Discussione:Giovanni Antonio Rizzi Zannoni

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Giovanni Antonio Bartolomeo Rizzi Zannoni (Padova, 2 settembre 1736 – Napoli, 20 maggio 1814) è stato un cartografo e geografo italiano. Giovanni Antonio Rizzi Zannoni nacque a Padova, da Girolamo ed Elena Marchiori, alle ore 13 del 2 settembre 1736. Malgrado gli ipotizzati corsi presso l’università di Padova, come allievo del marchese Giovanni Poleni (1683-1761), Rizzi Zannoni fu con ogni probabilità un autodidatta. Un documento redatto nel 1756, indirizzato al Vicario Generale di Padova per ottenere un’attestazione di stato libero, descrive minutamente una lunga serie di viaggi attraverso l’Italia e l’Europa, da lui effettuati a partire dalla tenera età di 10 anni. Il documento termina osservando che “ne’ viaggi della sua fanciullezza [aveva] campata la vita colla carità de’ fedeli, e fatto adulto si procacciò il sostentamento coll’esercizio dell’arte della Geografia, e Pittura” (Valerio 1993 p. 86), senza alcun riferimento a studi seguiti con continuità presso alcuna scuola o università. L’apprendistato presso Poleni, vagheggiato dal Blessich -che ipotizzava anche la presenza di Giovan Rinaldo Carli (1726-1795) tra i suoi precettori- si basa a tutt’oggi, unicamente sulle indicazioni fornite da Rizzi Zannoni in un famoso documento (Abrégé des travaux du S.r Zannoni) redatto nel 1774 (Drapeyron pp. 402-405). Negli anni ‘50 lasciava Padova per recarsi in Germania ove avrebbe lavorato presso lo stabilimento cartografico dei Seutter e degli eredi di Homann. Nel 1759 era a Norimberga ” pour dresser toutes les cartes qui ont étées le theatre continuel de la guerre dans la Saxe, dans la Bohême, dans la Westphalie”(Valerio 1993 p. 85). Dopo gli incerti anni dell’adolescenza e della gioventù, la sua vita può dividersi in tre netti periodi: quello parigino, dal 1760 al 1776; quello padovano dal 1776 al 1781 ed infine quello napoletano dal 1781 al 1814. Con il 1760 ha inizio il lungo periodo di attività a Parigi; in tale data compare la prima opera francese: Étrennes Géographiques, con 26 carte. Nel 1761 si affermò all’attenzione degli astronomi e dei cartografi europei per la pubblicazione di una “Epistula” con la quale chiedeva di effettuare osservazioni simultanee del passaggio di Venere sul disco solare, al fine di determinare le differenze di longitudine di parecchi luoghi dell’Europa centrale. Realizzò anche molte carte geografiche ed atlanti, mostrando una notevole capacità nella costruzione di cartografie derivate. A parte le osservazioni astronomiche, la sua produzione scientifica, durante tutto il periodo parigino, fu improntata soprattutto all’elaborazione di materiale già esistente. Non diverso fu il contributo, per altro notevole, all’allestimento della Carta geografica della Sicilia Prima, avviata da Ferdinando Galiani nel 1762 e completata con il suo aiuto tra il 1767 ed il 1769. Il 20 marzo del 1765 era divenuto corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Göttingen. Un’altra prestigiosa opera cui si accinse a lavorare, terminata la carta del Napoletano, fu l’atlante della Polonia, annunciato nel 1770 e terminato nel 1772. La sua fama crebbe molto in quegli anni: con la stima di alcuni potenti uomini politici francesi, arrivarono anche le prime gelosie ed inimicizie. Il 22 marzo 1772 ricevette un Brevet d’ingénieur hydrographe de la Marine e, malgrado la netta opposizione dell’astronomo Lalande, riuscì ad ottenere il posto di premier ingénieur nel Dépôt de la Marine, già del Bellin, morto il primo maggio 1772. Ma l’ostilità dell’ambiente francese, che mal tollerava uno straniero in una posizione così importante e delicata, fu tale che egli dovette abbandonare il posto, nell’agosto successivo. Nel 1775 riuscì ad ottenere, per intercessione del Ministro degli Affari Esteri de Vergennes, la direzione del “Bureau Topographique pour la démarcation des limites”. Purtroppo una serie di infelici programmazioni di spese cartografiche - stava preparando una carta dell’impero turco in Europa - lo ridussero sull’orlo del collasso economico (Konvitz p. 76). In tale delicato frangente, si presentò l’occasione di nuovi contatti con la sua patria, attraverso la folta colonia veneta a Parigi. L’interessamento dell’astronomo Giuseppe Toaldo al lavoro da lui svolto ed alla sua imponente raccolta di dati astronomici e cartografici lo convinse a rientrare a Padova. Dopo una serie di circostanze avventurose egli lasciò Parigi il 10 giugno 1776, nella speranza di farvi ritorno, un giorno, quando i suoi problemi, non solo economici, fossero stati risolti. Il rientro a Padova si realizzò lentamente, dopo un interessante viaggio di natura scientifica attraverso il Baden e la Baviera, che lo portò a visitare i principali osservatori della bassa Germania, ospite di principi ed elettori, che ambivano conoscere il geografo, il cui nome si era affermato nell’intera Europa. A Monaco, ove giunse nei primi giorni di luglio, risiedette per circa quattro mesi, avviando, per espresso interessamento di Maximilian III, una carta della Baviera da finanziarsi per sottoscrizione. Purtroppo, anche tale progetto, per quanto fossero avviate le operazioni di rilevamento, dovette essere abbandonato, a causa del fallimento della sottoscrizione. Rizzi Zannoni giunse infine a Padova, negli ultimi giorni di novembre; si recò quindi a Venezia ove, su indicazioni del Toaldo, prese contatto con studiosi ed aristocratici, per raccogliere materiale, strumenti e sostegno economico, per la realizzazione di una carta degli stati veneti. Lavorò a tale progetto per tutto il 1777, portandosi in Friuli ed in Istria, effettuando triangolazioni ed osservazioni astronomiche necessarie alla realizzazione della carta. In occasione di tali viaggi - si recò forse anche a Vienna - ebbe occasione di contattare il principe Kaunitz, al quale sottopose (13 novembre 1777), forse su sua espressa richiesta, un progetto per una carta della Lombardia. Nel 1778, sfumata la carta del Milanese, egli aveva avviato la realizzazione di una grande carta del territorio padovano, in scala 1:20.000, che doveva comporsi di dodici fogli; nel 1781 ne risultavano pubblicati già tre. Rizzi Zannoni era stato nominato il 29 marzo 1779 pensionario dell’Accademia di Padova con una retribuzione di 100 ducati mensili. Il 17 aprile 1781, venne inoltrata al Senato veneto, attraverso il residente napoletano, la richiesta di accordare a Rizzi Zannoni un permesso di sei mesi “per ridurre ad effetto la di lui opera di correggere, e migliorare la carta topografica di quel Regno” (Valerio 1993 p. 113). Nel giugno del 1781 era a Napoli, nuovamente con l’abate Galiani, a progettare una carta dell’intero Regno, da realizzarsi, questa volta, attraverso rilevamenti diretti. Il permesso di sei mesi venne rinnovato per due anni e poi ancora per due, finché la residenza napoletana non divenne definitiva. L’idea di Galiani di “rettificare” la carta realizzata a Parigi nel 1769 - ma sappiamo che si trattò solo di una scappatoia per superare le diffidenze della Corte e del mondo scientifico napoletano - diede luogo alla nascita, nel Mezzogiorno d’Italia, della moderna cartografia geodetica. Rizzi Zannoni assistette a tutte le trasformazioni dell’istituto topografico da “Commissione per la carta geografica”, dal 1781 al 1795, a Officina geografica e topografica, della quale egli era il solo responsabile amministrativo e scientifico, a Deposito Topografico, durante il Decennio francese. La possibilità di rientrare a Parigi gli si prospettò nel 1799, durante la permanenza a Napoli dell’armata francese. Lasciato il Regno, nel mese di maggio, rimase bloccato nella città di Roma, con tutto il ricco materiale cartografico da lui prodotto, per le difficoltà incontrate dai francesi a ricollegarsi con l’armata d’Italia. Costretto a rientrare a Napoli dopo l’ingresso delle truppe inglesi a Roma, continuò segretamente a negoziare con il governo francese, per un suo incarico di direttore del Dépôt de la Guerre. Ma le alte pretese del geografo fecero arenare la trattativa nel 1803. Nel periodo borbonico, poté fregiarsi anche del titolo di “geografo del Re”. In effetti egli fu l’ultimo autentico geografo di corte in un mondo che si andava radicalmente e velocemente trasformando sotto gli impulsi della rivoluzione francese e delle nuove tecniche di rilevamento e di calcolo geodetico. Con la venuta dei francesi, Rizzi Zannoni continuò ad attendere alla realizzazione delle carte del Regno. Nel 1807, fu posto a capo del Deposito topografico, istituito da Giuseppe Bonaparte; nel 1812, sotto il regno di Gioacchino Murat, riuscì a stampare l’ultimo dei 31 fogli dell’atlante geografico, la cui pubblicazione era iniziata nel 1788. Le opere realizzate a Napoli, in oltre trenta anni di attività, lo consacrarono come il maggiore cartografo italiano dell’età moderna ed uno dei più accreditati in Europa.


Bibliografia

Ludovic Drapeyron, J.-A. Rizzi Zannoni géographe italien (1736-1814). Son séjour en France, Revue de Géographie (1897), pp. 401-413. Aldo Blessich, Un geografo italiano del secolo XVIII: Giovanni Antonio Rizzi Zannoni (1736-1814), Bollettino della Società Geografica Italiana, 35 (1898), pp. 12-23, 56-59, 183-203, 452-466, 523-537. Vladimiro Valerio, A Mathematical Contribution to the Study of Old Maps, in: Imago et Mensura Mundi, Proccedings of the IX International Conference on the History of Cartography, Rome, Istituto della Enciclopedia Italiana 1985, II vol. pp. 497-504. Josef Konvitz, Cartography in France 1660-1848. Science, Engeneering, and Statecraft. Chicago and London, University of Chicago Press 1987. Vladimiro Valerio, Società uomini e istituzioni cartografiche nel Mezzogiorno d’Italia, Firenze, Istituto Geografico Militare 1993.

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