national d'Histoire naturelle, Paris, 10C (4/1): 23-30.
  • Schoch R. R. & Milner A. R., 2000. Stereospondyli. In: Handbuch der Paläoherpetologie, Vol. 3B, P. Wellnhofer (ed.). Verlag Dr. Friedrich Pfeil, Munich: 1-203.
  • Steyer J. S., 2003. A revision of the Early Triassic “Capitosaurs” (Stegocephali, Stereospondyli) from Madagascar, with remarks on their comparative ontogeny. Journal of Vertebrate Paleontology, 23: 544-555.
  • Maganuco, S.; Steyer, J.S.; Pasini, G.; Boulay, M.; Lorrain, S.; Bénéteau, A.; Auditore, M., 2009. An exquisite specimen of Edingerella madagascariensis (Temnospondyli) from the Lower Triassic of NW Madagascar; cranial anatomy, phylogeny, and restorations. Memorie della Società Italiana di Scienze Naturalie del Museo Civico di Storia Naturale di Milano 36 (2): 1–72.
  • Fortuny, J.; Galobart, À.; Santisteban, C. D., 2011. A New Capitosaur from the Middle Triassic of Spain and the Relationships within the Capitosauria. Acta Palaeontologica Polonica 56 (3): 553. doi:10.4202/app.2010.0025

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]