Discussione:Pandosia Bruzia

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saluti Alberto Anelli Spero che non venga stravolto da "qualcuno" il lavoro da me svolto su Pandosia. Ove ciò avvenisse pubblicherò nella pagina discussione il testo a me attribuibile. saluti Alberto Anelli

Purtroppo le modifiche al testo sono state di una rilevanza tale che mi corre l'obbligo di inserire il reale testo da me scritto sull'argomento della Pandosia Bruzia. Alberto Anelli

INIZIO TESTO - Anno 2007

Introduzione

Nell'antichità esistevano due città col nome di Pandosia, una Lucana ed una Bruzia: Lo storico e geografo Strabone ci dice con certezza che vi fu una "Pandosia" nel Bruzio (attuale provincia di Cosenza): "..Sequitur Bruttiorum caput Cosentia. Paullulum supra hanc sita est PANDOSIA, castrum validum". Lo storico Tito Livio conferma la tesi della PANDOSIA bruzia quando narra le vicende delle ultime fasi delle guerre puniche nel 204-203 a.C. con la resa di Cosenza e Pandosia ai Romani "...Cosentia et PANDOSIA et ignobiles aliae civitates voluntate in deditionem venerunt"

Avevo inserito un testo, frutto di anni di lavoro, che "qualcuno" ha stravolto. Pertanto chi vorrà avere una panoramica completa e documentata potrà visitare il mio sito su Pandosia Bruzia www.castrolibero.too.it - Saluti. Alberto Anelli

Pandosia Bruzia

Il problema dell'individuazione del sito dell'antichissima città di Pandosia affatica e appassiona gli studiosi e cultori di storia antica. In questa sede, per il fine prevalentemente divulgativo che si è voluto dare a questo scritto, non ci dilungheremo molto sull'argomento, cercando solo di individuare alcuni tasselli che possono servirci per avere un'idea delle problematiche in discussione. Per prima cosa bisogna chiarire che nel mondo antico esisterono molte città con il nome di Pandosia. La principale si trovava in Tesprozia (Grecia), il che dimostra la provenienza della denominazione di “Pandosia” da un'antichissima colonizzazione preellenica. Tale colonizzazione sarebbe avvenuta, secondo autorevoli fonti, diciassette generazioni prima della guerra di Troia, ad opera dei figli di Licaone, re dell'Arcadia, Enotrio e Paucezio. Il primo si era stanziato nella nostra regione, il secondo in Puglia. È bene precisare che un tempo parte della Puglia era denominata "Calabria" e l'attuale Calabria aveva il nome d'Italia. Altre località vennero di volta in volta individuate, ad opera di alcuni autori, collocando malamente il sito di Pandosia, ora a Castrovillari (Mandelli, Muratori, Cluverio, Briezio), ora a Acri (Lenormant, Grillo), ora a Mendicino (Ughelli, Quattromani, Nissen, Orsi, Russo, Dito), oppure, ma per la Pandosia Jonica, a Cerenzia (Luynes), o ad Anglona (Ricciardi). La gran parte degli autori antichi e recenti invece la colloca indiscutibilmente nel Bruzio e in particolare nell'agro di Castelfranco (Martirano, Marafioti, Barrio, Pugliese, Martire, D’Amato, Rogliano, Fico, Mele, Vercillo, Valente (Viaggio in Calabria dell'abate Pacichelli), Zupi, De Grazia, Fonte, Leoni, Pais, Fiore, Andreotti, Mazzella, Turchi, Giovio, Cantalicio, D'Anania, Bosco, Anelli-Savaglio, ecc. ecc.) Altri autori mantennero atteggiamenti neutrali individuando le tre colline in Mendicino- Castrolibero-Arcavacata (Napolitano), oppure nei soli Castrolibero e Mendicino (Alberti, Merula, Greco).

Le principali città italiche con il nome di Pandosia, tuttavia, furono due:

  • La Pandosia del Bruzio – preellenica – sita in val di Crati - provincia di Cosenza (XVIII-XVII sec. a.C.)
  • La Pandosia, coeva a Metaponto, in Lucania (nella Siritide), edificata nel periodo della Magna Grecia (VIII sec. a.C.).


Di entrambe, molto probabilmente, non avremmo mai saputo nulla, se non se ne fosse parlato nel mondo antico per due importanti battaglie che si verificarono a ridosso delle loro mura.

Presso la Pandosia preellenica (Calabria) morì nel 332 a.C. un grande del mondo antico: Alessandro il Molosso, Re d'Epiro e zio e cognato dell'ancor più famoso Alessandro Magno, mentre presso le mura della Pandosia della Siritide (Lucania) si svolse una battaglia alla quale partecipò Pirro, condottiero molto famoso nel mondo antico.

  • 2) La città di Pandosia nel Bruzio

Della Bruzia Pandosia si occuparono nell'antichità: Tito Livio, Strabone, Aristotele ed Ecateo di Mileto. Tutte le altre fonti fanno riferimento a quelle sopra menzionate perciò le trascureremo.

Tito Livio e la Bruzia Pandosia

Tito Livio fu uno storiografo latino (Padova 59 a.C. - ivi 17 d.C.) che raccontò con dovizia di particolari la battaglia che si svolse nel 332 a.C. alle porte di Pandosia, lungo le rive del fiume Acheronte, nei pressi delle rovine di un ponte. Egli narrò la triste fine di Alessandro il Molosso, Re d' Epiro, colpito da un dardo e poi orrendamente mutilato. Il Molosso era stato chiamato in Italia dai Tarantini che temevano l'invasione Bruzio-Lucana. Il Re d'Epiro, dopo aver conquistato varie città del Sud, aveva saccheggiato Cosenza e si apprestava, nell'inverno del 332 a.C., ad assediare la città di Pandosia. Prima di partire per la Calabria, Alessandro si era recato a Dodona, antichissimo centro religioso dell'Epiro, dove gli era stato raccomandato di stare alla larga dalla città di Pandosia e dal suo fiume infernale Acheronte....perché a Pandosia, la “trivertice”, avrebbe perso il suo 'esercito...... ....cave accedas ad aquam Acheruntiam et Pandosiam....Pandosia perdes populum quandoque trivertex...." Alessandro il Molosso partì sereno alla conquista del suo impero in occidente. Era evidente che egli non sapeva che in Calabria - nel Bruzio - avrebbe trovato un'altra cittadina con il nome di Pandosia che avrebbe segnato il suo destino.

  • 3) Il racconto di Tito Livio: TITI LIVI AB VRBE CONDITA LIBER VIII

“Eodem anno Alexandream in Aegypto proditum conditam Alexandrumque Epiri regem ab exsule Lucano interfectum sortes Dodonaei Iouis euentu adfirmasse. accito ab Tarentinis in Italiam data dictio erat, caueret Acherusiam aquam Pandosiamque urbem: ibi fatis eius terminum dari. eoque ocius transmisit in Italiam ut quam maxime procul abesset urbe Pandosia in Epiro et Acheronte amni, quem ex Molosside fluentem in Stagna Inferna accipit Thesprotius sinus. ceterum ut ferme fugiendo in media fata ruitur, cum saepe Bruttias Lucanasque legiones fudisset, Heracleam, Tarentinorum coloniam, ex Lucanis Sipontumque, Bruttiorum Consentiam ac Terinam, alias inde Messapiorum ac Lucanorum cepisset urbes et trecentas familias illustres in Epirum quas obsidum numero haberet misisset, haud procul Pandosia urbe, imminente Lucanis ac Bruttiis finibus, tres tumulos aliquantum inter se distantes insedit, ex quibus incursiones in omnem partem agri hostilis faceret; et ducentos ferme Lucanorum exsules circa se pro fidis habebat, ut pleraque eius generis ingenia sunt...(omissis)” Continua con una libera traduzione:

Le fasi dell’assedio di Pandosia: il racconto di Tito Livio

"(omissis)…Egli (Alessandro Il Molosso) aveva attorno di sé duecento esiliati Lucani, ai quali accordava la sua confidenza; senza pensare che una simil sorta di gente ha sempre la fede mutabile secondo la fortuna. Intanto per le piogge continue, le quali giunsero ad inondare le vallate, e a separare le altezze (colline) ne avvenne che l'esercito restò assolutamente diviso in tre bande; in guisa che l'una non poteva porgere aiuto all'altra. Due di queste bande poste sopra i due colli, nei quali non stava la persona del Re, furono all'improvviso oppresse e rotte dalla subitanea venuta ed assalto dei nemici i quali tutti poi si volsero ad assediare il Re medesimo, sul terzo colle. Ciò vedendo quei duecento esuli Lucani si affrettarono a mandare messaggi ai compatrioti per trattare della loro restituzione in patria; e, avendone ottenuto il consenso, promisero di dare nelle loro mani il re, o vivo o morto. Ma Alessandro, allora, con una sola compagnia di uomini scelti eseguì un'ardita impresa. Attaccò, corpo a corpo, il capitano dè Lucani e l'uccise; dopo di che, avendo raccolto i suoi che fuggivano dispersi, giunse ad un fiume, in cui le recenti ruine di un ponte indicavano il passaggio. Nel mentre che l'armata traversava questo guado difficile, un soldato stanco ed affamato dalla fatica, maledicendo al fiume e rimproverandogli quasi il suo nome abominando, esclamò:" Giustamente sei chiamato Acheronte!". A questa esclamazione il Re si arrestò turbato; si ricordò del destino che gli era stato predetto; e, rimasto alquanto sospeso, ondeggiava incerto se doveva, o no, passare alla opposta riva del fiume. Allora Solimo, uno dei suoi ministri, vedendolo esitare in un pericolo così presente, gli dimadò che intendeva fare, e così dicendo, gli indicò i Lucani, che cercavano di sorprenderlo. Infatti, Alessandro vedendoseli veramente arrivare in folla, non tardò ad imbrandire la spada, e a spingere il suo cavallo per passare il fiume e già, uscito dalla profondità delle acque, era giunto nel guado sicuro, quando uno di quegli sbanditi Lucani con un dardo lo passò da un canto all'altro. Cadde da cavallo il misero col dardo infisso nella ferita, ed il fiume lo trasportò sino alle poste dè nemici. Colà il cadavere fu preso, e lacerato in una orribile maniera. Lo divisero in due parti; l'una mandarono a Cosenza, e l'altra serbarono con loro a straziarla. Frattanto che si divertivano a maltrattarlo, facendolo bersaglio a colpi di pietre e di giavellotti tirati da lontano, una donna , mescolandosi alla turba, che fuori ogni modo dalla umana rabbia incrudeliva, pregò che si facesse sosta alquanto; e, ciò fattosi, disse loro lacrimando che d'essa aveva il marito ed i figlioli prigionieri in Epiro, e com'essa sperava poterli riscattare col corpo del Re, quantunque straziato e mutilo si fosse. Così finì quel giuoco crudele. Quello che avanzò delle membra fu sepolto a Cosenza per cura di una sola donna: le ossa furono mandate ai nemici a Metaponto: indi trasportate in Epiro alla moglie Cleopatra, ed alla sorella Olimpiade, delle quali una fu madre di Alessandro e l'altra sorella”.

Dal racconto di Tito Livio si possono evincere alcuni fatti importanti:

  • 1) Che Pandosia si trovava nei pressi di un fiume (Acheronte) al confine tra Bruzi e Lucani e quindi, per quello che si dirà al punto sub2), il confine tra Bruzi e Lucani all'epoca doveva individuarsi nei pressi della città di Cosenza.
  • 2) Che la metà del corpo del Molosso venne trasportata a Cosenza, città che era stata saccheggiata in precedenza dall'Epirota. 3) Pandosia non si trovava su tre colline, ma tre colline erano a corona di Pandosia. Su quelle colline si accamparono gli uomini del Molosso per assediare Pandosia.

Si può quindi affermare che Pandosia doveva trovarsi molto vicina a Cosenza per due motivi:

  • a) Perché il Molosso prima di assediare Pandosia aveva preso e saccheggiato Cosenza.
  • b)Perché dopo l'uccisione del Molosso una parte del suo corpo era stato portata a Cosenza per porla alla pubblica gogna. (Un cadavere va presto in putrefazione e all'epoca il trasporto avveniva solo su animali da soma. Difficile pensare che Pandosia dovesse trovarsi a più di qualche km da Cosenza). Bisogna ragionare con la logica e i mezzi di quel tempo. La frase "Poco sopra Cosenza" di Strabone va interpretata ponendoci nelle condizioni di quel tempo. La distanza Acri-Cosenza di circa 40 km a dorso di mulo, ammettiamo alla velocità di 5 km/h, poteva essere percorsa solo in 8 ore! La distanza Castrolibero-Cosenza di circa 7,5 km poteva essere invece percorsa in meno di 1 ora e mezza).

4) La collocazione di Pandosia secondo Strabone.

Strabone fu storico e geografo greco (Amasia, Ponto, 64/63 a.C.-19 d.C. ca). Nel lib. VI della sua Geografia a proposito di Pandosia annotò:

  • ."…Seguitur Bruttiorum caput Cosentia. Paullulum supra hanc sita est PANDOSIA, castrum validum…castrum tres habet vertices Pandosia ac praeterfluit Acheron fluvius… Regiam fuisse Regum Oenotriae…"

Con una libera traduzione:

  • "…Segue Cosenza, città principale dei Bruzi, Poco sopra è sita Pandosia, fortezza gagliarda…. questa fortezza ha tre gioghi e appresso vi scorre il fiume Acheronte…in Pandosia solevano fare residenza i re degli Enotri…"

Innanzitutto ci chiediamo se le notizie forniteci da Strabone possano essere considerate attendibili. Bisogna sottolineare che Strabone credeva molto nella geografia descrittiva. Si legge di lui nel grande dizionario enciclopedico UTET vol. XIX pag. 432 edizione 1994: "..il suo grande valore è legato alla quantità e alla varietà delle testimonianze raccolte sui paesaggi, le risorse agricole e minerarie, le industrie, gli ordinamenti politici, la storia locale, i costumi, le pratiche religiose. La personalità di Strabone si afferma nella multiformità di questi interessi e nelle posizioni critiche che sa adottare ogniqualvolta le fonti si presentano discordi. Quindi massima attendibilità, anche perché a differenza di Tito Livio che era uno storico, Strabone è soprattutto un geografo.

Strabone in pratica ci dice:

  • 1) Pandosia si trova “poco sopra” Cosenza.
  • 2) E' una fortezza. Ha quindi delle mura difensive.
  • 3) La fortezza ha "tre vertici". Tre colline.

Il terzo punto mal si concilia con la versione di Tito Livio. Secondo Strabone la città di Pandosia è talmente estesa da occupare tre colline, mentre - lo abbiamo visto prima - Tito Livio ci dice che sulle tre colline si erano accampati gli uomini del Molosso che assediavano la città.

Un fatto è comunque certo e in linea con le due versioni dei fatti: La Bruzia Pandosia si trovava "… poco sopra Cosenza".

Il problema è che esiste una grande vivacità di pensiero tra gli storici sulla ubicazione della Pandosia del Bruzio. Se si esclude la città di Acri(dove comunque si deve prendere atto che si stanno effettuando degli interessanti scavi archeologici), in quanto Stefano di Bisanzio (V° sec. d.C.) a proposito di Acri ebbe a scrivere come città diversa da Pandosia:" Acrae,urbis Japigiae, altera Italia dicta etiam Idrusiae,quod Muconius Fluvias paeter fuit,in quem si morbide oves immiserunt curabitur..",(mentre in altra parte egli parlò espressamente di Pandosia (...Pandosia castellum Brettiorum munitum tres vertices habens circa quod Alexander Oetolus periit...), quindi è di tutta evidenza che Acri non poteva occupare il sito di Pandosia), due piccole cittadine, Castrolibero e Mendicino in provincia di Cosenza, si contendono il sito dell'antica città. Il problema più grosso è che questi due Comuni confinano tra di loro e i centri storici si trovano solo a qualche chilometro di distanza l'uno dall'altro. È questo senza dubbio il comprensorio di Pandosia con i paesi di Castrolibero, Cerisano, Mendicino, Marano Principato, Marano Marchesato e Rende. (Castrolibero e Marano Principato costituivano un'unica amministrazione (detta Castelfranco) fino al 1800. Ma cosa significa che Pandosia si trovava "...poco sopra Cosenza"? - Se "poco sopra Cosenza" dovesse significare che Pandosia era sita su di una collina e comunque ad un livello di altitudine superiore a Cosenza (circa 240 s.l.m.), allora sia Castrolibero, zona acquedotto San Giovanni (580 s.l.m.), che Mendicino, piazza Municipio (481 s.l.m.), avrebbero tale requisito. - Se, viceversa, "poco sopra Cosenza" dovesse significare a Nord di Cosenza, allora il discorso dell'ubicazione di Pandosia si restringerebbe al solo agro di Castelfranco (Castrolibero-Marano Principato), in quanto Mendicino si trova decisamente a Sud di Cosenza.

5) La collocazione di Pandosia secondo Aristotele.

Da Aristotele veniamo a sapere che Pandosia era ubicata a 6 ore di cavallo dal mare. Da ciò si evince che:

  • 1) Pandosia non era ubicata sulla costa.
  • 2) Che comunque non doveva essere molto distante dal mare. Il distretto Castrolibero-Marano Principato si trova a circa 12,5 km in linea d'aria dal mare. Tenuto conto che bisogna attraversare la catena costiera che porta sul mar Tirreno, la distanza potrebbe essere compatibile con le sei ore indicate da Aristotele (circa 2 km/h).

6) La collocazione di Pandosia secondo Ecateo di Mileto.

Ecateo di Mileto ci dice con chiarezza che Pandosia non poté essere Mendicino.

Occorre però fare una premessa: nel periodo normanno-svevo si era dato luogo ad una nuova suddivisione delle terre, per cui nel circondario ad Ovest di Cosenza esistevano tre sole cittadine confinanti tra di loro:

Rende, Cosenza e Mendicino.

Quest'ultima comprendeva nei suoi "tenimenti" anche i territori di Castelfranco (Castrolibero), Marano e Cerisano. Di tale suddivisione territoriale troviamo traccia anche negli anni successivi: si legge infatti al n. 1043 del "Regesto Vaticano per la Calabria" di Padre Russo:

  • "…supra castro et terra RENDE que est in CONFINIO territori MONTICINI et civitatis CUSENTIAE" (Privilegio dell'8 giugno 1268 del Pontefice Clemente IV).

E' evidente, quindi, che Rende e Mendicino all'epoca confinavano tra di loro. Il problema sorge in quanto l'agro di Castelfranco (Castrolibero-Marano Principato) si trova proprio tra Mendicino e Rende.

Il casale di “Pantosa” - compreso l'attuale territorio di Castrolibero-Marano - in quel tempo era ricompreso nei "tenimenti" di Mendicino:

  • (“...Pantosa in tenimento Mendicini” – così si legge in un documento dell’8 febbraio 1267 decima indizione, emanato in Viterbo da Papa Clemente IV).

In un altro documento - redatto 155 anni dopo - di Luigi d’Angiò del 15 giugno 1422 si legge chiaramente che ora era Castelfranco a far parte dei tenimenti di Mendicino:

”...tutti li lochi, terre...et forze le quali so intro lo tenimento di Cosenza et Monticino et specialiter Monticino, Carolei, Domanico, Castellofranco, Cerisano ecc. siano reintegrati allo demanio”

(da notare che il “casale di Pantosa” non viene citato in questo documento, in quanto, per quello che sappiamo, Pantosa era gia completamente disabitata nel 1412 (Pergamena n. 57 Archivio Sanseverino di Bisignano in Archivio di Stato di Napoli) e la sua popolazione era salita ad abitare sulla collina-fortezza di Castelfranco). (Insomma dalle fonti antiche quando non si parla più del "Casale di Pantosa" si comincia a parlare di Castelfranco come di un centro abitato).

Il sito di Pandosia non era quindi quello di Mendicino. La dimostrazione che Mendicino e Pandosia erano cittadine distinte l'una dall'altra, la ricaviamo da fatti concreti tramandatici da autori dell'antichità: Moenicina (Mendicino) ci venne tramandate da Ecateo di Mileto come una città Mediterranee dell'Enotria (V sec. a.C.) (Hecat: AP steph Byz ad vocem Menecina); E sebbene qualcuno avanzi l'ipotesi che Pandosia non sia stata citata espressamente da Ecateo, è di tutta evidenza che per i fatti tramandatici da Tito Livio e Strabone, Pandosia a quel tempo esisteva ed era una florida città.

E' evidente, pertanto, che Moenicina citata da Ecateo non poteva occupare il sito di Pandosia. D'altra parte per arrivare alla stessa conclusione basterà spostarsi di quasi due millenni avanti nella storia, per ritrovare ancora una volta, nel XIII sec. d.C., le cittadine di Pantosia e Monticino (Mendicino) menzionate, ciascuna come unità urbane indipendenti, nell'elenco delle terre appartenenti al Giustizierato di Val di Crati. (Registri Angioini del 1276, dove, si badi, non venne elencato Castelfranco, a quel tempo non abitato in quanto era solo una fortezza, ma il sottostante "casale di Pantosa" e i suoi 1480 abitanti). La dimostrazione che la riduzione della popolazione del casale di Pantosa (insieme al depauperamento della popolazione della vicina cittadina di Veneri – oggi contrada Castelvenere) fosse avvenuta a vantaggio del nascente aggregato urbano di Castelfranco (Castrolibero Centro Storico) la si rileva dal fatto che nel 1563 si indicava la chiesa parrocchiale di Castrolibero (dedicata ancora oggi al SS. Salvatore), nel modo seguente: "Santis Salvatoris " con l'aggiunta "…de Pantusa" (notar Giordano G. Andrea – Cosenza – 6-5-1563 f. 299 v.). Il che dimostra l'affinità con la popolazione del vecchio centro, al quale i nuovi abitanti erano rimasti legati dalla denominazione della Chiesa. Allo stesso modo nel 1545 la vicina chiesa di "…S. Nicolai" in contrada Pantosa, al confine Castrolibero-Marano Principato, veniva indicata con l'aggiunta "..de Pantusa de Castrofranco" (Castrolibero) Le due contrade erano quindi legate a filo doppio (F. Russo: Regesto Vaticano per la Calabria n. 18965; 18976).


Se poi si avesse il tempo di andare a Roma e si volessero visitare i musei Vaticani e in particolare la Galleria delle Carte Geografiche - grandi affreschi realizzati tra il 1580 e il 1583 su dettagli di padre Ignazio Danti - cadrebbero gli ultimi dubbi. Sulle enormi carte geografiche si potrebbe vedere con chiarezza che proprio ai piedi di quello che un tempo era la città di Castelfranco è collocata una scritta ben precisa: ”Pandosiae Reliquiae”. Nella stessa carta, ben lontani da Castelfranco e dalle “Pandosiae reliquiae”, si leggono i nomi dei paesi del circondario e cioè: Mendicino, Cerisano, Rende e San Fili.

Bisogna notare, infine, che qualche anno fa sono stati da noi rinvenuti dei documenti di estrema importanza, riguardanti fatti del 1278 relativi alla Cancelleria di Carlo I. In quei documenti, con riferimento alla località che ci interessa, benché si parli di uno stesso feudatario (Guillelmo de Sancto Felice) e di un medesimo avvenimento (matrimonio), si indica il territorio di Pandosia in val di Crati, una prima volta con la lettera “d”; (Pandose) ed una seconda con la lettera “t” (Pantose). Questi documenti sono di estrema importanza, in quanto dimostrano che, già nel 1278, al toponimo “Pandose”; stava subentrando quello volgarizzato di “Pantose” che – nel medioevo - fu un importante casale abitato di 1480 anime, nei pressi dei Fontanesi, al confine tra Castrolibero e Marano Principato. Ancora oggi quella località è denominata contrada "Pantusa".(Un tempo la contrada “Pantusella”, attigua a “Pantusa”, era detta “Fontanesi” (v. notar Lorenzo De Nardo – Mendicino – 14-1-1733 f. 8)

Archeologia

Sulla collina di Castelfranco (Castrolibero), tempo addietro sono stati ritrovati dei reperti in località "Palazzotto". In particolare somo venuti alla luce i resti di una torre rotonda che era quasi completamente seppellita e un vasto sistema murario. In quello stesso luogo e nelle zone circostanti sono state ritrovate monete attribuite a Sibari e a Metaponto. Al confine tra Castrolibero e Marano Principato esiste ancora il casale detto "Pantusa", dove bisognerebbe indagare per avere risposte ai quesiti che studiosi e archeologi si pongono da tempo.

Bibliografia essenziale

  • B. MARTIRANO: De Rebus Cosentinis
  • E. ARNONI: La Calabria illustrata Vol. IV-Il circondario di Cosenza 1877- Ediz. Orizz. Meridionali-Cosenza 1995
  • G. MARAFIOTI: Croniche et antichità in Calabria - Padova 1601 - p.267/68
  • G. BARRIO: De Antiquitate et situ Calabriae - libri quinque - Roma 1737 p.70 lib. II cap. V
  • P.T. PUGLIESE Pan. Apol. Civ. cosent. - NA 1701 p. 10
  • D. MARTIRE : Calabria Sacra e Profana - Manoscritto in Arch. Stato Cosenza II-I p.287; II-II p.496 n.4
  • E. D'AMATO: Pantopologia Calabra: NA 1725 trad. Erasmo Mancuso.
  • G. ROGLIANO: La Sila vol. I - Cosenza 1963 p. 399
  • G. A. FICO: Notizie Storiche sulla patria di San Zosimo Pontefice Romano - Roma 1760 p. 13
  • R. MELE: I Musulmani in Calabria p. 44 nota 2
  • L. VERCILLO: Pantosa dal 1276 al 1800 - Cosenza 1973 - p. 21 - Biblioteca Civica Cosenza
  • L. BILOTTO: Ancora su Pandosia - pagg.179-205 in Comune Cosenza - Atti del 2 corso di storia popolare
  • L. VERCILLO: Pandosia Urbe - 1990 - Biblioteca Civica Cosenza
  • C. ZUPI: La storia di Cerisano, Marano e Castelfranco -1906 pp. 11-12 Biblioteca Civica Cosenza
  • De GRAZIA: Le città i Pandosia in Arch. Stor. dlla Calabria- V 1917 pp. 206/35
  • F. FONTE: Rende nella sua cronistoria p.34 Biblioteca civica Cosenza
  • N. LEONI: Della Magna Grecia - NA 1884 p. 32
  • E. PAIS: Storia dell'Italia antica - TO 1933 -II 173 n.1
  • G. FIORE: della Calabria Illustrata - NA 1691 p. 61
  • D. ANDREOTTI: Storia dei Cosentini - vol. i 1978 - p. 352
  • S. MAZZELLA: Descrizione del Regno di Napoli - pp.300 ss
  • G. TURCHI: Storia di Amantea - note cap. II par.3 p.19 n.8
  • GIOVIO PAOLO: La vita di Consalvo de Cordova - VE 1557
  • A. ANELLI-A.SAVAGLIO: Storia di Castrolibero e Marano - Fasano Ed.1989 Cosenza

FINE TESTO ANELLI ALBERTO

Ma come? Su asino da Acri a Cosenza andiamo a una velocità di 5km/h e con un cavallo dal mar Tirreno a Castrolibero viaggiamo alla velocità di 2 km/h? Dal mar Tirreno a Castrolibero anche un uomo a piedi e senza correre ci impiega meno di 6 ore! E poi la questione del corpo che va in putrefazione e non può essere esposto è un po' troppo fantasiosa!

Al Bi

Dovresti cortesemente mandare una e-mail a permissionsatwikimedia.org con l'autorizzazione, specificando che concedi il testo secondo la licenza GNU FDL. Vedi qui per i dettagli, grazie, così il tuo testo potrà essere ripristinato. Inoltre dovresti stare attento a non cancellare la bibliografia o altre parti della voce preesistente, grazie. --MarcoK (msg) 09:04, 30 gen 2007 (CET)[rispondi]

Carissimo Ariel sono felicissimo che ami come me la storia è l'archeologia , allora mi chiedo perchè ritieni ,che cè qualcosa che non vada nel mio testo! E indubbio il fatto che vi sono degli errori nella presentazione del testo,ma e pur vero che li ho scritti io e ness'un altro,tantomeno copiati perchè non amo copiare la ritengo un azione da vili,anzi da ignorantotti, chi ama la storia come noi, si informa si documenta,a volte collabora come faccio io ormai da dodici anni con la Spoprintendenza archeologica , e ne vado fiero, perchè a differenza di tanti dotti che dicevano che non c'era nulla, ho dimostrato loro il contrario, attraverso lo studio,la perseveranza,l'impegno . Dal 1999 rivesto la carica di presidente della sede dell'Archeoclub d'Italia;socio fondatore del Comitato Pro_Centro storico di Acri; e da quest' anno ho iniziato la raccolta di adesione per la realizzazione di una sede della F.A.I fondo per l'ambiente italiano. Non sono un dotto ma amo l'arte , la storia,l'archeologia, la numismatica, quindi e comprensibile che quando posso scrivo della mia città, e vi chiedo scusa se sin d'ora degli errori che farò, ma mi auguro che mi aiuterete a correggerli.

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Grazie per la precisazione e per l'aggiunta delle fonti (purtroppo ogni giorno ci tocca lottare contro gli inserimenti di materiale copiato, del resto ne va della sopravvivenza di questo progetto!). Ho pertanto rimosso l'avviso. Ora mi pare si tratti soprattutto di dare alla voce un titolo più aderente al contenuto (dato che sembra trattare in realtà di un ambito locale specifico) e formattare correttamente il testo per farla diventare una vera e propria voce di Wikipedia (vedi Aiuto:Wikificare). La firma su Wikipedia non va mai aggiunta nelle voci (ogni contributo è registrato nella cronologia della voce). Vedi Aiuto:Firma. --MarcoK (msg) 10:35, 26 dic 2006 (CET)[rispondi]

Carissimo Marcko, non vedo come possa scrivere il sig. Anelli sul testo riguardande Pandosia ma riferito ad Acri-Pandosia ,e non a Pandosia-Castrolibero così si crea solo confusione nei lettori, il mio punto di discussione, su Castrolibero da persona educata quale sono, lo fatta proprio sulle pagine di discussione,non sulla pagina principale, al contrario il sig. Anelli, si permette di scriverlo sulla pagina principale,sulle scoperte fatte,da archeologi come Renato Peroni, fra i luminari europei dei preistoria italiana,fare pubblicare anche le smentite o le discussioni su pagine dedicate ad una specifica città, c'è da riflettere!A questo punto, conviene fare una tavola rotonda,ognuno con la sua tesi! Anche tenendo presente il fatto ,che sono almeno sei le città ,che si contendono il titolo, tra cui anche le città di Rende,Marano marchesato, Marano principato,Mendicino,Cerenzia,ed altro che non cito! Egregio Marcko ma le scoperte archeologiche?Non hanno nulla! solo dei testi storici ,ma l'archeologia quella seria ,si basa sopratutto.sulle prove oggettivi,(sui i reperti) e da noi non sappiamo più dove metterli!sono sparsi nei musei di mezza regione,ed altri si aggiungono ,perchè la nostra città è sfornita di un antiquarium.E ce chi si aggrappa a testi del cinquecento e dl seicento da storici,che avevano sentito parlare della città ma non ne conoscevano forse neppure la regione!Sono venti anni che raccolgo notizie, collaboro con la soprintendenza Archeologica della Calabria,e dopo anni di sacrifici, di ricerche, ma sopratutto mortificazioni,e qualche soddisfazione anche se queste arrivano sempre per ultime!Qualcuno spolvera testi antichi, e la questione è risolta ,no non lo è affatto! Se fosse Pandosia dove sono i reperti? Se fosse Pandosia, dove sono i resti della città?Se fosse Pandosia perchè non vengono alla luce monete, come da più di cent'anni se ne rinvengono da noi? E per ultimo mi hanno appena consegnate delle monete romane ritrovate in Acri sono sette,alcune in buone condizioni altre meno,rinvenute ripulendo un antico orto di famiglia di un cittadino,e se riesco le pubblico su wikipedia e solo che nel trasferire immagini non son molto bravo! Ora cè da chiedersi,un archeologo puo dubitare forse un pò, ma una città così grande come era Pandosia estesa su tre colli, possibile che non lasci tracce? Dai noi le tracce ci sono e sono estese a più di tre colli!Lo dicono le pubblicazioni dei convegni di archeologia fatte in Italia negli ultimi sei anni!Qualcuno parla di Castrolibero? o di altre città forse parlano di Luzzi,certo di fianco ad Acri, a resti bruzi e romani,parla di Longobucco che confina con Acri e non dista che soli trenta km dalla città e anche li hanno rinvenuti reperti,parla di Bisignano appena 10 km da Acri,dove di continuo vengono fuori reperti, Sibari dalle alture di Acri si vede, dista meno di trenta km, ma delle montagne al mare, è il territorio di Acri da sempre, e la nostra città ha guerreggiato nel 1075 enel 1084 con il Vaticano per difendere il proprio territorio,detto Menna attuale monastero e parte del territorio di Luzzi. Ora se volete dare spazio al sig.Anelli fatelo sulle pagine di discussione,altrimenti sarò costretto a fare altrettanto,ma non son molto sicuro che sia farina del suo sacco ,basta leggersi "Un mistero affascinante l'ubicazione di Pandosia in Val di Crati"di Romano Napolitano edizione Laurenziana Napoli 1975. A te la Scelta! ciao Marcko. --89.148.163.157 15:26, 5 feb 2007 (CET)[rispondi]

Egregio explorer, bisogna spogliarsi delle vesti di "tifoso" della propria città ed esaminare correttamente le uniche fonti che abbiamo. Lei pur di non ammettere l'evidenza è riuscito perfino a dire (nella discussione su Castrolibero-Pandosia)che in Vaticano la scritta "pandosiae reliquiae" si trova nei pressi di Rende e NON di (Castelfranco)Castrolibero. Chi andrà in Vaticano si renderà conto di chi ha ragione e di chi è obiettivo. Poi ha trascurato tutte le citazioni storiche che collocano il casale di Pantosa nei pressi di Castelfranco (Castrolibero). La saluto, ma le dico che non intendo proseguire oltre in questa sterile disputa con lei. Ultima cosa e poi con lei "stop": non si permetta più di dire:"non son molto sicuro che sia farina del suo sacco". Il sottoscritto nel 1989 ha scritto un libro su Castrolibero e Pandosia (circa 300 pagine) ed ha letto tutto quanto c'era da leggere sull'argomento in archivi e biblioteche. Sul mio sito (Castrolibero) troverà tutto quello che le servirà per erudirsi su Pandosia (compresa la bibliografia e le foto del Vaticano di cui dicevamo sopra. Il testo che aspetto venga messo in linea è stato scritto da me. Probabilmente diventerà una pubblicazione tradizionale. Alberto Anelli

Egregio sig. Anelli, sono dispiaciuto, le dice che gli altri hanno torto, ma lo sa lei in quante carte viene posizionata in luoghi diversi da Castrolibero?. Ve lo dico io almeno cinque o sei, secondo quelle in mio possesso, lei quante carte avrà consultato ,mi auguro non solo quella del vaticano, e vi assicuro la io sono di casa!. E si perchè la mia seconda casa e a Roma ad Ostia Lido,e la prossima volta,e cioè in marzo, non limiterò solo a fotografare con il telefonino ma aquisterò ,quelle copie delle carte ,che vendono alla fine del corridoio della galleria ,lei ricorderà spero!.E farò notare che la carta erà alquanto incopleta sulla parte alta della Sila e se lei a la copia, sa che vero!. Mentre quella in mio possesso di Prospero Parisio del 15OO, che si ben guarda dal citare, dice l'esatto contrario ,ma anche quella del Rosaccio del 1607 e quella del 1616-17 ,la descrive tra Longobucco ed San Giovanni in Fiore,con il nome di "Pando" o quella del Fiore del 1691, quella di Romanelli del 1800 devo solo un po ingrandirla,quella di Hortelius mi manca per documentarmi un po meglio ma lo appena commissionata ad una casa d'asta ungherese per la modica cifra di duemilaseicento euro, naturalmente si tratta di una copia a tiratura limitata.Comunque sia sarà interessante chi fra noi due avrà ragione, ma non se la prenderà mica se da ora in poi verro a scrivere, nelle notizie della sua città, naturalmente prima mi documento ,e poi pubblico! Non conosce quel proverbio non stuzzicare il can che dorme! !La saluto mi auguro ,che un giorno ,molto presto ,vengha a visitare l'antiquarium della mia città ,che spero a breve dovrà aprire.E con questo chiudiamo il discorso. distinti saluti. Explorer.
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Informazioni eliminate o spostate qui dalla voce (e motivi)[modifica wikitesto]

Alcune perché si trovano già in altre pagine di wiki e non c'è necessità di riportarle in dettaglio anche qui (basta il wikilink). Per altre vedi di seguito MM (msg) 08:19, 26 mar 2007 (CEST)[rispondi]

1)


Nel mondo antico esisterono più città con il nome di Pandosia. La principale si trovava in Tesprozia (in Epiro, Grecia), il che dimostra la provenienza della denominazione di “Pandosia” da un'antichissima colonizzazione preellenica {Dionigi di Alicarnaso}. Tale colonizzazione sarebbe avvenuta, secondo autorevoli fonti {Grillo, Cantu', De Palma}, diciassette generazioni prima della guerra di Troia, ad opera dei figli di Licaone, re dell'Arcadia, Enotrio e Paucezio {E. D'Amato;L.M. Greco}. Il primo si era stanziato nel Bruttium, il secondo nella Puglia (Un antico nome della Puglia era Paucezia).


La notizia che Pandosia sarebbe citata come antica colonia pre-ellenica, sarebbe significativa, ma è necessario riportare il passo preciso di Dionigi di Alicarnasso, per poter riportare questa fonte nella pagina.
La colonizzazione pre-ellenica sarebbe attestata a) in quali pubblicazioni? (citare i volumi e i passi precisi) b) ci si riferisce ad una generale colonizzazione o precisamente alla fondazione di Pandosia? c) precisare se si tratta di mito e non di ricostruzione storica.

2)


Della Bruzia Pandosia si occuparono nell'antichità: Tito Livio, Strabone, Aristotele ed Ecateo di Mileto. (Gli altri seppur autorevoli si rifecero a quelli appena menzionati).


Ok per Livio e Strabone, ma per Aristotele ed Ecateo, manca il preciso riferimento al passo del testo.

3)


Egli narra la fine di Alessandro I il Molosso, Re d'Epiro, colpito da un dardo e poi orrendamente mutilato. Il Molosso era stato chiamato in Italia dai Tarantini che temevano l'invasione Bruzio-Lucana. Il Re d'Epiro, dopo aver conquistato varie città del Sud, aveva saccheggiato Cosenza e si apprestava, nell'inverno del [[[332 a.C.]], ad assediare la città di Pandosia. Prima di partire per il Bruttium, Alessandro si era recato a Dodona, antichissimo centro religioso dell'Epiro, dove gli era stato raccomandato di stare alla larga dalla città di Pandosia e dal suo fiume infernale Acheronte....perché a Pandosia, la “trivertice”, avrebbe perso il suo 'esercito...... ....cave accedas ad aquam Acheruntiam et Pandosiam....Pandosia perdes populum quandoque trivertex....". Alessandro il Molosso partì sereno alla conquista del suo impero in occidente. Era evidente che egli non sapeva che in Calabria - nel Bruzio -avrebbe trovato un'altra cittadina con il nome di Pandosia che avrebbe segnato il suo destino.


Il dettaglio della descrizione è rilevante per Alessandro il Molosso (che però ha già la sua pagina: inutile ripetere in dettaglio le sue vicende).

4)


Tito Livio scrive:"Acerina colonia dei Bruzi" distinguendola chiaramente da Pandosia che cita in altra parte della sua Opera. La città di Acri venne variamente chiamata: Aciria,Acerina,Acheruntia (Davide Andreotti Loria). In vero Stefano di Bisanzio ci testimonia che Acri sorgeva nei pressi del fiume "Muconius":...." Acrae,urbis Japigiae, altera Italia dicta etiam Idrusiae,quod Muconius Fluvias paeter fuit". Lo storico Plinio scrive nel libro III, capitolo 5 della sua Historiae .."Intus in peninsula fluvias Acheron, a quo oppidani Acherontini..."Quindi gli Acherontini abitavano Acheruntia, nei pressi del fiume Acheronte".


Manca l'identificazione del passo liviano e di quello di Stefano di Bisanzio che cita Acerina (il periodo a cui si riferisce la citazione, è lo stesso?) e la precisa indicazione di dove si possa reperire quanto esposto dai due studiosi (?) citati. Non è chiaro sapere a cosa serva il passo citato di Plinio in questa pagina (argomento città di Pandosia e non Acri); sembrerebbe comunque in contraddizione con il precedente.

5)


"(omissis)…Egli (Alessandro Il Molosso) aveva attorno di sé duecento esiliati Lucani, ai quali accordava la sua confidenza; senza pensare che una simil sorta di gente ha sempre la fede mutabile secondo la fortuna. Intanto per le piogge continue, le quali giunsero ad inondare le vallate, e a separare le altezze (colline) ne avvenne che l'esercito restò assolutamente diviso in tre bande; in guisa che l'una non poteva porgere aiuto all'altra. Due di queste bande poste sopra i due colli, nei quali non stava la persona del Re, furono all'improvviso oppresse e rotte dalla subitanea venuta ed assalto dei nemici i quali tutti poi si volsero ad assediare il Re medesimo, sul terzo colle. Ciò vedendo quei duecento esuli Lucani si affrettarono a mandare messaggi ai compatrioti per trattare della loro restituzione in patria; e, avendone ottenuto il consenso, promisero di dare nelle loro mani il re, o vivo o morto. Ma Alessandro, allora, con una sola compagnia di uomini scelti eseguì un'ardita impresa. Attaccò, corpo a corpo, il capitano dè Lucani e l'uccise; dopo di che, avendo raccolto i suoi che fuggivano dispersi, giunse ad un fiume, in cui le recenti ruine di un ponte indicavano il passaggio. Nel mentre che l'armata traversava questo guado difficile, un soldato stanco ed affamato dalla fatica, maledicendo al fiume e rimproverandogli quasi il suo nome abominando, esclamò:" Giustamente sei chiamato Acheronte!". A questa esclamazione il Re si arrestò turbato; si ricordò del destino che gli era stato predetto; e, rimasto alquanto sospeso, ondeggiava incerto se doveva, o no, passare alla opposta riva del fiume. Allora Solimo, uno dei suoi ministri, vedendolo esitare in un pericolo così presente, gli dimadò che intendeva fare, e così dicendo, gli indicò i Lucani, che cercavano di sorprenderlo. Infatti, Alessandro vedendoseli veramente arrivare in folla, non tardò ad imbrandire la spada, e a spingere il suo cavallo per passare il fiume e già, uscito dalla profondità delle acque, era giunto nel guado sicuro, quando uno di quegli sbanditi Lucani con un dardo lo passò da un canto all'altro. Cadde da cavallo il misero col dardo infisso nella ferita, ed il fiume lo trasportò sino alle poste dè nemici. Colà il cadavere fu preso, e lacerato in una orribile maniera. Lo divisero in due parti; l'una mandarono a Cosenza, e l'altra serbarono con loro a straziarla. Frattanto che si divertivano a maltrattarlo, facendolo bersaglio a colpi di pietre e di giavellotti tirati da lontano, una donna , mescolandosi alla turba, che fuori ogni modo dalla umana rabbia incrudeliva, pregò che si facesse sosta alquanto; e, ciò fattosi, disse loro lacrimando che d'essa aveva il marito ed i figlioli prigionieri in Epiro, e com'essa sperava poterli riscattare col corpo del Re, quantunque straziato e mutilo si fosse. Così finì quel giuoco crudele. Quello che avanzò delle membra fu sepolto a Cosenza per cura di una sola donna: le ossa furono mandate ai nemici a Metaponto: indi trasportate in Epiro alla moglie Cleopatra, ed alla sorella Olimpiade, delle quali una fu madre di Alessandro e l'altra sorella”. Dal racconto di Tito Livio si possono evincere alcuni fatti importanti: *1) Che Pandosia si trovava nei pressi di un fiume (Acheronte) al confine tra Bruzi e Lucani e quindi, per quello che si dirà al punto sub2), il confine tra Bruzi e Lucani all'epoca doveva individuarsi nei pressi della città di Cosenza. *2) Che la metà del corpo del Molosso venne trasportata a Cosenza, città che era stata saccheggiata in precedenza dall'Epirota. 3) Pandosia non si trovava su tre colline, ma tre colline erano a corona di Pandosia. Si può quindi affermare che Pandosia doveva trovarsi molto vicina a Cosenza per due motivi: * a) Perché il Molosso prima di assediare Pandosia aveva preso e saccheggiato Cosenza. * b) Perché dopo l'uccisione del Molosso una parte del suo corpo era stato portata a Cosenza per porla alla pubblica gogna. (Un cadavere va presto in putrefazione e all'epoca il trasporto avveniva solo su animali da soma. Difficile pensare che Pandosia dovesse trovarsi a più di qualche km da Cosenza). Bisogna ragionare con la logica e i mezzi di quel tempo. La frase "Poco sopra Cosenza" di Strabone va interpretata ponendoci nelle condizioni di quel tempo. La distanza Acri-Cosenza di circa 40 km a dorso di mulo, ammettiamo alla velocità di 5 km/h, poteva essere percorsa solo in 8 ore! La distanza Castrolibero-Cosenza di circa 7,5 km poteva essere invece percorsa in meno di 1 ora e mezza).


Fatti riportati con dettagli inutili (l'argomento della voce non è il Molosso, ma la città. Lasciati solo i fatti essenziali ricavabili dalla fonte del racconto liviano. Non c'è bisogno di precisare i motivi per cui Pandosia era molto vicina a Cosenza: lo affermano già gli storici.


La distanza Acri-Cosenza di circa 40 km a dorso di mulo, ammettiamo alla velocità di 5 km/h, poteva essere percorsa solo in 8 ore!


Ovviamente si prende in considerazione la strada moderna che aggira la valle creata dal Mucone/Acheronte ma 2500 anni fa,si seguiva semplicemente il corso del fiume,per arrivare fin su Pandosia.C'e' ancora una vecchia stradina che segue il corso del fiume e la distanza in km da Cosenza è di scarsi 30 km...quindi...Poi l utilita' strategica:in un luogo difeso tra le montagne che permetteva di giungere rapidamente sia verso Cosenza che verso Sibari (un altra 30a di km).Le tre colline a corona di Pandosia nessuno dei 3 ritrovamenti si tova su una sommità e quello che ,secondo alcuni ,potrebbe essere il sito di Pandosia si trova a cavallo,all'incirca, fra due colli e ne guarda un terzo di fronte.Tra questi tre colli c'e' un pianoro abbastanza grande lungo cui scorrono una serie di fiumi (che confluiscono poi nel Mucone/Acheronte),fiumi che nel recente passato hanno dato luogo ad esondazioni prima che ne venisse "bonificato" il corso,le stesse esondazioni che divisero l'esercito del Molosso.Si puo' discutere a suon di mappe o di documenti scritti o di teorie o di interpretazioni di questo o quello storico dove si trovi o non si trovi Pandosia ,pero' finora , ritrovamenti,in forma abbondante ,si sono avuti solo nella zona di Acri e tutti gli altri siti (candidati come possibili Pandosia) a differenza di questo,almeno finora ,hanno prodotto scarsi ritrovamenti...con questo non voglio affermare nulla ,per me Pandosia potrebbe trovarsi anche a Milano,ma i fatti sono questi.--Aboveafter (msg) 15:14, 18 ott 2011 (CEST) 6)[rispondi]


Ma cosa significa che Pandosia si trovava "...poco sopra Cosenza"? - Se "poco sopra Cosenza" dovesse significare che Pandosia era sita su di una collina e comunque ad un livello di altitudine superiore a Cosenza (circa 240 s.l.m.), allora sia Castrolibero, zona acquedotto San Giovanni (580 s.l.m.), che Mendicino, piazza Municipio (481 s.l.m.), avrebbero tale requisito. - Se, viceversa, "poco sopra Cosenza" dovesse significare a Nord di Cosenza, allora il discorso dell'ubicazione di Pandosia si restringerebbe al solo agro di Castelfranco (Castrolibero-Marano Principato), in quanto Mendicino si trova decisamente a Sud di Cosenza


Le carte geografiche dei Romani non avevano l'attuale orientamento standard con il nord in alto e pertanto "poco sopra" non dovrebbe significare come oggi potrebbe essere "poco più a nord".

7)


Il sito di Pandosia non era quindi quello di Mendicino. La dimostrazione che Mendicino e Pandosia erano cittadine distinte l'una dall'altra, la ricaviamo da fatti concreti tramandatici da autori dell'antichità: Moenicina (Mendicino) ci venne tramandate da Ecateo di Mileto come una città Mediterranee dell'Enotria (V sec. a.C.) (Hecat: AP steph Byz ad vocem Menecina); E sebbene qualcuno avanzi l'ipotesi che Pandosia non sia stata citata espressamente da Ecateo, è di tutta evidenza che per i fatti tramandatici da Tito Livio e Strabone, Pandosia a quel tempo esisteva ed era una florida città. E' evidente, pertanto, che Moenicina citata da Ecateo non poteva occupare il sito di Pandosia


Il passo di Ecateo (la cui citazione andrebbe meglio precisata), almeno come qui riportato, dice solo che Moenicina era città dell'Enotria e non cita Pandosia: non prova dunque affatto che fossero città diverse: Strabone e Livio scrivono in un altro momento e la città potrebbe aver cambiato nome nel frattempo. Senza contare che se il passo di Ecateo è riportato da uno storico bizantino il nome citato potrebbe anche in teoria riferirsi all'uso dell'epoca di Stefano di Bisanzio.

8)


Da circa sette anni si sono susseguite delle campagne di scavo in città come Acri, vicino Cosenza (vicinanza essenziale perché Strabone scrisse che la città si trovava nelle prossimità di Cosenza, posta un po più sopra). I reperti finora rinvenuti sono veramente molto antichi, risalenti all'eneolitico, fino al Bronzo iniziale, medio e finale (dal sec. XXIX secolo a.C. fino all'età del rame). La quantità rinvenuta è tale da richiedere ormai la realizzazione di un Antiquarium. I siti indagati (per il momento due) mostrano che vi abitava una popolazione autoctona, con uno stile del tutto unico, simile a quello di Palma di Campana o di Cellerino San Marco o alla grotta di Cassano Ionio, ma con delle differenze che la rendono unica nel suo stile. Finora sono stati indagati alcuni pianori in prossimità della città vecchia di Acri in provincia di Cosenza, posti a mezza costa sul fiume Mucone ed il Chàlamo, che sfociano nel Crati, e su di una pianura posta a sud della città vecchia dove sono stati rinvenuti una grandissima quantità di oggetti, di origine bruzia, comprese delle fornaci per la lavorazione della ceramica. Per ultimo sono stati rinvenuti dei frammenti di ceramica greca arcaica (ilix) a vernice nera, e pochi frammenti di una villa rustica romana del II sec. d.C. tra cui non pochi mattoni.I ritrovamenti monetali,a partire dai primi del secolo sono poco documentati, ma lo storico Capalbo cita il rinvenimento nei primi del 1900, di monete greche di Thurio e di Sibari e alcune di Crotone ,nei pressi del castello di Acri, i rinvenimenti recenti, a partire dal 1980, sono esigui in confronto a quelli ceramici, ma molto significativi,monete greche, di Thurio,di Sibari,di Metaponto,Illiriche,di Locri,dell'impero romano da Gallieno,di Giulia Domna,fino al periodo Bizantino di Leone VI,le monete sono depositate presso il Museo Archeologico di Sibari e di Cosenza,oltre ad altri oggetti,fra cui un anello in oro.Un terzo ritrovamento e avvenuto nell'alta valle del Mucone in zona Cupone,sulle sponde del Lago Cecita,o Mucone in località del comune di Spezzano Sila,sulla sommità di un terrazzo a quota 1130 mt sul livello del mare, sulla dorsale del fiume Mucone.E un insediamento protoeneolitico che è stato classificato,dagli esperti dal 3600 av.C- 3350 av.C..Gli scavi sono diretti dalla sovrintendente dott. Annalisa Zarattini e dall'archeologo dott.Marino,e finanziati dall'Università della Calabria,dal Comune di Cosenza, e dal Comune di Spezzano Sila. La località è situata nei pressi del Monte Fallistro, presso la sorgente del fiume Mucone,il primo ritrovamento e avvenuto del novenbre del 2005 e ulteriori scavi sono avvenuti nel 2006 e nel 2007. Gli scavi di Acri sono supervisionati dalla Soprintendenza Archeologica della Sibaritide e guidati dall'archeologo Renato Peroni, docente all'Università La Sapienza di Roma di Protostoria Europea, e da una folta equipe di archeologi romani, tra cui Alessandro Vanzetti,direttore della cattedra di Archeologia dell'Universita della Calabria di Cosenza. I reperti fin ora rivenuti fanno ben sperare, considerando che gli scavi sono solo all'inizio: basti pensare che sono stati esaminate solo poche decine di metri, mentre il sito è di diversi ettari; gli esperti non si sbilanciano, ma nell'aria c'è un discreto ottimismo, per il semplice motivo che Acri era da sempre una delle candidate, come erede della mitica città di Pandosia (Lenormant; Grillo,Douglas,Maiuri.Forbiger,Barclay,Dubabin,Valbusa,ec.). Nella prossima estate,a partire dal mese di luglio, con il patrocinio della Amministrazinone Provinciale di Cosenza, del Comune di Acri e della Sovrintendenza Archeologica della Calabria e del Lazio, si apriranno varie campagne di scavo, che chiariranno ulteriormente la portata dei ritrovamenti.


Non si comprende bene: si tratta se capisco bene di tre località diverse, ma i rinvenimenti sembrano riferirsi a tracce di frequentazione (frammenti ceramici e monete) più che ad un insediamento stabile, ad eccezione delle fornaci bruzie (di che epoca?) e alla villa rustica romana: non sembra esserci traccia di una città antica dell'epoca di Pandosia citata dalle fonti, ma forse di insediamenti protostorici (?). Mancano inoltre fonti di quanto riportato onde poter controllare. Gli scavi sono ancora in corso e pertanto si dovrebbe quanto meno attendere che siano conclusi e pubblicati. La notizia che sono in corso potrebbe essere data nella voce su Acri. Per gli studiosi citati che identificano Acri con Pandosia, manca la citazione bibliografia e quindi per il momento sono stati omessi.

9)


  • Bibliografia
    • Fonti antiche
      • Tito Livio: Ab urbe condita.
      • Appiano "storia Romana"
      • Strabone, Geografia
    • Fonti moderne
      • J. Milingen "Ancient coins of greck cities and king" Londra 1831
        • "Sylloge of ancient unedited coins" Londra 1837.
        • "consideration sur la numismatque de l'ancienne Italie", Florence 1841. e supplemento del 1844.
      • Domenico Maringola, Pistoia. Cose di Sibari, 1845, Libreria Simoniana (Pandosia Lucana)
      • Giuseppe Goia, Memorie Storiche e documenti su Lao, Laino,Sibari,Tebe-Lucana" Napoli 1883.
      • S. Ambrosoli, Monete Greche, 1917, Hoepli
      • Francesco Gnecchi, Monete Romane - Monete Greche, 1935, Hoepli
      • François Lenormant "Magna Grecia" ,versione dal francese con note di armando Lucifero,ediz.curata dalla banca popolare Cooperativa di Crotone. chiaravalle centrale 1976.
      • Prospero Parisio,"Rairora Magnae Graeciae numismata,cum Magnae Greciae tabulis,inter se divisis" Roma riedizione del 1863.
      • De Luynes "collection, part I Italy and Sicily, Paris 1924
      • Fiorelli G.,Osservazione sopra talune monete rare di città greche,Napoli tipog. Virgilio 1843.
      • British museum " Department of coins and medals,a guide to the principal coins of the greeks,pubblisched by trustess,Londra 1965.
      • G. Marafiotti: Croniche et antichità in Calabria - Padova 1601 - p.267/68
      • G. Barrio: De Antiquitate et situ Calabriae - libri quinque - Roma 1737 p.70 lib. II cap. V
      • P. T. Pugliese Pan. Apol. Civ. cosent. - NA 1701 p. 10
      • D. Martire : Calabria Sacra e Profana - Manoscritto in Arch. Stato Cosenza II-I p.287; II-II p.496 n.4
      • E. D'Amato: Pantopologia Calabra: NA 1725 trad. Erasmo Mancuso.
      • G. A. Fico: Notizie Storiche sulla patria di San Zosimo Pontefice Romano - Roma 1760 p. 13
      • L. Vercillo: Pantosa dal 1276 al 1800 - Cosenza 1973 - p. 21 - Biblioteca Civica Cosenza
      • F. Fonte: Rende nella sua cronistoria p.34 Biblioteca civica Cosenza
      • C. Zupi: La storia di Cerisano, Marano e Castelfranco -1906 pp. 11-12 Biblioteca Civica Cosenza
      • De Grazia: Le città i Pandosia in Arch. Stor. dlla Calabria- V 1917 pp. 206/35
      • N. Leoni: Della Magna Grecia - NA 1884 p. 32
      • G. Fiore: della Calabria Illustrata - NA 1691 p. 61
      • Paolo Giovio : La vita di Consalvo de Cordova - VE 1557
    • Fonti recenti
      • Norman Douglas, Vecchia Calabria, 1992, ed. Giunti
      • Ettore M. de Julliis, Magna Grecia, 1996, Puglia Editore
      • Pier Giovanni Guzzo, Le città scomparse della Magna Grecia, 1996, Newton&Compton
      • Rosario Curia, Bisignano nella storia del Mezzogiorno, 1987, Pellegrini (per Mendicino)
      • Elena Lattanzi,'Museo Nazionale di Reggio Calabria,1987,ed. Gangemi
      • Emanuele Greco,Magna Grecia(Guide Archeologiche),1993,ed. Laterza
      • Domenico Martire, La Calabria sacra, 2002, Legenda edit.
      • Francesco Capalbo, La civiltà della Magna-Grecia Bizantina o Basiliana e i suoi rapporti con il rinascimento ellenistico, da Il giornale di Calabria, 1997, edit. Brenner
      • Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Atti della XXXVII Riunione Scientifica sulla Preistoria della Calabria 2002, 2004, Fondazione Padula
      • Cassetta, Castagna, Vanzetti, Ferranti, Levi, Luppino, Peroni, Schiappelli, Broglio di Trebisacce, Città Vetere di Saracena, Colle Dogna Acri. Campagne di scavi 1998-1999Istituto di Preistoria e Protostoria Italiano.2000.
      • Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria "preistoria e Protostoria della Calabria" Scalea,Papasidero,Praia a Mare,Tortora, Acri,29 settembre-4 Ottobre 2002,pubblicazione estratto Firenze 2oo2.
      • Sergio Dragone, Le città Magnogreche della calabria" catanzaro 2005
      • Pier Giovanni Guzzo, "I Bretti" milano 1989
      • Pasquale Attaniese,"Kroton Ex nummis Historia" Crotone
      • A.Mele"La storia di Crotone,in 23°convegno di studio sulla Magna Grecia" 1983
      • British Miuseum "departement of coins and medals,a guide to the principal coins of greecks ,publisched by trustees",Londra 1965.
      • Istituto Geografico De Agostini," La Storia dell'Uomo"Volume I Novara 1996.
      • Davide Andreotti Loria (monogrofia sulle origini di Acri) pubblicata sull'Avanguardia periodico cosentino numeri 3,4,5,6,7,8 anno X.
      • G.Bruni Monete Lucane e Bruzie nel Museo di Catanzaro",ed.Di Mauro Cava dei Tirreni 1977
      • G. Fiorelli "Osservazioni sopra talune monete rare di città greche",Napoli tipografia Virgilio 1843.
      • E. Arnoni: La Calabria illustrata Vol. IV-Il circondario di Cosenza 1877- Ediz. Orizz. Meridionali-Cosenza 1995
      • R. Mele: I Musulmani in Calabria p. 44 nota 2
      • P. Attaniese,"Calabria Greca,"3 Volumi Selim Editore Roma 1974-1977-1980"
      • G. Rogliano: La Sila vol. I - Cosenza 1963 p. 399
      • Fondazione Padula,"Paesaggi e Memorie,guida ai paesi e città del Gal Sibari" Cosenza 2001.
      • L. Bilotto: Ancora su Pandosia - pagg.179-205 in Comune Cosenza - Atti del 2 corso di storia popolare
      • L. Vercillo: Pandosia Urbe - 1990 - Biblioteca Civica Cosenza
      • Cassetta,Schiappelli,Vanzetti,1999 "Acri Colle Dogna,in ST.Levi e altri autori "Produzione e circolazione della ceramica nella sibaritide protostorica".vol.I( Impasto e Dolii) Firenze pp.45-51.
      • E. Pais: Storia dell'Italia antica - TO 1933 -II 173 n.1
      • D. Andreotti: Storia dei Cosentini - vol. i 1978 - p. 352
      • S. Mazzella : Descrizione del Regno di Napoli - pp.300 ss
      • G. Turchi : Storia di Amantea - note cap. II par.3 p.19 n.8
      • A. Anelli -A. Savaglio: Storia di Castrolibero e Marano - Fasano Ed.1989 Cosenza

La bibliografia è redatta confusamente e vi sono mescolate cose di valore assai diverso. Andrebbero citati solo libri in cui si parla di Pandosia (la bibliografia sulle monete c'è già nella voce di approfondimento; non andrebbe citata la bibliografia sull'altra Pandosia, quella di Tursi; i testi seicenteschi e settecenteschi, se danno notizie rilevanti dovrebbero essere citati nelle note del testo che vi si riferisce e non in generale; possibilmente andrebbero citati solo gli articoli più rilevanti e più recenti. Appiano se dice qualcosa (quale passo?) andrebbe citato all'inizio. Norman Douglas non è uno storico, ma un romanziere. Si prega di reinserire solo gli articoli essenziali e che parlino diffusamente di Pandosia, possibilmente citando correttamente luogo e data di edizione e pagine: nella bibliografia di una enciclopedia non si possono riportare tutti i libri che citano una località, ma solo quelli che ne parlano con una qualche dettaglio e i più recenti: altrimenti si confonde solo il lettore. Inoltre se un libro o un articolo non parla solo di Pandosia, andrebbero citate le pagine dove se ne parla.

Carissimo MM[modifica wikitesto]

Sono in parte daccordo che tu abbia tolto buona parte del testo iniziale,del resto non e affatto opera mia,ma di altri,il mio lavoro era semplicemente un acceenno,alla storia del racconto di Strabone e di Tito livio,che tu ben conosci,e poi si trattava l'ipotesi che Acri potrebbe essere Pandosia Bruzia,almeno alla luce dei cospicui ritrovamenti archeologici,diffusi su parrecchi ettari di terreno sulla dorsale destra ad e sinistra del fiume Mucone ad Acri,poi forse non è più presente, ma le pubblicazioni anche se pur limitate ci sono,che indicano un vasto insediamnte pertinente dal periodo preistorico a quello del bronzo finale,nonchè al ritrovamento di monete greche e romane per i momento solo 36 esemplari,ma che attestano una frequentazione che va dal 500 av.C di Thurio e Metaponto ed Illiriche al periodo tardo Bizantino con monete di Leone VI il Saggio 886-912 d.C.oltre a tracce di ville romane (forse due) ,sulla pianura del socondo ritrovamento nel 2002.L'ultima pubblicazione e stata presentata dall'Istituto Itlaiano di Preistoria e Protostoria,Negli Atti della XXXVII riunone scientifica della Calabria pubblicati nel settembre 2002 e riedizione a Firenze 2004 su finanziamento della Fondazione Vincenzo Padula di Acri.Naturalmente se di Cosenza che poi fu la nuova capitlale dei Bruzi dopo il 330 av.C. circa sono venute alla luce pochissimi resti,e qualche moneta,la quantità di ritrovamenti sul terrritorio di Acri in proporzione è rilevante,perchè i siti indagati sono privi di costruzioni recenti,almeno per il secondo e terzo sito,quello per intenderci in località Policaretto di Acri e Cupone di Spezzano Sila ,ai confini del territorio di Acri,ma sempre sulla dorsale del Mucone.Comunque nei prossimi giorni contattero la sovrintendenza di Sibari così cercherò di avere quanto di più dettagliato possibile sulle scoperte fin ora rinvenute.Nel frattempe ti saluto.--Explorer 15:47, 27 mar 2007 (CEST)[rispondi]

Come già detto, da quel che leggo:
  • a) i ritrovamenti che citi non provano affatto che ci fosse una città nel IV secolo (36 monete sono un po' pochine per trarne una simile deduzione);
  • b) i ritrovamenti di Acri si riferiscono a insediamenti protostorici, ma non c'è alcun apparente motivo per il quale debbano essere identificati con una città che le fonti raccontano essere esistita secoli più tardi (non avendo nulla a che fare con Pandosia, tali ritrovamenti vanno pertanto citati, se desideri, nella pagina su Acri e non in quella su Pandosia);
  • c) l'esistenza di due "ville" romane indica un ambiente extraurbano e non prova affatto l'esistenza di una città (anzi, nel caso prova che in quel sito e in quell'epoca non c'era).
MM (msg) 21:10, 27 mar 2007 (CEST)[rispondi]

Le due ville romane sono state ritrovate a circa 10 km ,in linea d'aria (sempre nello stesso comune),dai ritrovamenti delle fornaci e dai restanti ritrovamenti di epoca bruzia.Ergo ,la tua deduzione è completamente errata.

Barclay Vincent Head[modifica wikitesto]

Ho tolto il nome di Barclay Vincent Head da quello dei "diversi studiosi del XIX secolo" che avrebbero identificto "Acri....con Pandosia"

Se gli altri sono così precisi è meglio proprio evitare.

«Pandosia was an inland town, on the small river Acheron, a tributary of the Krathis, west of Croton, and apparently a dependency of that city in the fifth century B.C. (cf. Strab. vi. 256). Its earliest coins were struck in alliance with Croton, and date from about B.C. 480. They were probably struck, not at Pandosia, but at Croton (q. v.).»

--Carlo Morino (dillo a zi' Carlo) 22:33, 27 mar 2007 (CEST)[rispondi]

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egregio MM[modifica wikitesto]

Volevo chiederti ma Strabone non descrisse Pandosia città dei Bretti e cioè dei Bruzi,e lo stesso dicasi Tito Livio, e Stefano di Bisanzio? e allora perchè qualcuno si ostina a descrivere Pandosia città greca,ma è veramente assurdo,solo per la sua monetazione?Che fra l'atro come ben saprai molti numismatici ormai hanno seri dubbi che sia greche,altrimenti perchè stamparle anche in greco arcaico?E perchè mai Alessandro il Molosso avrebbe dovuto conquistare una città già greca?quando tutte le città greche erano a lui conferderate, compresa Taranto,Turio,e Crotone,infatti il testo dice dopo avere conquistato Ac-terina,che qualcuno a voluto erroneamente ritenere Terina,mentre si tratta di Ac-herina dei Bruzi,passa ad assediare Pandosia la città Castello dei Bretti,posta su tre vertici,dove ai sui piedi scorreva il fiume Acheronte.Ora come si può travisare tale indicazioni descrittive di eminenti storici del passato,e affermare il contrario su quale tesi?Le monete ed allora, quando vi fu la rivolta contro l'impero romano,la cosidetta guerra servile,non fu battuta una moneta anzi molte monete,con la dicitura Vitalia e poi Italia,in latino? ed in osco?Con il simbolo di un toro che schiaccia una Lupa?Quindi l'emissione di monete a volte a più un significato simbolico,ed a volte di contrapposizione alla moneta corrente,a semplice valore imflazionistico ,altre a livello commemorativo come pare sia il caso per Pandosia, visti i scarsissimi ritrovamenti di queste monete,come ad esempio quelle dell'alleanza Crotone-Pandosia,ma forse a mio avviso e più una dimostrazione di dominio da parte di Crotone dopo la ditruzione di Sibari,come del resto è anche il parere di Pasquale Attaniese. Comunque sia questa città non si può definire a cuor leggero Greca,perche greca non lo e mai stata!Perche prima e stata Enotria e poi Bruzia,questa e raccontato e descritto da moltissimi storici,uno fra tanti, Pier Giovanni Guzzo,nel suo libro "I Bretti" Nel frattempo ti auguro di cuore una Buona Pasqua,anche in famiglia. --89.148.163.157 01:04, 3 apr 2007 (CEST)[rispondi]

Pandosia Bruzia[modifica wikitesto]

Che viene citate all'inizio come le possibili eredi o la città di Acrì o la città di Castrolibero ,ma della città di Acri e stato tolto ogni riferimento, ritengo per pari condizioni e vengono le citazioni ripristinate le citazioni ,oppure eliminate anche quelle di Castrolibero in attesa , che un eventuale nuova aggiunta magari piu professionale venga inserita ! Explorer (msg) 05:26, 23 lug 2015 (CEST)[rispondi]

Evedinze Archeologiche Castrolibero[modifica wikitesto]

Al momento ne in questa ne in altri vi sono evidenze Arccheologiche,molto piu semplicemente vari documenti rimascimentali che documentano un piccolo casale che nel 1100-1200 veniva chiamato Castricelisi .la chiesa elencata come Pantusa nn ha nessuna evidenza archeologica! Pertanto la definizione evidenze archeologiche e priva di fònte! Explorer (msg) 17:29, 25 lug 2015 (CEST)[rispondi]

lo storico Domenico Romanelli nel suo Antica topografia istorica del regno di Napoli, volume I, 1815 alle pagine 262-266 afferma con certezza che Alessandro il Molosso perse la vita a Pandosia (Lucania), e addirittura azzarda l'esistenza di una sola Pandosia, quella Lucana. ---=(ZeusLnX)=- 00:12, 13 nov 2017 (CET)[rispondi]