Domenico Barone

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Domenico Barone (Napoli, 29 gennaio 1879Roma, 4 gennaio 1929) è stato un magistrato italiano. Il suo nome è ricordato per il ruolo di negoziatore per la parte italiana, negli anni 1926-1928, dei Patti Lateranensi.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il ministro Alfredo Rocco

Nato a Napoli nel 1879, Domenico Barone iniziò la sua carriera di magistrato vincendo nel 1902 un concorso per uditore giudiziario, quattro anni dopo divenne pretore. Nominato referendario nel 1913 presso il Consiglio di Stato, fu poi promosso consigliere nel 1919.[1] Sposato con Tecla Delpino (figlia del botanico professor Federico Delpino), ebbe tre figlie: Anna, Itala e Silvia.[2]

Nel 1926 ricevette da Alfredo Rocco, ministro di grazia e giustizia, l'incarico ufficioso di condurre trattative riservate sulla possibilità di giungere a un accordo che ponesse fine alla questione romana, con l'avvocato concistoriale Francesco Pacelli (fratello maggiore di Eugenio, futuro papa Pio XII), designato dal cardinale Pietro Gasparri, Segretario di Stato Vaticano di papa Pio XI.

Il primo incontro tra Barone e Pacelli avvenne il 6 agosto dello stesso anno.[2][3] Le riunioni si tennero, alternativamente, nelle abitazioni private dei due delegati, qualcuna avvenne nell'ufficio di Barone al Palazzo di Giustizia.[2] [4] Il 4 ottobre del 1926, il capo del governo Benito Mussolini confermò per iscritto a Barone l'incarico, sempre in forma "strettamente confidenziale", con una lettera.[5] Il 31 dicembre 1926 il capo del Governo, Mussolini, indirizzò al cardinale Pietro Gasparri una lettera mediante la quale si accreditava il consigliere Barone "in ordine alla possibilità di addivenire a una definitiva e irrevocabile sistemazione dei rapporti fra il Regno d'Italia e la Santa Sede"[6]. Nel corso delle trattative il consigliere di Stato tenne costantemente informato il capo del governo con periodiche relazioni.

Il cardinale Gasparri e Benito Mussolini firmano i Patti Lateranensi (11 febbraio 1929)

Le trattative furono a volte sospese, in attesa di trovare un accordo, quando si manifestarono divergenze su questioni rilevanti per una o ambedue le parti. Il principale ostacolo fu quello riguardante la formazione dei giovani e le rispettive organizzazioni a ciò designate: l'Opera nazionale balilla (ONB) in campo fascista in competizione con l'Associazione scouts cattolici italiani (ASCI) e il settore giovanile dell'Azione Cattolica. Altre questioni di rilievo furono quelle sugli effetti civili del matrimonio celebrato con rito cattolico e l'entità delle riparazioni (Convenzione finanziaria) che dovevano sostituire la dotazione annua prevista dalla legge delle Guarentigie.

La morte prematura a soli quarantanove anni di Barone, nei primi giorni del 1929, impedì al funzionario di vedere la conclusione del suo rilevante impegno. Le trattative, ormai in fase finale, furono condotte personalmente da Benito Mussolini, assistito dal ministro Rocco. I trattati furono firmati dal cardinale Gasparri e lo stesso Mussolini l'11 febbraio 1929 nella sala dei Papi nel palazzo del Laterano, a poco più di un mese dalla sua scomparsa.

Il comune di Roma nel 1959 ha intitolato al suo nome una via del quartiere Aurelio.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nota n. 14, pag. 91 del volume di Arturo Carlo Jemolo, Lettere a Mario Falco, Tomo II (1928–1943), a cura di Maria Vismara Missiroli, Milano, Giuffrè Editore, 2009. ISBN 88-14-14672-1.
  2. ^ a b c Giacomo de Antonellis, La diplomazia segreta del Concordato, articolo citato in Bibliografia.
  3. ^ Giorgio Candeloro sposta la data del primo incontro all'8 agosto. Vedi il suo Storia dell'Italia moderna: Il fascismo e le sue guerre, volume IX, pag. 241, Milano, Feltrinelli, 2002. ISBN 88-07-81378-5. Il volume è consultabile on line in Google libri
  4. ^ L'abitazione di Barone si trovava in via Giovanni Battista Martini nel quartiere Salario, Pacelli abitava in via Boezio in Prati.
  5. ^ Giorgio Candeloro, opera citata, pag. 241.
  6. ^ C.A. Biggini, Storia inedita della Conciliazione, Milano, Garzanti, 1942, p. 109.
  7. ^ Delibera 571 del 7 aprile 1959. SITO - Sistema informativo toponomastica di Roma Capitale Archiviato il 27 settembre 2016 in Internet Archive..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo de Antonellis, La diplomazia segreta del Concordato in Storia Illustrata, Numero speciale 1929 : 50 anni fa nel mondo, n. 262, Settembre 1979, pp. 30–38.
  • Francesco Pacelli (a cura di Michele Maccarone), Diario della conciliazione : con verbali e appendice di documenti, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 1959.
  • Roberto Pertici, Chiesa e Stato in Italia : dalla grande guerra al nuovo concordato (1914-1984), pp. 122–127, 628-631 ed altre. Bologna, Il Mulino, 2009. ISBN 978-88-15-13280-2.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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