Donazioni di Alessandria

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Territori del regno d'Egitto a seguito delle donazioni di Alessandria e territori controllati da Marco Antonio. La legenda della mappa è la seguente:

     territori egizi pre-37 a.C. (Egitto e Cipro)

     territori egizi dal 37 a.C. (Cirenaica, Celesiria, Fenicia, Arabia)

     territori egizi dal 34 a.C. (Siria, Cilicia, Armenia)

     territori egizi solo nominalmente (Libia, Media e Partia)

     territori di Marco Antonio

 regni clienti di Marco Antonio

Le donazioni di Alessandria (autunno del 34 a.C.) furono una dichiarazione politico-religiosa (teopolitica) effettuata da Cleopatra VII e Marco Antonio, con cui distribuirono i dominii orientali della Repubblica romana, affidati appunto ad Antonio in ossequio agli accordi del triumvirato da lui costituito con Cesare Ottaviano e Marco Emilio Lepido, ed i territori appena conquistati dal condottiero romano, a seguito della sua guerra con i Parti, tra i figli di Cleopatra, assieme a numerosi titoli. In particolare ne beneficiò Cesarione, figlio che la regina tolemaica avrebbe avuto con Giulio Cesare, che nel corso della cerimonia venne proclamato solennemente il vero erede di Cesare. Le donazioni causarono una rottura definitiva delle relazioni tra Marco Antonio e Roma, e furono tra le cause della guerra civile romana.

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Le Donazioni di Alessandria seguirono la conclusione delle campagne militari di Antonio nell'Impero partico e nel Regno d'Armenia. Egli, pur avendo fallito alquanto miseramente nella soggiogazione dei Parti, era riuscito nondimeno nella conquista dell'intera Armenia e, volendo fare leva proprio su questo suo successo, indisse per sé un grande festeggiamento, simile ad un trionfo romano - benché una cosa del genere, per legge, un condottiero romano avrebbe potuto effettuarla soltanto all'interno delle mura dell'Urbe e dietro autorizzazione del Senato -, con sé stesso che, vestito ad immagine e somiglianza del dio Dioniso, tenne un sontuoso banchetto pubblico, facendo sfilare inoltre il sovrano armeno Artavaside II - sconfitto in battaglia - in catene per le strade della capitale tolemaica con il seguito della famiglia reale armena al completo, condotti poi al cospetto di Cleopatra affinché si prostrassero ai suoi piedi in segno di sottomissione, e che pare che al loro rifiuto sdegnato la regina tolemaica s'infuriò profondamente.[1]

Le donazioni[modifica | modifica wikitesto]

Per la fine dei festeggiamenti, l'intera città fu convocata presso il gymnasium di Alessandria, dove Antonio e Cleopatra, abbigliati rispettivamente come Dioniso-Osiride e come Iside-Afrodite, sedevano su troni d'oro. Cesarione fu vestito da Horus, figlio di Iside. Anche gli altri figli erano vestiti secondo i nuovi regni che sarebbero andati a governare. Antonio affermò che Cleopatra era la regina d'Egitto, Cipro, Libia e Siria centrale.[2]

Le donazioni comprendevano:

  • Alessandro Elio fu nominato re d'Armenia, Media e Partia (queste ultime solo nominale);
  • la sua gemella Cleopatra Selene II ricevette la Cirenaica e la Libia (quest'ultima nominale);
  • il giovane Tolomeo Filadelfo fu messo a capo di Siria e Cilicia;
  • Cleopatra fu proclamata regina dei re e delle regine d'Egitto, ed avrebbe regnato con Cesarione (Tolomeo XV, figlio di Giulio Cesare);
  • Cesarione fu nominato, essendo figlio del deificato Giulio Cesare (figlio del dio), Re dei Re e re dell'Egitto; fu anche dichiarato erede legittimo di Giulio Cesare, anche se Cesare stesso nel suo testamento letto pubblicamente in Senato aveva adottato in segreto il giovane pronipote diciottenne Ottaviano nominandolo suo erede e lasciandogli in eredità i tre quarti delle proprie fortune.

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Antonio mandò un avviso delle donazioni a Roma, sperando che il senato le avrebbe confermate, e che invece si rifiutò di fare.[1] La posizione politica di Ottaviano fu minacciata dal riconoscimento di Cesarione quale erede legittimo del titolo di Cesare. La fonte del potere di Ottaviano era il suo legame con Cesare tramite adozione, il che gli garantiva la popolarità necessaria e la lealtà delle legioni. Ottaviano aumentò gli attacchi contro Marco Antonio e Cleopatra, e decise che il triumvirato, scaduto l'ultimo giorno del 33 a.C., non sarebbe stato rinnovato. Questo portò all'ultima guerra civile della repubblica romana, con la vittoria di Ottaviano che portò all'era imperiale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Prudence J. Jones, Cleopatra: The Last Pharaoh, Haus Publishing, 2006, p.89-91
  2. ^ Cassio Dione 49.41, 50.3; Plutarco, Vita di Antonio, 54, 58

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]