Galeamopus

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Galeamopus
Scheletro olotipo di G. hayi, allo Houston Museum of Natural Science
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Sauropsida
Superordine Dinosauria
Ordine Saurischia
Sottordine † Sauropodomorpha
Clade † Neosauropoda
Famiglia † Diplodocidae
Sottofamiglia † Diplodocinae
Genere Galeamopus
Tschopp et al., 2015
Nomenclatura binomiale
† Diplodocus hayi
Holland, 1924
Sinonimi

Diplodocus hayi Holland, 1924 (specie tipo)

Specie
  • G. hayi
    (Holland, 1924)
  • G. pabsti
    Tschopp & Mateus, 2017

Galeamopus (il cui nome significa "bisogno di un casco") è un genere estinto di dinosauro sauropode diplodocide vissuto nel Giurassico superiore, circa 155-152.9 milioni di anni fa (Kimmeridgiano), in quella che oggi è la Formazione Morrison, negli stati di Wyoming e Colorado, Stati Uniti. Il genere contiene due specie: G. hayi, dagli strati inferiori della Formazione Morrison (Kimmeridgiano, circa 155 milioni di anni fa) del Wyoming, e G. pabsti, conosciuto da fossili rinvenuti nel Wyoming e Colorado. La specie tipo è nota da uno dei fossili di diplodocide meglio conservati, costituito da uno scheletro quasi completo di cranio.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Scheletro olotipo di G. hayi, allo Houston Museum of Natural Science

Il Galeamopus è distinguibile dagli altri sauropodi diplodocidi della stessa formazione, per sette tratti distintivi o autapomorfie. Sul retro del cranio, il processo paroccipitale è curvo in vista laterale. I denti sono accoppiati da delle sfaccettature di usura. La prima vertebra cervicale, l'atlante, ha una spina neurale con processi che puntano verso la parte anteriore e l'interno, che sono separati dall'ala posteriore della colonna vertebrale. Questa ala posteriore mostra una larghezza trasversale continua sulla maggior parte della sua lunghezza. L'arco neurale dell'atlante ha su ciascun lato della sua base un piccolo sperone triangolare. La seconda vertebra cervicale, l'epistrofeo, ha una spina neurale con una protuberanza a forma di manopola sull'estremità anteriore della cresta sul suo lato frontale. Con le vertebre cervicali centrali e posteriori, il crinale tra i processi articolari posteriori, gli postzygapophyse, non si estende oltre il bordo posteriore dell'arco neurale.[1]

Le autapomorfie della specie tipo Galeamopus hayi, sono costituite da una parte dell'osso parietale che forma il confine tra il cranio posteriore e il tetto del cranio, con un'altezza inferiore a quella del foro occipitale. I processi allegati al basipterygoide al lato inferiore della scatola cranica divergono fortemente ad un angolo superiore a 60°. L'ulna è lunga, con una lunghezza minima pari al 76% dell'omero. La superficie di contatto tra il radio e l'ulna è di dimensioni limitate e relativamente liscia. La superficie articolare sul lato inferiore del radio è smussato rispetto all'albero, con un angolo di circa 15°. Il bordo esterno della superficie superiore della tibia forma un processo pizzicato, dietro la cresta cnemial sul davanti.[1]

Combinate, ci sono tredici autapomorfie presenti in Galeamopus, esattamente il minimo richiesto dallo studio come criterio per distinguere il genere da Diplodocus.[1]

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Cranio di G. hayi (esemplare AMNH 969)

Il cladogramma sottostante mostra l'ipotesi sui rapporti di Galeampous con gli altri diplodocidi, secondo le analisi di Tschopp & Mateus (2017):[2]


 Diplodocidae 
 Apatosaurinae 

Apatosaurus ajax

Apatosaurus louisae

Brontosaurus excelsus

Amphicoelias altus

Brontosaurus yahnahpin

Brontosaurus parvus

 Diplodocinae 

Kaatedocus siberi

Tornieria africana

Supersaurus lourinhanensis

Supersaurus vivianae

Leinkupal laticauda

Galeamopus hayi

Galeamopus pabsti

Barosaurus lentus

Diplodocus carnegii

Diplodocus hallorum

Storia della scoperta[modifica | modifica wikitesto]

Il cranio olotipico di Galeamopus pabsti, SMA 0011, soprannominato "Max"

Il Galeamopus è conosciuto per uno scheletro parziale scoperto da un cacciatore di fossili dilettante, William H. Utterback, nel 1902, nei pressi di Sheridan, Wyoming, nella Red Fork Powder River Quarry. Nel 1906, lo scheletro venne identificato come Diplodocus da William Jacob Holland che ne descrisse la scatola cranica.[3] Il campione fu classificato da Holland come una nuova specie di Diplodocus, ribattezzandola D. hayi, nel 1924. Il nome specifico onorava Oliver Perry Hay.[4]

Nel 2015, la specie è stata rinominata come un genere separato, Galeamopus, dai paleontologi Emanuel Tschopp, Octávio Mateus e Roger Benson. Il nome generico deriva dal latino galeam, l'accusativo di galea ossia "casco", e opus ossia "bisogno". La combinazione è intesa come una traduzione letterale di "voglio un casco", in riferimento al primo nome di Utterback e Holland. Il nome è allo stesso tempo un'allusione al fatto che la scatola cranica dell'olotipo era alquanto fragile e "necessitava di un casco".[1]

Il genolotipo dell'animale è HMNS 175 (in precedenza CM 662), composto da uno scheletro originale. Il fossile è stato ritrovato in uno strato inferiore della Formazione Morrison risalente al Kimmeridgiano. Questo campione è anche l'olotipo di Galeamopus hayi, e della ex-specie tipo D. hayi. Diversi altri esemplari sono stati deferiti al genere Galeamopus, ma non sotto la specie Galeamopus hayi. Tra i campioni scoperti si possono annoverare: AMNH 969, un cranio quasi completo scoperto nel 1903 presso il Bone Cabin Quarry da Peter Kaisen; e USNM 2673, un cranio parziale, ritrovato nel 1884 da Marshall P. Felch, al Garden Park in Colorado.

L'esemplare SMA 0011, uno scheletro soprannominato "Max", è stato ritrovato nel giugno 1995 presso il Howe-Stephens Quarry, ed era abbastanza differente dal materiale della specie tipo da essere considerato come una specie a sé stante.[1] Nel 2017, il campione "Max" è divenuto l'esemplare tipo della seconda specie di Galeamopus, G. pabsti, nominata da Tschopp e Mateus. Il nome specifico, pabsti, è stato dato in riferimento al Dr. Ben Pabst, che ha scoperto il campione e ha contribuito al montaggio del suo scheletro al Sauriermuseum Aathal.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e E. Tschopp, O. V. Mateus e R. B. J. Benson, A specimen-level phylogenetic analysis and taxonomic revision of Diplodocidae (Dinosauria, Sauropoda), in PeerJ, vol. 3, 2015, pp. e857, DOI:10.7717/peerj.857, PMC 4393826, PMID 25870766.
  2. ^ a b Emanuel Tschopp e Octávio Mateus, Osteology of Galeamopus pabsti sp. nov. (Sauropoda: Diplodocidae), with implications for neurocentral closure timing, and the cervico-dorsal transition in diplodocids, in PeerJ, vol. 5, 2017, pp. e3179, DOI:10.7717/peerj.3179.
  3. ^ W.J. Holland, The osteology of Diplodocus Marsh, in Memoirs of the Carnegie Museum, vol. 2, 1906, pp. 225–264.
  4. ^ Holland WJ. The skull of Diplodocus. Memoirs of the Carnegie Museum IX; 379–403 (1924).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]