Discussione:Classe Archimede

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L’ATTIVITA’ DEI SOMMERGIBILI ITALIANI CEDUTI ALLA MARINA DELLA SPAGNA NAZIONALISTA NELLA PRIMAVERA DEL 1937

Durante i mesi di marzo e aprile 1937 il Governo nazionalista spagnolo condusse a fondo negoziati con l’Italia per poter acquistare sommergibili e siluri, e dopo lunghe discussioni intercorse tra l’addetto navale a Roma e l’ammiraglio Edoardo Somigli, Capo di Gabinetto della Regia Marina, il generale Franco ricevette due unità oceaniche di costruzione moderna, l’ARCHIMEDE e il TORRICELLI. Poiché il Governo italiano, condizionato dall’embargo sulle armi, voleva evitare ogni possibilità di attrito con Francia e Inghilterra, i due sommergibili, per meglio nasconderne l’origine, vennero denominati C 3 e C 5. Era questa una sigla di copertura in quanto, successivamente, essi ricevettero il nome di GENERAL SANJURIO e GENERAL MOLA. A comandare il primo (ex ARCHIMEDE) fu destinato il capitano di corvetta Pablo Suances, mentre il secondo (ex TORRICELLI) fu assegnato al capitano di corvetta Rafael Fernandez Bobadilla.

Guidate da ufficiali italiani, e con personale misto italo-spagnolo, le due unità salparono in gran segreto da La Spezia il 17 aprile e due giorni dopo, nella notte del 19, raggiunsero l’Isola di Cabrera, situata a sud di Maiorca, ove erano ad attenderli i piroscafi armati nazionalisti MALLORCA e REY JAME I, provenienti da Cadice con gli ufficiali e il personale occorrente per completare gli equipaggi.

Quella stessa notte parte degli italiani prese imbarco sul cacciatorpediniere PIGAFETTA per rientrare in Patria, mentre altri membri degli equipaggi restarono a bordo dei sommergibili quali legionari, per istruire i marinai spagnoli nei vari servizi, specie i più tecnici. Pertanto su ogni battello rimasero un ingegnere di macchina, tre siluristi, due idrofonisti, due elettricisti (uno dei quali specialista in giroscopica), un timoniere e due artiglieri.

Dopo un breve periodo di istruzione nella baia di Pollenza, sull’Isola di Maiorca, lanciando siluri d’esercizio, praticando immersioni ed emersioni, eseguendo esercitazioni di tiro, i sommergibili furono in grado di iniziare la loro prima missione bellica a partire dal 13 maggio, e subito conseguirono dei successi lungo le coste della Spagna contro mercantili repubblicani

Il 30 marzo il GENERAL SANJURIO, dopo aver mancato con i siluri la petroliera spagnola ZARROZA, affondò di fronte a Capo Tordera il piroscafo CIUDAD DE BARCELONA (3946 tsl), che si trovava in rotta da Marsiglia a Valencia, trasportando trecento volontari, duecento dei quali decedettero. Lo stesso giorno il GENERAL MOLA colò a picco a cannonate, dopo aver dato tempo all’equipaggio di allontanarsi, il veliero GRANADA, incontrato presso Capo Palos.

Un secondo veliero, il RAPIDO (105 tsl), fu colato a picco con le medesime modalità il 4 giugno a nord est di Capo Sant’Antonio dal GENERAL MOLA, che poi il 26 luglio silurò ed affondò presso Punta Ifach, a nord di Alicante, il grosso piroscafo CABO PALOS (6342 tsl), proveniente dalla Russia e diretto a Valencia, con un carico di materiale di guerra, sale e ammoniaca. Nel frattempo, ai primi di giugno il GENERAL SANJURIO silurò la petroliera CAMPERO, di 6382 tsl, tra il porto di Palamos e San Feliù de Quixols. Ma la nave repubblicana, diretta in zavorra verso Barcellona, riuscì a raggiungere Palamos, salvandosi. Altrettanto fortunato fu piroscafo ANDUTZ MENDI, che il 6 giugno, trovandosi in convoglio con le petroliere ZARROZA e SEUSTAN a sud del faro di Grau de Roi, riuscì a sfuggire alle cannonate del sommergibile entrando, danneggiata, in un porto francese del Golfo del Leone.

Un secondo veliero, il RAPIDO (105 tsl), fu colato a picco con le medesime modalità il 4 giugno a nord est di Capo Sant’Antonio dal GENERAL MOLA, che poi il 26 luglio silurò ed affondò presso Punta Ifach, a nord di Alicante, il grosso piroscafo CABO PALOS (6342 tsl), proveniente dalla Russia e diretto a Valencia, con un carico di materiale di guerra, sale e ammoniaca.

Nel frattempo, ai primi di giugno il GENERAL SANJURIO silurò la petroliera CAMPERO, di 6382 tsl, tra il porto di Palamos e San Feliù de Quixols. Ma la nave repubblicana, diretta in zavorra verso Barcellona, riuscì a raggiungere Palamos, salvandosi. Altrettanto fortunato fu piroscafo ANDUTZ MENDI, che il 6 giugno, trovandosi in convoglio con le petroliere ZARROZA e SEUSTAN a sud del faro di Grau de Roi, riuscì a sfuggire alle cannonate del sommergibile entrando, danneggiata, in un porto francese del Golfo del Leone.

Un secondo veliero, il RAPIDO (105 tsl), fu colato a picco con le medesime modalità il 4 giugno a nord est di Capo Sant’Antonio dal GENERAL MOLA, che poi il 26 luglio silurò ed affondò presso Punta Ifach, a nord di Alicante, il grosso piroscafo CABO PALOS (6342 tsl), proveniente dalla Russia e diretto a Valencia, con un carico di materiale di guerra, sale e ammoniaca. Nel frattempo, ai primi di giugno il GENERAL SANJURIO silurò la petroliera CAMPERO, di 6382 tsl, tra il porto di Palamos e San Feliù de Quixols. Ma la nave repubblicana, diretta in zavorra verso Barcellona, riuscì a raggiungere Palamos, salvandosi. Altrettanto fortunato fu piroscafo ANDUTZ MENDI, che il 6 giugno, trovandosi in convoglio con le petroliere ZARROZA e SEUSTAN a sud del faro di Grau de Roi, riuscì a sfuggire alle cannonate del sommergibile entrando, danneggiata, in un porto francese del Golfo del Leone.

Alla fine di luglio un sommergibile nazionalista attaccò, all’altezza di Calella, un convoglio costituito dai piroscafi repubblicani VICENTE LA RODA e CABO MENNOR. Ma dopo aver aperto il fuoco con il cannone, il sommergibile fu costretto ad immergersi per sottrarsi al tiro di una batteria costiera, che permise ai due mercantili di entrare indenni a Barcellona. I successi conseguiti dai due sommergibili spagnoli, che complessivamente affondarono quattro navi per 10 177 tsl e ne danneggiarono altre due, erano incoraggianti. Nondimeno l’attività delle due unità subacquee non poteva essere dal carattere determinante per attuare un effettivo ed auspicabile blocco delle coste repubblicane, anche perché nell’estate del 1937 entrambe le unità subacquee dovettero abbandonare le zone di agguato per un periodo di lavori da trascorrere nell’arsenale di La Spezia, riprendendo i loro nomi italiani originali.

Contemporaneamente all’acquisto dei due sommergibili, la Marina nazionalista sottoscrisse con il silurificio di Fiume un contratto per la fornitura di ventiquattro siluri per un valore complessivo di 7 200 000 lire che corrispondeva a 300 000 lire per ogni siluro.

Occorre dire che mentre da parte dei sommergibili italian, che all’inizio del 1938 conclusero la loro attività bellica nelle acque spagnole, si agiva con comprensibile prudenza nei confronti del naviglio neutrale, con maggiore determinazione, senza troppo badare ai rischi di incorrere in qualche incidente, si comportarono invece i due sommergibili spagnoli nei confronti delle navi mercantili che si addentravano nella zona di blocco. Nel gennaio del 1938 essi svolsero non meno di cinque attacchi, due dei quali, effettuati entrambi in ore notturne, seguiti da affondamento. Il giorno 11 fu infatti colato a picco da un siluro lanciato dal GENERAL MOLA (capitano di corvetta Fernandez de Bobadilla) il piroscafo olandese HANNAH (3730 tsl) che, trovandosi in rotta per Valencia, affondò a 6 miglia da Capo Sant’Antonio.

Il 31 gennaio fu poi la volta del britannico ENDEMION (1909 tsl), diretto a Cartagena con un carico di 1700 t di carbone; esso fu silurato a 12 miglia da Capo Tinoso dal GENERAL SANJURIO (capitano di corvetta Pablo Sances). (50)

Questo incidente, avvenuto in zona di controllo internazionale assegnata alla Royal Navy, provocò vivaci reazioni nell’opinione pubblica britannica e un’energica presa di posizione da parte del governo di Londra, che attribuiva a Mussolini la responsabilità dell’improvvisa intensificazione della guerra subacquea. Avendo il ministro degli Esteri Anthony Eden avvertito che da quel momento in poi la Royal Navy si sarebbe riservata il diritto di distruggere tutti i sommergibili che avessero navigato in immersione nella zona di vigilanza ad essa assegnata, il Duce fu costretto ad agire con prudenza ancora maggiore, e ai primi di febbraio richiamò in patria i quattro sommergibili nel settembre 1937 aveva dislocato nelle Isola Baleari.

Naturalmente, da parte nazionalista si protestò contro l’iniziativa presa da Londra, soprattutto perché le misure restrittive imposte nella guerra sul mare danneggiavano l’impiego delle sue unità subacquee, che in tal modo si vedevano costrette ad operare soltanto nello spazio ristretto delle acque internazionali spagnole, ove le navi che vi transitavano ben raramente trasportavano armi e quasi tutte alzavano bandiere britannica e francese, con la conseguenza di ostacolare fortemente le azioni di blocco. Nondimeno, e nonostante il parere contrario dell’ammiraglio Cervera, il governo di Franco decise di paralizzare l’attività dei sommergibili, per non peggiorare la già tesa situazione internazionale e le relazioni con il Regno Unito.

L’attività dei sommergibili italiani durante la guerra di Spagna si espresse complessivamente con 115 missioni, nel corso delle quali furono effettuati 42 attacchi e il lancio di 77 siluri, che portarono al danneggiamento dell’incrociatore Miguel de Cervantes e del cacciatorpediniere Churruca (danni irreparabili) e all’affondamento di 6 navi mercantili per 19.022 tsl.

Questa attività, spiace a dirlo, all’epoca esaltata perche non si conoscevano gli esatti risultati dei siluramenti, non può essere considerata produttiva sotto il profilo dei successi conseguiti; soprattutto se si tiene in considerazione il fatto che le due unità subacquee cedute alla Marina nazionalista (Torricelli e Archimede) conseguirono, proporzionalmente, vittorie ben maggiori di quelle italiane potendo vantare l’affondamento di sei piroscafi per 16 643 tsl e il danneggiamento di altri tre mercantili.

Francesco Mattesini

Roma, 22 Giugno 2012 ____________________


N.B.

Per l’attività dei sommergibili spagnoli nazionalisti, tendo a precisare con giusto orgoglio di storico, che io sono stato il primo a raccontare in modo dettagliato e preciso le missioni che portarono ad affondamenti, che neppure gli spagnoli, per restrizioni al tempo di Franco, avevano avuto il coraggio di raccontare. E ciò avvenne nel quotidiano “Il Giornale d’Italia” del 19 agosto 1985, nell’articolo “Verità Storiche, la Regia Marina nella guerra di Spagna. Il Comitato internazionale di non intervento e l’attività dei sommergibili italiani ceduti ai nazionalisti”.

A questa mia supremazia di scoperta, basata su elementi raccolti in un importante studio, all’epoca segreto, compilato nel 1939  per la  Regia Marina dal capitano di fregata Candido Bigliardi, io tengo molto.

Se poi i lettori vorranno fare approfondimenti sull’argomento li invito a leggere il seguente grosso saggio:

Mattesini Francesco, “Il blocco navale italiano nella guerra di Spagna (ottobre 1936 – marzo 1939)”, in “Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare”.

Parte Prima (Settembre 1997), “Come si giunse alla prima campagna sottomarina e ai bombardamenti navali di Barcellona e di Valencia”, pag. 7 – 168.

Parte seconda, (Dicembre 1997), “Le operazioni navali dell’estate 1937, e l’attività della Regia Aeronautica contro i porti della Spagna repubblicana”, pag. 39 – 205.


F.M.

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