Discussione:Giugurta

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Giugurta Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Vai a: Navigazione, cerca

Moneta raffigurante Giugurta.Giugurta (160 a.C. circa - 104 a.C.) fu un re berbero della Numidia.


Premessa storica  [modifica]

I Numidi erano una popolazione berbera del Nordafrica divisa in due regni (i Massili a est, e i Massesili a ovest) fino a che il regno non venne unificato da Massinissa, alleato dei Romani nel 206 a.C. (seconda guerra punica). Le dimensioni del regno all'epoca abbracciavano, grosso modo, la moderna Algeria. Il figlio Micipsa gli succedette nel 148 a.C.. Giugurta, nipote illegittimo di Massinissa, fu adottato dal re suo zio e inviato in Spagna dove combatté con i Romani agli ordini di Publio Cornelio Scipione l'Emiliano, nella campagna che si concluse con la distruzione di Numanzia.


Casus Belli dello scontro con Roma  [modifica]

Alla morte di Micipsa, nel 118 a.C., il regno di Numidia passò ai suoi due figli, Iempsale e Aderbale, insieme al fratello adottivo Giugurta. Quest'ultimo tuttavia assassinò Iempsale e mosse guerra ad Aderbale, che sconfitto fuggì a Roma in cerca d'aiuto. Il Senato romano inviò in Africa una commissione che divise il regno in due parti, assegnando a Giugurta, il settore occidentale, più ricco. Giugurta tuttavia non si accontentò e nel 112 a.C. attaccò nuovamente Aderbale, che fu sconfitto e ucciso a Cirta: nell'attacco alla città perirono tuttavia numerosi commercianti di origine italica e il Senato romano, spinto dal tribuno della plebe Gaio Memmio, dichiarò guerra al re numida. Il console Lucio Calpurnio Bestia concluse tuttavia rapidamente un trattato a miti condizioni l'anno seguente e fu per questo accusato di essersi lasciato corrompere. Chiamato a Roma per dare spiegazioni, Giugurta ne approfittò per far assassinare il cugino Massiva e le ostilità ripresero.

A riprendere la guerra fu designato,per il 110 a.C.,il console Spurio Postumio Albino;il quale tuttavia trascorse l'anno senza concludere nulla. Quando alla data delle elezioni tornò a Roma,il console lasciò imprudentemente al comando come legato il proprio fratello Aulo;e questi,mentre egli era trattenuto in Italia,tentò dapprima di impadronirsi della fortezza di Suthal, dov'erano custoditi i tesori del re,poi si diede imprudentemente a seguirlo. Non lungi da Calama il campo romano fu invaso per tradimento; e i legionari accerchiati sui colli vicini, furono costretti a una resa e a una pace infamanti. La notizia del disastro sollevò un'ondata di sdegno che portò alla creazione di un tribunale speciale per processare quanti si erano fatti corrompere.

La pace fu naturalmente dichiarata nulla.


Giugurta catturato dai Romani. Incisione all'interno dell'edizione spagnola del Bellum Iugurthinum ("la Guerra de Jugurta por Cayo Salustio Crispo"), stampata a Madrid da Joaquin Ibarra nel 1772.

Sconfitta e morte in prigionia  [modifica]

I Romani, inizialmente sconfitti a Suthal nel 109 a.C. riportarono l'anno seguente una vittoria a Muthul (così detta a causa del fiume Muthul che vi scorreva) sotto la guida di Quinto Cecilio Metello, che ottenne successivamente il titolo onorifico di "Numidico". La guerra tuttavia procedeva a rilento e nel 107 a.C. il comando fu affidato al console Gaio Mario, che dopo aver conquistato diverse città numidiche, sconfisse Giugurta e il suocero Bocco I, re di Mauretania: questi nel 105 a.C. consegnò infine il genero al questore di Mario, Lucio Cornelio Silla. Giugurta fu portato a Roma per accompagnare il trionfo di Mario e quindi gettato nel Carcere Mamertino, dove venne ucciso, strangolato (secondo Eutropio) o fatto morire di inedia (secondo Plutarco).

Le vicende della guerra contro Giugurta sono trattate nel Bellum Iugurthinum dello storico Sallustio. A Giugurta, o meglio alla sua morte in carcere, ha inoltre dedicato un suo poemetto in latino, di 131 esametri, Giovanni Pascoli (Iugurtha, 1896).

 Re della Numidia  

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Ultima modifica per la pagina: 15:45, 18 set 2007. Tutti i testi sono disponibili nel rispetto dei termini della GNU Free Documentation License. Politica sulla privacy Informazioni su Wikipedia Avvertenze