Discussione:Emil Cioran

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A PROPOSITO DELLE OPERE NON TRADOTTE: fra esse viene menzionato il saggio su Joseph de Maistre, che invece è stato tradotto e pubblicato nella raccolta "Esercizi di ammirazione" a cura di M. A. Rigoni per Adelphi. (L.T.)


Sono spiacente di aver creato tutto questo disagio

Andiamo con ordine: Jadel Andreetto è una persona fisica (non c'è dubbio visto che sono io) che fa anche parte di un collettivo di nome Kai Zen www.kaizenlab.it

Il testo fa parte di un trattato più vasto, è vero, ma il saggio in questione è focalizzato sul concetto di tempo storico ed esistenziale nel pensiero di Cioran. Quello riportato nel wiki si rifersice a una sua parte più generica rivista e corretta ad hoc per wikipedia

Tutto il materiale che produco come persona fisica e in collettivo è sotto licenza creative commons: Si consente la riproduzione parziale o totale dell'opera e la sua diffusione per via telematica, pubblicazione su diversi formati, esecuzione o modifica, purché non a scopi commerciali o di lucro e a condizione che vengano indicati gli autori e che questa dicitura sia riprodotta. Ogni licenza relativa a un'opera derivata deve essere identica alla licenza relativa all'opera originaria.


Jadel Andreetto


Il testo della sezione Il pensiero di Cioran ha questa firma: (articolo di Jadel Andreetto, copyleft 2003)


Il testo presentato è decisamente di grande interesse, ma sembra parte di un saggio più vasto e va semplificato (anche se ovviamente si rischia di banalizzarlo), togliendogli le parti che sono troppo evidentemente troppo espressione di una opinione personale e poco adatte ad una enciclopedia.

Io ci ho provato, ma la mia cultura filosofica è purtroppo molto limitata (penso che il testo sia buono anche perché in effetti sono riuscita a capirlo io) e mi sembra dunque di aver bisogno di controllo da parte di qualcun altro che possa inoltre integrare il testo nelle parti che, credo, ancora manchino.

Metto qui il testo modificato: chiunque è libero di trasferirlo nell'articolo, se pensa che vada bene.

MM 22:48, Dic 29, 2004 (UTC)

Ho inserito la discussione nella categoria:discussioni aperte perché abbia maggiore visibilità. Considerato che il testo originale - guardando la cronologia - viene dato per sospetto fin dall'inizio, da controllare e da wikificare, penso possa tu stessa inserire il tuo rielaborato: ad una prima occhiata, va sicuramente meglio. Magari puoi vedere se recuperare qualcosa dal testo originale. - Twice25 / ri-cyclati / "Buon 2005 ! !" 22:52, Dic 29, 2004 (UTC)
Il testo non è abbastanza modificato per eliminare un'eventuale violazione di copyright: mi sono limitata a tagliare alcune frasi e paragrafi e ad aggiungere pochi links. Non avevo capito, a dire il vero, che il problema potesse essere quello e non ho fatto nulla in merito. Ma temo che più che tagliare e rivedere di conseguenza l'italiano, io non sono in grado di fare. Decisamente bisognerà che intervenga qualcun altro... MM 23:31, Dic 29, 2004 (UTC)
L'articolo era (ed è - visto che è ancora su) solamente sospetto. Probabilmente qlc di noi ha controllato ma non ha trovato niente su internet. Forse è stato copiato da qualcosa di cartaceo; però l'articolo non è stato neppure segnalato come sospetta violazione di copyright (non c'è il relativo tag). Quindi: con poche ulteriori modifiche potrebbe anche andare bene. Se fosse mosso un po' di più sarebbe meglio. Io non avrei saputo fare meglio di te. Tutto sommato il tuo testo è almeno wikificato. Se ritieni però che sia meglio lasciarlo qui, lasciamocelo pure. Può darsi che qualcuno lo riprenda, un giorno o l'altro. :) Twice25 / ri-cyclati / "Buon 2005 ! !" 23:40, Dic 29, 2004 (UTC)

Il testo modificato e in parte wikificato è stato spostato sulla pagina, mentre il testo originale è ora qui nella pagina di discussione. Visto che nessuno è più intervenuto, ripassando di qui ho pensato che così fosse meglio di prima. Ma c'è ancora del lavoro da fare e io non sono in grado di farlo. MM 23:13, Gen 3, 2005 (UTC)

Tolto da discussioni aperte MM 00:53, Gen 24, 2005 (UTC)


L'autore di questa pagina wiki, presumibilmente sempre lui, è di nuovo intervenuto.
Su questa pagina (5 gennaio) ha affermato da anonimo che non ci sarebbe nessuna violazione di copyright e su questa pagina mette il copyleft di J.Andreetto, ma senza spiegare null'altro.
La questione è complicata dal fatto che Andreetto non è una persona fisica, mi pare di aver capito, ma un'identità collettiva (informazioni a questo proposito qui) e io ignoro come funzioni in questo caso il copyright/copyleft.

Quanto all'inserimento nella categoria filosofi, se questa non è adatta, come sembra all'autore, a definirlo, trattandosi di una definizione rifiutata dal personaggio, a qualcuno viene in mente una categoria dove potrebbe trovar posto?

MM (credo che il collegamento sia saltato e che risulto ora sloggata)MM 19:53, Gen 5, 2005 (UTC)

In merito alla segnalazione per copyviol[modifica wikitesto]

  • Emil Cioran articolo molto lungo, da wikificare, con titolo errato (semmai sarebbe filosofia di Cioran). Si tratta di un contributo anonimo che in fondo riporta la firma "Jadel Andreetto (Kai Zen J.)". su internet ci sono notizie dell'autore ma non ho trovato l'articolo riportato su wiki. Non so se si tratta di un contributo inserito dallo stesso Jadel Andreetto oppure di un file copiato da altre fonti o da un sito non indicizzato da google. TierrayLibertad 17:58, Dic 4, 2004 (UTC)
  • Emil Cioran L'articolo è di Jadel Andreetto. NON c'è nessuna violazione di Copyright. Per quanto riguarda la wikyzazzione del titolo... Cioran non era un filosofo, se mai lo avessero chiamato così si sarebbe infuriato. Il titolo quindi sarebbe il pensiero di Cioran (egli si definiva infatti un pensatore privato). Le citazioni e riferminenti sono indicate. Nulla di sospetto.

20:11, Gen 05, 2005 (UTC)

Vedi Discussione:Emil Cioran Jadel Andreetto è una personalità multipla, non so come legalmente funzioni. Chi ha titolo per dire che Jadel Andreetto rilascia un testo in qualsiasi modo, se non si sa a quale persona fisico-giuridica corrisponde?

MM 15:41, Gen 17, 2005 (UTC)

L'autore si è fatto vivo dopo mesi, dice di licenziare il testo sotto Creative Commons (se ho capito bene) BY-SA-NC . Peccato che non possiamo accettare questa clausola. Rimane inoltre da decidere cosa fare del corposo testo (scorporato e ora presente nella pagina di discussione) che riguarda la filosofia del personaggio.Elitre (discussioni) 22:18, 6 apr 2006 (CEST)[rispondi]



La filosofia di Cioran[modifica wikitesto]

Esistono, nell’ambito del pensiero filosofico, figure che esulano dai canoni stabiliti dall’epoca e dai sistemi, che sfuggono per così dire al “cronotopo” stesso. Per lo più le loro opere rimangono in ombra, tenute segrete, elette a culto di pochi iniziati o derise ed emarginate dai più. Questi pensatori non fanno parte di nessuna corrente o scuola, il loro è un riflettere che scaturisce dalla vita stessa, spesso in modo sconclusionato, disordinato, metafisicamente anarchico ma dotato di una forza e di una profondità che possono derivare soltanto da un’incredibile lucidità. Sono uomini la cui esistenza è segnata fin dalla nascita, pur nelle più disparate situazioni e luoghi d’origine, hanno in comune una vertigine che li marchia in modo indelebile. A seconda delle epoche sono stati bollati dai contemporanei, come dai posteri, come reazionari, rivoltosi, marginali, intellettualoidi, infantili, inconcludenti, e soprattutto ininfluenti sul corso del pensiero. Catalogati tra poeti e letterati più che tra metafisici e filosofi, per la mancanza di una sistematicità rigorosa ancora oggi troviamo, se le troviamo, le loro opere negli scaffali delle librerie in sezioni improbabili. I conti tornano. Dopo Nietzsche la filosofia non è più stata la stessa. L’autore della Gaia Scienza ha piantato un seme in seno alla cultura che germogliando ha fatto crescere radici profonde nella visione della metafisica, che ha trasformato la stessa materia del pensiero in qualcosa di vivo. Se prima di lui tutto ciò che aveva a che fare con il pensiero era freddo, calcolato, inquadrato perché sistematico, dopo, il calore della vita ha sciolto il gelo della ragione. Il rigore scientifico si è sicuramente riappropriato della metafisica dispiegandosi in innumerevoli discipline, dalla filosofia del linguaggio alla teoretica, dalla filosofia della scienza alla logica matematica e così via, ma la fusione con la sensibilità della poesia e della letteratura ha fatto in modo che emergesse un nuovo tipo di approccio. Il segreto di questa rivoluzione è da ricercare nel sottotitolo di Così parlò Zarathustra: un libro per tutti e per nessuno. Il carattere criptico di questa affermazione e del libro stesso, analizzato da diversi pensatori (1), ha mostrato in primis il carattere puramente fenomenologico dell’ermeneutica applicata a questo testo e in secondo luogo ha dato spazio ad un altro tipo di constatazione. Al di là della dicotomia tra esoterismo ed essoterismo più volte emersa e delineata nello studio del pensiero nietzschiano da molte parti si può sottolineare il fatto che la lettura dell’opera trovi in chiunque vi si approcci, “addetti ai lavori” e non, un riscontro simile. Ed è allora che il significato del sottotitolo, al di là di qualsiasi chiave interpretativa, prende forma; si illumina di un senso nuovo, banale se confrontato con le elucubrazioni che ne sono scaturite ma al contempo forte ed incisivo. Al termine della lettura dello Zarathustra ci troviamo spaesati, non siamo di fronte ad un razionale trattato filosofico che ci dispiega il “sistema mondo” in modo conciso, passo a passo, preciso e distante dalla vita come Plutone dal Sole. Chiuso, il libro nonostante l’attentato alla nostra comprensione qualcosa si muove nelle nostre viscere, qualcosa rimane. Si tratta di sensazioni non di ragionamenti, questo il significato di “un libro per tutti,” dove a tutti viene solleticato l’animo; e “per nessuno,” dove nessuno in realtà riesce a trovare un fulcro totalmente comprensibile. Una svolta, un “nodo gordiano” all’interno della scena del pensiero che ha lasciato una scia indelebile fino ai giorni nostri. La stessa scia che porta fino a quegli scrittori che non sono filosofi ma che nelle loro opere scavano nella vita stessa fino a giungere a intuizioni che scavalcano la metafisica, vengono in mente nomi come quello di Thomas Bernhard, Jorge Luis Borges, Guido Ceronetti, Elias Canetti, Albert Caraco, Louis - Ferdinand Céline, Franz Kafka, Paul Valéry per un certo verso Albert Camus e la lista potrebbe allungarsi all’infinito nel mostrarci figure che hanno incrociato la loro strada con la filosofia attraverso approcci non ortodossi, consapevolmente o no; che attraverso i loro scritti hanno contribuito in qualche modo ad aumentare il livello di consapevolezza e di lucidità dei loro lettori e non solo. Uno di questi personaggi, forse il più rappresentativo di una categoria che categoria non è; è sicuramente Cioran. Un angelo sterminatore, come lo definisce lo spagnolo Fernando Savater, che nasce in una terra di contraddizioni come la Romania, paese latino con il carattere slavo, cristiano ortodosso che diventa comunista passando per una forma di fascismo filonazista. Una terra ricca di tradizioni e di superstizioni, dal fascino oscuro e barbaro, il cui «popolo è il più scettico che esita: è allegro e disperato al tempo stesso. Per ragioni storiche coltiva la religione del fallimento» così Cioran e aggiunge: «ricordo della mia infanzia un tizio, un contadino al quale toccò una grande eredità. Passava la giornata di taverna in taverna, sempre ubriaco, accompagnato da un violinista che suonava per lui. mentre gli altri andavano in campagna a lavorare, lui passeggiava di taverna in taverna, l’unico uomo felice al mondo. Quando sentivo il suono del violino correvo a vederlo passare, perché mi affascinava. Si spese tutto in due anni e poi morì.» (2)

Non c’è dubbio che l’opera di Cioran, pur dispiegandosi in vari libri anche lontani tra loro in ordine di tempo e di argomento, sia pervasa totalmente da uno spirito crudele ma speranzoso come il disinganno. Crudele perché di fronte ad esso ogni fenomeno mondano sfocia nel fallimento, speranzoso perché niente è più istruttivo, in filosofia, del fallimento stesso. Gli scritti di Cioran portano il marchio della vertigine e della lucidità, non hanno nessun fine pedagogico, sono estremi, laconici epitaffi per un’esistenza casuale, priva di senso, permeata dall’amarezza e che solo l’idea di suicidio può rendere dignitosa, in quanto unico atto veramente libero, frutto del libero arbitrio...

Ricordo un’occasione in cui per tre ore ho passeggiato nel Lussemburgo con un ingegnere che voleva suicidarsi. Alla fine l’ho convinto a non farlo. Gli ho detto che l’importante era aver concepito l’idea, sapersi libero. Credo che l’idea del suicidio sia l’unica cosa che rende sopportabile la vita, ma bisogna saperla sfruttare, non affrettarsi a tirare le conseguenze. È un’idea molto utile: dovrebbero farci delle lezioni nelle scuole! (3)

Ma cosa rende luminoso un cammino così spericolato attraverso le delusioni, cosa fa di Cioran una figura così speciale tra gli svariati pessimisti e nichilisti? Possiamo riassumere tutto con un’unica parola: ironia. Non si può fare a meno di leggere il rumeno e increspare le labbra in un sorriso, amaro ma sconfinato. Le sue parole sono talmente caustiche da portare paradossalmente a farci ritrovare la speranza stessa, si tratta in fondo di precipitare all’infinito senza appigli ed in seguito allo smarrimento farsi solleticare dalle correnti d’aria, dimenticare la possibilità di risalire e godersi il tuffo. Chiudere un suo libro non è un esperienza che lascia indifferenti, come accennavamo per Nietzsche (anche se egli pecca sicuramente di mancanza di senso dell’umorismo) e per altri, non se ne esce indenni eppure la sensazione che ci pervade nonostante tutto è per assurdo quella della leggerezza. È come se dopo esserci scontrati con la vacuità tornassimo a vivere. Si tratta di una forma di liberazione derivante da un nuovo grado di consapevolezza nato dalla folle vertigine della lucidità. Siamo di fronte ad una forma spietata di scetticismo, parossistica e sfrenata, senza direzione e come tale fenomenologicamente onnicomprensiva? vedremo. Ogni aspetto della vita viene passato tra le maglie del setaccio del disinganno, viene formulato un giudizio che si scioglie subito dopo sotto i colpi di un altro giudizio, un gioco di scatole cinesi che porta ad un’inevitabile epoché. Nessun sistema, nessuna regola, nessun formalismo o accademismo semmai disprezzo per essi: in fondo un altro sistema, ma di cui Cioran stesso prende atto e si fa forte. Egli non si arroga il diritto di dispiegare come un fazzoletto l’universo stesso, semmai ci mostra il muco incrostato tra le sue pieghe: la vita. La mostra, non la spiega, ci mette davanti ad uno specchio facendo ciò che nessun filosofo o quasi ha mai fatto, ci parla di se stesso non dell’umanità, delle sensazioni non delle idee, del nauseante concreto, non dell’asettico astratto. Percorre vie traverse, a prima vista incompatibili tra loro, distanti: fisiologia e mistica: Lacrimi si sfinti; storia e filosofia: Histoire et utopie; letteratura: Exercices d’admiration; religione: Le mauvais démiurge, ci trascina con se in una sorta di viaggio iniziatico che non porta a nulla, un fallimento, come deve essere perché non c’è altra possibilità: si può solo fallire; qui sta tutta l’improbabilità dell’esistenza che nonostante questo destino continua criminalmente a perpetrarsi e del resto, come egli tiene a sottolineare «lo spermatozoo è il bandito allo stato puro.» (4)

Mai come in Cioran pensiero e vita si sono sovrapposti così spietatamente. Le notti passate lottando con il letto hanno influito, come più volte riportato dallo scrittore stesso in quasi tutti i suoi libri, sullo sviluppo e sulla stesura delle opere stesse. Le notti insonni farcite di letture e di taccuini riempiti forsennatamente hanno costruito e forgiato il pensiero attraverso la noia, eterna compagna, e la lucidità esasperata da una solitudine che forza proprio nelle ore notturne all’autoanalisi. Un’autoanalisi condotta senza risparmiare colpi, mirata a scrutare nei propri abissi e di conseguenza in quelli dell’umanità stessa. Ed è proprio in questo contesto che entra in gioco un concetto, che sarà minimo comun denominatore, anche se in certe occasioni velato, di tutta la produzione cioraniana: il tempo. È al tempo, nelle sue diverse accezioni, come già accennato, che questo lavoro guarda, tempo storico e tempo esistenziale come riportato nel titolo. Il nostro cercherà di essere uno sguardo comprensivo in senso fenomenologico anche se l’entusiasmo che “l’apolide Emil” suscita nel lettore rischia seriamente di compromettere l’atteggiamento di sospensione del giudizio che è d’obbligo in un tipo di analisi come questo. Ma del resto nel momento in cui abbiamo scelto di focalizzare la nostra attenzione su di un determinato aspetto dell’opera di un autore così singolare ci siamo già compromessi, come anticipavamo qualche riga più sopra è impossibile restare impassibili dopo un incontro anche se per “tramite cartaceo” con Cioran. Come lo era del resto, dopo un incontro a quattr'occhi con lui, come riportato da Fernando Savater nella sua intervista e da Sylvie Jaudeau nel suo lavoro (5) o nel carteggio con l’amico e filosofo rumeno Constantin Noica (6), strumenti utili per scoprire un filosofo umano (troppo umano), che ha sezionato l’esistenza con precisione crudele e tenerezza efferata.

Tutti parlano di teorie, di dottrine, di religioni; insomma di astrazioni; nessuno di qualcosa di vivo, di vissuto di diretto. La filosofia e il resto sono attività derivate, astratte nel peggior senso della parola. Qui tutto è esangue. Il tempo si converte in temporalità, ecc. Un ammasso di sottoprodotti. D’altro canto gli uomini non cercano più il senso della vita partendo dalle loro esperienze, ma muovendo dai dati della storia o di qualche religione. Se in me non c’è niente che mi spinga a parlare del dolore o del nulla, perché perdere tempo a studiare il buddhismo? bisogna cercare tutto in se stessi, e se non si trova ciò che si cerca, ebbene, si deve lasciar perdere. Quello che mi interessa è la mia vita. Per quanti libri sfogli, non trovo niente di diretto, di assoluto, di insostituibile. Dappertutto è il solito vaniloquio filosofico. (7)

Jadel Andreetto (Kai Zen J.)


1. tra cui Martin Heidegger, Cfr., M. HEIDEGGER, Was heisst denken, M. Niemeyer Verlag, Tubingen, 1971. (tr. it. a c. di U. Ugazio e G. Vattimo, Che cosa significa pensare?: Chi è lo Zarathustra di Nietzsche., Sugarco Edizioni, 1996.) 2. Cfr. FERNANDO SAVTER Cioran: l’ultimo dandy, intervista realizzata a Parigi, ottobre 1990 in Ensayo sobre Cioran, Taurus, Madrid,1974. ( tr. it. a c. di Claudio M. Valentinetti, Cioran, un angelo sterminatore, Frassinelli, Piacenza, 1998., p. 163.) 3. Ibidem 4. E.M. CIORAN,Syllogismes de l’armetume, Éditions Gallimard, Paris, 1952. (tr. it. a c. di Cristina Rognoni, Sillogismi dell'amarezza, Tempo e anemia, Adelphi, Milano, 1998.,op. cit., p. 123.) 5. SYLVIE JAUDEAU, Conversazioni con Cioran , Ugo Guanda Editore, Parma, 1993 6. Cfr. EMIL M. CIORAN - CONSTANTIN NOICA, L’ami lontain, Criterion, Paris - Bucarest, 1990., (Tr. it a c. di Roberta Ferrara, L’amico lontano, Il Mulino, Bologna, 1993.) Constantin Noica, detto Dinu, amico di Cioran dai tempi della giovinezza, in Francia ha pubblicato Six Maladies de l’esprit contemporain, Critérion, Paris, 1991. (ed. it. Sei malattie dello spirito contemporaneo, Il Mulino, Bologna, 1993.), e L’ami lontain. La corrispondenza con l’amico gli costò una condanna a venticinque anni di prigione. 7. EMIL M CIORAN, EMIL M. CIORAN, Cahiers 1957 - 1972, Éditions Gallimard, Paris,1997. (tr. it. a c. di Tea Turolla, Quaderni, Adelphi, Milano, 2001, op. cit., p. 148.)

Lo scopo di wikipedia e di avere dei testi completamente liberi da Copyright in quanto ogni utente si impegna a poterli modificare e lasciar modificare liberamente cosa che con la licenza creative commons non sarebbe possibile.

Per cui si vedrà se qualcuno può modificare in parte il capitolo sul pensiero di Cioran ed eventualmente creare una voce il "pensiero di Cioran" per una discusione più filosofica e rendere l'articolo più gestibile

Renatof

Giustificazione modifiche[modifica wikitesto]

Ricerca delle fonti modifiche articolo Cioran


Bibliografia solo cambiamenti date conta la 1° edizione


Trasfigurazione della Romania (1936)

http://fr.wikipedia.org/wiki/Emil_Cioran http://ro.wikipedia.org/wiki/Emil_Cioran


Lacrime e santi (1937)

Introduzione 4° edizione Adelphi

Diverse interviste (dopo la partenza dalla Romania 1937)

http://fr.wikipedia.org/wiki/Emil_Cioran


Sillogismi dell’amarezza (1952)

Copyright Gallimard 1952 ( dalla 6 pagina libro Adelphi) http://fr.wikipedia.org/wiki/Emil_Cioran


Quaderni 1957-1972 (1997)

1° edizione francese http://fr.wikipedia.org/wiki/Emil_Cioran

Altri quaderni a cura di Simone Boué e nelle opere complete


L’apolide metafisico (1995)

1° edizione francese

Copyright Gallimard 1995 (dalla 6° pagina libro Adelphi 2004)

http://fr.wikipedia.org/wiki/Emil_Cioran



Biografia

Più importanti le relazioni della famiglia con la lingua ungherese e il loro confino nella 1° Guerra Mondiale che il nonno fatto barone

Nato in una regione di antica colonizzazione tedesca sotto dominazione ungherese, specifico un po’ meglio nella mia modifica

http://de.wikipedia.org/wiki/siebenbürgen

http://ro.wikipedia.org/wiki/Sibiu

Intervista di François Bondy 1970 (Un apolide metafisico 1995)



Confino dei genitori

Intervista di François Bondy 1970 (Un apolide metafisico 1995)


Studi al liceo classico di Sibiu

http://ro.wikipedia.org/wiki/Emil_Cioran


Borsa di studio di 3 anni per la tesi di dottorato

Intervista di François Bondy 1970 (Un apolide metafisico 1995)

Intervista con Gerd Bergfleth 1985 Tubinga (Un apolide metafisico 1995)

La Romania: una forma di fascismo?[modifica wikitesto]

Non si identifica il riferimento storico. Il regime di Re Carol? Il movimento delle Guardie di ferro? La dittatura di Antonescu? Solo alle Guardie di ferro potrebbe applicarsi la targa di fascismo. Re Carol e Antonescu non possono essere etichettati semplicisticamente come fascisti perchè allora molti regimi politici del sud Mediterraneo, dell'America latina, dell'Africa e dell'Asia dovrebbero essere considerati fascisti. Oltretutto nè Re Carol nè Antonescu erano a capo di un partito o di un movimento politico.--79.45.158.34 (msg) 09:35, 29 lug 2010 (CEST)[rispondi]

Condivido questo commento e proporrei di cancellare il riferimento al fascismo.--Deguef (msg) 13:02, 1 set 2010 (CEST)[rispondi]

Foto da caricare[modifica wikitesto]

Ci sono tre artwork, una o due potrebbero essere lasciate, però le foto vere (c'è n'è una) sono meglio. In più ce n'è una quarta a rischio forte di cancellazione da commons.--StefanoRR (msg) 19:18, 1 gen 2014 (CET)[rispondi]

Ritratto orrendo di Cioran da sostituire.[modifica wikitesto]

Scusate, ma con tutte le foto belle di Cioran, perché tenere sulla sua pagina Wikipedia italiana quel ritratto orrendo che appare subito?! Se mi date un indirizzo email utile, ve le mando io un bel paio di foto di Cioran (sostanzialmente è la stessa, ma è in due versioni), che merita di apparire in primo piano!

Fatevi vivi, grazie!

Andrea Pasotti.

P.S. Ho visto che un miglioramento è stato fatto. Comunque la foto che io avrei inteso (e ancora, se possibile, intenderei) inserire è questa: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Emil_Cioran.jpg . Vedete un po' voi, certo è presa da Internet, come lo sono prese le successive, le giovanili, la casa rumena, quella francese, il francobollo della Guardia di Ferro eccetera eccetera: se ci mettiamo nell'ottica ragionativa che ogni foto presa da Internet, e quindi pubblica, non è ammissibile, praticamente finiamo per privare Wikipedia di ogni immagine, o quasi: e questo, devo dire, lo trovo francamente assurdo!

Ciascuna delle immagini utilizzate riporta la relativa licenza, non sono banalmente "prese da internet". Le leggi rispetto al diritto d'autore sono relativamente semplici, clicca sulle foto e informati. Alcune sono nel pubblico dominio, altre rilasciate in licenza libera e così via. La foto inserita da te, a differenza delle altre che tu credi nella stessa condizione per semplice ignoranza delle normative, è invece in violazione della legge. --Lucas 07:19, 20 feb 2015 (CET)[rispondi]

Sulle opere ancora non tradotte in italiano.[modifica wikitesto]

Bene, finalmente ho visto che è stata messa una bella foto ad inizio pagina. Circa le opere non tradotte in italiano, non sono d'accordo a mettere prima il titolo straniero, perché mi sembra disincentivante alle Case Editrici italiane a decidersi a colmare i vuoti che ancora ci sono. Ma se questa è la linea di Wikipedia, mi adeguo. Io avrei preferito citare prima il titolo in italiano, e poi quello in straniero, considerando anche che più di una volta il testo è stato edito prima in rumeno e poi in francese. Su "La trasfigurazione della Romanìa" per me è importante citare che l'edizione de L’Herne del 2009 è integrale, perché Cioran stesso aveva fatto dei tagli ed è un'opera su cui sono nate molte polemiche. Sulle "Lettere ad Armel Guerne 1961-1978"(L’Herne, 2011), se si lascia solo il titolo asettico "Lettere 1961-1978" non si capisce a chi sono indirizzate (e Cioran di lettere he ha scritte tante!): credo che un editore italiano per il titolo dovrebbe tenerne conto. Insomma, fatta salva l'aggiunta dei titoli originali, io citerei prima quelli italiani, poi vedete voi. Il mio elenco lo compilerei così (sempre rispettando l'ordine cronologico in cui le opere sono state scritte):

1. Solitudine e destino (1931-1943) (20-32 anni) - (Gallimard, 2004)

2. Lettere a casa (Scrisori către cei de-acasă) (1931-1990) ( 20-79 anni) - (Humanitas, 2010)

3. Il libro delle illusioni (1936) (25 anni) - (Cugetarea 1936, Gallimard 1992)

4. La trasfigurazione della Romanìa (1936) (25 anni) - (Vremea, 1936, L’Herne, versione integrale, 2009)

5. Il crepuscolo dei pensieri (1940) (29 anni) - (Dacia Traiana 1940, L’Herne 1991)

6. Il breviario dei vinti (1944) (33 anni) - (Gallimard, 1993)

7. Il breviario dei vinti II (1944) (33 anni) - (L’Herne, 2011)

8. Esercizi negativi: in margine al sommario di decomposizione (1949) (38 anni) - (Gallimard, 2005)

9. Paese mio (1950) (39 anni) (Humanitas, 1996)

10. Lettere ad Armel Guerne (1961-1978) (50-57 anni) (L’Herne, 2011)

11. Opere (2011) (postumo) (Bibliothèque de la Pléiade, Gallimard, 2011)

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 4 collegamento/i esterno/i sulla pagina Emil Cioran. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 15:14, 2 mar 2018 (CET)[rispondi]

Collegamenti esterni interrotti[modifica wikitesto]

Una procedura automatica ha modificato uno o più collegamenti esterni ritenuti interrotti:

In caso di problemi vedere le FAQ.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 07:14, 4 giu 2020 (CEST)[rispondi]