Domenico Laiolo

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Domenico Laiolo
Soprannome"Sbulina"
NascitaAlessandria, 21 maggio 1920
MorteTorino, 20 ottobre 2002
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Forza armataRegia Aeronautica
Aeronautica Nazionale Repubblicana
SpecialitàCaccia
Reparto76ª Squadriglia caccia, 7º Gruppo, 54º Stormo Caccia Terrestre
1ª Squadriglia, 1º Gruppo caccia "Asso di bastoni"
GradoSergente maggiore
ComandantiAdriano Visconti
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Tunisia
Sbarco in Sicilia
Decorazionivedi qui
Dati tratti da Undici uomini su tre monoposto[1]
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Domenico Laiolo (Alessandria, 21 maggio 1920Torino, 20 ottobre 2002) è stato un aviatore e militare italiano.

Fu il fedele gregario del maggiore Adriano Visconti, e diventò un pluridecorato asso dell'aviazione italiana durante la seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque ad Alessandria il 21 maggio 1920,[1] in giovanissima età fu colto dalla passione per gli aerei, diventando sottufficiale di carriera nella Regia Aeronautica. Successivamente all'entrata in guerra dell'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, fu ammesso a frequentare il Corso Vincere divenendo sergente pilota in prolungamento di ferma.[2] Uscito dalla Scuola Caccia[2] nell'agosto 1942 venne assegnato alla 76ª Squadriglia caccia, 7º Gruppo, del 54º Stormo Caccia Terrestre basata a Caselle Torinese, dove conobbe il tenente Adriano Visconti, di cui fu da allora fedele gregario.[2] Nel marzo 1943 il reparto si trasferì da Bracciano in Tunisia per partecipare alle ultime operazioni di difesa del territorio africano. Durante le operazioni belliche abbatté il suo primo velivolo avversario, un caccia Supermarine Spitfire,[1] combattendo in territorio africano fino al maggio 1943, quando il reparto rientrò in Patria. I superstiti velivoli da caccia Aermacchi C.202 Folgore decollarono da Korba il 9 maggio, trasportando a bordo oltre che il pilota, anche un altro passeggero. Laiolo ebbe a bordo, seduto sulle ginocchia, il capitano Piseddu, Aiutante maggiore del Comandante di Stormo.[3] Una volta in Italia passò successivamente alla 363ª Squadriglia del 150º Gruppo Autonomo Caccia Terrestri,[1] dotata dei caccia Messerschmitt Bf 109G, partecipando alla difesa della Sicilia.[1] Nel luglio dello stesso anno fu assegnato alla 310ª Squadriglia Caccia Aerofotografica[1] di Cagliari dotata dei nuovi velivoli Aermacchi C.205 V/RF Veltro. Dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 Visconti, Laiolo e Sajeva non lo accettarono,[3] e caricarono, suddivisi sui propri C 205, ben 8 specialisti percorsero 700 km, atterrando a Guidonia.[2] Segui ancora Visconti entrando a far parte dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana, assegnato alla 1ª Squadriglia del 1º Gruppo caccia "Asso di bastoni".[1] Combatté fino all'aprile 1945, quando in seguito alla resa del reparto, fu mandato a casa.[1] Raggiunta l'abitazione della madre venne informato dell'avvenuta uccisione di Visconti. Sottoposto a procedimento di epurazione non rientrò più nelle file dell'Aeronautica Militare, e per guadagnarsi da vivere si mise a fare l'istruttore di volo. Si spense a Torino il 20 ottobre 2002.

Vittorie[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale il sergente maggiore Domenico Laiolo ottenne complessivamente 6 vittorie confermate.[1]

Nr data compagnia aereo avversario località
1 8 aprile 1943 76ª Squadriglia Macchi C.202 Folgore Supermarine Spitfire Tunisia
2 25 aprile 1943 76ª Squadriglia Macchi C.202 Folgore Curtiss P-40 Tunisia
3 3 luglio 1943 363ª Squadriglia Messerschmitt Bf 109G Curtiss P-40 Sicilia
4 11 marzo 1944 1º Gruppo caccia "Asso di bastoni" Macchi C.205 Veltro Republic P-47 Thunderbolt Italia
5 30 aprile 1944 1º Gruppo caccia "Asso di bastoni" Macchi C.205 Veltro Lockheed P-38 Lightning Italia
6 15 maggio 1944 1º Gruppo caccia "Asso di bastoni" Macchi C.205 Veltro Consolidated B-24 Liberator Italia

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Cielo della Tunisia, 25 aprile 1943.— Decreto del Presidente della Repubblica del 27 novembre 1951[4]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota da caccia già particolarmente distintosi in precedenti combattimenti, durante un'azione di scorta a bombardieri, veniva attaccato in territorio nemico da numerosi caccia contro i quali impegnava combattimento, riuscendo ad abbatterne uno e mitragliarne un altro. Permetteva così alla formazione da bombardamento di terminare indisturbato la missione. Gravemente colpito da cannoncino nemico sull'ala e sull'alettone, con calma e perizia riportava in campo in drammatiche condizioni il proprio apparecchio.»
— Cielo della Tunisia, 25 aprile 1943.

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Croce di Ferro di II classe - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Massimello 1995, p. 27.
  2. ^ a b c d Massimello 1995, p. 26.
  3. ^ a b Massimello 1995, p. 25.
  4. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 20 dicembre 1951, registro n.8 Aeronautica, foglio n.283.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sergio Laiolo, Pasqualino Schifano, Volando all'ala di Visconti, Oxford, Edizioni Sarasota, 2010, ISBN 978-1-84603-984-3.
  • Nino Arena, I caccia della serie “5”, Modena, Stem Mucchi, 1976.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Massimello, Undici uomini su tre monoposto, in Storia Militare, Parma, Ermanno Albertelli Editore, giugno 1995, ISSN 1122-5289.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]