Ducati Scrambler

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo modello prodotto dal 2015 in poi, vedi Ducati Scrambler (2015).
Ducati Scrambler
Ducati 450 Scrambler del 1972
CostruttoreBandiera dell'Italia Ducati
TipoScrambler
Produzionedal 1962 al 1976
Sostituita daDucati Scrambler (2015)
Stessa famigliaDucati Mark 3

Le Ducati Scrambler formano una gamma di motocicli prodotti dalla casa di Borgo Panigale in due serie successive, nelle cilindrate 125, 250, 350 e 450, dal 1962 al 1976.

La 1ª Serie delle Scrambler rappresentavano la versione entro-fuoristrada della gamma "Diana" e, successivamente, della gamma "Mark 3", mantenendone pressoché invariate le caratteristiche delle motorizzazioni, ma con ciclistica e sovrastrutture adatte al fuoristrada leggero.

Il contesto[modifica | modifica wikitesto]

La nuova moda motociclistica dello "scrambler" aveva fortemente attecchito in molti Stati degli USA durante la seconda metà degli anni cinquanta, facendo intuire ai più attenti osservatori che sarebbe potuta diventare una nuova tipologia produttiva.

Nel 1960 l'importatore statunitense Berliner Motor Corporation chiese alla Ducati la realizzazione di una motocicletta adatta all'utilizzo stradale, ma anche in grado di affrontare agevolmente percorsi sterrati. Dopo una limitata pre-serie per saggiare il gradimento del pubblico, nel 1961, i prototipi definitivi vennero ultimati all'inizio del 1962 e messi in produzione nello stesso anno.

La 1ª Serie[modifica | modifica wikitesto]

Ducati Scrambler 250 del 1966

Il nuovo modello Ducati Scrambler OHC 250, ottimisticamente accreditato di 30 hp e destinato esclusivamente al mercato USA, fu quindi messo in vendita alla cifra di 669 $ - circa 20 $ in meno della versione "Diana" da cui derivava - ottenendo un discreto successo di vendita.

Si tratta, sostanzialmente, del modello "Diana" cui sono stati sostituite le sovrastrutture sella-serbatoio-parafanghi, dotato di pneumatici da fuoristrada e di un ampio manubrio.

È del 1964 il primo aggiornamento che prevede un serbatoio più squadrato, l'adozione del cambio a 5 marce e altre piccole migliorie alla ciclistica.

L'anno seguente il modello inizia ad essere distribuito anche in Italia, è accolto tiepidamente e dal 1967 viene offerto anche nella versione "350" per cercare controvertire la flessione delle vendite USA, in attesa del nuovo modello, i cui prototipi sono già in avanzata fase di sperimentazione.

La 2ª Serie[modifica | modifica wikitesto]

La progettazione della 2ª Serie inizia nel 1966 e i prototipi realizzati all'inizio del 1967 vengono lungamente collaudati su ogni tipo di terreno da Bruno Spaggiari, cui è affidato il compito di scovare i punti deboli del veicolo, soprattutto allo scopo di sperimentare la resistenza dei nuovi motori a carter larghi.

Ducati 250 Scrambler del 1969

Per la produzione di serie, iniziata nella tarda primavera del 1968, il modello è caratterizzato da un aspetto di grande eleganza formale, ideata da Leopoldo Tartarini, e da alcune componenti di buon livello tecnico, come la forcella telescopica Marzocchi e i cerchi Borrani. Particolare attenzione fu posta nelle finiture, con vernici dai toni accesi, accoppiate a specchiature cromate sul serbatoio, di notevole effetto estetico.

Nonostante le buone credenziali, il ritardo nella presentazione della 2ª Serie è fatale alla Ducati che ora deve confrontarsi con modelli scrambler di produzione giapponese, appositamente pensati per il mercato statunitense e dotati di potenti motori a due tempi frazionati, come la Kawasaki 350 A/SS.

Per ovviare al problema l'importatore Berliner tenta di differenziare l'offerta, tra la versione "350 SSS" (Street Sport Scrambler) e la versione "250 Road", dotata di pneumatici stradali. Ma tutti gli sforzi sono inutili e le vendite sul mercato Usa non decollano, neppure con la presentazione della versione "450", nell'anno successivo.

In Europa, invece, la gamma viene posta in vendita all'inizio del 1969 e la nuova "Scrambler" ottiene un successo notevole, tale da metterne in crisi la produzione della casa bolognese, che viene parzialmente affidata alla controllata spagnola Mototrans. Gli sforzi della Ducati, infatti, erano ormai concentrati sul nuovo modello bicilindrico.

Continuamente sottoposta ad aggiornamenti estetici e meccanici, non sempre riusciti, la gamma "Scrambler" mantiene un sostenuto quantitativo di ordinativi fino al 1972, quando inizia il declino che l'ultimo aggiornamento del 1973 non riesce invertire, accompagnando il modello all'uscita di produzione nei primi mesi del 1975. Per essere precisi, la produzione della "450" terminò effettivamente nel 1976, quando vennero assemblati gli ultimi 40 esemplari, utilizzando il surplus di ricambi del magazzino.

L'erede mai nata[modifica | modifica wikitesto]

Al Salone di Milano del 1977 la Ducati presentò il nuovo modello "Utah", destinato a sostituire la "Scrambler", dotato di un motore monocilindrico derivato dal propulsore "Pantah" su progetto di Fabio Taglioni.

Pur se il prototipo era ormai in fase esecutiva, la produzione in serie venne abbandonata, a causa delle gravi condizioni finanziarie in cui versava la Ducati in quegli anni.

Le derivate[modifica | modifica wikitesto]

Ducati Desmo R/T 450 del 1971

Per riavviare le vendite negli USA, nel 1970, la ducati tentò di rendere più specialistico lo "Scrambler" dotandolo di un telaio modificato, di un rinnovato look e con la sola motorizzazione "450", impreziosita dalla distribuzione desmodromica.

Fu così presentata la derivata "Desmo R/T" (Road/Track), cui venne affiancato il modello "125", anch'esso con sovrastrutture in vetroresina, ma privo di distribuzione desmodromica.

Se il confronto con le fuoristrada a due tempi era perdente nel 1968, alla fine del 1970 si rivelò addirittura improponibile. La costruzione di entrambi i modelli si concluse nel 1971 con un ridotto numero di esemplari che rimasero in listino fino al 1973, prima di venire esauriti.

La produzione[modifica | modifica wikitesto]

I dati produttivi della "Scrambler" sono andati in gran parte perduti ed è molto difficile ricostruire l'andamento cronologico e quantitativo di modelli e versioni.

Non si conosce l'entità anche approssimativa della 1ª Serie, mentre per la 2ª Serie viene stimata una produzione di circa 50 000 esemplari.

Senza una precisa discriminante di versione, parte degli esemplari "450" vennero dotati di motore a distribuzione desmodromica.

Cronologia dei modelli

  • 1ª Serie
    • Scrambler OHC 250 (1962-1963)
    • Scrambler 250 (1964-1968)
    • Scrambler 350 (1967-1968)
  • 2ª Serie
    • Scrambler 125 (1970-1971)
    • Scrambler 250 (1968-1975)
    • Scrambler 350 (1968-1975)
    • Scrambler 450 (1969-1976)
    • Desmo R/T 450 (1970-1971)

Dati tecnici[modifica | modifica wikitesto]

Caratteristiche tecniche - Ducati 450 Scrambler del 1973
Dimensioni e pesi
Ingombri (lungh.×largh.×alt.) 2120 × 940 × ? mm
Altezze Sella: 770 mm - Minima da terra: 180 mm - Pedane: 280 mm
Interasse: 1380 mm Massa a vuoto: 140 kg Serbatoio: 12,6 l di cui 1,6 di riserva
Meccanica
Tipo motore: Monocilindrico verticale ciclo Otto, con testata e cilindro in lega leggera e canna in ghisa Raffreddamento: ad aria
Cilindrata 435.6 cm³ (Alesaggio 86 × Corsa 75 mm)
Distribuzione: monoalbero a camme in testa comandata da alberello e coppie coniche, 2V per cilindro, inclinate fra loro di 80° Alimentazione: carburatore Dell'Orto VHB 29
Potenza: 27 CV a 6.500 giri Coppia: Rapporto di compressione: 9,3:1
Frizione: Dischi multipli in bagno d'olio Cambio: in blocco a 5 marce a innesti frontali
Accensione elettronica Bosch
Trasmissione primaria a ingranaggi elicoidali; secondaria a catena
Avviamento a pedale
Ciclistica
Telaio Monotrave in acciaio a culla aperta
Sospensioni Anteriore: Forcella Marzocchi teleidraulica con steli coperti ∅ 35 mm / Posteriore: Forcellone oscillante con ammortizzatori Marzocchi, regolabili su 3 posizioni
Freni Anteriore: a tamburo centrale Grimeca, doppia camma, ∅ 180 mm / Posteriore: a tamburo centrale Grimeca, camma singola, ∅ 160 mm
Pneumatici anteriore 3,50 x 19, posteriore 4,00 x 18, con cerchi a raggi Borrani
Prestazioni dichiarate
Velocità massima 130 km/h
Accelerazione sul quarto di miglio da fermo, 14,600 s
Consumo medio 20 km/l
Fonte dei dati: Motociclismo d'Epoca - 6/1999

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]